Nutrizione Dopo laringectomia

I medici di solito eseguire una laringectomia , o la rimozione casella vocale , a seguito di tumore della laringe o altri danni alla laringe . Dopo una laringectomia , il paziente impara a deglutire e parlare in modo nuovo come parte di un recupero di successo . Senza una laringe , il paziente odori e sapori di cibo in modo diverso , e può incontrare difficoltà consumando una nutrizione adeguata per mantenere un peso sano . Importanza

Dopo l’intervento chirurgico per rimuovere la laringe , il paziente vivrà con una stomia permanente , o l’apertura del collo , di respirare . Collo del paziente sarà più piccolo e si sentirà rigido e dolorante . Parlare e deglutire diventa più difficile . Dopo l’intervento chirurgico , in pazienti con cancro della laringe , i medici possono somministrare la chemioterapia . Secondo l’ American Cancer Society , il trattamento del cancro richiede al paziente di ingerire una nutrizione adeguata per aiutare il corpo a guarire , anche se ingerire abbastanza calorie nei cibi nutrienti diventa difficile dopo l’intervento chirurgico .
Post- Chirurgia alimentazione

Durante la laringectomia , il chirurgo inserisce un tubo di alimentazione nel paziente . Per il primo giorno o due dopo l’intervento chirurgico , il paziente è dato nutrienti e liquidi attraverso un IV . Gli operatori sanitari alimentano il paziente attraverso il tubo di alimentazione per circa una settimana . Di tanto in tanto , il paziente perde peso prima di un intervento chirurgico a causa di problemi di deglutizione causate da danni laringea o radioterapia . In questo caso , il medico può ordinare il tubo di alimentazione alloggiare a lungo per ricostituire deplezione nutrizionale del paziente . In casi molto rari , secondo il National Cancer Institute , il paziente non ritrovare pienamente la capacità di deglutire e riceve cibo attraverso il tubo di alimentazione in modo permanente .

Tipi di alimentazione Fonti di recupero

Molti pazienti tornano a una dieta regolare entro un paio di settimane di avere un laringectomia . Per altri , può essere più comodo per bere frullati sostituto di un pasto liquido . Fino a quando il paziente si sente in grado di mangiare cibi integrali , liquidi bevande sostituto di un pasto forniscono un’alimentazione equilibrata . I pazienti che scelgono di nutrizione scuote in una varietà di sapori .
Cibi solidi

volta che il paziente è pronto per iniziare a mangiare cibi solidi dopo la sua laringectomia , si dovrebbero scegliere un variegato e una dieta sana ricca di frutta e verdura e cereali integrali . L’American Cancer Society raccomanda una dieta a basso contenuto di grassi saturi e sodio per un paziente dopo il trattamento del cancro . Poiché il paziente non sarà in grado di sentire alimenti e dopo la laringectomia , i suoi gusti e il cambiamento appetito. Dopo una laringectomia , più fortemente aromatizzato alimenti possono appellarsi al paziente più di quanto fatto prima . Prova a salse, sughi e formaggi piccanti come condimenti per rendere i cibi più appetitosi e aiuto al consumo di una dieta varia e nutriente .
Attenzione

Non fumare o bere alcolici dopo una laringectomia . Il fumo diminuisce l’appetito , complicando il compito di prendere in abbastanza calorie e sostanze nutritive. Bere alcol irrita l’esofago e apparato digerente . Fumare e bere alcolici aumenta le probabilità di un recurrencer tumore del paziente .

