Addio all’euro? Per gli italiani è un progetto che va completato. È la crisi la vera emergenza

Il sondaggio di Eurobarometro conferma il consenso del Bel Paese all’Eurozona che, secondo la maggioranza del campione, deve invertire la rotta e dare la priorità nelle sue politiche allo stallo economico

 

Nonostante le difficoltà economiche, le variespending review e i sacrifici a cui sono sottoposti gli italiani hanno ancora fiducianell’Europa, ritenendolo un progetto da completare. Secondo i dati Eurobarometro dello scorso marzo, infatti, solo il 2 per cento dei cittadini vorrebbe abbandonare la moneta unica, e solo l’1 per cento si augura che lo faccia l’Unione europea nel suo complesso. Di contro, è la crisi economica il tema chiave sul quale il 59 per cento degli italiani vorrebbe, invece, una maggiore incisività da parte dell’Ue che deve ritenerla “una priorità” delle sue politiche. 

La tendenza emersa dall’indagineEurobarometro, basata su interviste effettuate a un campione di 1.032 italiani lo scorso novembre, rappresenta secondo il vicepresidente della Commissione Ue e responsabile per l’Industria e l’Imprenditoria Antonio Tajani, “un messaggio chiaro: l’Europa deve invertire la rotta e fare di più per affrontare una crisi che resta il primo problema. C’è una “richiesta di più Europa nel segno, tuttavia, di più interventi su economia reale”. “La direzione – ha aggiunto – è quella di una maggiore crescita per realizzare l’economia sociale di mercato, come previsto dai Trattati”. Anche Gian Maria Frara, presidente dell’Eurtispes, che ha analizzato il fenomeno nell’ultimo Rapporto Italia dello scorso gennaio, il sondaggio dimostra come “non sia vero che gli italiani rifiutano l’Europa. Vorrebbero più Europa ma le risposte dell’Ue non riescono a materializzarsi o tardano ad arrivare”.

LA MONETA UNICA, UN RISULTATO POSITIVO PER MOLTI. Per il 31 per cento del campione di Eurobarometro, il passaggio alla moneta unica ha rappresentato un risultato “positivo”, una percentuale in crescita rispetto al 29 per cento registrato a maggio 2012. Un gradimento che viene riconosciuto anche nel campione dell’Eurozona, soddisfatto nel 32 per cento dei casi. Una tendenza che, dunque, fa da contraltare all’esigua minoranza dell’1 per cento che, invece, vorrebbe il ritorno alla lira. 

LIBERTÀ DI CIRCOLAZIONE, UN SUCCESSO DELL’UE…Nel rapporto di Eurobarometro è stato poi rilevato anche il gradimento di altri “cardini” dell’Eurozona, come la libertà di circolazione di beni, persone e servizi da un paese all’altro della Comunità grazie al Trattato Schengen, considerato una conquista positiva dal 46 per cento degli italiani (era il 43 per cento a maggio 2012). Stessa tendenza in crescita anche per il campioneeuropeo: il 52 per cento vede nell’area di libero movimento di Schengen e nel mercato interno europeo i più grandi successi dell’Ue, un punto percentuale in più rispetto all’ultimo rilevamento.

….MA NON PER TUTTI I CITTADINI ITALIANI ED EUROPEI. Nonostante i cittadini riconoscano all’Unione europea di aver permesso la libera circolazione delle persone, la netta maggioranza del campione sia italiano che europeo, rispettivamente il 55 per cento degli italiani e il 54 per cento dei cittadini Ue, non ritiene comunque di aver fruito dei vantaggi dell’assenza di frontiere tra i paesi dell’Unione europea membri dell’area Schengen. Il 55 per cento degli italiani e il 68 per cento degli europei dichiara anche di non avere mai tratto vantaggio da voli meno costosi o dalla più ampia scelta di compagnie aeree, che è frutto diretto della liberalizzazione del trasporto aereo decisa a livello Ue.

FARA: “O MAGGIORE INTEGRAZIONE, O TUTTI A CASA!”. “Siamo in mezzo al guado, o si procede rapidamente verso una maggiore integrazione culturale e politica, o saremo costretti tutti a un rapido ritorno a casa”. Il presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara, non ha usato mezzi termini sottolineando il fatto che se da tra i risultati più importanti indicati dal campione la nascita della moneta unica  è ai primi posti insieme alla libera circolazione di persone beni e servizi, è anche vero che da sola la stessa moneta non è più sufficiente e quasi 7 italiani su 10 ammettono di non conoscere i diritti derivanti dallo status di cittadino europeo.

I GIOVANI SONO I PIÙ EUROPEI. Il 51 per cento degli intervistati dichiara di sentirsi cittadino europeo e il dato, disaggregato per classi d’età, mostra quanto i giovani si sentano già pienamente parte della casa europea. Anche tra i 40 e i 54 anni si registrano percentuali sopra la media (58 per cento del totale), al contrario delle persone anziane, che ancora faticano a sentirsi europei: tra gli over-55 anni solo il 45 per cento dichiara di riconoscersi nel nuovo status. E, non è un caso, che proprio il tema dei giovani e delle donne sia stato al centro della presentazione dei dati dell’Eurobarometro. “L’euro non può rappresentare un fine – ha concluso Fara – ma deve assolutamente tornare ad essere uno strumento. I dati confermano che gli italiani non rifiutano l’Europa, ma sono delusi dal fatto che, troppo spesso, le risposte europee tardano ad arrivare”. 

