Consultare uno specialista

Nel decidere se consultare uno specialista, il medico di famiglia seguirà le linee guida pubblicate dal Ministero della Salute. I sintomi che possono segnalare al medico curante l’opportunità di consultare uno specialista comprendono:

  • Raucedine per oltre 6 settimane
  • Ulcerazione della bocca per oltre 3 settimane
  • Gonfiore della bocca per oltre 3 settimane
  • Placche rosse o bianche all’interno della bocca
  • Difficoltà nella deglutizione per oltre 3 settimane
  • Naso bloccato da un lato, in particolare in presenza di pus
  • Dente allentato, in assenza di patologie gengivali
  • Tumefazione nel collo per oltre 3 settimane
  • Rilassamento dei muscoli facciali, della lingua o della gola
  • Tumefazione nell’orbita dell’occhio

Ricordate che questi sintomi possono non essere causati dal carcinoma. Se il medico curante fissa una visita urgente con uno specialista, non significa che abbiate un carcinoma; significa che il medico ritiene che i sintomi richiedono un controllo urgente. Il medico fisserà un visita con un chirurgo del cavo orale e maxillofacciale o con un otorinolaringoiatra.

Se siete già stati sottoposti ad un trattamento contro il carcinoma della testa o del collo, il medico curante fisserà una nuova visita con lo specialista qualora presentiate qualsiasi sintomo preoccupante che potrebbe suggerire la recidiva.

Sintomi del carcinoma della testa e del collo

Diversi sintomi che possono indicare un carcinoma della testa e del collo sono piuttosto comuni e si riscontrano in diverse altre malattie; pertanto, non implicano obbligatoriamente la presenza di un carcinoma. Tuttavia, è importante consultare il medico; in particolare, se i sintomi persistono per più di alcune settimane. I sintomi variano a seconda della sede del carcinoma.

Sintomi dei carcinomi della testa e del collo:

  • Sensazione di intorpidimento alla bocca
  • Emorragia nella bocca o nella gola
  • Gonfiore o ingrossamento nella bocca
  • Irritazione o ulcera nella bocca che non guarisce entro alcune settimane o placche rosse o bianche che possono irritarsi o sanguinare.
  • Dolore e difficoltà nella deglutizione o masticazione
  • Dolore persistente o intorpidimento alla gola o parte del viso
  • Voce rauca persistente o cambiamento di voce, ad esempio dizione difettosa
  • Difficoltà a respirare o respiro rumoroso
  • Naso o seni nasali bloccati persistentemente o emorragia al naso
  • Gonfiore intorno agli occhi o doppia visione
  • Dolore al viso o nella mascella
  • Otalgia persistente, ronzio alle orecchie (tinnito) o difficoltà uditive
  • Gonfiore di una o più “ghiandole” (linfonodi) del collo. Il primo sintomo di un carcinoma della testa o del collo può essere, a volte, il gonfiore, benché indolore, di una di queste ghiandole.

Sintomi specifici del carcinoma della laringe

Spesso il primo sintomo del carcinoma della laringe è la raucedine, in quanto anche un tumore di piccole dimensioni può impedire alle corde vocali di funzionare correttamente. Se il carcinoma si è sviluppato altrove, il primo sintomo può essere una tumefazione nella gola o nel collo, fastidio o dolore durante la deglutizione, otalgia persistente ed una crescente sensazione di dispnea.

Il carcinoma della testa e del collo può essere curato?

Come diversi altri tumori maligni, alcuni carcinomi della testa e del collo possono essere curati se individuati allo stadio iniziale e se tutte le cellule tumorali possono essere asportate con intervento chirurgico (solitamente abbinato ad un altro trattamento, quale la radioterapia che consente di distruggere tutte le restanti cellule tumorali).

In alcuni pazienti, il carcinoma della testa e del collo è recidivo (ritorna). Questo può accadere perché non tutte le cellule tumorali originarie sono state asportate o distrutte oppure perché si sviluppa un secondo carcinoma. Il periodo tra la cura del primo carcinoma e la recidiva, o lo sviluppo di un secondo carcinoma, è estremamente variabile, ma può arrivare fino a diversi anni.

Cos’è il carcinoma della testa e del collo?

I tumori maligni della cavità orale si sviluppano sulle labbra o nella bocca stessa, compreso il rivestimento interno delle labbra e delle guance (noto come “mucosa geniena”), gengive, parte dura della parete superiore della bocca (“palato duro”), lingua e strutture sottostanti la lingua (pavimento orale).