From:http://it.265health.com/diet-nutrition/nutrition/1006099221.html

I DIECI ALIMENTI PIÙ VELENOSI CHE CI SIAMO PORTATI A CASA

I DIECI ALIMENTI PIÙ VELENOSI CHE CI SIAMO PORTATI A CASA

La Coldiretti ha lanciato l’allarme e stilato la classifica dei 10 prodotti più nocivi importati in Italia in grandi quantità che ancora circolano nei nostri supermercati

Peperoncino vietnamita

Il peperoncino vietnamita è molto più che piccante, contiene veleno. E anche se non è certo questa la sua maggiore attrattiva, l’Italia, nel corso del 2013, ne ha importato e consumato ben 273.800 chili, preferendolo al peperoncino nostrano nella preparazione industriale di sughi, condimenti e piatti pronti oppure in oli aromatizzati. Il tutto ovviamente in barba all’alta qualità dello stesso prodotto messo a disposizione dai nostri coltivatori.

Il peperoncino però non è il solo alimento di importazione in cui è stata rilevata un’elevata presenza di sostanze nocive (difenoconazolo, hexaconazolo e carbendazim): gli fanno buona compagnia altri 9 prodotti risultati positivi alla ricerca di residui chimici effettuata dall’Efsa (Agenzia europea per la sicurezza alimentare) e presentata a Napoli dalla Coldiretti. E se il peperoncino fa la parte del leone con livelli di sostanze allarmanti nel 61% dei campioni controllati, a preoccupare la Coldiretti, è soprattutto l’arrivo in Italia di 1,6 milioni di chili dilenticchie turche risultate contaminate in un caso su quattro (24,3 %).

Ancora peggio è andata per le melagrane turche (40,5 % di frutti velenosi) e i fichi brasiliani(30,4 % di campioni nocivi); mentre a breve distanza si collocano arance uruguaianeananas gahnesi e foglie di tè cinesi. Pensare che nei primi mesi del 2014 le importazioni di tè dalla Cina si sono addirittura impennate arrivando ad aumentare del 1100 %.

Per non parlare del riso indiano, che con l’enorme quantitativo di 38,5 milioni di chili annui importati rappresenta il rischio più elevato per la salute dei consumatori italiani.

Fanalini di coda della classifica negativa, i fagioli kenioti e i cachi israeliani che hanno rivelato “solo” un 10% di nocività.

Il report, presentato a un’assemblea di diecimila coltivatori provenienti da tutte le regioni italiane, è tale da scaldare gli animi dei nostri addetti al settore agricolo.

La produzione Made in Italy, infatti, è giustamente tenuta a rispettare valori di sicurezza rigidissimi, tanto che i nostri frutti, ortaggi e legumi risultano irregolari alle analisi solo nello 0,2 % dei casi, vale a dire 9 volte meno della media europea e 32 volte al di sotto della media internazionale.

Per difendersi da una simile concorrenza sleale e soprattutto per mettere al riparo la salute di consumatori completamente ignari di ciò che mettono nel piatto, Coldiretti chiede da tempo di rendere trasparenti i flussi delle materie prime nonché di pubblicare i nomi delle aziende che utilizzano alimenti stranieri. E auspicano anche l’obbligo di indicare in etichetta l’origine degli alimenti. Davanti a questo ennesimo allarme il ministro alla salute Beatrice Lorenzin si è impegnata ad ascoltare le loro richieste.

Daniela Falsitta,

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L’aloe cura il cancro?

L’aloe cura il cancro?

NO, ad oggi non esistono studi scientifici che dimostrano un ruolo certo dell’Aloe vera nella prevenzione o nella cura del cancro anche se alcuni dei composti contenuti nella pianta sono attualmente in fase di studio.

In sintesi

Secondo alcune teorie non scientificamente dimostrate, l’Aloe vera – una pianta piuttosto comune anche in Italia – sarebbe in grado di curare molti tipi di tumore, anche quelli in fase avanzata.
I numerosi studi scientifici condotti sull’argomento non hanno finora dimostrato in modo chiaro e indiscutibile che i composti a base di Aloe possano prevenire o curare il cancro nell’uomo.
Gel e creme a base di Aloe possono essere in genere utilizzate per il trattamento di alcuni problemi cutanei, come piccole ferite o bruciature senza effetti collaterali gravi.
Anche se spesso ritenuta innocua perché “naturale”, in casi particolari l’Aloe può interferire con l’azione di alcuni farmaci e può causare gravi problemi alla salute, in alcuni casi addirittura letali.
Conoscere la pianta

