Programmare il proprio futuro pensionistico

All’inizio di un nuovo anno si fanno progetti e propositi che si conta di realizzare nel corso del medesimo. Scientemente o inconsciamente lo facciamo ogni anno e fortunatamente, alla fine di questo, pochi si prendono la briga di verificare di quanto volevamo fare si è realizzato e se lo facciamo la colpa dell’irrealizzato  la imputiamo quasi sempre agli altri, alla cattiva sorte o semplicemente alla “congiuntura sfavorevole “.

E’ pur vero che con i tempi che corrono è difficile progettare qualcosa. Se un giovane non ha lavoro , cosa progetta? Non può mettere su famiglia, comprare casa,  mettere al mondo figli. Gli resta solo da rimanere a casa di mammà  e sperare nel Job Act! L’Italia è il paese che ha il più alto tasso di disoccupazione, specie fra i giovane. Quelli adulti che il lavoro ce l’hanno, rischiano di perderlo ogni giorno con la probabilità di finire nel nuovo limbo del terzo millennio, il limbo degli esodati, senza stipendio e senza pensione.
Tuttavia, anche se la realtà e questa, ci sono  comunque dei segnali di speranza, a cominciare dalla diminuzione dello spread,  arriva sempre il momento della svolta della vita, e dai lavoretti si passa a qualcosa di più saldo ed impegnativo. Quello è il momento per ricominciare a pianificare, progettare, oltre che sognare una vita migliore. Nel campo del lavoro, degli affetti e in ultimo della pensione.
Per molti il pensionamento è una meta lontana , molti sono convinti di poter far poco,  mentre invece si può costruire   la strada che porta  alla  propria pensione.
Scegliendo per esempio la strada della pensione complementare.
In questo campo la confusione è tanta e non è facile districarsi.
Per risolvere il problema previdenziale non basta decidere di aderire alla previdenza complementare. Aderire a un fondo pensione è come acquistare una macchina, si deve comprendere le caratteristiche tecniche dei vari modelli capire quale il più adatto alle proprie esigenze e possibilità.
Il punto di partenza della pianificazione previdenziale è l’identificazione del proprio bisogno pensionistico, perché  i bisogni non sempre sono palesi, nè sono correttamente percepiti. Esempio classico è il lavoratore giovane che fa fatica a comprenderlo perché impegnato a soddisfare bisogni più prossimi, carriera, casa ecc…
Molti si basano ancora sulle pensioni erogate oggi, che però non saranno quelle di domani. Insomma trovato il posto di lavoro bisogna pensare subito alla pensione perché per avere una vecchiaia serena occorre bisogna pensarvi da giovane.
Il processo di pianificazione inizia cominciando a prevedere quale sarà  l’importo pensionistico  del primo pilastro.
Si tratta di individuare attendibilmente l’ammontare delle prestazioni che costituiranno le nostre entrate future anche se la data di pensionamento sarà sempre più spostata in avanti.
In attesa che l’Inps si decida a spedire la famosa “”,  ci sono vari motori di simulazione che consentono quest’operazione. L’utilizzo di questi strumenti consente  innanzitutto di vedere se conviene fare il riscatto della laurea, fare la ricongiunzione dei periodi assicurativi, procedere agli accrediti figurativi dei contributi  e poi di individuare  il , elemento indispensabile per valutare la necessità di una integrazione pensionistica.
Il tasso di sostituzione è il rapporto fra ultimo stipendio e importo della prima rata di pensione
Ogni lavoratore ha una sua storia retributiva e lavorativa per cui le generalizzazioni e il raffronto con una situazione apparentemente analoga con  l’amico o collega possono essere falsi e fuorvianti. Conseguentemente ogni pianificazione deve essere fatta tenendo conto della specifica situazione personale
La stima non è semplice, e richiede l’analisi di tutta la vita lavorativa, passata e futura.
Una volta che abbiamo chiari questi elementi si può impostare la nostra strategia previdenziale. Essa non deve guardare soltanto ai consumi ricorrenti, ma anche all’accumulo di un capitale di sicurezza per  far fronte a eventi imprevisti
I passi successivi consiste scelta degli strumenti, le modalità di risparmio e la sua gestione.
Cosa fare dunque?  Conviene  aderire a una forma di previdenza complementare o tenerci il TFR come capitale di sicurezza, quale livello di rischio possiamo assumerci nello scegliere un comparto, una linea di investimento se ci iscriviamo ad un fondo. Conviene un Fondo chiuso o aperto o una polizza individuale come un ?
Nella valutazione non bisogna dimenticare vantaggi fiscali legati alla previdenza complementare rispetto alla scelta di altri strumenti di risparmio.
La fase del risparmio non è semplice né indolore. Si tratta infatti di destinare risorse che disponiamo  oggi a un obiettivo lontano nel tempo e comunque incerto, scegliendo anche quanto risparmiare: più risparmio oggi, più sicurezza domani. Ma il raggiungimento  di questo obiettivo  è certamente molto difficile quando si tratta di lavoratori con basso reddito, come in genere lo sono quelli a contratto determinato.
Una volta fatta la scelta, decisa la quota di risparmio previdenziale, la terza fase del  processo di pianificazione è quella del monitoraggio.
La probabilità che il futuro non sarà come lo abbiamo pensato è molto elevata. Ma  se le stime sono state fatte bene possiamo immaginare le possibili evoluzioni. All’inizio abbiamo davanti tante strade ipotetiche, poi una strada sarà quella certa: il futuro che è diventato passato.
Durante la vita infatti tutto può cambiare, il lavoro,  la carriera, le modalità di calcolo della pensione,  l’ età pensionabile, elementi che possono incidere notevolmente sul futuro assegno pensionistico e quindi sul fabbisogno integrativo.
Anche al pensionamento, raggiunto il diritto alla pensione integrativa, occorre ancora fare delle scelte. Perché mentre la pensione pubblica è di una sola tipologia ed è predeterminata, la previdenza complementare offre varie possibilità di rendita.
Occorre sapere scegliere quella più idonea, facendo gli scongiuri, definire le tutele per i familiari in caso di morte prematura,  predisporre il tipo di rivalutazione, cosa importantissima visto gli attuali blocchi sulla rivalutazione delle pensioni pubbliche. Le tipologie di rendita più diffusa sono la riversibile, certa per un periodo determinato, la contrassi curata. Quella riversibile è la più normale ed il beneficiario può anche essere un non erede, ma una persona indicata dall’aderente, certa per un numero di anni, significa avere una rendita vitalizia  e al decesso, per esempio, far godere agli eredi, per es, un orfano minorenne, fino al raggiungimento della maggiore età, la quota reversibile. La contrassi curata significa garantire agli eredi il capitale residuo esistente.
Camillo Linguella

