GIORNATA MONDIALE CONTRO L’AMIANTO


 

In ricordo di tutti i lavoratori assassinati in nome del profitto

 

contro lo sfruttamento degli esseri umani e la distruzione della natura

 

Sabato 27 aprile 2013 – ore 16.00 corteo

 

partenza dal Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli” di via Magenta 88,

Sesto San Giovanni, fino alla lapide di via Carducci


http://www.comitatodifesasalutessg.com/2013/04/25/giornata-mondiale-contro-l-amianto/#permalink

Ilva:la salute si difende eliminando la nocività

Ilva: La salute si difende eliminando la nocività.

di Michele Michelino (*)

 

All’Ilva, come in molte fabbriche, esiste la necessità immediata e l’urgenza di intervenire con misure di protezione per bonificare la fabbrica e l’ambiente, sottraendo i lavoratori e i cittadini al lento – ma inevitabile – massacro cui sono sottoposti. Le prime vittime dell’Ilva sono gli operai che ci lavorano e le loro famiglie.

Come scrive il Tribunale del Riesame di Taranto “Inquinare fu una scelta” che impone “l’interruzione della catena dei reati ancora in atto”. Inquinamento attuato coscientemente con la complicità di istituzioni comprate a suon di “mazzette”.

 

La contrapposizione fra difesa del posto di lavoro e del salario e salute in fabbrica e nel territorio da sempre attraversa il movimento sindacale e operaio.

Negli anni 70’, in un’altra situazione economica, nelle fabbriche di Sesto San Giovanni la contraddizione fu risolta direttamente dagli operai con fermate improvvise, scioperi spontanei di gruppi di lavoratori, in particolare delle lavorazioni a caldo di forgia e fonderia (costretti a lavorare a lavorare pezzi di acciaio dai 1250 ai 1500 gradi centigradi) quando, nei mesi estivi, la temperatura sul posto di lavoro diventava intollerabile provocando continui svenimenti fra gli operai.

Queste lotte contro la nocività – che non delegavano a nessuno il problema della salute in fabbrica, né al padrone né al sindacato, attraverso cortei interni e discussioni con tutti gli operai – costrinsero i sindacati a rincorrere gli operai anche sul problema dell’organizzazione capitalistica del lavoro.

 

All’Ilva i sindacati confederali, invece di intervenire nel dibattito organizzando assemblee e lotte per la tutela del posto di lavoro e della salute operaia, denunciando i rischi per la salute in fabbrica e nel territorio – da anni hanno sposato la linea del padrone della competitività e della produzione ad ogni costo, ponendosi ora alla testa della mobilitazione reazionaria a favore del padrone e dei suoi leccapiedi.

 

La giustizia e la legge dello stato dei padroni anche in questo caso usa due pesi e due misure. Arresti domiciliari (nelle loro lussuose case) per Riva e i dirigenti responsabili della morte per cancro di migliaia di operai e cittadini. Galera per i NO TAV e coloro che hanno protestato contro il G8 di Genova.

 

Il dominio incontrastato del padrone nella fabbrica e nella società si evidenzia con le istituzioni che si schierano sempre col padrone. Come si sapeva da anni ed ora si è evidenziato nelle inchieste, in questi anni politici, sindacalisti, istituzioni, tecnici, erano e sono sul libro paga o usufruiscono delle generose “donazioni” della famiglia Riva. Contributi generosi padron Riva li ha dati a tutti. Dai 245 mila euro a Forza Italia ai 98mila del (futuro segretario del Pd), Pierluigi Bersani. Persino la chiesa e la parrocchia del quartiere Tamburi negli anni 2010 e 2011 hanno goduto di queste “donazioni” in cambio dell’assoluzione. Con l’ultima donazione di 365 mila euro alla chiesa padron Riva, oltre che il paradiso, si è comprato la benevolenza dell’istituzione religiosa che nei suoi sermoni non perde occasione di magnificare la sua generosità.

 

Delegare il posto di lavoro e la salute al sindacato, alle istituzioni e al padrone, è il modo migliore per perderli.

La difesa del posto di lavoro e della salute si realizza solo nella critica all’organizzazione capitalistica del lavoro, quando gli operai manifestano la loro autonomia di classe concretizzandola con scioperi contro il padrone e i dirigenti responsabili della brutalità delle condizioni di lavoro nocive.

Delegare al padrone e agli istituti specializzati il controllo della nocività e dell’inquinamento ambientale sul lavoro e sul territorio è come legarsi al collo una corda sperando nella buona fede del boia che l’ha in mano.

 

Lottare oggi contro lo sfruttamento significa rischiare anche di perdere il posto di lavoro e un salario che, per quanto insufficiente alle necessità di vita permette di tirare avanti garantendo il pranzo e la cena, per quanto sempre più magri, in tempo di crisi.