I tumori maligni del naso comprendono i carcinomi della cute delle narici e il rivestimento del naso. Esiste inoltre il carcinoma della rinofaringe, che si sviluppa nella parte superiore della gola, e il carcinoma dei seni paranasali, che si sviluppa nel rivestimento delle cavità aeree (denominate “seni”) che si trovano accanto al naso, nelle ossa facciali. Il carcinoma può insorgere inoltre nella ipofaringe, il condotto sottostante la rinofaringe.

Il carcinoma può manifestarsi pure nella orofaringe, il condotto che collega il naso alla gola, compresa la parte molle della parete superiore della bocca (“palato molle”) e le regioni laterali e posteriori della gola, comprese le tonsille.

I carcinomi della laringe tendono ad originarsi a livello o in prossimità delle corde vocali. La laringe è anche nota come “organo della voce” o “pomo d’Adamo”. Facendo scorrere le dita lungo la parte anteriore della gola si sente la laringe: una protuberanza che si solleva e si abbassa nell’atto della deglutizione. Negli uomini questa protuberanza è più evidente.

Altri tipi di carcinomi della testa e del collo sono più rari; tra questi si annoverano il linfoma, il sarcoma e il melanoma

EPIDEMIOLOGIA E FATTORI DI RISCHIO

Epidemiologia descrittiva

I tumori maligni della testa e del collo rappresentano, a livello mondiale, circa il 10% dei tumori maligni negli uomini ed il 4% nelle donne. Le variazioni nella loro incidenza e mortalità sono molto marcate, con i tassi più elevati in India e Francia settentrionale. In Italia, nei primi anni novanta, si stima che i nuovi casi di tumore maligno del cavo orale e faringe siano stati all’anno circa 4.600 negli uomini e 1.300 nelle donne. Le cifre corrispondenti per il carcinoma della laringe sono state 5.000 negli uomini e 300 nelle donne. In Italia i tassi di incidenza sono più elevati nelle regioni settentrionali rispetto a quelle centro-meridionali e insulari sia per il carcinoma del cavo orale e della faringe (di circa tre volte) che per quello della laringe (di circa due volte).

A livello epidemiologico non è facile distinguere accuratamente le differenti sedi del tumore maligno del cavo orale (lingua, ghiandole salivari, gengive, pavimento della bocca e palato) e della faringe (orofaringe, rinofaringe e ipofaringe). La Tabella 1, relativa ai dati del periodo 1988-1992 dei 13 registri dei tumori di popolazione, allora attivi in Italia, permette di confrontare, attraverso tassi di incidenza grezzi, la relativa frequenza delle varie sedi. È importante ricordare che, se è vero che i registri considerati coprono ormai il 15% della popolazione nazionale, il sud vi è, però, sottorappresentato.

Tabella 1. Tumori maligni della testa e del collo in Italia, 1988-92

Sede
Uomini
Donne
Tasso di incidenza grezzo/100.000 abitanti
Tasso di incidenza grezzo/100.000 abitanti
Lingua
3.6
(10%)
1.2
(18%)
Bocca
4.4
(12%)
1.6
(24%)
Ghiandole salivari
1.2
(3%)
0.8
(12%)
Orofaringe
3.1
(8%)
0.7
(10%)
Ipofaringe
2.2
(6%)
0.4
(6%)
Rinofaringe
1.3
(4%)
0.5
(7%)
Faringe non specificata
0.8
(2%)
0.2
(3%)
laringe
19.8
(54%)
1.8
(22%)
Testa e collo
36.5
(100%)
6.8
(100%)

I tumori maligni del cavo orale sono all’anno circa 8,2 per 100.000 negli uomini e 2,8 nelle donne, cioè, rispettivamente, il 25% ed il 53% del totale della testa e collo. Per la faringe (rinofaringe compresa) i tassi grezzi sono 7,5 per 100.000 negli uomini e 1,5 nelle donne (con un eccesso maschile superiore di quanto osservato per il cavo orale). La massima differenza tra i due sessi si conferma per il carcinoma della laringe (19,8 per 100.000 negli uomini e 1,5 nelle donne). Si noti che, come numero, i tumori maligni della lingua e del resto della bocca all’incirca si equivalgono, mentre i tumori maligni dell’orofaringe sono circa una volta e mezzo più frequenti di quelli dell’ipofaringe. Il carcinoma della laringe è più frequente di quello del cavo orale e della faringe, ma a causa di tendenze opposte negli ultimi vent’anni (in discesa il primo, in crescita i secondi) tale differenza è in diminuzione.

Il successivo esame dei principali fattori di rischio per i tumori maligni della testa e del collo terrà conto della varietà delle sedi incluse, trattando separatamente il gruppo cavo orale, faringe e laringe, la cui eziologia è stata studiata a fondo nel nostro paese ed è riconducibile in massima parte a fumo e abuso di alcool, e i più rari tumori maligni del rinofaringe e ghiandole salivari.