L’Aloe è una pianta molto comune anche nel nostro Paese: le sue foglie spesse e carnose la fanno assomigliare a un cactus, ma dal punto di vista della classificazione botanica è molto più simile all’aglio e alla cipolla. Ne esistono moltissime varietà (la più nota è senza dubbio l’Aloe vera) dalle quali si possono ottenere due tipi di prodotto: il gel contenuto nella parte centrale della foglia e una sostanza chiamata lattice che si trova invece immediatamente sotto la parte verde ed esterna della foglia. Il succo che deriva dalla foglia intera contiene quindi entrambe le sostanze.
Un rimedio antico

Per saperne di più
La posizione dell’American Cancer Society sull’utilizzo dell’Aloe e dei suoi derivati per il trattamento del cancro (in inglese)
I derivati di questa pianta sono noti sin dall’antichità come rimedio per diversi piccoli problemi di salute, soprattutto legati alla pelle e se ne parla già in Mesopotamia, circa 1500 anni prima di Cristo, nell’Egitto dei Faraoni e tra gli antichi greci e romani. La proprietà più apprezzata dai medici del passato era senza dubbio l’effetto cicatrizzante, che rendeva l’Aloe adatta a curare piccole ferite, escoriazioni e bruciature, ma nel tempo la pianta ha assunto un ruolo importante anche come antibatterico e lassativo. Un rimedio popolare ben noto quindi, ma come nasce l’idea che l’aloe possa curare il cancro? Uno dei principali sostenitori di questa teoria, mai dimostrata da studi scientifici nell’uomo, è padre Romano Zago, un francescano nato in Brasile nel 1932, che in una sua pubblicazione descrive le proprietà quasi “miracolose” di questa pianta, capace di curare rapidamente anche i tumori in fase avanzata. La pubblicazione ha fatto scalpore e ha dato anche il via a numerosi studi scientifici, che però non hanno ottenuto risultati convincenti e non hanno quindi dimostrato la teoria.
I risultati della ricerca oncologica

Anche se a oggi non ci sono prove certe dell’efficacia dell’Aloe nella prevenzione o nella cura del cancro, i ricercatori stanno valutando con attenzione gli effetti sull’organismo di alcune delle sostanze contenute in questa pianta e i meccanismi molecolari che li determinano. Prima di descrivere tali molecole è importante però sottolineare che molti degli studi finora effettuati e che hanno fornito in alcuni casi risultati interessanti sono stati condotti solo in vitro, cioè in provette e su cellule coltivate in laboratorio, oppure su particolari modelli sperimentali, ma non nell’uomo. Questo significa, in pratica, che i dati oggi disponibili non sono sufficienti ad affermare che le sostanze studiate sono efficaci e sicure anche nelle terapie umane.
Di fronte ai numerosi composti attivi presenti nell’Aloe, l’attenzione degli esperti si concentra soprattutto su alcune molecole capaci di influenzare il sistema immunitario come per esempio l’acemannano, che in modelli sperimentali è in grado di stimolare la produzione di molecole chiamate citochine, o l’aloeride, un forte stimolante del sistema immunitario. L’emodina contenuta nelle foglie di Aloe vera, blocca in vitro la crescita delle cellule e stimola l’apoptosi, ovvero il processo di “morte programmata”, fondamentale nella lotta contro il cancro perché permette all’organismo di eliminare le cellule tumorali. Alcuni studi in vitro hanno dimostrato in particolare che l’emodina è efficace contro le cellule di tumore di testa-collo e di tumore del fegato. Infine il DEHP, sigla che indica il di(2-etilesil)ftalato, blocca le cellule di leucemia in modelli in vitro.
E nell’uomo?