Pensioni, i nuovi limiti di età Fine della pensione di anzianità ed equiparazione dell’età pensionabile tra uomo e donna. Due delle grandi novità introdotte dall’ultima riforma. La scheda

fornero
PENSIONI FUTURE 

Pensione, un miraggio per 3 milioni di giovani

Per la maggior parte degli under 35 la pensione è un traguardo irraggiungibile

Il 1° gennaio 2012 è stata una data di svolta per lepensioni italiane. Da questa data infatti entra definitivamente in vigore per tutti i lavoratori il sistema di calcolo contributivo cioè basato suicontributi effettivamente versati durante l’intera vita lavorativa. Un metodo di calcolo che si distingue da quello retributivo, fondato sulla media delle retribuzioni percepite negli ultimi anni di lavoro, che avvantaggiava il lavoratore ma che non era più sostenibile economicamente per il paese.

Chiariamo subito che la riforma non tocca chi al 1° gennaio di quest’anno era già in pensione e continuerà a prendere lo stesso assegno. 

Per chi ancora lavora, invece, la prospettiva pensionistica può cambiare di molto a seconda dell’età anagrafica e dell’anzianità di servizio. Vediamo nel dettaglio cosa cambia.

Finora erano due i criteri di funzionamento del meccanismo delle pensioni:
•  pensione di anzianità: al raggiungimento di un determinato numero di anni di lavoro (o meglio, di contribuzione) prima dell’età anagrafica massima;
•  pensione di vecchiaia: al raggiungimento di una determinata età anagrafica.

