Telethon

Telethon da 20 anni sostiene
la ricerca contro la distrofia muscolare
e le malattie genetiche.

Chi siamo

Danilo, il primo bambino salvato da Telethon
Danilo, il primo bambino salvato da Telethon

Il nostro motto è nella ricerca la certezza. Alla luce degli obiettivi che abbiamo visto raggiungere, possiamo solo confermare tutta la nostra fiducia a Telethon, riconoscendo in esso l’unica opportunità concreta ed efficace per sconfiggere la distrofia muscolare e altre malattie genetiche – Alberto Fontana, Presidente Nazionale Uildm e membro del Consiglio di Amministrazione Telethon

Far progredire la scienza e avanzare verso la cura di queste malattie trasformando ricerca eccellente in terapie disponibili ai pazienti è l’obiettivo attorno a cui Telethon ha strutturato tutte le sue attività mettendo a disposizione fondi adeguati e vincolandoli a criteri di scelta rigorosi e competitivi.

Dal 1990, Telethon ha finanziato 2200 progetti in diversi ambiti della ricerca su 444 malattie genetiche, con un investimento diretto di 299 milioni di euro, la pubblicazione di 6839 articoli scientifici e soprattutto la cura definitiva di 13 bambini affetti da una gravissima immunodeficienza, prima incurabile.

Le attività di ricerca finanziate da Telethon comprendono la ricerca esterna, svolta da ricercatori che operano in istituti pubblici e privati non profit in Italia (università, ospedali, Consiglio Nazionale delle Ricerche e Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico), e la ricerca interna, svolta negli istituti Telethon.

L’eccellenza della ricerca finanziata, la trasparenza e l’efficienza nella gestione dei fondi e il sostegno degli italiani sono i valori che ispirano Telethon nel lavoro di ogni giorno e che ne fanno una fondazione di ricerca biomedica riconosciuta a livello internazionale.

MEDICINA, SESTO “RICERCA MONDIALE”, I “NANOTUBI IN CARBONIO” DI MULTIMEDICA PER COMBATTERE I TUMORI

Sesto San Giovanni Dalla nostra città arrivano mportanti novità di livello mondiale per la lotta ai tumori . E più precisamente dall’Ircss Multimedica di Sesto San Giovanni in via Milanese angolo via Rovani, che – secondo quanto riferito dall’agenzia ASCA – ha messo a punto nanotubi di carbonio per la somministrazione in modo mirato di sostanze terapeutiche contro i tumori. L’innovativa terapia, in corso di pubblicazione sulla rivista internazionale Nanomedicine, è stata messa a punto da un team di ricercatori italiani diretto da Adriana Albini, responsabile Ricerca oncologica dell’Ircss Multimedica di Sesto San Giovanni, in collaborazione con Ugo Valbusa e i ricercatori del Centro Biotecnologia Avanzate di Genova e con l’Università dell’Insubria di Varese. L’angiogenesi, la formazione di vasi sanguigni, è un target di grande interesse per la lotta contro il cancro: lo studio ha individuato delle nanoparticelle in grado di interagire con le cellule endoteliali, le “pareti interne” dei vasi sanguigni, bersaglio importante per impedire al crescita della massa tumorale. “Abbiamo scoperto che i nanotubi di carbonio, molto maneggevoli e promettenti, hanno una notevole affinità per le cellule endoteliali dalle quali vengono incorporati, e potrebbero quindi servire per la veicolazione di farmaci antiangiogenici – spiega Albini -. L’uso di nanomolecole o nanoparticelle risulta essere una delle applicazioni più promettenti per la somministrazione mirata di sostanze terapeutiche. La veicolazione ha due scopi principali: diminuire la tossicità dei farmaci e migliorare la penetrazione nella cellula. Le nanoparticelle consentono di trasportare i farmaci al sito dalla malattia”.

Tumori della testa e del collo

Da sapere

A questo gruppo di neoplasie appartiene un insieme di tumori che originano dalle prime vie aeree e digestive. Si tratta di neoplasie caratterizzate da un’origine istologica comune, da fattori causali sovrapponibili e da un approccio diagnostico e terapeutico abbastanza uniforme.
I tumori della testa e del collo (distretto cervico-facciale) sono il 3 per cento di tutti i tumori solidi. La maggior parte di essi origina nei maschi tra la sesta e la settima decade di vita. Fanno eccezione i tumori del rinofaringe la cui incidenza è massima, nelle forme indifferenziate, nella seconda e terza decade di vita.
Dal punto di vista anatomico si distinguono tumori che originano da:

