26 Febbraio 2001 – I 15 stati dell’Unione Europea firmano il Trattato di Nizza

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Trattato di Nizza

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Il Trattato di Nizza è uno dei trattati fondamentali dell’Unione europea, e riguarda le riforme istituzionali da attuare in vista dell’adesione di altri Stati. Il trattato di Nizza ha modificato il Trattato di Maastricht e i Trattati di Roma. È stato approvato al Consiglio europeo di Nizza, l’11 dicembre 2000 e firmato il 26 febbraio 2001. Dopo essere stato ratificato dagli allora 15 stati membri dell’Unione europea, è entrato in vigore il 1º febbraio 2003.


Dopo l’approvazione del Trattato di Amsterdam nacque subito l’insoddisfazione per le modifiche non incisive introdotte in campo istituzionale, soprattutto in vista dell’allargamento dell’UE ai paesi dell’ex Europa dell’est. Questa insoddisfazione spinse i capi di stato e di governo a prospettare subito un’ulteriore modifica del sistema istituzionale “prima che l’Unione conti venti membri”. La Conferenza intergovernativa (CIG) inizia il 14 febbraio 2000 con la presidenza portoghese dopo la “Relazione sulle implicazioni istituzionali dell’allargamento” del gruppo Dehaene. La trattativa si conclude al Consiglio europeo di Nizza dell’11 dicembre 2000, ma si traduce in un mezzo fallimento: vengono adottate solo disposizioni “minime” che permettono alle istituzioni, pensate per 6 membri, di funzionare anche a 27 membri.
Un Piano Storico

Clausole Dell’Accordo

Il Trattato di Nizza in particolare introduce:

  • nuova ponderazione dei voti nel Consiglio dell’Unione europea,
  • modifica della composizione della Commissione europea,
  • estensione della procedura di codecisione e modifica del numero di deputati al Parlamento europeo per ogni Stato membro,
  • estensione del voto a maggioranza qualificata per una trentina di nuovi titoli.
  • riforma per rendere più flessibile il sistema delle cooperazioni rafforzate
  • nuova ripartizione delle competenze tra Corte e Tribunale

Nell’ambito del Consiglio europeo di Nizza è stata solennemente proclamata la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, che però non è entrata a far parte del trattato.

Passi Successivi

Nel dicembre 2001 il Consiglio europeo ha approvato la Dichiarazione di Laeken con lo scopo di far partire un dibattito più ampio e più approfondito sull’avvenire dell’Unione europea che è sfociato nella Convenzione europea.

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

Unione europea – TrattatiIstituzionistoria dell’integrazione europea
1952 1958 1967 1987 1993 1999 2003 2009
Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA)
Comunità europea dell’energia atomica (CEEA o Euratom)
Comunità economica europea (CEE) Comunità europea (CE)
Comunità europeeCECACEEACEE Giustizia e
affari interni
(GAI)
Cooperazione giudiziaria e di polizia in materia penale (GAI)
Politica estera e di
sicurezza comune
(PESC)
U N I O N E   E U R O P E A (U E)
Trattato di
Parigi
Trattati di
Roma
Trattato di
fusione
Atto unico
europeo
Trattato di
Maastricht
Trattato di
Amsterdam
Trattato di
Nizza
Trattato di
Lisbona
I “tre pilastri” dell’Unione europea (non più in vigore): Comunità europea (CE), Politica estera e di sicurezza comune (PESC), Cooperazione nei settori della giustizia e degli affari interni (GAI)

7 Dicembre 2000 – A Nizza viene solennemente procalamata la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea

Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea

Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.

La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea è stata solennemente proclamata una prima volta il 7 dicembre 2000 a Nizza e una seconda volta, in una versione adattata, il 12 dicembre 2007 a Strasburgo[1] da Parlamento, Consiglio e Commissione.

Essa risponde alla necessità emersa durante il Consiglio europeo di Colonia (3 e 4 giugno 1999) di definire un gruppo di diritti e di libertà di eccezionale rilevanza che fossero garantiti a tutti i cittadini dell’Unione.

