Ma un po di vergogna non la sentite?

Ma un po di vergogna non la sentite?
La mattina quando vi guardate nello specchio per lavarvi la faccia o fare la barba o per imbellettarvi non vi viene mai la voglia di sputarvi in faccia?
Voi,proprio voi che componete la nostra classe politica proprio con voi parlo.
Su Rai 1 pochi minuti fa parlavano di pensionati che per poter vivere,visto l’alto costo della vita,devono andare in Bulgaria,mesi fa leggevo di pensionati fuggiti in Tunisia,si proprio fuggiti è il termine più giusto.
Persone che hanno lavorato una vita intera riempiendo le casse dell’Inps per pagare voi politici per i vostri lauti stipendi,per le vostre diarie e per le vostre pensioni d’oro.
D’oro loro avevano solo la vera del matrimonio e parecchi pensionati l’hanno dovuto vendere o pignorare per sopravvivere.
In compenso facciamo entrare di tutto e tutti,anni addietro coi gommoni oggi con i barconi.
I giovani Italiani hanno seguito l’esempio dei pensionati scappando all’estero dove trovi lavoro anche se non sei figlio del politico del posto o non sei amico degli amici alla faccia della tanta decantata meritocrazia…
Po mi dicono che Renzi non è di sinistra quando vuole togliere la proprietà privata tartassando di tasse,scusatemi la cacofonia,casa e piccole e medie imprese fin quado te le portano via…
Perché alla fine la vita è un gioco e per questo chiudono un occhio sulle evasioni fiscali delle slot machine e cerca lo Stato di spennarci quei pochi euro rimasti dopo le tasse dirette ed indirette con il lotto,il super enalotto e simili e i gratta e vinci dove tu gratti e loro vincono sempre…

image

 

“Legge mancia”,

 

NOTIZIE DA FACEBOOK

VERGOGNA!!!!!!!!!!!! In questo momento si è appreso dalla trasmissione radio FOCUS ECONOMIA‘ della redazione RADIO 24 del Sole 24 ORE condotta da Sebastiano Barisoni, che ieri in Parlamento i nostri “bravi” parlamentari (TUTTI QUANTI) hanno approvato un emendamento, (TENUTO BEN NASCOSTO TRA ALTRE LEGGI IN APPROVAZIONE) sulla cosiddetta “Legge mancia“, portando da € 50.000.000,00 a €150.000.000,00 il benefit relativo alla parte dell’indennità spettante ad ogni singolo parlamentare eletto nel proprio territorio di competenza.

AGGIUNGO QUALCOSA DI PIU’ PER LA FELICITA’ DEGLI ASTANTI
DAL BLOG DI MASSIMO DONADI DI UN MESE FA

L’avevamo buttata fuori dalla porta noi nel governo Prodi, ma l’ineffabile legge Mancia è rientrata dalla finestra, con l’ultimo atto del governo Berlusconi, il ddl stabilità.
Non che non ci avessero provato durante questi tre anni a resuscitarla. L’ultimo tentativo andò in scena un anno fa, quando le commissioni Cultura e Bilancio della Camera si inventarono una sorta di legge Mancia scolastica, nei confronti della quale ovviamente IDV si mise di traverso: 120 milioni di euro, stanziati in Finanziaria, per ristrutturare edifici scolastici, nobile scopo per carità ma pessimo metodo, che è proprio la follia insita nella legge Mancia: la somma era ripartita tra i singoli parlamentari delle commissioni e ognuno poteva spenderli come voleva: in parole povere, opere che garantiscono un ritorno elettorale.

Perché la legge Mancia è l’istituzionalizzazione del clientelismo, soldi per opere pubbliche assegnate ai singoli parlamentari che poi ridistribuiscono sul territorio a seconda del loro bacino di utenza elettorale. Ebbene, un emendamento al ddl stabilità, presentato da un senatore leghista, alla faccia di Roma ladrona, prevede lo stanziamento di 150 milioni di euro per adornare i collegi elettorali e farsi belli davanti ai concittadini nei borghi natii. Ovviamente, noi ci siamo già messi di traverso in commissione. E’ semplicemente vergognosa la furberia di taluni parlamentari che, con le elezioni alle porte, cercano con ogni mezzo di farsi propaganda elettorale con i soldi pubblici e di mettere in atto un vero e proprio blitz alla faccia dei tagli ai costi della politica. Noi daremo battaglia, come sempre, come è giusto, come è doveroso.
 