  • cavità orale (lingua mobile, labbra, pavimento della bocca, palato);
  • rinofaringe;
  • orofaringe (base della lingua, tonsille, palato molle);
  • laringofaringe;
  • laringe (corde vocali);
  • seni paranasali;
  • ghiandole salivari maggiori e minori.
Storia naturale
Per la maggior parte i tumori del distretto cervico-facciale sono carcinomi squamosi e originano dalla trasformazione cancerosa dell’epitelio che riveste la mucosa. In genere restano confinati all’organo di origine per mesi o addirittura per anni. L’infiltrazione dei tessuti confinanti è l’evento successivo, seguito dalla diffusione ai linfonodi regionali, quasi sempre i linfonodi del collo. Le metastasi ai linfonodi più lontani sono in genere tardive. Le metastasi agli organi distanti, attraverso il sangue, sono generalmente associate ai tumori di volume maggiore. Questo evento si presenta più frequentemente in pazienti immunocompromessi, cioè con le difese immunitarie abbassate. L’insorgenza di un secondo tumore, anch’esso quasi sempre legato al fumo o all’alcool (il tumore del polmone o un altro tumore del distretto cervico-facciale), è tutt’altro che rara, con una frequenza pari al 4 per cento annuo.
Nei tumori della laringe il comportamento clinico e le caratteristiche microscopiche dipendono dalla sede anatomica di insorgenza. Poiché da un punto di vista terapeutico vi sono delle differenze con gli altri tumori del distretto cervico-facciale l’argomento sarà oggetto di trattazione separata (vedi tumore della laringe).
I tumori dell’ipofaringe e quelli dei seni paranasali sono poco frequenti. Entrambi hanno una spiccata propensione all’invasione locoregionale, che li porta ad infiltrare le strutture circostanti fino a distruggerle. Il rischio di interessamento dei linfonodi laterocervicali varia a seconda della sede anatomica di origine.
La maggior parte dei tumori delle ghiandole salivari è di tipo benigno: il più frequente è il tumore misto, detto anche adenoma pleomorfo. I corrispondenti tumori maligni, poiché originano da cellule ghiandolari, sono chiamati adenocarcinomi e la loro prognosi è correlata alle dimensioni del tumore e al suo grado di aggressività. La comparsa di metastasi a distanza è un evento tardivo e piuttosto raro, ad eccezione della variante carcinoma adenoido-cistico che metastatizza spesso ai polmoni.

Segni e sintomi
I sintomi alla presentazione dei tumori della testa e del collo variano a seconda della sede anatomica della malattia. Tuttavia, in molti casi, questi tumori evolvono in maniera asintomatica, rendendo la diagnosi tardiva. I sintomi che possono indirizzare verso la diagnosi sono:
  • ulcerazioni doloranti del cavo orale che non rispondono alle comuni cure mediche;
  • abbassamenti del tono della voce (disfonia) o difficoltà a deglutire (disfagia) che persistono nel tempo (settimane o mesi).
Questi disturbi, assieme alla comparsa di una tumefazione nel cavo orale o nella regione del collo, sono da considerare sospetti fino a prova contraria e vanno perciò posti all’attenzione del medico. Nelle forme infiltranti la sintomatologia più comune è il dolore, che può essere riflesso agli organi circostanti (per esempio all’orecchio) se c’è l’interessamento di radici nervose.
La disfonia improvvisa è tipica dei tumori delle corde vocali, mentre la difficoltà a deglutire i cibi solidi compare nelle forme vegetanti delle prime vie digestive. Nei tumori delle fosse nasali e dei seni paranasali possono insorgere difficoltà di inalazione.

I tumori del rinofaringe causano alterazioni del timbro vocale se sono vegetanti o dolore nelle forme infiltranti. La tumefazione delle ghiandole linfonodali del collo è spesso un evento iniziale nella storia naturale della malattia. Più di frequente i linfonodi ingranditi si trovano dallo stesso lato del tumore primitivo, meno spesso da entrambi i lati.