È stato lasciato al futuro il compito di sciogliere il nodo sulla valenza giuridica della carta, intanto, però, essa ha un forte valore politico e rende esplicita e solenne la serie di valori che la Corte di giustizia delle Comunità europee si è riservata di difendere.

È ben noto che i trattati istitutivi delle Comunità prevedevano sì una serie di libertà, ma strumentali alla realizzazione del mercato comune.

Dai primi anni 70 la Corte, però, riconobbe che i diritti fondamentali, quali risultano dalle tradizioni costituzionali dei paesi membri e dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (CEDU), fanno parte dei principi generali di cui essa garantisce l’osservanza (nelle situazioni in cui rileva la disciplina comunitaria).

Dal 1977 le istituzioni hanno seguito l’orientamento della Corte e nel 1992, con il Trattato di Maastricht, all’art. 6, si è formalizzata la giurisprudenza della Corte in materia.

La comunità ha riconosciuto la CEDU, pur non aderendovi, ma bisogna constatare che comunque la tutela dei diritti fondamentali è sempre stata adeguata al di là di quanto espressamente stabilito dalla base giuridica principale, il Trattato, fino a Maastricht.

La Convenzione

Il progetto è stato elaborato da un’apposita Convenzione presieduta da Roman Herzog (ex presidente della Repubblica Federale tedesca) e composta di 62 membri:

I diritti proclamati

La Carta enuncia i diritti e i principi che dovranno essere rispettati dall’Unione in sede di applicazione del diritto comunitario.

L’attuazione di tali principi, comunque, è affidata anche alle normative nazionali.

Il testo della Carta inizia con un preambolo ed i 54 articoli sono suddivisi in 6 capi i cui titoli enunciano i valori fondamentali dell’Unione:

Il settimo capo (art. 51-54) è rappresentato da una serie di “Disposizioni Generali” che precisano l’articolazione della Carta con la Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU).

I diritti contenuti nella Carta sono classificabili in quattro categorie:

  1. le libertà fondamentali comuni, presenti nelle costituzioni di tutti gli stati membri;
  2. i diritti riservati ai cittadini dell’Unione, in particolare riguardo alla facoltà di eleggere i propri rappresentanti al Parlamento europeo e di godere della protezione diplomatica comune;
  3. i diritti economici e sociali, quelli che sono riconducibili al diritto del lavoro;
  4. i diritti moderni, quelli che derivano da alcuni sviluppi della tecnologia, come la tutela dei dati personali o il divieto all’eugenetica.

Costituzione europea e Trattato di riforma

La Carta è stata inserita come seconda parte della Costituzione Europea, in modo che quando questa fosse stata ratificata anche la Carta avesse assunto valore giuridico vincolante.

Dopo il fallimento della ratifica della Costituzione si è aperto un dibattito sull’opportunità di inserire la Carta nel nuovo trattato.

Nel Trattato di Lisbona si è deciso di inserire solo un articolo con un rimando esplicito alla carta, riferimento comunque sufficiente a rendere la Carta giuridicamente vincolante per gli stati membri dell’UE.

Il Regno Unito e la Polonia hanno però ottenuto in sede di Conferenza intergovernativa di essere escluse dal campo di applicazione della Carta. Anche la Cechia, poco prima della ratifica ha ottenuto un opt-out dalla Carta.

Note

  1. ^ More protection for Europeans’ fundamental rights as charter takes effect

Voci correlate

Collegamenti esterni

Unione europeaTrattati, Istituzioni, storia dell’integrazione europea
1951/52 1957/58 1965/67 1986/87 1992/93 1997/99 2001/03 2007/09
Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA)
Comunità europea dell’energia atomica (CEEA o Euratom)
Comunità economica
europea
(CEE)
Comunità europea (CE)
Comunità europee: CECA, CEEA, CEE Giustizia e
affari interni
(GAI)
Giustizia e
affari interni
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Politica estera e di
sicurezza comune
(PESC)
U N I O N E   E U R O P E A (U E)
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Trattati di
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I “tre pilastri” dell’Unione europea – Comunità europea (CE), Politica estera e di sicurezza comune (PESC), Cooperazione nei settori della giustizia e degli affari interni (GAI)