La lotta paga di Luigi Consonni e Leonardo Pesatori

 

 

E’ uscita una versione ridotta del libro, il quale è stato ridimensionato a 144 pagine.

Per chi desidera aver il cartaceo: può richiederlo in contrassegno (il costo è di 5 euro più spese di spedizione); oppure recandosi presso la sede del Centro d’Iniziativa Proletaria in via Magenta sempre al costo di 5 euro.

Download
La lotta Paga – versione ridotta
La lotta paga (web) aprile 2010 ter.pdf
Adobe Acrobat Dokument [2.6 MB]
Download

 

La versione integrale

Riproduciamo qui il contenuto della fascetta che presentava l’edizione cartacea del libro:
Non prendete troppo sul serio il titolo di questo libro: é semplicemente il titolo del volantino che ha concluso la nostra lotta (lo trovate riprodotto nell’ultima pagina di copertina)
Non prendete troppo sul serio neppure il suo sottotitolo: dentro l’alveo della storia della classe operaia, questa è soltanto cronaca di una lotta operaia, la cui memoria abbiamo raccolto.
Prendete piuttosto sul serio il suo contenuto: potreste trovarci un esempio e delle indicazioni importanti, se ancora siete disposti a lottare per cambiare lo stato di cose presente…

Download
Parte prima
parte1NEW.pdf
Adobe Acrobat Dokument [2.0 MB]
Download

Download
Parte Seconda
Capitoli 1 – 3
parte2 capitoli1-3NEW.pdf
Adobe Acrobat Dokument [1.3 MB]
Download

Download
Parte Seconda
Capitoli 4 – 6
parte2 capitoli4-6NEW.pdf
Adobe Acrobat Dokument [2.1 MB]
Download

Download
Parte Terza
parte3NEW.pdf
Adobe Acrobat Dokument [1.7 MB]
Download

Lo Stato dimentica l’amianto killer

 

Ringraziamo l’avv. Ezio Bonanni per aver dato il suo consenso, permettendoci di rendere disponibile su internet, il suo libro.

Sono passati, ormai e purtroppo, molti anni da quando ci siamo resi conto che tante vittime dell’amianto potevano essere salvate, da quando abbiamo tutti capito che le responsabilità per la tragedia causata da questa fibra–killer sono molteplici e di varia origine, da quando persino le aziende hanno cessato di negare le gravissime e letali conseguenze delle esposizioni all’amianto (purché a loro non attribuibili).
E siamo tutti, lavoratori ed ex lavoratori, cittadini normali e uomini politici, amministratori pubblici e imprenditori, consapevoli del fatto che per decenni questo Stato ha accettato che semplici operai contraessero gravi malattie e morissero a causa del lavoro, per aver avuto a che fare con l’amianto, nonostante la storica evidenza scientifica della natura cancerogena genotossica dell’asbesto: senza intervenire su quella produzione di morte, in nome e a tutela del profitto.
Ma quello che è, per certi versi, ancora più sorprendente è che alla data di oggi – fine 2008 – i lavoratori si vedono ancora costretti a combattere dure, difficili e costose battaglie (anche legali) per ottenere il riconoscimento di quanto dovrebbe essere loro immediatamente dovuto: il riconoscimento del loro diritto alla salute, alla integrità fisio–psichica e, nei casi più malaugurati, ad un risarcimento–indennizzo adeguato e decoroso.
Colpisce sempre invece il comportamento farisaico di una certa classe politica e di Governo che, pur non potendo più negare i letali influssi sui lavoratori dell’amianto, ne disconosce però quelle che dovrebbero ritenersi naturali e logiche conseguenze: sia a livello legislativo, sia a livello di direttive agli enti amministrativi preposti (Inail, Inps, ecc), sia pure a livello di amministrazione delle cause giudiziarie (civili, amministrative e penali).
Nella nostra Carta Costituzionale, così come in tutte le dichiarazioni internazionali (sia europee che mondiali) a tutela dell’uomo, sono inseriti i principi fondamentali che dovrebbero costituire il punto di riferimento, il faro, per ogni azione di Governo.
E tra questi principi, rientrano come insopprimibili e inalienabili il diritto alla salute e il diritto alla propria integrità fisio–psichica: con una sola espressione, il diritto al rispetto della persona e della sua dignità.
La triste vicenda dell’amianto ci conferma invece che siamo ancora lontani dal pieno riconoscimento di questo diritto. Ciò non ci impedisce però di continuare a lavorare e a lottare per fare in modo che i diritti dell’uomo, in concreto e non solo in astratto, possano essere pienamente e pacificamente riconosciuti, a ogni livello e in ogni settore della nostra vita: da quello politico a quello giudiziario, da quello sociale a quello amministrativo.

