Odissea per un letto anti decubito. “Non c’è assistenza domiciliare” Commenti La storia di Giulia: “Mio padre è malato di tumore e paralizzato”

Pistoia, 24 luglio 2014 – «AVEVAMO chiesto un letto anti decubito: il primo che ci hanno dato aveva le sponde letteralmente morse dai topi che, venerdì scorso, ha ceduto, facendo staccare i tubi a cui mio padre era attaccato e provocandogli l’ennesima crisi respiratoria. Se questa è l’assistenza che merita un uomo gravemente malato, allora mi chiedo dove siano finiti la dignità e i diritti delle persone». E’ una storia di incuria e inefficienza quella che ci racconta Giulia Bizzarri, che da un anno assiste, insieme alla sua famiglia, il padre Adriano B., 63 anni, malato di tumore. «A mio padre hanno diagnosticato un tumore alla laringe esattamente un anno fa — spiega Giulia —. Da allora è stata una vera odissea. La mia famiglia ha dovuto affrontare mille peripezie burocratiche e sanitarie. Lo scorso giugno, mio padre è stato ricoverato nell’ospedale San Jacopo, dove sono state accertate gravi lesioni alla colonna vetrebrale, dovute al progredire della malattia. In pratica mio padre è diventato paraplegico».

«I MEDICI — continua Giulia — hanno deciso di dimetterlo, dal momento che non si prevedevano a breve possibili terapie e in quanto l’ospedale non dispone di un reparto specializzato oncologico o di una struttura tipo hospice per pazienti oncologici di stadio avanzato. Abbiamo iniziato ad organizzare la domiciliazione del paziente post-dimissione». Serviva, a quel punto, un letto speciale, anti decubito e in grado di essere manovrato elettronicamente. «Inizialmente — racconta Giulia Bizzarri — l’Asl ha fatto consegnare a casa un letto ospedaliero a due manovelle, un materassino anti-decubito, un sollevatore e una carrozzina. Ma il letto era totalmente inadeguato: mio padre è completamente paralizzato e intubato, mentre il letto consegnatoci si regolava tramite una manovella a mano che mio padre non è in grado di utilizzare. Le sponde, poi, erano rovinate e alla fine venerdì scorso è crollato, facendo staccare i tubi a cui era attaccato mio padre. Alla fine, la ditta incaricata dall’Asl ci ha consegnato un nuovo letto, ma ci è voluto quasi un mese. Per non parlare della carrozzina, che è inutilizzabile, perché priva di supporti per la testa».

«SE QUESTA è l’assistenza che il tanto sbandierato servizio sanitario pubblico offre ai contribuenti — si chiede Giulia— c’è da sperare di non ammalarsi mai. E poi si continua a parlare di ‘qualità dell’assistenza’ e ‘continuità delle cure’, ma nei fatti il servizio pubblico non è in grado nemmeno di fornire gli ausili necessari alla gestione domiciliare di un malato».

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http://www.lanazione.it/pistoia/odissea-per-un-letto-anti-decubito-non-c-è-assistenza-domiciliare-1.73870

Alcool cancerogeno, “scrivetelo sulle bottiglie”

Alcool cancerogeno, “scrivetelo sulle bottiglie”

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La scorsa settimana avevo messo da parte un’agenzia. Riportava la seguente notizia: una donna genovese si accorge a 50 anni di avere un cancro al seno. E siccome nella sua famiglia questo tipo tumore è assente, (infatti nella maggioranza delle donne colpite da carcinoma alla mammella non c’è familiarità) ha messo sotto accusa una sua cattiva abitudine: quella di aver bevuto troppi alcolici.

La donna si è rivolta all’ Assoutenti. E l’Associazione consumatori si è impegnata a chiedere alle istituzioni italiane ed europee di far scrivere sulle lattine di birra e sulle bottiglie di vini e liquori che l’alcool è cancerogeno, come avviene per i pacchetti di sigarette.

Sulle prime sono rimasta un po’ perplessa, abbiamo bisogno davvero di queste etichette-che-ci- fanno-da-balia, mi dicevo, lo sanno anche i muri che esagerare fa male…

Poi ho letto le dichiarazioni dell’ epatologo Gianni Testino – parole che mi hanno fatto riflettere – e ho deciso di divulgarvi la notizia.