Blog pubblica lista di 10 politici gay e omofobi non dichiarati

Polemica nella comunità Lgbt sull’outing. Grillini: sbagliato violare la privacy. Corsaro e Baccini ironizzano sull’inserimento in lista

20110923_115423_DF4E2B23.jpg
SONDAGGIO 

gay 110 Pubblicati i presunti nomi dei politici gay

Polemiche nella comunità Lgbt. Grillini: violata la privacy. Giusto pubblicarli? Vota

Roma, 23 set. (TMNews) – Alla fine, la minaccia è diventata realtà: un blog ha pubblicato una lista di10 politici che, secondo informazioni in possesso dello stesso blog, sarebbero gay ma non lo direbbero pubblicamente, rilasciando spesso dichiarazioni considerabili tendenti all’omofobia. Nei giorni scorsi è nata una polemica all’interno della stessa comunità Lgbt sull’outing annunciato.Alcuni dei politici coinvolti hanno scherzato sulla pubblicazione.

“E’ sbagliato fare – ha commentato Franco Grillini, figura storica delle battaglie in Italia a favore degli omosessuali e oggi responsabile diritti civili e associazionismo dell’Idv – una lista di nomi, violando la privacy delle persone anche se, in alcuni casi, si tratta di omofobi patentati che fanno una politica senza coerenza con la propria identità. La pratica dell’outing ci lascia perplessi, perché la lotta politica si fa, mettendoci la faccia e correndo anche i relativi rischi. A differenza, invece, di quanto è avvenuto con la pubblicazione dei dieci nomi fatta da anonimi, su un sito registrato all’estero”.  Volendo trovare qualcosa di positivo in questa vicenda possiamo riflettere sulla gigantesca ipocrisia di molte persone di potere che sostengono una politica omofoba, clericale, opponendosi all’affermazione dei diritti civili per poi combinarne di tutti i colori nella vita personale, come fa Berlusconi. In un Paese normale, con un normale standard democratico, queste persone sarebbero costrette immediatamente alle dimissioni. Ma si sa – ha concluso Grillini- l’Italia non è un paese normale”.

Fra i nomi indicati nella lista c’è quello del vicepresidente vicario dei deputati Pdl Massimo Corsaroche, in una dichiarazione, ci ha scherzato sopra. “Mi era giunta notizia che il mio nome sarebbe stato strumentalmente inserito in un elenco infamante. Per un attimo ho temuto che mi inserissero in quello degli interisti occulti. Tutto sommato – ha ironizzato- meglio così”. In lista anche Mario Baccini eMarco Milanese. Il politico dell’Udc – come Corsaro – l’ha buttata sul ridere: “Sono seriamente preoccupato perché ho già ricevuto un centinaio di telefonate di donne in apprensione, a cominciare da mia moglie Diana. A seguito della notizia mi hanno assicurato che si sta costituendo un comitato femminile per la tutela del maschio latino che lancerà una campagna di adesioni e raccolta firme affinché l’Unesco mi riconosca come maschio patrimonio dell’umanità”.

Pur senza riferirsi esplicitamente alla vicenda in questione, ha parlato di dicerie, invece, Marco Milanese: “Certe dicerie sul rapporto tra me e Tremonti non mi hanno ferito assolutamente. Anche perché non ci sarebbe nulla di male, se non fossero cose inventate di sana pianta” perchè “se fosse vero, non avrei timore a dirlo”. Marco Milanese, intervistato da Klaus Davi , ha negato l’esistenza di rapporti personali particolari con il ministro dell’Economia, derubricando a “pettegolezzi falsi” i boatos diffusi in questo senso.

http://notizie.virgilio.it/politica/blog-pubblica-lista-di-10-politici-gay-omofobi-non-dichiarati_156085.html

 

La manovra misura per misura

La manovra misura per misura
15 settembre 2011 14:13
E’ di 53,3 miliardi nel 2013, anno in cui dovra’ essere raggiunto il pareggio di bilancio, l’entita’ della manovra di ferragosto. Dalla stretta sulle pensioni al carcere per i maxievasori, dal contributo di solidarieta’ alle deroghe per le leggi sul lavoro, dalla Robin Hood Tax alla spending review. Ecco le principali entrate, i principali tagli e le norme piu’ rilevanti:

– ENTRATE. I maggiori contributi arriveranno dall’aumento dell’Iva (4,2 mld annui), dagli interventi sui giochi e sulle accise dei tabacchi (1,5 mld annui), sulle rendite finanziarie (circa 3 mld nel biennio 2012-2013 e 1,9 mld. nel 2014), dalle norme di contrasto all’evasione (0,7 mld nel 2012 ed 1,6 mld negli anni successivi), dalla riduzione delle agevolazioni fiscali (4 mld nel 2012 e 12 mld nel 2013).