Cause

Il più frequente tumore che coinvolge le vie aero-digestive superiori è il carcinoma a cellule squamose della laringe, seguito dal carcinoma squamoso della tonsilla palatina e dell’ipofaringe.
In circa l’85 per cento dei pazienti il carcinoma della testa o del collo insorge a seguito dell’assunzione prolungata di alcool e/o fumo di tabacco. Altri fattori favorenti possono essere la scarsa igiene orale, un errato posizionamento di protesi dentarie, l’inalazione di polveri e sostanze tossiche e l’abitudine a masticare il tabacco; in India una delle cause principali è la masticazione della noce di betel.
Il virus di Epstein-Barr gioca un ruolo centrale nella genesi del cancro del rinofaringe. Inoltre, pazienti che in passato hanno ricevuto piccole dosi di radioterapia per acne, ipertricosi facciale, ingrossamento del timo o ipertrofia tonsillare, trattamenti praticati fino a 20-25 anni fa, hanno una predisposizione allo sviluppo di tumori della tiroide e delle ghiandole salivari.
La dieta ricca di frutta e vegetali sembra avere un ruolo protettivo, mentre la carenza di vitamina A può esporre ad un maggior rischio di neoplasie del cavo orale.


A cura di Flavia Longo

Oncologia Medica, Policlinico Umberto I, Roma

e Giovanni Mansueto

Oncologia Medica, ASL Frosinone

Cancro alla gola


Il cancro alla gola è il cancro della corde vocali, della casella vocale (laringe), o in altre aree della gola.

CAUSE: Persone che fumano o consumano tabacco sono a rischio di sviluppare un cancro alla gola. L’uso eccessivo di alcool aumenta anche il rischio. Fumo e alcool combinati portano ad un estremo rischio per lo sviluppo di tumori della gola. La maggior parte dei tumori della gola si sviluppano negli adulti di età superiore ai 50 anni. Gli uomini hanno 10 volte più probabilità rispetto alle donne di svilupparlo.

SINTOMI: I più comuni sono:

  • Anomalia nei suoni della respirazione;
  • Tosse;
  • Tosse con sangue;
  • Difficoltà a deglutire;
  • Raucedine che non guarisce in 1-2 settimane;
  • Dolore al collo;
  • Mal di gola che non guarisce in 1-2 settimane, nemmeno con gli antibiotici;
  • Gonfiore al collo;
  • Involontaria perdita di peso.

DIAGNOSI: L’esame del collo e della gola possono mostrare il cancro. La saliva può apparire sanguinosa. Un grumo può apparire sulla parte esterna del collo. Una laringoscopia permette al medico di guardare in bocca e in gola per visualizzare il tumore. Una scansione TC o una risonanza magnetica al collo o cranica possono mostrare il cancro. Questi test serviranno anche ad aiutare a determinare se il cancro si è diffuso nei linfonodi del collo. La biopsia e analisi dei tessuti che appaiono anomali possono confermare la presenza di un tumore canceroso.

TERAPIA: Il trattamento è volto a rimuovere completamente il cancro e prevenire la sua diffusione in altre parti del corpo. Quando il tumore è piccolo, basta un intervento chirurgico o la sola radioterapia per eliminarlo. Quando il tumore è più grande o si è diffuso in linfonodi nel collo, la combinazione di radiazioni e chemioterapia viene spesso utilizzata per preservare la casella vocale. La rimozione chirurgica del tumore, comprese tutte o parte delle corde vocali (laringectomia), può essere necessaria. In questi casi una protesi chirurgica (corde vocali artificiali) può essere impiantata, per permettere di utilizzare la voce. Una logoterapia può essere raccomandata per insegnare i metodi alternativi di parlare. Molti pazienti hanno anche bisogno di una terapia che gli insegni ad inghiottire per aiutarli ad adeguarsi ai cambiamenti nella struttura della gola.

PROGNOSI: I tumori alla gola possono essere curati nel 90% dei pazienti se la diagnosi è precoce. Se il cancro si è diffuso in tessuti circostanti o linfonodi nel collo, il 50-60% dei pazienti possono essere curati. Se il cancro si è diffuso (metastasizzato) in altre parti del corpo al di fuori della testa e del collo, il cancro non è curabile e il trattamento è volto a prolungare la qualità della vita. Una piccola percentuale di pazienti (5%) non sarà in grado di deglutire e dovrà essere alimentata attraverso un tubo. Possibili complicazioni sono:

  • Ostruzione delle vie aeree;
  • Difficoltà a deglutire;
  • Collo o viso sfigurati;
  • Indurimento della pelle del collo;
  • Perdita della voce o della capacità di parola;
  • Diffusione del cancro ad altre zone del corpo (metastasi)

Contattare un medico se compaiono i sintomi del cancro alla gola, soprattutto raucedine o il cambiamento di voce, senza cause evidenti e che durano più di una settimana, oppure se si trova un nodulo al collo che non va via in 2-3 settimane.