Sono molti gli studi condotti per capire se l’Aloe e i suoi derivati sono in grado di eliminare o almeno ridurre gli effetti collaterali dei trattamenti oncologici classici, in particolare chemio e radioterapia. Nel 2005 sono stati pubblicati i risultati di una ricerca che ha preso in considerazione gli studi che valutavano la capacità dell’Aloe di prevenire i danni della radioterapia a livello della cute. Secondo questi dati, il gel di Aloe applicato direttamente sulla pelle non porta alcun vantaggio. Conclusioni simili anche per uno studio del 2011 che ha valutato invece il ruolo del gel di Aloe nella prevenzione della mucosite, un problema della bocca piuttosto comune per chi si sottopone a chemioterapia: non sono emerse prove che l’Aloe sia efficace, anche se, al di là dei numeri, molti pazienti hanno percepito come utile il trattamento con questo gel. Per quel che riguarda invece gli effetti sulla crescita cellulare, al momento attuale non è stato possibile replicare sull’uomo i dati ottenuti su colture di laboratorio.
Rischi da non sottovalutare

Sulla scia delle teorie che vedono l’Aloe come trattamento anticancro, nel 1996 un’azienda statunitense ha cominciato a produrre e a immettere sul mercato un concentrato di Aloe noto con il nome di T-UP che poteva essere ingerito per via orale o iniettato per via intravenosa e veniva presentato come terapia per cancro, AIDS, herpes e altri disturbi autoimmuni. Dopo pochi anni, le autorità sanitarie hanno però bloccato la vendita di questo “farmaco” e i produttori sono stati accusati di frode, vendita di farmaci non approvati e cospirazione, proprio perché le affermazioni diffuse con il prodotto erano false e potevano rivelarsi molto pericolose e fuorvianti per i pazienti. Le iniezioni del composto si sono addirittura rivelate fatali per alcuni di essi. Oltre a queste reazioni particolarmente gravi, non bisogna dimenticare che i principi attivi contenuti nell’Aloe possono essere causa di disturbi molto fastidiosi. Capsule, compresse e succo in forma liquida possono causare problemi intestinali come diarrea, dolore addominale, nausea e vomito provocati soprattutto dalla presenza di antrachinoni, molecole con potente azione lassativa, mentre chi assume già farmaci o altri supplementi a base di erbe deve prestare attenzione alle interazioni: capita infatti che i derivati dell’Aloe interferiscano con altri principi attivi causando per esempio problemi alla coagulazione del sangue. E anche se decisamente meno comuni, si possono verificare reazioni allergiche a gel e creme a base di Aloe soprattutto se utilizzati per periodi molto lunghi: sono più a rischio coloro che già sanno di essere allergici a cipolla, aglio, tulipani e piante simili.
In conclusione

Gel e altri derivati dell’Aloe sono utilizzati in molte preparazioni cosmetiche e gli studi dimostrano che in genere applicare sulla pelle il gel derivato dalla pianta non è pericoloso e può contribuire alla cura di piccole ferite o ustioni leggere. Il discorso cambia di fronte a capsule e sciroppi che possono causare effetti collaterali anche gravi. Una cosa è certa: a oggi non esiste alcuna dimostrazione scientifica chiara dell’efficacia di questa pianta come terapia anti-cancro. Pensare di sospendere le terapie prescritte dall’oncologo o di assumere contemporaneamente derivati dell’Aloe può essere una decisione molto pericolosa per la salute.