Testino dirige il centro di alcologia dell’ospedale San Martino di Genova e ha ricordato che “per l’Organizzazione mondiale della sanità c’è un nesso di causa-effetto fra il consumo di bevande alcoliche e il cancro, in particolare il 4,5% dei tumori al seno nelle donne è correlato all’alcool”. Testino ha precisato che la sostanza dannosa è l’etanolo e che “la sua presenza ha portato l’Iarc, organismo dell’Organizzazione mondiale della sanità, a inserire le bevande alcoliche nello stesso gruppo in cui ritroviamo l’asbesto (amianto), l’arsenico, il benzene, il tabacco, le radiazioni. Si invitano le persone a un consumo responsabile di alcool ma nessuno si sognerebbe mai di invitare a consumare moderatamente amianto”.

Per capire quanto l’alcool sia pericoloso, rincara Testino “bisogna sapere che per contrarre una cirrosi epatica bisogna bere tanto ma per ammalarsi di tumore basta il cosiddetto consumo sociale (fissato nell’unità alcolica, pari a 1 bicchiere di vino per la donna e a 2 per l’uomo). In un bicchiere di vino ci sono 12 grammi di etanolo che il nostro corpo trasforma in acetaldeide, sostanza altamente cancerogena. L’acetaldeide si lega al nostro Dna modificandolo e aprendo la strada all’insorgere delle cellule neoplastiche”.

Nel 2010 l’Organizzazione mondiale della sanità ha parlato di nesso causale fra alcool e tumori per i seguenti organi: bocca, faringe, laringe, intestino, esofago e seno.

Oggi è uscita un’altra agenzia sulla stessa lunghezza d’onda. Riporta la preoccupazione di Emanuele Scafato, direttore dell’Osservatorio nazionale alcool dell’Istituto Superiore di Sanità. Scafato cita il numero delle morti per tumori maligni attribuibili all’alcool: nel 2008 è stato di 6.356, il 4,4% del totale. Non solo. Del 36% dei tumori alla bocca, oltre uno su tre, è «colpa» dell’alcool, così come lo è il 36% dei tumori al fegato, il 43% dell’esofago e addirittura il 49% dei casi di tumore alla laringe.

“Sono dati allarmanti, se si pensa che in Italia ci sono più di 9 milioni di consumatori a rischio, e che di questi uno su cinque ha meno di 16 anni”.

E ancora, aggiunge Scafato: “Sono anni che abbiamo evidenze scientifiche che correlano l’alcool all’insorgenza del cancro eppure se ne parla poco o niente, soprattutto in Italia, per motivi culturali ma anche economici.

Il 4,5% di tutti i tumori alla mammella è dovuto agli alcolici, ma altri tumori, come quello alla laringe, sono percentualmente ancora più ricollegabili al bere. Nel complesso un caso di tumore su dieci è dovuto non al fumo, allo smog, all’ereditarietà o chissà a cos’altro, ma proprio all’alcool. Tanto che l’istituto americano Iarc ha fissato come limite un bicchiere al giorno per le donne e due per gli uomini: oltre questa soglia aumenta il rischio di cancro”.

A questo punto, si chiede Scafato, “perchè non fare come per i pacchetti di sigarette, e scrivere chiaramente sulle bottiglie che quello che si sta bevendo può causare il cancro?”.

Proposta-provocazione? Giudicate voi, in altri Paesi è già legge: “In Australia è stato approvato l’obbligo di avvertimento sulle bottiglie – spiega Scafato – e in Gran Bretagna per ora è prevista la possibilità di farlo”.

Il direttore dell’Osservatorio conclude: “Il Parlamento europeo ha approvato di recente la legge sull’etichettatura degli alimenti, per tracciarne la provenienza e garantirne la sicurezza, la lista comprende tutto tranne le bevande alcoliche. Questo la dice lunga. Si tocca un giro d’affari di 12 miliardi di euro. Se ci sarà una class action in Italia, dovrebbe essere proprio sull’alcol. Solo così forse cambierà qualcosa”.

E Assoutenti pensa già alle cause alle aziende produttrici di alcolici (ree di non informare sugli effetti cancerogeni e di non specificare gli ingredienti, in particolare la concentrazione di acetaldeide libera) “L’azione civile ci vedrebbe pionieri come lo furono gli Stati Uniti, patria delle class action contro le multinazionali del tabacco”.