– RISPARMI. I tagli di spesa riguarderanno le dotazioni finanziarie dei Ministeri (6 mld nel 2012 e 2,5 mld nel 2013) e la revisione del patto di stabilita’ interno per gli enti territoriali (4,2 mld nel 2012e 3,2 mld nel 2013).

– L’IVA PASSA DAL 20 AL 21%. L’aumento dell’aliquota Iva ordinaria dal 20 al 21% garantira’ un maggior gettito di 4,236 miliardi su base annua dal 2012. Per l’anno 2011 il maggior gettito e’ stimato in circa 700 milioni. L’aumento scattera’ a decorrere dall’entrata in vigore della legge di conversione del decreto.

– CONTRIBUTO DI SOLIDARIETA’ SOPRA 300 MILA EURO. La super-tassa del 3% sui redditi sopra i 300mila euro scattera’ dall’1 gennaio 2011 fino al 31 dicembre 2013 e potra’ essere prorogata “anche per gli anni successivi al 2013, fino al raggiungimento del pareggio di bilancio” con un dpcm. Nessun doppio prelievo per i dipendenti pubblici e per le ‘pensioni d’oro’. La super-Irpef non si applica infatti, in questi casi, sui redditi da lavoro.

– ANTICIPO RIDUZIONI FISCALI. Anticipati gli effetti della riduzione delle agevolazioni fiscali previsti dalla precedente manovra: non inferiori a 4 miliardi di euro al 30 settembre 2012 (anziche’ per il 2013), a 20 miliardi annui dal 2013 (anziche’ dal 2014).

– PENSIONI, AUMENTO ETA’ DONNE PRIVATO DAL 2014. L’aumento graduale dell’eta’ di pensionamento delle donne nel settore privato partira’ dal 2014, con l’incremento di un mese, per completarsi nel 2026.

– ARTICOLO 8. Saranno possibili deroghe alle leggi nazionali sul contratto di lavoro per gli accordi aziendali e territoriali, comprese quelle sui licenziamenti fatti salvi quelli discriminatori quindi i diritti legati alla maternita’ e ai congedi parentali. Recepito anche l’accordo del 28 giugno sulla rappresentanza sindacale.

– STOP RINVIO TREDICESIME STATALI. Nel caso in cui i ministeri non raggiungano gli obiettivi di risparmio scattera’ la riduzione del 30% della retribuzione di risultato dei dirigenti responsabili e non piu’ il rinvio delle tredicesime.

– SALVI 1 MAGGIO, 2 GIUGNO E 25 APRILE. Sono escluse dall’accorpamento alle domeniche le feste civili del 1 maggio (Festa del Lavoro) del 25 aprile (Festa ella Liberazione) e del 2 giugno (festa della Repubblica). Confermato il salvataggio delle feste concordatarie religiose mentre restano fuori le feste patronali.

– STRETTA SU PATTO DI STABILITA’ INTERNO. Ridefinita e anticipata al 2012 la misura aggiuntiva del concorso finanziario per gli enti locali per il raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica, Ugualmente anticipate l’applicazione del meccanismo dei parametri di virtuosita’ e la possibilita’ per le regioni di modificare l’aliquota di base dell’addizionale regionale Irpef.

– 100% PROVENTI ROBIN TAX A ENTI LOCALI. Non sono dimezzati ma solo ridotti di 1,8 miliardi i tagli agli enti locali e le risorse arriveranno tutte dalla Robin tax. Nessun alleggerimento quindi per i ministeri che non potranno beneficiare dei proventi della Robin tax che saranno destinati al 100% agli enti locali.

– AI COMUNI INTROITI LOTTA EVASIONE. I comuni parteciperanno all’attivita’ di accertamento tributario e incasseranno tutte le somme di quanto recuperato con la lotta all’evasione fiscale.