Download
Lo Stato dimentica l’amianto killer
LO STATO DIMENTICA L’AMIANTO KILLER.pdf
Adobe Acrobat Dokument [2.4 MB]
Download
 

Bassano del Grappa, 15 giugno 2011

 

COMUNICATO STAMPA DEL COMITATO PER LA DIFESA DELLA SALUTE NEI LUOGHI DI LAVORO E NEL TERRITORIO DI TEZZE SUL BRENTA E BASSANO DEL GRAPPA E DEL COMITATO PER LA DIFESA DELLA SALUTE NEI LUOGHI DI LAVORO E NEL TERRITORIO DI SESTO S. GIOVANNI (MI)

 

 

 

 

 

   Abbiamo convocato la conferenze stampa di oggi 15 giugno 2011 per due ragioni:

 

 

 

  1. diamo notizia di aver convocato per sabato 25 giugno 2011, dalle ore 16, con concentramento in piazza Garibaldi, una manifestazione-corteo pubblica, di protesta contro la sentenza emessa in data 24 maggio u.s. dal Tribunale di Bassano del Grappa, giudice Deborah De Stefano, che ha mandato assolti, perché “il fatto non sussiste”, i titolari e il dirigente della Tricom/Galvanica PM, accusati della morte degli operai dell’azienda a causa di malattia professionale contratta nel periodo in cui vi hanno lavorato.

 

Già abbiamo commentato nei nostri comunicati la sentenza in oggetto. Abbiamo lanciato un appello, raccolto da numerosi comitati e singole personalità in tutta Italia, per l’adesione a questa manifestazione.

 

Il corteo si snoderà per le vie del centro storico e avrà termine in piazza Libertà dove si alterneranno interventi a “microfono aperto” e musica popolare dal vivo con il gruppo folk “Senza Tempo”, fino alle ore 21.

 

 

 

  1. in secondo luogo entriamo nel merito delle proteste che sono legittimamente seguite alla sentenza del 24.5. La contestazione ad una sentenza ingiusta è purtroppo un rituale che si ripete spesso in questo paese (a seguito di altre sentenze per morti da o di lavoro, come a Venezia dopo la sentenza sul CVM/Petrolchimico), segno che si manifesta il giusto sdegno di familiari delle vittime e comitati che non hanno ottenuto giustizia.

 

Troviamo sinceramente abnorme che, a fronte di una simile sentenza, si tenti – da parte delle “forze dell’ordine” e di certi organi di stampa – la criminalizzazione di chi ha protestato in quella occasione. Con epiteti quali “facinorosi” ed “autonomi” si tenta di creare quel clima di paura così adatto a cercare di isolare chi protesta, indipendentemente dalle ragioni.

 

http://comitatodifesasalutessg.jimdo.com/2011/06/15/bassano-del-grappa-15-giugno-2011/

L’AQUILA DUE ANNI DOPO.

Grande manifestazione in ricordo delle vittime del terremoto e di tutte le vittime del profitto. Presente alla fiaccolata anche il nostro Comitato.

Ora dopo il danno arriva la beffa del “processo breve”.

Tantissimi giovani, dietro lo striscione con la scritta “ per loro per tutti”, portato dai famigliari delle vittime. Migliaia di fiammelle hanno rischiarato la fredda notte. In Piazza Duomo alle 3.32 (ora del terremoto) nel più assoluto silenzio i 309 rintocchi di campana hanno ricordato le vittime.