Astenersi dalla lotta o, peggio, lottare per difendere il proprio padrone e i dirigenti accusati della morte di centinaia di operai e migliaia di cittadini, non garantisce in ogni caso né il posto di lavoro né la salute.

 

Il sistema capitalista, nella sua ricerca del massimo profitto, distrugge gli esseri umani e la natura e non si può accettare di barattare il lavoro di alcuni contro la salute di tutti.

Si lavora per vivere, non per morire! Se i padroni ci vogliono costringere a lavorare per continuare a intascare profitti facendoci rischiare la vita ogni giorno in fabbrica in reparti nocivi e inquinando il territorio, dobbiamo dire chiaramente che noi vogliamo lavorare in sicurezza e che a condizione di morte niente lavoro.

La scelta fra il morire di fame e il morire di cancro non è una scelta. La lotta del movimento operaio è da sempre una lotta contro lo sfruttamento, per eliminarne le cause, la società capitalista basata sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.

La salute si rivendica e la nocività si elimina. Invece di fare cortei a favore del padrone, noi chiediamo la bonifica immediata dei siti inquinati e la chiusura dei reparti incriminati, con salario pieno per tutti i lavoratori interessati.

E’ questa la lotta che vale la pena di fare.

 

(*) Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio

 

Sesto San Giovanni, 22 agosto 2012

http://ciptagarelli.jimdo.com/2012/08/23/ilva-taranto/

“Amianto anche causa di ictus e crisi cardiache”

5 aprile 2012. I risultati delle analisi dei ricercatori dell’Health and Safety Laboratory su 94.403 uomini e 4.509 donne esposti alla fibra-killer e seguiti tra il 1971 e il 2005: il campione esaminato ha manifestato più probabilità di morire per una malattia cardiovascolare rispetto alla popolazione generale

 ROMA – L’amianto è un “veleno” non solo per i polmoni, con i suoi noti rischi di tumore. Chi è a contatto con questo materiale, infatti, corre anche maggiore pericolo di avere una crisi cardiaca o un ictus: possibilità che aumenta con il prolungarsi dell’esposizione. Un problema che riguarda, tra i lavoratori dell’industria, soprattutto le donne per le quali raddoppia la probabilità di ictus e aumenta dell’89% quella di crisi cardiaca, contro percentuali maschili che si attestano, rispettivamente, al 63% e al 39%. A lanciare il nuovo allarme sono i ricercatori britannici del centro “Health and Safety Laboratory (HSL)” che hanno pubblicato uno studio su “Occupational and environmental medicine”.

A oggi sono ben noti gli effetti oncologici della fibra-killer – responsabile principale di mesoteliomi, tumori polmonari, intestinali e di altre sedi – ma poco si sa sugli effetti cardiovascolari legati alla sua natura di “agente infiammatorio”. Da qui la ricerca degli scienziati inglesi. Lo studio si è basato sull’analisi dei dati medici di 94.403 uomini e 4.509 donne, seguiti tra il 1971 e il 2005, che hanno avuto contatto con l’amianto sia nel lavoro di bonifica che nell’industria. Va rilevato che più della metà del campione era composto da fumatori. Nell’arco di tempo esaminato 15.557 persone sono morte, considerando le diverse cause: 1.053 hanno avuto un ictus e 4.185 di infarto. Considerando il tasso di mortalità standard, spiegano gli esperti, i lavoratori esaminati, avevano più probabilità di morire di una malattia cardiovascolare rispetto alla popolazione generale, anche tenendo conto del maggior rischio legato al fumo.


http://comitatodifesasalutessg.jimdo.com/2012/05/08/studio-britannico/

SICUREZZA SUL LAVORO E SANZIONI


RAFFAELE GUARINIELLO A MESTRE:

 

 “LA COLPA DELL’INEFFICIENZA SANZIONATORIA RISPETTO ALLE AZIENDE POCO ATTENTE ALLA SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO E’ ANCHE DEGLI ORGANI DI VIGILANZA E DELLA LENTEZZA DELLA MAGISTRATURA CHE PORTA ALLA PRESCRIZIONE DEI REATI”.

 

 QUESTO UNO DEI COMMENTI A MARGINE DEL SEMINARIO ORGANIZZATO A MESTRE DA VEGA FORMAZIONE IN COLLABORAZIONE CON IPSOA, VEGA ENGINEERING E AIESIL DAL TITOLO “GLI OBBLIGHI IN TEMA DI SICUREZZA DEL LAVORO”.

 

 

“Una priorità che viene troppo spesso trascurata all’interno delle aziende. Eppure le norme che disciplinano la sicurezza nei luoghi di lavoro ci sono e sono gli strumenti principali per prevenire gli infortuni e i decessi. Purtroppo poi, accanto all’incoscienza di una parte dell’imprenditoria esiste anche una carenza di rigore dal punto di vista sanzionatorio che invece, se rafforzato, potrebbe aiutare a migliore la cultura della tutela del lavoratore”.

