GIOCHI DI PAROLE Gli anagrammi dei nomi dei ministri Letta diventa “centro e lati” Lupi: “alzo più muri” Stefano Bartezzaghi su Repubblica scambia le lettere dei nomi dei neo nominati con risultati sorprendenti

Negli anagrammi c'è il programma: 
Lupi: "alzo più muri" e Letta...

Maurizio Lupi

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Enrico Letta diventa“centro e lati”(perfetto per chi si accinge a guidare un governo dalle larghe intese). Angelino Alfano diventa “la fola è inganno”Stefano Bartezzaghi su Repubblica si diverte ad anagrammare i nomi dei nuovi ministri. E così, scrive, desta un po’ preoccupazione quello di Maurizio Lupi alle infrastrutture. Cambiando l’ordine delle lettere del neo responsabile delle Infrastrutture viene infatti fuori “alzo più i muri”. Le stesse intenzioni edificatrici vengono fuori anagrammando Mario Mauro (alla Difesa): “io armo mura”. Più rassicurante e idilliaco il gioco sul nome di Nunzia De Girolamo:“O lingua di romanze”, più ecumenico quello di Giampiero D’Aliadell’Udc: “dialogare, ma pii”

Bartezzaghi continua a sbizzarrirsi giocando con i dubbi di Andrea Orlando all’Ambiente “Andando là, erro?”, con Emma Bonino agli Esteri: “Ma non mi beo”, le condizioni di Enrico Giovannini al Lavoro: “i governi canini, no” e le “tenzoni cerebrali” di Beatrice LorenzinDario Franceschini diventa un auspicio per la fiducia: “cariche fanno dir sì”Enzo Moavero diventa: “manovre: è zoo”, mentre Anna Maria Cancellieri è una “minaccia nera nell’aria”. Decisamente più rassicurante il forbito Gaetano Quagliarello“io la loquela raggiante” e l’accademica Mariachiara Carrozza che nel suo ministero alla Istruzione si sente parte di una “razza chic, ormai rara”Graziano Delrio, secondo l’anagramma di Bartezzaghi, ribadisce con il suo nome: “Renzi? già l’adoro”

La lista prosegue con l’esortazione al pragmatismo di Fabrizio Saccomanni (Economia): “in banca ci sforziamo”; di Carlo Trigilia: “giri tra i local”; di Flavio Zanonato“Volontà fa azion”. Bartezzaghi si concede qualche licenza poetica con Josefa Idem, che diventa Iosefa Idem: “sedia, mo’ fai” e con Cécile Kyenge che diventa Cecile Chienge: “genie è cliché”.  Conserva invece la y il ministro dei Beni Culturali Massimo Bray il cui anagramma è “a somma ybris” (da hybris, ovvero orgoglio e superbia). 

 

Spending review alla Rai: una forbice si aggira per viale Mazzini

Un’azienda in difficoltà, ma che continua a essere, all’occorenza, generosa e munifica. Ai nuovi vertici l’incarico di fa tornare i conti. Ma non sarà facile…

rai viale mazziniFonte: ANSA
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gubitosiViva la Rai: Gubitosi ha il posto fisso

Per il dg 650mila euro annui e un contratto a tempo indeterminato. Ma non c’era la spending review?

Venti di austerity dicono stiano per abbattersi su una delle roccaforti dello sperpero pubblico. Segnali emblematici sono già nell’aria: il nuovo direttore generale di viale Mazzini, Luigi Gubitosi, dovrebbe rinunciare sua sponte al controverso contratto a tempo indeterminato e la presidente Anna Maria Tarantola, si è detta disponibile a ridursi il compenso. Poche settimane fa l’assemblea degli azionisti – cioè il Tesoro – aveva stabilito unariduzione del 30% dei compensi per i componenti del Cda Rai, inspiegabilmente escludendo dal provvedimento le indennità dei due nuovi vertici appena insediati.
Adesso, nell’agenda delle due neo-nomine di viale Mazzini, l’obiettivo prioritario di far tornare i conti dell’azienda.

A voler tagliare c’è solo l’imbarazzo della scelta e l’intervento dovrà essere draconiano se si vogliono curare i bilanci: a fine anno, si legge suRepubblica, è atteso un rosso tra i 60 e i 100 milioni di euro, con un indebitamento intorno ai 300 milioni e una raccolta Sipra (la concessionaria) che nei primi tre mesi del 2012, prima degli Europei, sarebbe calata del 25%.

Oltre 11mila dipendenti ne fanno la più grande azienda pubblica del Paese, il quinto gruppo televisivo del continente. E le cifre, quando si parla di Rai tendono tutte all’eccesso.

Dipendenti e organizzazione
Quindici canali, 9 testate giornalistiche, con relative direzioni. I giornalisti sono 1.650, di cui 327 con qualifica di dirigenti. Duemila circa sono i dipendenti del settore amministrativo, mentre tra operatori e montatori l’organico raggiunge le 600 unità. I quattro centri di produzione (Roma, Milano, Torino e Napoli) valgono 3.800 addetti, e l’insieme delle sedi regionali, ne portano altri 1.500. Sul libro paga inoltre figurano inoltre 160 profesisonisti che mettono a punto il trucco e la capigliatura delle star prima della messa in onda.

Compensi
Una query sul motore di ricerca, e con un clic posso conoscere gli stipendi che la Bbc eroga al proprio staff. Ma la Rai non è la Bbc e l’Italia, a differenza del Regno Unito, non ha aderito alFreedom of Information Act. Falliti anche i tentativi dall’ex ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta di portare un po’ di trasparenza, è difficile conoscere l’entità delle spese sostenute per le persone che gravitano su viale Mazzini.
Emergono le punte dell’iceberg, i capricci delle star, i collaboratori d’oro, l’eterno scandalo delle auto blu. E un sistema balordo, che svincola i contratti dai risultati degli ascolti.
Tra gli esempi più eclatanti, le voci sull’accordo da 3 milioni e 800mila euro per un biennio di Antonella Clerici; 1,5 milioni per Fabio Fazio; i doppi incarichi di Licia Colò, nei panni di conduttrice e produttrice dei filmati che manda in onda durante la trasmissione. L’attuale direttore del Tg1 Alberto Maccari preferisce usare ben 5 collaboratori esterni, la maggior parte dei quali pensionati della Rai, pur avendo 140 redattori, si legge su Lettera43.
Tempi di crisi, eppure la televisione pubblica non bada a spese. Ma nonostante le cifre da capogiro, chi deve intervenire sui bilanci sa che quando si tratta di Rai, tagliare non sarà facile.

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