Il terremoto che nella notte del 6 aprile 2009 ha colpito L’Aquila ha portato via 309 persone, la più piccola, Giorgia, avrebbe dovuto venire alla luce proprio quel giorno. Tra le vittime otto ragazzi che vivevano nella Casa dello Studente, stabile che risultava fortemente compromesso e destinato a subire seri danni in caso di sisma, secondo uno studio commissionato dalla Protezione Civile Abruzzo ad una società della stessa Regione, appena qualche anno prima. Così è stato. Quelle vite potevano essere salvate se si fosse agito secondo le regole; quelle vite ed altre ancora, a L’Aquila, come in tutto il Paese.

I responsabili di questi assassinii, gli imprenditori, i faccendieri, i padroni che non rispettano le leggi sulla sicurezza, cercano sempre, attraverso Istituzioni, politici compiacenti, la stampa e TV a loro asserviti, di nascondere le loro responsabilità parlando di “fatalità”, di tragedie “imprevedibili”.

In realtà è proprio la ricerca del massimo profitto sulla pelle dei lavoratori e dei cittadini la vera causa di queste tragedie.

Adesso il governo, il potere politico, usa le leggi per garantire l’impunità agli assassini, per tutelare posizioni processuali personali dei membri della loro classe come dimostra il ddl sul processo breve. Se questo provvedimento diventasse legge ci sarebbe la totale impunità per i responsabili dei crolli assassini dell’Aquila (Casa dello Studente, Convitto Nazionale e numerosi edifici privati che hanno sepolto madri, padri, figli e decine e decine di studenti).

Questa si configurerebbe come un’amnistia generalizzata per tutti gli infortuni mortali avvenuti sui posti di lavoro, per i morti di amianto, di uranio, per le vittime di Viareggio martoriate dalle ustioni e per tanti altri.

Nella giornata il nostro Comitato ha partecipato a una riunione insieme con altre associazioni per affrontare tutto quest’orrore, per avere più forza, perché non si dimentichi, discutendo della necessità di costituire momenti unitari e di coordinamento nazionale tra i vari comitati dei familiari di vittime e le associazioni impegnate nella difesa dei territori, dell’ambiente e della salute sui posti di lavoro.

 

Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio

http://comitatodifesasalutessg.jimdo.com/2011/04/06/l-aquila-due-anni-dopo/#permalink

.

Le morti invisibili

Di lavoro si muore ogni giorno nelle fabbriche, nei cantieri, nelle campagne. I responsabili degli assassinii dei lavoratori, protetti da leggi che mettono il profitto prima della vita umana, continuano a rimanere impuniti, cavandosela al massimo con un risarcimento economico.

Grande scalpore suscitò nel paese la tragedia che il 4 novembre colpì 7 operai investiti da uno scoppio e bruciati alla Eureco di Paderno Dugnano. 5 di loro riportarono gravissime ustioni su tutto il corpo. I lavoratori, tutti dipendenti di una cooperativa specializzata nel trattamento e stoccaggio di rifiuti, finirono su tutti i giornali, furono oggetto di dotte analisi dei soliti addetti ai lavori e delle lacrime di coccodrillo di circostanza di governo e Confindustria, che sempre si sprecano in queste occasioni .

A distanza di molti giorni da questo gravissimo fatto, come succede sempre, 2 di loro, 2 esseri umani, sono morti uno dopo l’altro nel più assoluto silenzio dei media, e la notizia riportata solo da alcuni quotidiani in brevi notizie

D’altronde non c’è da meravigliarsi. Come in tutte le guerre, anche in quella fra capitale e lavoro, la società capitalista basata sulla ricerca del massimo profitto considera normale e accettabile che ci siano dei morti fra i lavoratori che producono la ricchezza di cui si appropriano i padroni. Tutto sta a contenerne il numero, in modo che non si crei allarme sociale e proteste nell’opinione pubblica.

Davanti alle continue morti sul lavoro e di lavoro il governo non ha trovato di meglio che spendere 9 milioni di euro per pubblicizzare gli spot sulla sicurezza curati dal ministro Sacconi con lo slogan “Sicurezza sul lavoro. La pretende chi si vuol bene”. In tale modo governo e industriali si salvano la coscienza scaricando la responsabilità, come sempre avviene, sui lavoratori. Nel 2009, con il decreto 106 sulla sicurezza del lavoro, il governo ha stravolto la legge ancor più a favore dei datori di lavoro, non emanando neanche i decreti attuativi previsti dalla stessa legge. Nel 2010 la Camera, composta da 630 parlamentari, ha varato 20 leggi, di cui 10 per iniziativa del governo, lasciando che il problema della sicurezza sul lavoro sia un semplice slogan.