 

Ricerca choc: tanto colluttorio aumenta il rischio di tumore a bocca e gola

colluttorioA ciascuno di noi è stato insegnato che una buona igiene oralepassa sia per il corretto utilizzo dello spazzolino sia per l’uso di un dentifricio dalle ottime proprietà benefiche. E chi vuole, può anche scegliere di concludere il lavaggio dei denti con un colluttorio che elimini i batteri sui quali lo spazzolino non è riuscito ad intervenire e che doni quella gustosa sensazione di freschezza!

Ma una ricerca condotta dall’Università di Glasgow e successivamente pubblicata su Oral Oncology, ha ritenuto opportuno mettere in guardia circa l’utilizzo del colluttorio: chi ne utilizza in quantità eccessive e per più volte al giorno corre il rischio di contrarre un tumore alla bocca e alla gola.

Più in particolare, come specificato da David Conway, principale fautore di questa ricerca: “Non suggerirei l’utilizzo abitudinario del colluttorio. Ci sono occasioni o persino patologie per cui un dentista può prescriverlo, ad esempio nel caso in cui il paziente abbia una salivazione bassa dovuta all’assunzione di determinati farmaci. Ma per me, tutto ciò che serve è spazzolarsi i denti con una certa frequenza e con un dentifricio al fluoro, nonché farsi controllare regolarmente dal proprio dentista.”

Probabilmente molti altri ricercatori e professionisti del settore riterranno questa ipotesi un po’ troppo estrema, quindi, come del resto vale per ogni altra cosa, possiamo affermare con certezza che quella della moderazione sia la via più giusta da intraprendere! Non è dunque necessario utilizzare il colluttorio ad ogni lavaggio dei denti (per chi ne esegue più di uno al giorno): basta più semplicemente farne ricorso nell’ultimo round della giornata!

E chi proprio è rimasto “fulminato” dalle dichiarazioni di David Conway, può pur sempre fare affidamento alla moltitudine di colluttori a base di erbe naturali facilmente reperibili inerboristeria o realizzabili in totale autonomia con pochi e semplici passi.
http://fotomuseo.it/ricerca-choc-colluttorio-aumenta-rischio-tumore-bocca-gola/

‘Tom tom’ chirurgico per non perdersi nella testa, così si aprono le vie del bisturi contro il tumore

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(Adnkronos Salute) – “Non sempre il mondo in cui un chirurgo deve addentrarsi con il suo bisturi è una stanza aperta e piena di luce. A volte la strada da percorrere è stretta, buia, angusta e delicata. Come il naso”. Per non perdere la bussola, in aiuto dei camici verdi interviene il ‘tom tom’ chirurgico, una sorta di navigatore satellitare che allarga le frontiere dell’endoscopia, permette agli esperti di sapere in ogni momento dove sono localizzati i loro strumenti e di arrivare con precisione millimetrica alla meta: il tumore da asportare. Anche quando si trova in un ‘luogo’ anatomico difficile da raggiungere, come nel caso dei tumori endonasali, del basi-cranio, spinali ed endoventricolari. Così si aprono le vie del bisturi, spiega oggi durante un incontro a Milano Ernesto Pasquini, direttore dell’Unità operativa complessa di Otorinolaringoiatria dell’Ausl di Bologna.

Non fantascienza, ma realtà in sale operatorie sempre più hi-tech. Per approcci che cambiano la storia delle cure per tumori e patologie fino a oggi difficili da trattare. “Se in passato per fare pulizia in una stanza si dovevano abbattere i muri, oggi si entra da una porta e si raggiunge lo stesso risultato in maniera mininvasiva”, sottolinea Paolo Castelnuovo, direttore della Clinica otorinolaringoiatrica all’università dell’Insubria di Varese. E’ la rivoluzione dell’endoscopia che negli ultimi anni si è perfezionata sempre di più con l’avvento di tecnologie ultrasofisticate, protagoniste anche di un Congresso mondiale che si è svolto di recente a Milano (EndoMilano 2014).

Il tom tom è una di queste: “Prima di avviare la navigazione – spiega Pasquini – la Tac ci dà la ‘cartina stradale’ da seguire durante l’intervento. Si fa fare al paziente uno studio radiologico adeguato e si inseriscono i dati in un computer (il ‘cervellone’ del tom tom) che li rielabora. Si crea poi un campo elettromagnetico intorno alla testa del paziente. Quando lo strumento entra in questa ‘atmosfera’ viene riconosciuto”, diventa la ‘macchinina’ del navigatore e, sulla base della mappa e dell’immagine in vivo, viene localizzato. Sullo schermo che il chirurgo ha davanti compaiono così 3 immagini della testa del paziente (viste da 3 diverse prospettive, sagittale, assiale e coronale) e un puntino che si muove: è lo strumento che va verso la meta.