ANZIANITA’

Ma dal 1° gennaio la pensione di anzianità non esiste più e viene sostituita dalla pensione anticipata. La soglia precedente dei 40 anni di servizio viene così modificata:

 Anzianità Uomini
Donne
 – nel 2012 42 anni + 1 mese 41 anni + 1 mese
 – nel 2013 42 anni + 2 mesi 41 anni + 2 mesi
 – dal 2014 42 anni + 3 mesi 41 anni + 3 mesi


Ma la pensione anticipata viene disincentivata (con alcune eccezioni) tramite:
•  la riduzione dell’1% sulle anzianità contributive maturate prima del 2012, se viene richiesta prima dei 62 anni d’età;
•  la riduzione del 2%, se viene richiesta prima dei 60 anni d’età.

Con la riforma Fornero viene abolito il precedente meccanismo delle “quote” che sommava l’età anagrafica e contributiva e anche quello della “finestra mobile” cioè l’attesa di altri 12 mesi al raggiungimento dei requisiti della pensione.

Eccezioni

Per evitare la doccia gelata a chi era già sulla soglia della pensione, la manovra Fornero prevede che può andare in pensione a 64 anni:
•  un dipendente privato con 35 anni di contributi che con il vecchio sistema delle “quote” avrebbe raggiunto i requisiti il 31 dicembre 2012 (quota 96 sommando gli anni di anzianità e l’età anagrafica);
•  una lavoratrice del settore privato che, sempre entro il 31 dicembre 2012, ha 20 anni di contributi e60 anni d’età. 

VECCHIAIA

Il limite per la pensione di vecchiaia, invece, subisce un innalzamento di un anno, da subito, per gli uomini e di sei anni, progressivamente, per le donne, per arrivare a una completa equiparazione nel 2018:

 Vecchiaia Uomini
Donne
 – nel 2012 66 anni Dipendenti: 62 anni
Autonome: 63 anni + 6 mesi
 – nel 2014 66 anni Dipendenti e autonome: 64 anni
 – dal 2016 66 anni Dipendenti e autonome: 65 anni
 – dal 2018 66 anni Dipendenti e autonome: 66 anni


Discorso diverso per le dipendenti donne del settore pubblico iscritte a Fondi esclusivi per le quali la soglia della pensione a 66 anni è scattata già dal 1° gennaio 2012.

In tutti i casi è necessario avere avere un’anzianità contributiva di almeno 20 anni.

Resta sempre valido il requisito dell’adeguamento dell’età pensionabile all’allungamento delle aspettative di vita, già introdotto dalla precedente riforma Berlusconi del 2010. Cioè, dal momento che si vive di più, occorre andare in pensione più tardi. Dal 2013 (prima l’avvio era previsto nel 2015) la soglia verrà adeguata all’aumento della vita media in base ai date forniti dall’Istat con cadenza triennale in base ai dati forniti dall’Istat. Nel 2022 il limite arriverà in ogni caso a 67 anni(A.D.M.)

Forse perché i miei soldi

Mi sono seduto al tavolo per giocare una partita a carte,ma non era una partita normale era la mia vita lavorativa,una partita iniziata a ottobre del’1986,una partita con l’Inps dove lo scopo era arrivare a 55 anni con 35 anni di contributi.

Invece cosa fanno a partita già iniziata da un po’ ti alzano i punti necessari per vincere punti sommando età e anni lavorativi,prima 80 poi 90 ed ancora 100 quindi andavo in pensione a 60 anni con quaranta anni di contributo,5 anni in più.

Oggi la Marcegaglia con la sua associazione pretende minimo 62 anni per portarlo gradatamente a 65 e più su…

Io oggi come oggi ho versato 25 anni di contributo e mi trovo a dover lavorare altri altri 20 anni per arrivare a 65 anni con 45 anni di contributi…

In compenso lavorerò di più non per avere una percentuale più alta di pensione rispetto agli stipendi lavorativi,anzi cercano di diminuire sempre di più la percentuale che ti devono dare.

Perché allora non mi ridate i miei 20 anni di contributi per farmi una mia pensione e mettere anche gli anni a venire?