Per la Bce una nuova sede da 1,2 miliardi di euro

Continuano a lievitare i costi della nuova sede della Bce a Francoforte. È polemica

di Sergio Rame

Mentre i greci e gli spagnoli infiammano le piazze per protestare contro i tagli e le riforme pesantissime imposte dall’Unione europea, la nuova sede della Bce a Francoforte è uno schiaffo in faccia a tutti questi Paesi dell’Eurozona che soffrono la morsa della crisi economica.

La nuova sede della Bce a Francoforte

Il Sunday Telegraph (leggi l’articolo) ha attaccato pensatemente la Grossmarkthalle e le due torri gemelle poligonali (alte rispettivamente 185 e 165 metri) il cui costo è cresciuto di almeno 350 milioni di euro.

Le critiche non sono certo mancate. Anzi. Sono accresciute col lievitare dei costi. La cifra sborsata dalla Bce per costruire la nuova sede, che sorgerà nell’area dei vecchi mercati generali di Francoforte, è a dir poco esorbitante. Una cifra da capogiro, una cifra immotivata se si considera la congiuntura economica e la fatica che alcuni Stati dell’area euro fanno per non andare gambe all’aria. Inizialmente la spesa totale del colosso architettonico, che si sviluppa appunto in tre edifici, avrebbe dovuto aggirarsi attorno agli 850 milioni di euro. Tuttavia, le stime comunicate una decina di giorni fa sono a dir poco più alte: alle fine dei lavori il costo dovrebbe essere di 1,2 miliardi di euro. E questo a essere ottimisti. Perché c’è chi è convinto che l’importo possa addirittura farsi più pesante. Come spiega il Sunday Telegraph, infatti, il ritardo di sei mesi sulla conclusione dei lavori hanno, infatti, interessato la ristrutturazione della Grossmarkthalle. Dei tre edifici che costituiranno la nuova sede della Bce, l’imponente edificio storico del 1928 sarà l’ingresso principale.

“I tempi previsti non sono stati rispettati a causa delle complessità degli interventi di restauro necessari nella struttura originaria del monumento storico tutelato”, ha spiegato la Bce facendo notare che i lavori straordinari su questa struttura hanno aumentato ilbudget di oltre 100 milioni di euro a cui se ne sono aggiunti altri 200 a causa dell’aumento del costo dei materiali e delle attività nel settore delle costruzioni. “Ci sono stati una serie di problemi imprevisti che abbiamo dovuto affrontare”, ha commentato Jörg Asmussen, membro del Comitato esecutivo della Bce incaricato del progetto.“Questa struttura avrà una presenza veramente forte perché l’idea di base è una geometria molto complessa”, ha fatto eco il designer Wolf Prix, a capo di Coop Himmelb(l)au, lo studio viennese di architettura vincitore nel 2004 del concorso internazionale di progettazione indetto dalla Bce.

http://ilgiornale.it/news/esteri/bce-nuova-sede-12-miliardi-euro-842316.html

Troika alla Grecia: “Dovete lavorare 13 ore al giorno e anche al sabato”. Utile ricetta anti crisi? Meglio uscire dall’euro?

 

In Grecia è duro scontro tra la Troika (Fmi, Ue e Bce) ed il governo per riuscire a trovare un accordo sul pacchetto di nuove misure di austerità per il biennio 2013-2014 per un totale di 11,5 milioni di euro. Questo rappresenta la condizione indispensabile per dare via libera all’assegnazione di una nuova tranche da 31,5 miliardi, gran parte della quale andrà per la ricapitalizzazione delle banche elleniche.

 

Sulla stampa greca ha avuto molto risalto una delle ricette suggerite dalla Troika “Aumentare il numero massimo di giorni di lavoro a sei settimanali per tutti i settori” e ciò vuol dire che il sabato lavorativo diventerà fisso. Inoltre si sono materializzate anche le indiscrezioni secondo cui sarebbe stata avanzata la richiesta di allungare l’orario lavorativo giornaliero a 13 ore. Si arriverebbe ad avere una settimana lavorativa di 78 ore ossia il doppio della settimana standard in tutta Europa. 

 

Secondo la Troika per rilanciare l’economia ellenica ed il mondo del lavoro bisognerebbe “Aumentare la flessibilità degli orari di lavoro; fissare il tempo di riposo minimo a 11 ore; scollegare le ore di lavoro dei dipendenti dagli orari di apertura al pubblica; eliminare restrizioni sul tempo minimo/massimo tra i turni del mattino e del pomeriggio“.

 

Secondo altre fonti poi la Troika suggerisce che i datori di lavoro dovrebbero poter licenziare i dipendenti più facilmente e, a tale scopo,propone di ridurre della metà (da 4-6 mesi a 2-3 mesi) la durata del periodo previsto per inviare al lavoratore l’avviso di licenziamento. Sulla stessa linea propone inoltre che la liquidazione, ovvero la somma di denaro che i dipendenti ricevono alla fine del rapporto di lavoro, venga ridotta del 50% se essi ricevono una seconda pensione.

 

E’ la giusta ricetta per combattere la crisi? Esistono altre soluzioni? Non sarebbe meglio per la Grecia uscire dall’euro?