– SPENDING REVIEW, VERSO SUPER-INPS. E’ la revisione della spesa pubblica mirata alla definizione dei costi standard che getta le basi per l’accorpamento degli enti di previdenza pubblici, l’integrazione operativa delle agenzie fiscali, il coordinamento delle forze dell’ordine e la riorganizzazione dei consolati.

– STRETTA PICCOLI COMUNI, VERSO UNIONI. Soppressione delle giunte e obbligo di gestione sotto forma di unione dei servizi fondamentali per i comuni con meno di mille abitanti.

– DEROGA A BLOCCO TURN OVER PER REGIONI INDEBITATE. Deroga al blocco del turn over per il personale del servizio sanitario regionale delle regioni sottoposte ai piani di rientro dai disavanzi sanitari che avranno conseguito risparmi di riduzione di lavoro straordinario.

– ROMA CAPITALE. Il commissario straordinario titolare della gestione commissariale di Roma Capitale non puo’ essere il sindaco e puo’ affidare alcune attivita’ finalizzate all’attuazione del piano di rientro a una societa’ totalmente controllata, direttamente o indirettamente, dallo Stato.

– AUTONOMIE, RISPETTATE LE SPECIALITA’. I tagli delle risorse destinati ai comuni dalle Regioni dovranno avvenire nel rispetto dello Statuto delle Regioni autonome e delle Province autonome di Trento e Bolzano.

– DELEGA PER RIORDINO UFFICI GIUDIZIARI. Arriva la delega al governo per il riordino degli uffici giudiziari, tenendo conto di alcuni criteri base tra cui il numero di abitanti, l’estensione e i carichi di lavoro.

– INDENNITA’ PARLAMENTARI. Ridotto il taglio alle indennita’ dei parlamentari che percepiscono altro reddito. Taglio che non sara’ pi del 50% dell’indennita’ come previsto dal testo del 13 agosto. Inoltre anche la carica di parlamentare europeo diventa incompatibile con altre cariche pubbliche – SALVI MINI ENTI. Salvi dalla soppressione i piccoli enti di ricerca e culturali con meno di 70 dipendenti. Vengono risparmiate istituzioni come l’Accademia dei Lincei e l’Accademia della Crusca.

– RIORGANIZZAZIONE CNEL. Rinviata la riorganizzazione del Cnel a un decreto del Presidente del Consiglio che dovra’ essere emanato entro sessanta giorni dall’entrata in vigore della manovra di ferragosto.

– CARCERE EVASORI. Carcere per chi evade oltre 3 milioni di euro, ma erche’ scattino le manette l’ammontare dell’imposta evasa dovra’ essere superiore al 30% del volume d’affari – RIDOTTA LA SOGLIA PER USO DEL CONTANTE Riduzione da 5.000 a 2.500 euro la soglia massima per l’utilizzo del contante e dei titoli al portatore.

– DICHIARAZIONI REDDITI ONLINE SENZA NOMI. Le dichiarazioni dei redditi potranno essere pubblicate sui siti dei Comuni, ma soltanto per aggregati o categorie.

– STOP A DICHIARAZIONI RAPPORTI CON BANCHE IN UNICO. Non ci sara’ l’obbligo, come inizialmente ipotizzato, di indicare nella dichiarazione dei redditi la banca presso cui si ha il conto.

– CONTROLLI PREVENTIVI AGENZIA ENTRATE. L’Agenzia delle Entrate potra’ controllare i conti correnti dei contribuenti e non solo in caso di avvio di accertamento ma anche in forma preventiva.

– ENTRO 2011 RISCOSSIONE SOMME CONDONO 2002. Le somme non riscosse del condono tombale del 2002 potranno essere recuperate attraverso “un’azione coattiva”, con la maggiorazione degli interessi maturati, entro il 31 dicembre 2011. Prorogata di un anno la riscossione dell’Iva.

– TRE MESI DI TEMPO PER RESTITUIRE BONUS BEBE’. Chi ha beneficiato del bonus bebe’ senza averne diritto avra’ tempo tre mesi per restituire le somme ricevute e non incorrere in sanzioni penali e amministrative.

– SOCIETA’ DI COMODO. Scatta la maggiorazione del 10,5% dell’aliquota Ires che si applichera’ al reddito “imputato per trasparenza”. Le societa’ che presentino dichiarazioni in perdita fiscale per tre anni consecutivi saranno considerate “non operative”.