Forse perché i miei soldi devono servire a pagare la pensione di 3000 euro mensili alle varie Ciccioline perché sono stati senatori o deputati per solo 5 anni?

Forse perché i miei soldi servono per le auto blu ed io giro con una vecchia peugeot 206 sperando che duri il più possibile?

Forse perché i miei soldi servono per pagare i rimborsi elettorali anche dei partiti che non appoggio?

Forse perché i miei soldi sono come quella frase comica”Quel che è tuo è mio,e quello che è mio è mio” e che ad aprile 2012 arriverò a pagare il 54 % di tasse…

Almeno la mafia o la camorra non arriva a tali percentuali per la protezione e pagata tramite pizzo…

E si proprio così lo stato non si atteggia verso i suoi figli come una madre amorosa ma come un barista che deve spremere il più possibile il cittadino arancio per poter fare più aranciata possibile con un solo arancio,almeno nei miei confronti e nella maggior parte degli Italiani.

L’Anziano Gino V

MESSAGGIO PER TUTTI GLI ITALIANI:

MESSAGGIO PER TUTTI GLI ITALIANI:

GIULIO TREMONTI CHIEDE

DI AUMENTARE L’ETA’ DELLE PENSIONI

PERCHE’ IN EUROPA TUTTI LO FANNO.

ANCHE NOI CHIEDIAMO:

DI ARRESTARE TUTTI I POLITICI CORROTTI

PERCHE’ IN EUROPA TUTTI LO FANNO

E DI DIMEZZARE GLI STIPENDI

E I PRIVILEGI A PARLAMENTARI E SENATORI,

PERCHE’ IN EUROPA

NESSUNO GUADAGNA COME LORO.

SE APPROVI,

PUBBLICA LO STESSO MESSAGGIO COPIA E INCOLLA

Dal Senato sì alla manovra, tagli ai bonus per le famiglie Approvata la fiducia sul testo che passa alla Camera. Tra le novità tagli su asili nido, nuclei con figli e spese mediche. Il testo approvato con 161 sì e 135 no

Roma, 14 lug. (TMNews) – Il governo incassa lafiducia di palazzo Madama sulla manovra economica per il pareggio di bilancio nel 2014. Il decreto, dopo un esame lampo al Senato, passa all’esame della Camera che lo licenzierà definitivamente domani. I voti favorevoli sono stati161, i contrari 135 e 3 gli astenuti.

La stretta della manovra fiscale s’abbatte sulla famiglia con tagli su asili nido, nuclei con figli espese mediche. Il taglio lineare del 5% per il 2013 e del 20% a partire dal 2014 toccherà tutte le 483 agevolazioni fiscali anche quelle per le famiglie.

 

Per rafforzare la manovra il governo ha deciso di far entrare subito nel decreto il taglio di tutte le agevolazioni fiscali con l’obiettivo di recuperare un gettito pari a regime a 20 miliardi (4 miliardi nel 2013 e 20 miliardi a partire dal 2014). In pratica, la stretta verrà prima adottata ma potrebbe essere rimodulata se entro il 30 settembre 2013 il governo eserciterà la delega con la riforma fiscale.

Tra le altre detrazioni e deduzioni che subiranno il taglio lineare anche quelle per il risparmio energetico, le ristrutturazioni edilizie, il terzo settore e le Onlus, l’Iva, le accise e i crediti d’imposta.

Complessivamente l’importo della manovra finanziaria è lievitato arrivando a 79 miliardi di euro. A sorpresa viene anticipato l’ingresso del ticket sanitario. Si pagheranno 10 euro per le visite specialistiche e 25 euro per il codice bianco alpronto soccorso. Quanto alle pensioni chi ha 40 anni di contributi andrà in pensione un mese più tardi già a partire dal 2012, due mesi dopo nel 2013 e tre nel 2014.

Previsti anche tagli alle cosiddette rendite d’oro con un prelievo del 5% sulle pensioni superiori ai 90 mila euro l’anno e del 10% per chi supera i 150 mila euro. Capitolo deposito titoli. Chi ha azioni, obbligazioni o titoli di Stato subirà un prelievo di 34,20 euro fino a 50 mila euro, 70 fino a 150 mila, 240 tra 150 e 500 mila, 680 oltre i 500 mila.