PREVENZIONE: Ridurre al minimo o evitare il fumo e l’abuso di alcool.

Fonti: [http://health.nytimes.com/health/]

La riabilitazione di domani sarà multidisciplinare e più efficace

Per sconfiggere definitivamente la malattia la cura non basta, serve anche un aiuto al recupero che va studiato a misura di paziente

La diagnosi precoce, i miglioramenti delle tecniche chirurgiche e farmaci sempre più efficaci hanno fatto aumentare notevolmente il numero delle persone guarite dal cancro o che, dopo opportune terapie, con il cancro convivono per molti anni. Solo nel nostro Paese le persone con un’esperienza di tumore sono oltre un milione e 700 mila e nei prossimi anni queste stime sono destinate a crescere: nel 2010 si supererà la soglia dei 2 milioni.

È cambiata dunque la prospettiva: il malato oncologico non è più una persona che deve pensare solo a sopravvivere alla malattia, ma un individuo che deve avere la possibilità di continuare a vivere una vita di qualità sotto tutti i punti di vista, da quello clinico a quello psicologico e sociale.

UN’INDAGINE SU CIÒ CHE C’È

Perchè una persona possa tornare a essere davvero ‘quella di prima’, molte volte la cura non basta: c’è bisogno anche di uno specifico programma di riabilitazione, ma in Italia il sistema sanitario non ha ancora lavorato con attenzione su questo aspetto o lo ha fatto in modo diseguale sul territorio nazionale.

La questione è resa particolarmente complessa anche dal fatto che il cancro non è una sola malattia: ogni persona, a seconda del tipo di tumore che l’ha colpita, delle cure effettuate, degli interventi e persino della propria personalità, avrà dei deficit residui diversi, che vanno curati con strumenti che vanno dalla ginnastica alla logopedia fino alla terapia psicologica.

Partendo da queste osservazioni la FAVO (Federazione italiana delle associazioni del volontariato in oncologia) assieme all’Istituto nazionale tumori di Milano si è fatta promotrice di un progetto di analisi della situazione attuale e di proposte sul tema della riabilitazione in oncologia.

È nato così il programma ‘Ho cura’, sostenuto dal Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, con lo scopo di promuovere iniziative concrete per risolvere i bisogni riabilitativi dei malati di cancro. Ne è venuto fuori anche un ‘Libro bianco sulla riabilitazione oncologica’, primo frutto del lavoro congiunto di associazioni di volontariato, associazioni scientifiche e strutture di ricerca e cura, che rappresenta un importante strumento di informazione e proposte sul tema. Nelle oltre 200 pagine che includono anche il primo censimento delle strutture esistenti, vengono analizzati i risvolti clinici, sociali ed economici della questione.

UNA NUOVA IDEA DI RIABILITAZIONE

La prima richiesta che emerge dal Libro bianco è la necessità di un cambiamento radicale del modo di intendere la riabilitazione. “Oggi non può più bastare la vecchia definizione che intende una serie di interventi fisici per recuperare la funzionalità di un organo” spiega Francesco De Lorenzo, presidente FAVO. “La nuova riabilitazione è di tipo multidisciplinare e ha come obiettivo ultimo la qualità della vita del malato di cancro”. Non si deve insomma riabilitare solo l’organo, ma la persona nella sua totalità.

Questo nuovo concetto di recupero dopo la malattia è contenuto anche nelle Conclusioni in materia adottate dal Consiglio dell’Unione europea nell’aprile 2008, ma diffonderlo in Italia non è semplice. Lo sanno benissimo le associazioni di volontariato che ogni giorno sono a fianco dei malati e lottano per affermare i loro diritti. “La storia della riabilitazione è nata con il volontariato, molto prima che le istituzioni se ne occupassero” afferma De Lorenzo. E infatti, solo per citare un esempio, sono stati i volontari dell’AILAR (Associazione italiana laringectomizzati) i primi maestri nell’insegnare a parlare ai pazienti che subivano interventi alla laringe e oggi questi volontari sono ancora presenti negli ospedali a fianco dei medici.

“C’è la necessità di creare una vera e propria cultura della riabilitazione nei medici, ma anche e soprattutto nei malati che devono conoscere il loro diritto a essere riabilitati” afferma De Lorenzo.

DALLA DIAGNOSI ALLE CURE PALLIATIVE

Se riabilitare il paziente oncologico significa prendersi cura di tutti gli aspetti della vita della persona, è evidente che l’oncologo da solo non può bastare. Serve un’èquipe di specialisti in grado di predisporre una vera e propria terapia riabilitativa personalizzata, costruita su misura sulle esigenze del singolo.