COLLO E SPALLE

 


Il parere del fisioterapista Chantal Demoly

(convegno di Besanson 2002)

 

Richiamo anatomico: il collo

La colonna cervicale collega la testa al tronco. È un asse osseo composto da 7 vertebre cervicali. Si distinguono le prime due vertebre che hanno una forma particolare e che sono anche le più mobili.

La prima vertebra chiamata “ATLANTE” ha una forma ad anello e si articola con la testa per mezzo dell’osso occipitale. Praticamente essa sostiene il peso della testa.

La seconda vertebra chiamata “EPISTROFEO” ha la particolarità di possedere un rilievo verticale chiamato “dente dell’epistrofeo” che serve da asse nella sua articolazione con l’atlante.

La particolare struttura di queste due vertebre le rende particolarmente mobili.

Le altre 5 vertebre della colonna cervicale sono simili a tutte le altre. Esse risultano sovrapposte le une sulle altre con l’intermedio dei dischi intervertebrali e delle piccole faccette articolari. Sono più piccole e sottili di tutte le altre vertebre. Per questo motivo sono spesso colpite dall’artrosi ed infatti l’artrosi cervicale è la forma di artrosi più frequente del corpo.

 

Richiamo anatomo-fisiologico

A livello del collo si producono tre tipi di movimenti:

1. la flesso-estensione, 130° di cui da 20 a 30 per le prime due vertebre (C1/C2);

2. l’inclinazione laterale, 45° da entrambi i lati;

3. la rotazione 80° (di cui 24 per C1/C2).

 

Statica cervicale

Di profilo la colonna cervicale non è diritta, ma incurvata. Questa fisiologica curvatura si chiama lordosi. In effetti perché lo sguardo sia indirizzato all’orizzonte occorre che la colonna sia curva. La testa viene mantenuta diritta in equilibrio sul tronco. È il primo ruolo dei muscoli del collo. Per un uomo di 70kg il peso della testa si aggira intorno ai 4kg.

 

Muscolatura cervicale anteriore

Diversi piani muscolari ricoprono la colonna cervicale davanti, dietro e sui lati. I muscoli del piano profondo sono i muscoli più corti, essi si inseriscono su due o più vertebre, hanno un’azione soprattutto sulla stabilità della testa e del collo. I muscoli del piano superficiale sono muscoli grandi e vanno dalla testa al tronco senza inserirsi sulla colonna cervicale. Hanno un ruolo importante nei movimenti della testa e del collo. In realtà tutti e due questi tipi di muscoli lavorano insieme per consentire movimenti differenti.

Esiste infine un piano muscolare intermedio dove i muscoli sono più numerosi. Per ottenere un movimento armonioso i muscoli del piano superficiale hanno bisogno della contrazione dei muscoli del piano profondo per dare stabilità al corpo.

Quando certi muscoli sono stati sezionati o tolti in corso d’intervento chirurgico, si generano perturbazioni dell’armonia muscolare da cui provengono dolori, fastidi in conseguenza di certi movimenti fino all’impossibilità di eseguirli. La radioterapia può provocare una sclerosi dei tessuti e dei muscoli che va a “congelare” i movimenti.

Lo svuotamento latero cervicale mono o bilaterale in corso di intervento di laringectomia totale comporta un edema che traducendosi in fibrosi può provocare impaccio nei movimenti del collo.

Tutte queste difficoltà riguardano la parte bassa della colonna cervicale mentre la parte alta che è anche la più mobile ne risulta, in genere, risparmiata.

 

A livello posteriore la muscolatura cervicale comprende:

sul piano profondo dei piccoli muscoli stabilizzatori e sul piano superficiale dei grandi muscoli larghi.

Citiamo due muscoli importanti per i laringectomizzati: lo sternocleidomastoideo e il trapezio.

Lo sternocleidomastoideo si inserisce alla base del collo a metà del torace,sullo sterno e sulla clavicola e in alto fino alla base cranica, dietro l’orecchio sulla mastoide. La sua contrazione consente un movimento complesso di rotazione / inclinazione / estensione della testa che provoca dolore in caso di contrattura di questo muscolo, è il classico torcicollo (associato alla contrattura del trapezio).

La contrazione dei due sternocleidomastoidei, associata ai muscoli del piano profondo partecipa alla flessione della testa. Quasi sempre viene solamente sezionato in corso di svuotamento funzionale mentre viene completamente asportato durante lo svuotamento detto radicale. In quest’ultimo caso la flessione della testa sarà perturbata per l’assenza degli sternocleidomastoidei e dei muscoli pre-laringei che partecipano insieme alla flessione della testa; da qui la difficoltà a sollevare la testa soprattutto quando si è in posizione distesa.