 

Pensioni agli stranieri, e’ boom Pensioni gratis agli stranieri, è boomPier Luigi Salinaro

Pensioni agli stranieri, e’ boom
Pensioni gratis agli stranieri, è boomPier Luigi SalinaroSenza aver mai versato contributi incassano 7.156 euro l?anno
Gli extracomunitari con carta di soggiorno fanno arrivare in città i genitori over 65 che all?Inps chiedono il ?vitalizio?
Tredici mensilità da 550,5 euro, mentre un modenese non ne incassa più di 500 pur avendo versato contributi per anni Ci sarebbe una certa preoccupazione anche a Modena per il dilagare di richieste d’ assegni sociali da parte di immigrati che, a quanto sembra, stanno mettendo in seria difficoltà l’Inps. Non esistono cifre precise del fenomeno a livello modenese (il fenomeno è nazionale), anche perchè i funzionari dell’ente di viale Reiter – contatti anche ieri – spiegano che dati e informazioni possono essere forniti solo dalla Direzione Generale di Roma. Dalla capitale ci spiegano che i dati, per singole province, possono rilasciarli solo dopo una richiesta scritta all’Inps di Modena, incaricata poi di inoltrarla alla stessa Direzione Generale. Insomma, forse fra qualche mese si potrà sapere qual’è la situazione modenese sul fronte assegni sociali agli immigrati.
Ma in che cosa consiste questa richiesta da parte degli immigrati degli assegni sociali?
Le cose stanno così: gli immigrati che hanno compiuto i 65 anni e non hanno redditi oppure sono sotto la soglia dei 5mila euro annui, hanno diritto a quella che una volta si chiamava “pensione sociale”.
Quando gli extracomunitari regolari residenti in città o in provincia con tanto di carta di soggiorno in regola e residenza, si sono accorti delle normativa di legge – tutto deriva dalla legge 388 del 2000 (inserita nella finanziaria 2001 dell’allora governo Amato) che ha riconosciuto l’assegno sociale anche ai cittadini stranieri – non hanno fatto altro che presentare domanda di ricongiungimento familiare e far arrivare a Modena genitori o parenti anziani. Tra gli immigrati extracomunitari, pare che gli albanesi siano stati gli antesignani e maestri in materia.
Come funzione questa legge varata dal parlamento italiano?
L’extracomunitario regolare, dopo aver fatto venire a Modena i congiunti, manda i familiari o il familiare ultra- 65enne all’Inps. Qui l’interessato autocertifica l’assenza di reddito oppure dichiara la pensione minima nello Stato di provenienza – che deve essere certificata – e il gioco è fatto. L’Inps a quel punto eroga 395,6 euro al mese di assegno sociale, più 154,9 euro di importo aggiuntivo. In totale 550,5 euro per 13 mensilità quindi 7.156 euro l’anno, esentasse. In sostanza genitori, nonni e parenti tutti over 65 di lavoratori extracomunitari, percepiscono i 7.156 euro all’anno, senza aver mai versato alcun contributo all’Inps.
Tutto questo mentre una buona fetta di pensionati modenesi, percepisce pensioni di 500 euro al mese, meno dell’assegno agli anziani stranieri e tutto questo dopo aver versato contributi e pagato tasse per una vita.
C’è poi un altro particolare che sa tanto di “beffa”: se il genitore, il nonno, il parente straniero a Modena non si trova bene, può tranquillamente tornare in patria, tanto l’assegno continua a decorrere. E nei paesi nordafricani con queste cifre si vive da “nababbi”. Ultimamente comunque sono satte adottate restrizioni e gli stranieri che beneficiano dell’assegno sociale non devono lasciare il nostro paese. Le domande degli stranieri per l’assegno sociale sarebbero in costante aumento e vengono quasi sempre accolte dall’Inps, visto che la legge non prevede nè un minimo di versamenti e nemmeno un certo tempo di residenza.
http://espresso.repubblica.it/

Lavori usuranti, in pensione tre anni prima Pubblicato il decreto che consente il pensionamento anticipato. Domande entro il 30 settembre

Pubblicato in Gazzetta ufficiale il decreto che consente il pensionamento anticipato per chi ha svolto attività usurante o lavoro notturno. Attenzione, però, per presentare le domande occorre attendere il provvedimento attuativo che deve essere emanato dai ministeri del Lavoro e dell’Economia.
La novità interessa la pensione di anzianità dunque serve sempre avere maturato 35 anni di contributi, mentre non sarà indispensabile avere l’età prevista per gli altri lavoratori.