Per fare un esempio concreto, anche a parità di malattia i bisogni di un bambino malato non possono essere uguali a quelli di un cinquantenne e, di conseguenza, anche i trattamenti riabilitativi dovranno essere differenti. Non solo. La nuova riabilitazione deve necessariamente iniziare al momento della diagnosi, per esempio con un sostegno psicologico in grado di aiutare il paziente ad accettare la nuova situazione, e deve accompagnare il malato anche dopo la sua dimissione dall’ospedale.

Le persone che incorrono oggi in un tumore sono spesso adulti nel pieno della vita sociale e professionale e devono essere aiutate, per esempio, a ricostruire una soddisfacente attività professionale, una buona vita di relazione e di coppia, con attenzione anche ad aspetti un tempo trascurati come la ripresa della sessualità. Persino nelle fasi terminali della malattia la riabilitazione è importante: anche se non garantisce il recupero di una funzione fisica, può sicuramente migliorare la qualità del vissuto quotidiano.

UNA FORMA DI INVESTIMENTO

“Il tumore rappresenta oggi una nuova forma di disabilità di massa” afferma De Lorenzo commentando i dati dell’INPS secondo cui oltre un terzo di tutte le richieste di invalidità e inabilità accolte dall’ente previdenziale nell’ultimo decennio sono legate a malattie oncologiche(32 per cento contro il 21 per cento delle malattie del sistema circolatorio). Inoltre un malato di cancro ancora attivo dal punto di vista professionale peserà sul bilancio dell’azienda in termini di assenze per esami medici e terapie.

Già da queste osservazioni molto generiche appare chiaro come il tumore abbia dei costi socioeconomici non indifferenti per lo Stato. Secondo quanto si legge nel Libro bianco, il primo passo verso la soluzione del problema è l’adozione di un nuovo modello di sanità che non si limiti a fornire prestazioni, ma che si preoccupi di valutare l’efficacia dei propri interventi in termini di qualità di vita degli assistiti. “In questo contesto la spesa destinata alla riabilitazione non può che essere vista come un investimento” conclude De Lorenzo.

Esempi virtuosi

Sono solo tre le regioni italiane che hanno inserito la riabilitazione oncologica in programmi strutturati ad hoc: Piemonte-Valle d’Aosta, Toscana e, dal 2008, anche Umbria.

Molto recentemente anche la Lombardia ha inserito alcune forme di riabilitazione oncologica nel nuovo piano della Rete oncologica lombarda. Il “Programma di riabilitazione per i malati di cancro” piemontese nasce nel 2003 e si colloca all’interno della Rete oncologica Piemonte-Valle d’Aosta, la prima in Italia, con lo scopo di integrare i percorsi di diagnosi, terapia e riabilitazione e quindi per poter soddisfare al meglio i bisogni del malato.

In Toscana è attivo invece il CE.RI.ON., Centro regionale di riabilitazione oncologica in rete, nato con l’obiettivo di trovare adeguati servizi riabilitativi per tutte le fasi della malattia oncologica.
Le esperienze di Piemonte e Toscana sottolineano come sia possibile realizzare una rete di sostegno efficiente senza chiedere finanziamenti aggiuntivi, con l’aiuto di una normativa regionale specifica, di una attenta organizzazione dei servizi sanitari e della collaborazione con le associazioni presenti sul territorio.

Una clinica per chi è guarito

Dallo scorso mese di giugno è attiva presso il Centro di riferimento oncologico di Aviano (Pordenone) una clinica rivolta ai pazienti oncologici guariti o con almeno cinque anni di assenza della malattia e attualmente non sottoposti a terapie contro il tumore.

Ma a cosa serve un clinica se il paziente è guarito? “Questa è una clinica speciale alla quale si possono rivolgere tutti i pazienti italiani che hanno avuto una diagnosi di tumore per ricevere informazioni sullo stato del loro recupero sotto tutti i punti di vista” spiega Francesco De Lorenzo, presidente della FAVO. Non si tratta dunque di un posto dove si consulta l’oncologo, ma di un centro dove sono presenti specialisti di diverse discipline, inclusi gli psicologi, che lavorano con lo scopo di dare al paziente tutte le indicazioni per una migliore qualità della vita.

Il progetto è finanziato dal Ministero della salute e realizzato in collaborazione con diversi IRCCS (Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico). Al momento i servizi, erogati attraverso il sistema sanitario nazionale, sono rivolti a persone che hanno avuto diagnosi di linfomi o tumori della mammella, gastro-intestinali, ginecologici e genito-urinari.