– PMI, MINORI SANZIONI MA SOLO SE IBAN E’ SU UNICO. Le piccole imprese che non pagano in contanti avranno sanzioni ridotte solamente se sulla dichiarazione dei redditi indicheranno i propri rapporti con le banche. La norma riguarda le pmi con ricavi e compensi dichiarati non superiori ai 5 milioni di euro che commettono omissioni nella presentazione della dichiarazione dei redditi e dell’Iva.

– ALIQUOTA UNICA PER REDDITI DI CAPITALE. Dal 1 gennaio 2012 unficate al 20% le attuali aliquote del 12,50 e del 27 % sui redditi di capitale e sui redditi diversi. Esclusi titoli di Stato ed equiparati.

– TASSA PER MONEY TRANSFER. Imposta di bollo al 2%, per un minimo di 3 euro, sui trasferimenti di denaro all’estero attraverso gli istituti bancari, le agenzie ‘money transfer’ e altri agenti in attivita’ finanziaria. Esenti le persone fisiche munite di matricola Inps e codice fiscale e i cittadini europei.

– STRETTA SULLE COOP, PIU’ TASSATI GLI UTILI. Arriva la stretta sulle coop. E’ previsto un aumento dal 30 al 40% del peso degli utili nella formazione della base imponibile. Dal 55 al 65% per le societa’ cooperative di consumo e i loro consorzi – SUD, SALVI FAS REGIONALI. Nella clausola di salvaguardia che prevede un taglio del fondo per le aree sottoutilizzate qualora i ministeri non raggiungano gli obiettivi di risparmio vengono messi al riparo i fondi regionali.

– SALTA CERTIFICAZIONE DEBITI P.A. CON IMPRESE. Salta la norma sulla certificazione dei debiti contratti dalle pubbliche amministrazioni con le imprese. La misura approvata in commissione Bilancio dava la possibilita’ alle banche di poter riscattare i debiti delle imprese.

– LIBERALIZZAZIONI. Rimosse alcune delle restrizioni all’accesso e all’esercizio delle professioni e delle attivita’ economiche. Esclusi dalle liberalizzazioni i servizi taxi e gli Ncc. Numero chiuso invece per le farmacie. Semplificazioni per segnalazione certificata di inizio attivita’, denuncia e dichiarazione di inizio attivita’.

– SOLO IN CITTA’ D’ARTE APERTURA NEGOZI LIBERA. Stop all’apertura serale e domenicale libera per tutti i negozi. La possibilita’ permane solamente per le localita’ turistiche e le citta’ d’arte.

– GIOCHI E TABACCHI. Ai monopoli di Stato vengono dati piu’ ampi poteri nell’emanazione di disposizioni in materia di giochi pubblici, e al direttore generale il potere di proporre al ministro dell’Economia l’aumento delle accise sui tabacchi. 

– 7 MILIONI PER SISMA BASILICATA. Autorizzata la spesa di 7 milioni di euro per l’anno 2011 per il ripristino e la messa in sicurezza delle infrastrutture colpite dal sisma in Basilicata del 2011, per la quale regione e’ stato dichiarato lo stato di emergenza.

Mantenere politici e casta? Costa 24 miliardi

Mantenere i politici e casta? Costa 24 miliardi all’anno
La notizia è servita via RSS da Libero link Feed-RSS
04/07/2011 11:42:28
Mantenere politici e casta? Costa 24 miliardi all’anno