 

La Cipolla, tante proprietà benefiche

La Cipolla, tante proprietà benefiche per la salute del nostro organismo

E’ dotata di una spiccata azione stimolante, oltre che diuretica e depurativa e inoltre contribuisce significativamente a migliorare la circolazione sanguigna

CipollaLa cipolla è una vera miniera di proprietà benefiche per l’organismo, una vera amica della salute. Entra a pieno titolo nella categoria degli antibiotici naturali grazie alle sue proprietà antisettiche, in quanto riesce ad eliminare i batteri dannosi presenti nell’intestino, lasciando praticamente intatta la flora batterica intestinale, i così detti batteri buoni, senza i quali si verificherebbero non pochi problemi. Ma ovviamente non finisce qui perché è dotata di una spiccata azione  stimolante, oltre che diuretica e depurativa e inoltre contribuisce significativamente a  migliorare la circolazione sanguigna. Infine è in grado di abbassare i livello di glucosio nel sangue, senza poi contare alle altre eccellenti proprietà se utilizzata per la cura della bellezza della pelle e dei capelli.

La cipolla è un concentrato di vitamine, Sali minerali e tanto altro ancora, e precisamente vitamine A, B1, B2, C, E, Sali minerali, tra i quali particolarmente importanti sono calcio, il magnesio, il fosforo, il ferro e il manganese. Inoltre contiene diversi  fermenti molto importanti per stimolare il metabolismo e aiutare la digestione e, si sa, un metabolismo più sveglio offre una serie di vantaggi non indifferenti. Inoltre è ricca di flavonoidi, antiossidanti in grado di contrastare efficacemente i radicali liberi, i responsabili dell’invecchiamento cellulare, oltre ad avere un ben noto effetto diuretico, a tutto vantaggio quindi della ritenzione idrica, responsabile tra l’altro della cellulite. Molto importante è anche un ormone vegetale, la glucochimina, dotato di una spiccata azione antidiabetica, caratteristica da non sottovalutare.

Insalata di cipolleE’ ricca di acqua e povera di calorie, per cui andrebbe utilizzata più spesso in cucina, anche se poi il suo odore potrebbe non essere dei più graditi, soprattutto dopo mangiato. Ma la sua caratteristica principale è indubbiamente il fatto di essere un antibiotico naturale, come del resto accennato in precedenza,  in grado di espletare una azione antisettica nei confronti dei batteri dannosi per l’intestino, causa di non pochi problemi, a tutto vantaggio della flora batterica intestinale, i così detti batteri buoni, indispensabili per il buon funzionamento non solo dell’intestino, ma dell’organismo in generale.

L’olio essenziale della cipolla è altrettanto importante in quanto favorisce la circola zione sanguigna perché dotato di proprietà vasodilatatrici, caratteristica che mette i vasi in condizione di lavorare meglio e quindi di trasportare un flusso maggiore di sangue a tutto vantaggio dell’intero organismo in quanto i suoi vari distretti potranno contare su una maggiore e migliore ossigenazione. Ne consegue che la cipolla è indicata anche ai soggetti che soffrono di patologie coronariche, con conseguente sensibile riduzione del rischio cardiologico. Allo stesso tempo combatte la ritenzione idrica, problema ben noto in particolar modo alle donne.

La cipolla ha anche un’altra applicazione, può essere infatti utilizzata come espettorante, in particolar modo se unita al miele, perché così è un eccellente decongestionante soprattutto della laringe. Infatti, i soggetti che soffrono di tonsillite, potrebbero  fare dei gargarismi con il succo di cipolla, oggettivamente un rimedio che farebbe arricciare il naso, e non solo, a non poche persone, perché il suo odore non è certamente dei più invitanti, soprattutto se poi si dovessero incontrare altre persone con cui intrattenersi. Una sola raccomandazione per coloro che possono avere problemi di Cipolledigestione: meglio cotta perché così diventa più digeribile, anche se oggettivamente è difficile pensare di consumare la cipolla cruda, tranne che in qualche insalata.

Infine da non dimenticare un’altra applicazione interessante, anche se questa sicuramente poco piacevole. Può infatti essere utilizzata per applicazioni locali contro la caduta dei capelli perché sembrerebbe che non solo riesca a contrastare la caduta, ma addirittura riesca a favorire e stimolare la ricrescita.

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