La pensione anticipata potrà essere richiesta da:
– lavoratori che svolgono attività definite “particolarmente usuranti” quali lavori in galleria, nelle cave, ad alte temperature, lavorazione del vetro; 
– addetti al lavoro notturno con almeno 64 notti l’anno, o con almeno tre ore di lavoro tra mezzanotte e le 5 del mattino per tutto l’arco dell’anno; 
– addetti alla catena di montaggio che, nell’ambito di un processo produttivo in serie, svolgano lavori caratterizzati dalla ripetizione costante dello stesso ciclo lavorativo su parti staccate di un prodotto finale; 
– conducenti di veicoli pesanti adibiti a servizi pubblici di trasporto di persone. 

Per godere dell’anticipo della pensione è necessario che le attività usuranti vengano svolte al momento dell’accesso al pensionamento e che siano state svolte per almeno sette anni negli ultimi 10 di qui fino al 31 dicembre 2017. A partire dal 2018, invece, per il pensionamento anticipato bisognerà aver effettuato lavori usuranti per metà della vita lavorativa.
Da quando si ha diritto alla pensione? Dal 2011 può lasciare chi ha 57 anni di età, a patto di avere almeno 37 anni di contributi. E’ previsto, infatti, il diritto a lasciare con un’età inferiore di tre anni rispetto a quella richiesta per il resto dei lavoratori dipendenti (60 anni) e con una “quota”, ossia con la somma di età anagrafica e contributi, ridotta di due punti, vale a dire pari a 94, contro quota 96 prevista per gli altrui dipendenti. 
Dal 2013, poi, l’accesso alla pensione è consentito con un’età anagrafica di tre anni inferiore a quella prevista, vale a dire 58 anni, e tre punti in meno se si considera la quota tra età e anni di contribuzione, ossia 94 invece di 97. 

Le richieste potranno essere fatte appena sarà varato il decreto attuativo. Ma già ora ci sono delle indicazione, ovvero domande da inviare entro il 30 settembre al ente pensionistico, per chi matura i requisiti entro il 2011. Dal prossimo anno domande entro il 30 marzo.

http://lavoro.economia.virgilio.it/editoriali/lavori-usuranti-pensione.html

Lavori usuranti, in pensione tre anni prima Pubblicato il decreto che consente il pensionamento anticipato. Domande entro il 30 settembre

lavoro usurante

COSA CAMBIA 

pensione dimezzata

Pensioni 2011, lavorare di più per guadagnare di meno

Da gennaio scatta la quota 96 – 60 anni di età e 36 di contributi -. Poi si dovranno attendere 12 mesi per l’assegno

 
Pubblicato in Gazzetta ufficiale il decreto che consente il pensionamento anticipato per chi ha svolto attività usurante o lavoro notturno. Attenzione, però, per presentare le domande occorre attendere il provvedimento attuativo che deve essere emanato dai ministeri del Lavoro e dell’Economia.
La novità interessa la pensione di anzianità dunque serve sempre avere maturato 35 anni di contributi, mentre non sarà indispensabile avere l’età prevista per gli altri lavoratori.

La pensione anticipata potrà essere richiesta da:
– lavoratori che svolgono attività definite “particolarmente usuranti” quali lavori in galleria, nelle cave, ad alte temperature, lavorazione del vetro; 
– addetti al lavoro notturno con almeno 64 notti l’anno, o con almeno tre ore di lavoro tra mezzanotte e le 5 del mattino per tutto l’arco dell’anno; 
– addetti alla catena di montaggio che, nell’ambito di un processo produttivo in serie, svolgano lavori caratterizzati dalla ripetizione costante dello stesso ciclo lavorativo su parti staccate di un prodotto finale; 
– conducenti di veicoli pesanti adibiti a servizi pubblici di trasporto di persone. 