Queste le parole del procuratore Raffaele Guariniello a margine del seminario organizzato recentemente a Mestre da Vega Formazione in collaborazione con Ipsoa, Vega Engineering e Aiesil dal titolo “Gli obblighi in tema di sicurezza del lavoro”;questo l’autorevole commento del magistrato che con le sentenze dei processi Eternit e Thyssen Krupp ha ottenuto nel primo caso la condanna dei vertici dell’azienda per disastro ambientale doloso e omissione volontaria delle cautele antinfortunistiche in riferimento agli oltre 3000 morti provocati dall’amianto; nel secondo una condanna per omicidio volontario del vertice della multinazionale dall’amianto; nel secondo una condanna per omicidio volontario del vertice della multinazionale.

“In parte – ha proseguito Guariniello – la colpa dell’inefficienza sanzionatoria è degli organi di vigilanza e della lentezza della Magistratura che porta anche alla prescrizione dei reati. La metodologia di indagine, poi, deve essere più penetrante per arrivare a capire se un infortunio sia un fatto episodico o se sia una politica aziendale, una scelta strategica”.

Così il magistrato che più di tutti negli ultimi decenni ha lottato in prima linea per rendere Giustizia alle vittime innocenti del lavoro nel nostro Paese ha descritto a Mestre una delle emergenze più tragiche nel nostro Paese; perché di lavoro si muore quotidianamente .

la formazione in questo senso diventa un passaggio fondamentale per interrompere il tragico bollettino delle morti bianche. “Purché – ha sottolineato Raffaele Guariniello – sia programmata e realizzata con la massima serietà e competenza con strumenti e metodologie per verificare che l’apprendimento sia effettivo”.

Serietà e competenza sui quali punta Vega Engineering da oltre due decenni in prima linea su questo fronte. “Solo negli ultimi anni – spiega l’ingegner Pier Luigi Dalla Pozza direttore di Vega Engineering – sono stati migliaia i lavoratori coinvolti nei nostri programmi di aggiornamento e formazione tra cui dirigenti, Rspp, Aspp, addetti alla sicurezza provenienti da tutta Italia. Il nostro obiettivo è quello di continuare a diffondere la cultura della sicurezza facendoci interpreti e traduttori, anche con l’aiuto di figure autorevoli come quella del dottor Guariniello, di norme e burocrazie talora complesse ma indispensabili per la dignità e per la tutela dei lavoratori”.

Fondamentale poi per Raffaelle Guariniello è che la diffusione di una corretta ed efficiente prevenzione giunge anche dall’analisi dei dati sugli infortuni con particolare riferimento alle indagini condotte dall’Osservatorio Sicurezza sul lavoro di Vega Engineering.
“Ho letto con interesse i risultati dell’Osservatorio Vega Engineering – ha spiegato il procuratore – perché sono preziosi mezzi di indagine che consentono di porre una lente d’ingrandimento sul problema; perché evidenziano ad esempio in alcune aree del Paese numeri molto bassi di infortuni mortali che lasciano perplessi. Sarebbe interessante capire se questi incidenti davvero non accadano”.

Intervista Dott. Raffaele Guariniello

Intervista Ing. Pier Luigi Dalla Pozza

Contributi video Seminario “Gli obblighi in tema di sicurezza del lavoro” – 27/04/2012 Mestre (VE)

Dott.ssa Annamaria Bacchin

 

Ufficio Stampa – Dott.ssa Annamaria Bacchin 
Centro Direzionale Terraglio Uno – Via Don F. Tosatto 35 – Mestre (VE)
Tel 041 3969013 – Fax 041 3969038
Web site: www.vegaengineering.com
http://www.facebook.com/OsservatorioSicurezzaLavoro

 


fonte

28 Aprile giornata mondiale contro l’amianto



Riportiamo il comunicato stampa del Comitato e l’art. del quotidiano IL GIORNO. Anche la RAI sul TG Regionale ha trasmesso un servizio.
 