Il presupposto lo abbiamo capito: dobbiamo arrivare al pareggio di bilancio entro il 2014 e quindi nei prossimi quattro anni saremo costretti a trovare risorse per circa 47 miliardi di euro. Il perché anche: ce lo chiede l’Europa e se dovessimo sforare, le agenzie di rating (le ormai arcinote Standard & Poor’s e Moody’s) starebbero lì pronte a dirci che non siamo affidabili con la conseguenti inevitabili punizioni (leggi aumento degli interessi da pagare sul debito). Quella che ci manca è una risposta a una domanda che sorge spontanea: ma perché i nostri governanti si accaniscono contro chi arriva a stento a fine mese con una pensione da 1.400 euro e non danno invece una bella sforbiciata ai costi della politica? Domanda retorica. La risposta è facilmente intuibile. Poco difendibile però, soprattutto se si vanno a vedere i numeri. E a questo ci ha pensato la Uil. Il sindacato guidato da Luigi Angeletti che in uno studio elaborato qualche settimana fa, e che Libero aveva pubblicato, metteva nero su bianco una cifra che anche a ripubblicarla ci sembra sbalorditiva: ogni anno i costi della politica, diretti e indiretti, ammontano a 18,3 miliardi; a questi sono da aggiungere i 6,4 dovuti a un sovrabbondante sistema istituzionale. Il totale è: 24,7 miliardi. Circa 646 euro a contribuente. Facendo due calcoli: se per i prossimi quattro anni i politici dimezzassero le spese che ruotano intorno al loro complesso mondo, l’Italia non avrebbe più il problema del deficit e i pensionati dormirebbero sonni molto più tranquilli. Anche perché non stiamo parlando di una ristretta cerchia di grandi menti che prestano il loro nobile servizio per migliorare la vita dei cittadini, ma di 1,3 milioni di persone che vivono, direttamente o indirettamente, di politica. I CASI ECLATANTI Qualche esempio: abbiamo 145 mila tra parlamentari (nazionali ed europei), ministri (e sottosegretari), e amministratori locali (sindaci, presidenti, assessori e consiglieri vari); 24 mila stipendiati nei consigli di amministrazione delle 7 mila società, enti e consorzi delle pubbliche amministrazioni; e una miriade di consulenti e addetti agli uffici di gabinetto. Tanto per intenderci: il funzionamento degli organi dello Stato centrale (presidenza della Repubblica, presidenza del Consiglio, Camera dei deputati, Senato della Repubblica e Corte Costituzionale) quest’anno ci costa più di 3,2 miliardi di euro. Cento milioni in più servono, invece, per garantire la corretta azione di Regioni, Province e Comuni. Mentre altri 529 se ne vanno per Corte dei Conti, Consiglio di Stato, Cnel, Csm e Consiglio giustizia amministrativa della Regione Sicilia. LE PROPOSTE Obiezione: mica sarà possibile tagliare tutto? Certo che no, ma di spazio per razionalizzare ce n’è e tanto. Qualche spunto ce lo dà la stessa Uil. Lo studio del sindacato evidenzia che “se le Province si limitassero a spendere risorse, soltanto per i compiti stabiliti per legge, il risparmio sarebbe quantificabile in un miliardo e duecento milioni di euro all’anno”. Niente male. E poi continua: “Inoltre, se si accorpassero gli oltre 7.400 Comuni al di sotto dei 15 mila abitanti, il risparmio ammonterebbe a tre miliardi e duecento milioni”. Non stiamo parlando di proposte che arrivano da Marte, ma di provvedimenti annunciati più volte dai politici, sia di destra che di sinistra, che però non hanno mai trovato terreno fertile in Parlamento. Altri esempi? “basterebbe una più sobria gestione del funzionamento degli uffici regionali – si legge ancora nel documento – per risparmiare altri 1,5 miliardi di euro e oltre 500 milioni l’anno potrebbero arrivare da una razionalizzazione del funzionamento dello Stato centrale e degli uffici periferici”. Del resto il decentramento amministrativo avvenuto in questi anni (si pensi agli esempi dei ministeri del Turismo, dei Giovani, degli Affari regionali e di vari dipartimenti affidati a diversi sottosegretari) dovrebbe andare proprio in questa direzione. Morale della favola: se l’obiettivo è dare una bella sforbiciata alle spese della casta senza ridurre i servizi ai cittadini, una soluzione si trova. E quella proposta dalla Uil fa al caso nostro: decurtiamo del 20% i 18 miliardi e passa di costi diretti e indiretti della politica e aggiungiamoci i risparmi per l’efficientamento delle istituzioni pubbliche. La somma di 3,7 più 6,4 fa 10 miliardi e passa all’anno. In quattro anni più di 40 miliardi. Non sono i 47 della manovra, ma basterebbero per “zittire” l’Europa e assicurare una vecchiaia tranquilla a chi vive della propria pensione. di Tobia De Stefano

Pubblicato da Sesto66 a 07:11 0 commenti
Invia tramite email
Postalo sul blog
Condividi su Twitter
Condividi su Facebook
Condividi su Google Buzz

Etichette: Italia inchieste, Italia Politica

Seggi aperti in tutta Italia per i referendum, sfida è sul quorum

Per essere validi serve partecipazione metà più uno elettori aventi diritto. Alle 12 primo dato affluenza