Per godere dell’anticipo della pensione è necessario che le attività usuranti vengano svolte al momento dell’accesso al pensionamento e che siano state svolte per almeno sette anni negli ultimi 10 di qui fino al 31 dicembre 2017. A partire dal 2018, invece, per il pensionamento anticipato bisognerà aver effettuato lavori usuranti per metà della vita lavorativa.
Da quando si ha diritto alla pensione? Dal 2011 può lasciare chi ha 57 anni di età, a patto di avere almeno 37 anni di contributi. E’ previsto, infatti, il diritto a lasciare con un’età inferiore di tre anni rispetto a quella richiesta per il resto dei lavoratori dipendenti (60 anni) e con una “quota”, ossia con la somma di età anagrafica e contributi, ridotta di due punti, vale a dire pari a 94, contro quota 96 prevista per gli altrui dipendenti. 
Dal 2013, poi, l’accesso alla pensione è consentito con un’età anagrafica di tre anni inferiore a quella prevista, vale a dire 58 anni, e tre punti in meno se si considera la quota tra età e anni di contribuzione, ossia 94 invece di 97. 

Le richieste potranno essere fatte appena sarà varato il decreto attuativo. Ma già ora ci sono delle indicazione, ovvero domande da inviare entro il 30 settembre al ente pensionistico, per chi matura i requisiti entro il 2011. Dal prossimo anno domande entro il 30 marzo.

PENSIONI: CISL MODENA, 3 SU 4 NON ARRIVANO A MILLE EURO

(AGI) – Modena, 1 sett. – “Un quarto dei pensionati modenesi riceve dai 500 ai 750 euro al mese: poiche’ l’Istat considera povero l’individuo con una spesa procapite di 999,67 euro al mese (in una famiglia di due componenti), possiamo dedurre che oltre 50 mila pensionati modenesi vivono sotto la soglia di poverta’”.

E’ quanto dichiara il segretario provinciale della Fnp-Cisl, Pietro Pifferi, commentando l’analisi condotta dal suo sindacato (che tra Modena e provincia conta quasi 32 mila iscritti) sulla condizione dei pensionati modenesi. Per recuperare il potere d’acquisto delle pensioni, la Cisl chiede di estendere la quattordicesima almeno fino ai redditi intorno ai 1.250 euro al mese, di rivedere il sistema di perequazione annuale e di finanziare in modo adeguato il fondo per la non autosufficienza. Dall’analisi del sindacato, emerge anche che il 58,95 per cento delle pensioni e’ erogato a donne che, pero’, rispetto agli uomini incassano poco piu’ della meta’: il loro assegno mensile, infatti, ammonta mediamente a 617,93, contro i 1.138,58 euro mensili dei pensionati maschi. L’importo medio, che ammonta a 831,61 euro, e’ un po’ piu’ alto della media nazionale (773,98 euro), ma inferiore a quello dell’Italia settentrionale (871,77 euro). I pensionati modenesi ammontano a 208.526 (213.082 le pensioni erogate a Modena e provincia pari all’1,36% del totale nazionale, c’e’ in fattio chi percepisce piu’ di una prestazione pensionistica). “La forbice tra pensioni maschili e femminili si spiega innanzitutto con l’alta percentuale di donne tra i pensionati superstiti, sociali e invalidi civili, ma anche con il minor numero di anni di contribuzione e il salario inferiore, rispetto agli uomini, percepito durante la vita lavorativa – prosegue il segretario provinciale della Fnp-Cisl – Da notare che gli assegni o pensioni sociali e le pensioni per invalidi civili hanno piu’ a che fare con l’assistenza che con la previdenza e rappresentano complessivamente meno dell’8 per cento del totale delle pensioni modenesi”. L’importo medio delle pensioni di anzianita’ e vecchiaia e’ di 1.246,89 euro per gli uomini e 685,25 euro per le donne, mentre l’assegno per l’invalidita’ vale mediamente 794,09 euro per i maschi e 507,95 euro per le femmine; solo nelle pensioni per i superstiti l’assegno per le donne, pari a 536,11 euro, supera l’importo medio degli uomini (366,71).(AGI) Ari (Segue)