Oltre a svolgere una funzione motoria, lo sternocleidomastoideo ricopre e protegge le catene linfatiche e gli importanti fasci vascolo-nervosi del collo in particolare il nervo Spinale. Lo spinale è un nervo cranico che nasce dalla base cranica e che va ad innervare e comandare i muscoli sternocleidomastoidei e trapezi. La presenza dello spinale in queste zone risulta pericolosa in caso di lesione in corso di intervento per le paralisi degli sterocleidomastoidei e dei trapezi che ne derivano.

 

Il muscolo trapezio

È un muscolo grande che si inserisce sulla base cranica, sulla colonna cervicale e dorsale fino a metà della schiena. Ha un ruolo preponderante nella funzionalità della spalla. Le sue inserzioni sono sulla scapola e sulla clavicola.

La parte superiore solleva la spalla;

la parte media porta all’indietro la spalla;

la parte inferiore abbassa la spalla.

Ma il ruolo più importante di questo muscolo è certamente di stabilizzare la spalla nei movimenti del braccio e di partecipare con altri muscoli ai movimenti del braccio. Una paralisi del muscolo trapezio per sezione del nervo spinale porta a gravi fastidi nel funzionamento della spalla:

difficoltà o impossibilità nel sollevare il braccio al di sopra dell’orizzontale;

impossibilità di sollevare la spalla (è la spalla cadente a riposo);

difficoltà in tutti i movimenti del braccio per difetto di tenuta della spalla (ad esempio portare dei carichi pesanti);

dolore alla spalla per perdita dell’armonia muscolare che va a procurare dolore (periartrite).

 

La spalla

La spalla è costituita in avanti dalla clavicola, dietro dalla scapola su cui va ad articolarsi esternamente l’osso del braccio chiamato omero.

La clavicola, in avanti, ha un ruolo di punto d’ancoraggio sul torace e di leva nei movimenti del braccio.

La scapola, posteriormente, scivola sul torace e permette coi suoi spostamenti di aumentare la mobilità del braccio in tutti i suoi movimenti.

La spalla è l’articolazione più mobile del corpo, ma anche la più fragile (lussazione, periartrite). La trama muscolare è altresì costituita da molti piani muscolari. Tutti questi muscoli hanno ugualmente un ruolo di legamento per l’articolazione. Da notare che due grandi muscoli della spalla come il grande dorsale all’esterno e il grande pettorale in avanti vengono spesso utilizzati, in parte, come lembi in corso di chirurgia ricostruttiva e questo va a squilibrare la spalla e a generare dolori e fastidi ad ogni movimento.

 

La rieducazione

Questa rieducazione può cominciare nel post-operatorio immediato con massaggi adeguati, ma in genere conviene atendere la fine della cicatrizzazione per cominciare con esercizi articolari o muscolari più completi.

Gli scopi di questa rieducazione sono:

1. diminuire il dolore

con massaggi a livello del collo e delle spalle, massaggi dolci per calmare i dolori e per ammorbidire tutti i muscoli e i tessuti comprese le cicatrici.

2. diminuire gli edemi

In caso d’edema bisogna cominciare subito il drenaggio linfatico (tecnica di massaggio molto dolce che può essere effettuata prima della cicatrizzazione completa dei tessuti) per migliorare la vscolarizzazione linfatica ed evitare così la fibrosi dei tessuti (può essere fatta anche durante la radioterapia);

3. elasticizzate le articolazioni

Un’articolazione rigida è sede di dolori. Occorre quindi ridonare della flessibilità mediante differenti tecniche di mobilizzazione dolce senza dolore perché collo e spalle sono articolazioni molto fragili.

4. rinforzare i muscoli

Affinché un’articolazione non sia dolorosa occorre che sia elastica e ben muscolata. Questo rafforzamento muscolare dovrà farsi dolcemente e senza dolore. Pertanto si eviteranno movimenti di grande ampiezza.

5. armonizzare i movimenti

in conseguenza delle sezioni dei muscoli e delle paralisi nervose gli interventi chirurgici sulla laringe creano squilibri muscolari in corrispondenza delle articolazioni del collo e delle spalle.

 

Conclusione

La rieducazione non potrà mai ridonare una motricità a dei muscoli paralizzati né ricostruire ciò che è stato tolto in corso di intervento chirurgico, tuttavia può contribuire a togliere i dolori invalidanti, a ridare elasticità e forza, a migliorare il funzionamento delle due articolazioni più fragili del corpo il collo e la spalla, affinchèogni paziente possa utilizzare al meglio le sue possibilità muscolari quotidianamente e senza dolore.