Seggi aperti in tutta Italia per i referendum, sfida è sul quorum
Roma, 12 giu. (TMNews) – Seggi aperti in tutta Italia da questa mattina alle 8 fino alle 22 di stasera per i quattro referendum su ritorno al nucleare, gestione e tariffe dell’acqua, legittimo impedimento a partecipare ai processi. Le sezioni elettorali in tutte le Regioni italiane sono oltre 60 mila:61.601. E torneranno ad aprirsi domani, dalle 7 alle 15. Gli italiani chiamati fra oggi e domani alle urne sono oltre 47 milioni. La sfida è tutta sul raggiungimento del quorum: per essere valido, a votare per ciascun referendum deve presentarsi la metà più uno degli aventi diritto. Il ministero degli Interni renderà nota dal proprio sito oggi la prima rilevazione sull’affluenza alle 12, una seconda alle 19 e infine, a chiusura della prima giornata elettorale, alle 22. Domani, invece, nessuna rilevazione intermedia: ‘battiquorum’, dunque, fino alle 15 quando si saprà se è stato raggiunto o meno il numero minimo di partecipazione al voto per la validità della consultazione referendaria. Chiusi i seggi, infatti, arriverà il primo ‘verdetto’ del Viminale sulla validità della consultazione refeerndaria (la partecipazione al voto del 50%+1 degli elettori in ciascuno dei diversi referendum) prima dell’inizio dello spoglio e quindi della proclamazione del risultato: vittoria dei sì o dei no. Se infatti il quorum non venisse raggiunto, la consultazione sarebbe proclamata nulla. E verrebbe dichiarato nullo anche lo scrutinio dei ‘sì’ e dei ‘no’ anche se per prassi poi le schede vengono controllate e il risultato reso noto comunque. Nel caso in cui il quorum fosse mancato per poco, non è escluso un periodo di ‘sospensione’ del risultato che potrebbe durare da lunedì a giovedì. Solo allora, infatti, si riunirà, l’ufficio centrale della Cassazione per i referendum a cui spetta la proclamazione del risultato: valido/non valido, vittoria dei sì o dei no. E i promotori hanno già preannunciato istanze alla Suprema Corte per il ricalcolo e l’abbassamento del quorum qualora l’astensione all’estero risulti determinante. In considerazione del mancato voto all’estero sul nucleare per la ristampa all’ultimo momento delle schede. E per i molti plichi tornati indietro alla sedi consolari per errori negli indirizzio degli elettori all’estero. Nel dettaglio, i referendum interessano, sul territorio nazionale, sulla base dei dati riferiti al 45esimo giorno antecedente la votazione e suscettibili di lievi modificazioni al termine della revisione straordinaria delle liste elettorali attualmente in corso, 47.357.878 elettori, di cui 22.734.855 maschi e 24.623.023 femmine.Il corpo elettorale della circoscrizione estero interessato alle consultazioni referendarie, che ha già votato nei giorni scorsi per corrispondenza grazie ai plichi inviati alle amabasciate italiane, è di 3.236.990 elettori: il dato è suscettibile di variazione in relazione all’eventuale ammissione al voto disposta dalle autorità consolari competenti. Il rebus del quorum legato in particolare al nucleare, con l’impossibilità materiale di far rivotare gli italiani all’estero sul quesito come riformulato da pochi giorni dalla Cassazione con ok della Corte Costituzionale, porta a dire che solo se alle urne si recheranno almeno 26 milioni di italiani vi sarà certezza sul raggiungimento della soglia minima di validità. Red/Pol

Meno soldi per malati oncologici

Conferme arrivano dalle norme di legge: la Finanziaria 2010 stanziava, al comma 40, 50 milioni per assistenza e cura ai malati oncologici. E proprio da quel fondo sono stati presi i 5 milioni, voluti dalla Lega, che consente altri sei mesi di tempo agli allevatori per pagare le multe per lo sforamento delle quote latte.

IL CASO – DOPO MENO DI UN ANNO TORNA L’INDENNITÀ PER CHI È ELETTO NELLE CIRCOSCRIZIONI. Saltano (di nascosto) i tagli alla politica Nel decreto sul Fus scompare la riduzione dei consiglieri di Roma e Milano. L’«attenzione» del Colle

ROMA – Trasudavano indignazione, le parole di Marco Marsilio: «Pretendere che lavorino gratis o rimettendoci di tasca loro significa allontanare i cittadini onesti e normali dalla politica e dalle istituzioni». Il deputato del Pdl ce l’aveva con la manovra economica di Giulio Tremonti che aveva abolito le indennità dei consiglieri circoscrizionali. Un segnale inequivocabile che tutti, in un momento di difficoltà economica, avrebbero dovuto stringere di un buco la cinghia. Ma scarsamente digeribile. «Ricordo che a Roma ognuno dei 19 municipi è esteso come Milano e abitato da una città come Bologna», insisteva Marsilio. Ma il suo grido di dolore non intenerì Tremonti.