Che cos’è il cancro?

Esistono più di 100 diverse forme di cancro che colpiscono le cellule, l’unità fondamentale di ogni organismo vivente. Il cancro sopravviene quando il funzionamento delle cellule diventa anomalo e ne provoca la divisione incontrollata.

Anche la laringe, come tutti gli altri organi, è formata da numerosi tipi di cellule che in condizioni normali crescono e si dividono in modo ordinato per produrre altre cellule necessarie a garantire le funzioni vitali.

Talvolta questo processo si trasforma in una proliferazione incontrollata, dando luogo alla formazione di una massa di tessuto aggiuntivo chiamato tumore. I tumori possono essere benigni o maligni.

I tumori benigni non sono formati da cellule cancerose e non si diffondono ad altre parti dell’organismo. I tumori benigni mettono raramente in pericolo la vita dei pazienti. Di solito vengono asportati, ma talvolta possono dare luogo a recidive.

I tumori maligni sono formati da cellule cancerose in grado di invadere e danneggiare i tessuti e gli organi circostanti. Inoltre, le cellule maligne possono migrare dal tumore originale e infiltrarsi nel circolo ematico o nel sistema linfatico. E’ questo il meccanismo di diffusione del tumore originario ad altri organi. Tale fenomeno viene chiamato metastasi.

Esistono poi delle alterazioni cellulari che vengono definite precancerosi, si tratta di cambiamenti che avvengono nella struttura delle cellule ma che ancora non sono così gravi come nel caso del cancro vero e proprio. In pratica queste alterazioni hanno alcune caratteristiche in comune con la malattia neoplastica. Quando questi cambiamenti diventano più evidenti si passa dallo stato precancerosi a quello di cancro. Le cause che determinano l’insorgenza delle precancerosi sono le stesse che favoriscono il formarsi del cancro (fumo ed alcool). Per questo motivo è molto importante che la persona alla quale è stata diagnosticata una precancerosi smetta immediatamente di bere alcolici e di fumare poiché, così facendo, le cellule malate possono essere sostituite da cellule normali, ovvero sane.

Il cancro della laringe, detto anche cancro laringeo, può svilupparsi in qualsiasi zona della laringe: nel glottide (formato dalle corde vocali), nel sopraglottide (posto sopra le corde vocali) o nel subglottide (il tratto che collega la laringe alla trachea).

Quando il cancro si diffonde a partire dalla laringe, colpisce in primo luogo i linfonodi (chiamati anche linfoghiandole) presenti nel collo. Possono inoltre prodursi metastasi alla base della lingua, in altre regioni della gola e del collo, nei polmoni e talvolta in altri organi.

Il cancro che si diffonde ad altri organi è la stessa malattia e prende il nome del tumore d’origine (tumore primario). Nel caso ciò avvenga a partire da un tumore della laringe, la nuova neoplasia è detta cancro laringeo metastatico.

LILT

 

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La Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori (LILT) è un Ente Pubblico su base associativa che opera sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, sotto la vigilanza del Ministero della Sanità e si articola in Comitati Regionali di Coordinamento. 

Opera senza fini di lucro e ha come compito istituzionale primario la prevenzione oncologica.

L’impegno della LILT nella lotta contro i tumori si dispiega principalmente su tre fronti: la prevenzione primaria (stili e abitudini di vita), quella secondaria (promozione di una cultura della diagnosi precoce) e l’attenzione verso il malato, la sua famiglia, la riabilitazione e il reinserimento sociale.

L’obiettivo della LILT è quello di costruire attorno al malato oncologico una rete di solidarietà, di sicurezza e di informazione.

In questo senso i punti di forza della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori sono rappresentati dai 379 ambulatori dislocati su tutto il territorio nazionale e dai numerosi volontari al servizio della comunità. Attraverso le 103 Sezioni Provinciali la LILT persegue le proprie finalità sul territorio nazionale. Le Sezioni sono organismi associativi autonomi (in molti casi riconosciute come ONLUS) che operano nel quadro delle direttive e sotto il coordinamento della Sede Centrale di Roma e dei rispettivi Comitati Regionali di Coordinamento.

Il 7 aprile 2003, in occasione della Giornata Mondiale della Sanità;, il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, con una solenne cerimonia al Quirinale, ha insignito la Lega della Medaglia d’oro al merito della Salute Pubblica.