La tecnica endoscopica hi-tech non si sostituisce a quella tradizionale, ha un altro target”, precisa Castelnuovo. I vantaggi? “Ricovero più rapido, si scende da 3 a una settimana. Evitando l’interruzione delle ossa craniche il post-operatorio è meno doloroso e più breve”, elenca lo specialista. Diminuiscono gli ‘effetti collaterali’ dell’operazione. Nell’armamentario dei camici verdi, con il tom tom e gli endoscopi (occhio bionico del chirurgo), anche schermi ad alta definizione con aumentata profondità di campo e in 3D. E ancora trapani orientabili, aspiratori a ultrasuoni, fibre laser e doppler che supportano la precisione dell’asportazione del tumore, preservando le strutture sane. E un corredo di nuovi materiali per una maggiore sicurezza durante l’intervento e una più rapida guarigione della sede chirurgica.

Risultato: performance ottimizzate e possibilità di raggiungere attraverso cavità naturali, come fosse nasali e i seni paranasali, lesioni in punti critici (nervi cranici e ottici, carotide interna, bulbi olfattori) ritagliando l’intervento su misura della patologia con un miglioramento della sopravvivenza e della qualità della vita. E ancora, “Tac e risonanza magnetica all’interno della sala operatoria permettono di seguire passo passo l’asportazione tumorale e di ‘ricalibrare’ durante l’operazione il navigatore”, aggiunge Davide Locatelli, direttore del Dipartimento di neuroscienze, Uoc neurochirurgia dell’ospedale di Legnano. Mentre “la creazione di ottiche 3D permette una migliore percezione del senso di profondità aumentando il dettaglio dell’immagine”, sottolinea Castelnuovo.

L’Italia sta facendo scuola mostrando come “l’approccio multidisciplinare è fondamentale per valorizzare le tecnologie”, sottolinea Giorgio Frank che con Castelnuovo, Pasquini e Locatelli ha presieduto il congresso milanese. “Oggi – conclude – siamo riusciti a portare il chirurgo dentro il corpo umano, come aveva preconizzato un vecchio film di fantascienza, in cui un gruppo di medici ‘rimpiccioliti’ a bordo di una navicella entrano nel corpo del malato, lo operano dall’interno e, dopo aver perso l’orientamento, escono con una lacrima”.

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C’è il convegno Asl sulle neoplasie della laringe

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Si svolgerà sabato (10 maggio) nell’auditorium del centro sanitario di Capannori, in piazza Aldo Moro, il convegno organizzato dalla struttura di Otorinolaringoiatria dell’ospedale di Lucca, diretta da Riccardo Mario Piane, dal titolo La gestione multidisciplinare delle neoplasie maligne della laringe. L’evento è inserito anche quest’anno nel calendario dell’associazione italiana oncologia cervico cefalica (Aiocc) e permetterà di ospitare a Lucca importanti specialisti provenienti da tutta Italia. I responsabili scientifici del convegno, insieme a Piane, sono Fausto Chiesa di Milano e Giuseppe Spriano di Roma.

Ancora oggi, malgrado l’esistenza delle linee guida – si legge nel razionale dell’iniziativa –  la possibilità di continui aggiornamenti e i progressi nel campo della diagnostica e della terapia (soprattutto nel campo del tumore testa-collo), si riscontra una certa difficoltà nella gestione dei pazienti affetti da tali patologie, soprattutto per la reticenza di molti nell’utilizzare un “linguaggio comune”. Questo succede soprattutto quando non viene effettuata una valutazione multidisciplinare (chirurgo, radiologo, radioterapista, oncologo, anatomopatologo). A complicare ulteriormente le cose è necessario sottolineare come gli studi in letteratura su queste patologie vengano condotti e presentati spesso in maniera settoriale e con poche possibilità di confronto obiettivo tra gli attori coinvolti. Il convegno vuole essere l’espressione pratica per stimolare questo confronto, mettendo in evidenza le controversie, le problematiche della multidisciplinarietà, ma allo stesso tempo la grande positività della stessa per il medico e principalmente per il paziente. In questo incontro l’attenzione è incentrata in particolare sui tumori della laringe.

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