La disoccupazione crescente, la concorrenza fra lavoratori, l’intensificazione dello sfruttamento con il taglio delle pause, gli ambienti nocivi, peggiorano le condizioni di lavoro e di vita. Se a questo si aggiunge il risparmio sulle spese per la sicurezza dei lavoratori che i datori di lavoro attuano, è chiaro che la causa principale degli infortuni sul lavoro sta in un sistema senza scrupoli.

Gli infortuni sul lavoro, gli omicidi di lavoratori che i padroni chiamano “morti bianche”, come se avvenissero per colpa di nessuno, insieme ai morti per malattia professionale, sono invece una conseguenza del sistema capitalista , che continuerà a generare miseria e lutti nella classe operaia finche non si compierà la liberazione dallo sfruttamento dell’uomo sull’uomo attraverso la soppressione del sistema del lavoro salariato.

Ogni giorno ci sono operai e lavoratori assassinati sui posti di lavoro di cui non conosciamo neanche i nomi. Gli operai in questa società non sono altro che carne da macello, esseri umani sacrificati sull’altare del profitto e a nulla servono i sermoni istituzionali sulla sicurezza se rimangono semplici parole di circostanza.

Questa è la realtà, ecco cosa contano gli operai e i lavoratori nella “democrazia borghese” dei campioni dei diritti umani.

Michele Michelino

Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio
Sesto San Giovanni 2 dicembre 2010

http://comitatodifesasalutessg.jimdo.com

Il fondo per le vittime amianto? Lo aspettavamo da tre anni


Michele Michelino annuncia la firma per il Fondo nazionale vittime dell’amianto: sono passati tre anni dall’inizio di questa battaglia: ora il Comitato propone il censimento delle aree da bonificare.
Sesto San Giovanni, 16 gennaio 2011 – L’incontro con il presidente della Repubblica Napolitano, quello con il presidente della Camera Fini e la proposta di legge a nome dell’onorevole Domenico Scilipoti dell’Idv. Dopo tre anni di lotta, come ama definirla Michele Michelino, i lavoratori e le associazioni delle vittime dell’amianto ottengono una prima importante vittoria.
«È stato finalmente firmato dai ministri Sacconi e Tremonti il regolamento per il Fondo nazionale vittime dell’amianto — annuncia soddisfatto il portavoce del Comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro e del territorio — Aspettavamo questa firma da tre anni». Erano passati oltre 36 mesi, infatti, dal termine fissato dal Parlamento per l’emanazione del regolamento. Previsto dalla Finanziaria 2007 che aveva stanziato 50 milioni, mancava ancora il decreto attuativo che sarebbe dovuto essere emanato entro 90 giorni dall’approvazione. «Non conosciamo il testo definitivo — spiega Michelino — Insieme a tutte le associazioni lo valuteremo e decideremo come andare avanti per ottenere giustizia».
Tra le proposte del Comitato di via Magenta e degli altri gruppi, ci sono infatti «un censimento delle zone a rischio, la completa bonifica dell’amianto, la riduzione del rischio verso lo zero e la messa al bando di tutte le sostanze cancerogene». Oltre alla riapertura dei termini delle domande per chi è stato esposto alle fibre del minerale killer, e alla richiesta che l’inadempimento delle norme di tutela delle condizioni di lavoro costituisca una circostanza aggravante comune del reato. Ormai, solo tra gli ex bredini le vittime sono salite quasi a cento.
La lista nera è iniziata nel 1992 con il primo morto d’amianto: Franco Camporeale, mancato a 45 anni. La cifra non è però completa, come precisa Michelino, perché oltre agli operai sono scomparsi anche molti familiari. Proprio per questo il Comitato vorrebbe chiedere all’Asl di estendere i controlli sanitari anche alle persone più vicine agli ex lavoratori. «Sono molte le moglie ammalate che hanno respirato l’amianto e le altre sostanze cancerogene solo per aver lavato le tute blu dei mariti».
di Laura Lana
Da IL GIORNO del 16 gennaio 2011