Gianni Letta, sottosegretario alla presidenza del Consiglio Letta e il capo di Gabinetto Salvo Nastasi, alla presentazione del decreto legge del Fus

È durata poco: sei mesi dopo è arrivato il primo gesto riparatore. Nel silenzio più totale, con una norma infilata in uno degli ultimi provvedimenti, l’indennità è stata ripristinata, per il sollievo dei consiglieri circoscrizionali delle quindici città metropolitane. Poi, mercoledì 23 marzo, un secondo regaluccio. Ma questa volta soltanto per il Comune di Roma. Nello stesso decreto legge che con l’aumento della benzina ha restituito un po’ di soldi al Fondo unico per lo spettacolo è spuntata una norma piccola piccola che triplica il numero di ore di permesso retribuito ai consiglieri circoscrizionali di Roma, portandole da un quarto di quelle spettanti ai consiglieri comunali a tre quarti. Cosa significa? Che se prima un consigliere circoscrizionale poteva assentarsi dal posto di lavoro per un’ora al giorno, oggi può ritornare dopo tre ore. E il costo relativo viene addebitato dal suo datore di lavoro al Comune. Come si motiva un privilegio che costringerà il Campidoglio a spendere il triplo? Con il fatto che Roma è «capitale»: ragion per cui i consiglieri circoscrizionali sarebbero più impegnati dei loro colleghi di Milano, Palermo o Genova. Difficile, per non dire impossibile, non intravedere in questa misura a dir poco singolare l’impronta digitale del sindaco di Roma Gianni Alemanno. Al quale non sarà certamente dispiaciuta una seconda sorpresa contenuta nel decreto di mercoledì.


Si tratta dell’articolo con il quale viene stabilito che il taglio del 20% del numero dei consiglieri comunali deciso l’anno scorso ed entrato in vigore dal primo gennaio 2011 non si applica alle città con una popolazione superiore al milione di abitanti. Cioè Roma e Milano, entrambe amministrate dal centrodestra. Per un soffio (circa 30 mila abitanti) il Comune di Napoli, guidato dal centrosinistra, potrebbe invece essere fuori. Roma e Milano non saranno quindi costrette a ridurre da 60 a 48 componenti i loro consigli comunali e potranno avere fino a 15 assessori. Più il sindaco, naturalmente. Dice il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni: «Siamo alle solite. Anche stavolta non hanno mantenuto la parola. Ogni volta che c’e da tagliare sui costi della politica si rimangiano la parola. Il risultato è che aumentano pure le tasse per i cittadini. Una vergogna».
Va detto che il tentativo di salvare una trentina di poltrone nelle due città più grandi del Paese non è una novità assoluta. La norma era stata già infilata di soppiatto nel famoso decreto milleproroghe approvato un mese fa. Poi però era improvvisamente saltata: il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano aveva imposto che venisse rimossa dal testo definitivo. La motivazione ufficiale? Lo stop alla cura dimagrante dei consigli comunali di Roma e Milano (e magari Napoli?) c’entrava come i cavoli a merenda con la materia di quel provvedimento, destinato a reiterare delle scadenze risultate impossibili da rispettare. Una motivazione che però doveva nascondere qualche perplessità ben più profonda, se il Quirinale ha messo un’altra volta sotto stretta osservazione il salvataggio di quelle poltrone: la cui urgenza, evidentemente tale secondo il governo da richiedere addirittura l’inserimento in un decreto legge nel quale si parla di tutt’altro, è davvero arduo giustificare. Senza considerare, poi, una questione di rispetto istituzionale. Il Quirinale chiede di togliere una norma da un decreto legge e nemmeno quattro settimane più tardi Napolitano se la ritrova sotto il naso in un altro decreto legge? Non sarebbe sorprendente se anche questo aspetto della vicenda venisse considerato inaccettabile.

Sergio Rizzo
25 marzo 2011

http://www.corriere.it