MORTI PER AMIANTO: IN EUROPA OLTRE LA METÀ DEI CASI DI TUTTO IL MONDO

Ad affermarlo è un recente studio dell’Oms: il 56% dei decessi per mesotelioma e il 41% di quelli per asbestosi – pari, nel complesso, a 7.500 vittime – sono legati al Vecchio Continente: un andamento dovuto al ruolo storico di quest’area geografica quale centro globale di utilizzo della fibra killer

ROMA – Oltre la metà delle morti di tutto il mondo che, ogni anno, si devono all’amianto avviene in Europa. Per l’esattezza il 56% dei decessi per mesotelioma (pari a 7mila casi) e il 41% di quelli per asbestosi (pari a 500 casi) sono legati geograficamente al Vecchio Continente. Ad affermarlo è uno studio pubblicato nel bollettino settimanale dell’Oms.

Il bilancio più allarmante in Islanda, Malta e Regno Unito. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità sono 107mila le persone che, ogni anno, perdono la vita per cause relative all’amianto. La metà di loro è europea: un dato che sconcerta se si pensa che in quest’area risiede solo il 13% della popolazione di tutto il pianeta. Per quanto riguarda il mesotelioma (una forma tumorale associata all’esposizione alla fibra killer) i tassi più alti di morte si registrano in Islanda – con 25 decessi ogni 10 milioni di abitanti -, seguita dal Regno Unito e Malta (l’Italia è nella media con 10 morti). I tre stati ritornano anche per quanto riguarda l’asbestosi, la malattia polmonare dovuta all’inalazione dell’amianto: in questo caso l’Islanda segue Malta e precede il Regno Unito.

Il Vecchio Continente l’epicentro di tutte le malattie asbesto-correlate. L’analisi dell’Oms è impietosa. “Nei periodi 1920-1970 e 1971-2000 l’Europa ha usato il 48% e il 58% di tutto l’amianto commerciato nel mondo – sottolinea lo studio – Per questo può essere caratterizzata come il centro globale dell’uso nella storia e come l’epicentro attuale di tutte le malattie relative all’amianto”. Una realtà che allarma se si pensa che, sempre secondo i dati (sottostimati) dell’Organizzazione, nel mondo sono circa 125 milioni i lavoratori esposti all’asbesto. Una cifra non tiene conto, però, di chi ha lavorato in precedenza e delle persone che vivono nei pressi degli impianti di produzione.

In tutto il pianeta oltre due milioni di tonnellate lavorate ogni anno. Ancora oggi nel pianeta si lavorano oltre due milioni di tonnellate di questa fibra. Sul “podio” dei paesi produttori ci sono Russia (1 milione di tonnellate prodotte nel 2010), Cina (400mila) e Brasile (270mila), mentre chi ne fa maggior consumo sono Cina (oltre 613mila tonnellate), India (426mila) e Russia (263mila). Uno scenario che lascia poche speranze per quanto riguarda la salute delle persone: le stime dell’Oms ipotizzano che il picco di decessi per mesotelioma, tumori polmonari e tumori della laringe sarà tra il 2015 e il 2020. In base a questi dati, in tutto il mondo ci saranno cinque morti per tumore polmonare e due per asbestosi ogni 1000 abitanti: una tragedia che potrebbe interessare 10 milioni di persone nei prossimi 20 anni. (Inail.it)

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C’è il convegno Asl sulle neoplasie della laringe

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Si svolgerà sabato (10 maggio) nell’auditorium del centro sanitario di Capannori, in piazza Aldo Moro, il convegno organizzato dalla struttura di Otorinolaringoiatria dell’ospedale di Lucca, diretta da Riccardo Mario Piane, dal titolo La gestione multidisciplinare delle neoplasie maligne della laringe. L’evento è inserito anche quest’anno nel calendario dell’associazione italiana oncologia cervico cefalica (Aiocc) e permetterà di ospitare a Lucca importanti specialisti provenienti da tutta Italia. I responsabili scientifici del convegno, insieme a Piane, sono Fausto Chiesa di Milano e Giuseppe Spriano di Roma.

Ancora oggi, malgrado l’esistenza delle linee guida – si legge nel razionale dell’iniziativa –  la possibilità di continui aggiornamenti e i progressi nel campo della diagnostica e della terapia (soprattutto nel campo del tumore testa-collo), si riscontra una certa difficoltà nella gestione dei pazienti affetti da tali patologie, soprattutto per la reticenza di molti nell’utilizzare un “linguaggio comune”. Questo succede soprattutto quando non viene effettuata una valutazione multidisciplinare (chirurgo, radiologo, radioterapista, oncologo, anatomopatologo). A complicare ulteriormente le cose è necessario sottolineare come gli studi in letteratura su queste patologie vengano condotti e presentati spesso in maniera settoriale e con poche possibilità di confronto obiettivo tra gli attori coinvolti. Il convegno vuole essere l’espressione pratica per stimolare questo confronto, mettendo in evidenza le controversie, le problematiche della multidisciplinarietà, ma allo stesso tempo la grande positività della stessa per il medico e principalmente per il paziente. In questo incontro l’attenzione è incentrata in particolare sui tumori della laringe.

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Chirurgia laser contro i tumori della laringe

 

Il dott. Arturo Poletti tiene il primo corso pratico di chirurgia microendoscopica della laringe, targato Humanitas

Il trattamento dei tumori della laringe si è evoluto in maniera sostanziale: alla chirurgia a cielo aperto si è affiancata la possibilità di effettuare la chirurgia trans orale microscopica, utilizzando il laser a CO2, nell’intento di garantire, per quanto possibile, la preservazione delle funzioni dell’organo, fondamentali per la qualità di vita del paziente.

Con l’obiettivo di diffondere maggiormente la conoscenza delle tecniche più innovative e permettere ai giovani di impratichirsi con queste metodiche, si è da poco concluso un corso pratico di chirurgia microendoscopica della laringe, dedicato agli specialisti della chirurgia testa-collo e organizzato da Humanitas Cancer Center. Ne abbiamo parlato con il dott. Arturo Poletti, Responsabile dell’Unità Operativa di Otorinolaringoiatria, direttore scientifico del corso insieme al suo Collaboratore dott. Giovanni Cugini.

Dott. Poletti, quali sono i principali vantaggi di questa tecnica?

Si tratta di una metodica applicabile ad un numero selezionato di pazienti, cui la patologia è stata diagnosticata precocemente. Si interviene con approccio microscopico trans orale, ovvero attraverso la bocca, utilizzando (al posto dei taglienti a freddo) un laser a CO2, che viene comandato da un joystick posizionato al di fuori del campo chirurgico. Questa procedura, grazie alla sua mini invasività permette di ridurre i tempi di ricovero, come pure la successiva rieducazione (quando questa si rende necessaria). L’obiettivo è cercare di conservare quanto più possibile la funzione d’organo della laringe, il cui corretto funzionamento è importantissimo per garantire la qualità della vita dei pazienti. 

Perché organizzare un corso pratico per specialisti?

Questa metodica rappresenta uno standard terapeutico. Con l’obiettivo di divulgare e permettere ai giovani chirurghi di impratichirsi con la strumentazione, abbiamo deciso di dare la possibilità ad una decina di specialisti di fare esperienza di lavoro con microscopio e laser a CO2. Contiamo di replicare quanto prima una nuova edizione del corso, per poter far fronte all’alto numero di richieste che ci sono pervenute.