28 aprile giornata mondiale contro l’amianto
Centinaia di lavoratori e familiari delle vittime dell’amianto hanno sfilato oggi pomeriggio in corteo a Sesto San Giovanni, in ricordo delle vittime, per affermare che la salute e la vita umana non sono in vendita e non hanno prezzo.
Il lungo corteo si è mosso dal Centro di Iniziativa Proletaria, sede del Comitato.
In testa lo striscione d’apertura del corteo con la parola d’ordine “In ricordo di tutti i lavoratori uccisi in nome del profitto”, dietro i famigliari delle vittime e gli operai delle ex fabbriche di Sesto per anni esposti all’amianto alla Breda, alla Falck, alla Magneti, all’Ansaldo, alla Pirelli, insieme a molti cittadini, al Comitato delle vittime della Tricom Galvanica di Bassano del Grappa e Tezze sul Brenta, dove sono morti decine di operai, i lavoratori della AIEA e gli operai sopravvissuti al rogo dell’Eureco di Paderno Dugnano. Dopo aver percorso le vie cittadine, il corteo si è fermato davanti alla lapide di via Carducci, dove il presidente del Comitato Michele Michelino ha fatto una breve commemorazione ricordando i tanti compagni di lotta scomparsi a causa dell’amianto e della logica del profitto, chiedendo -per i datori di lavoro e i dirigenti assassini che hanno anteposto il loro guadagno alla salute dei lavoratori e dei cittadini – condanne e sanzioni esemplari, che servano da monito a chi non rispetta le norme di sicurezza, perché sulla salute e la vita non si tratta.




E’ stato ricordato che dal 1992 con la legge 257 è stato vietata l’estrazione, importazione, l’esportazione, la produzione e la commercializzazione dell’amianto ma, paradossalmente, non il divieto di utilizzo dell’amianto.
Da questo deriva il permanere di 32 milioni di tonnellate di materiali contenenti amianto nei luoghi di lavoro e di vita, nel territorio del nostro paese.
E’ necessario che lavoratori e cittadini, insieme, lottino e scendano in piazza per chiedere e imporre le bonifiche. Le imprese che si sono arricchite con l’amianto producendo morti e contaminazione del territorio non possono cavarsela comprandosi l’impunità e le parti civili nei processi in cui vengono chiamati in causa.
I responsabili di tanti lutti e della contaminazione del territorio – che continua a far ammalare e morire vittime innocenti e spesso inconsapevoli di essere stati esposti all’asbesto a livello professionale, familiare (le mogli morte per aver lavato le tute) e ambientale – devono contribuire finanziariamente sia a risarcire la vittime che alla bonifica del territorio. La difesa della salute e la giustizia per i lavoratori e i cittadini morti e malati è un problema di civiltà che ci riguarda tutti.
 
Al corteo erano presenti l’attore Moni Ovadia, Ettore Zilli ex deportato a Dachau, il Prof Giancarlo Ugazio. Al termine del corteo si è svolta un’assemblea aperta dove i rappresentanti delle varie associazioni hanno preso la parola. Sono intervenuti anche Antonio Pizzinato e l’attore Renato Sarti, direttore del Teatro della Cooperativa di Niguarda.
 
28 aprile 2012
 

MILANO: RINVIATO AL 23 FEBBRAIO 2012 IL PROCESSO AI DIRIGENTI PIRELLI

 

 

Ieri 19 dicembre si è tenuta la prima udienza del processo contro gli 11 dirigenti della Pirelli di Milano. Durante l’udienza il nostro comitato ha inoltrato i documenti per la costituzioni di parte civile.

 

Anche Medicina Democratica, l’Associazione Italiana Esposti Amianto e la CGIL hanno chiesto di costituirsi parte civile.

Queste costituzioni sono avvenute in clima particolare. Proprio in questi giorni il Comune di Casale Monferrato, città simbolo della lotta all’amianto che vanta il triste primato delle vittime e di morti, sembra intenzionato ad accettare l’offerta del miliardario svizzero Stephan Schimidheiny, uno dei padroni della Eternit che gli ha offerto una cifra tra i 18 e i 20 milioni di euro in cambio della revoca della costituzione di parte civile del Comune. Tanti soldi, maledetti e subito, per uscire dal processo. Il nostro comitato nell’esprimere la sua solidarietà alle famiglie delle vittime si associa alle proteste dei cittadini che hanno manifestato contro questo tentativo di corruzione e contro chi si è venduto alla logica del grande capitalista responsabile di tanti lutti.

Dopo aver accumulato enormi profitti sulla pelle delle persone mandandole coscientemente alla morte, oggi grazie ai soldi cercano di comprarsi l’impunità.

Non esiste cifra che possa risarcire i danni e i lutti provocati dagli assassini.

Il nostro Comitato che da sempre si batte contro la monetizzazione della salute e della vita umana, si è presentato parte civile nel processo contro i dirigenti Pirelli, chiedendo un euro di risarcimento per dimostrare ai padroni che non siamo in vendita, e il prossimo 23 febbraio 2012 sapremo se il giudice ci ammetterà o no come parte civile.

La storia dell’amianto è lastricata di enormi profitti per gli industriali che lo impiegavano e di gravi lutti per chi è stato esposto alle fibre killer. Le sostanze cancerogene, uscendo dalle fabbriche hanno inquinato l’aria e le falde acquifere e l’intero territorio circostante.

 

In Lombardia ci sono ancora 2.800.000 metri cubi di amianto da smaltire.

In Italia ci sono ancora 32 milioni di tonnellate di amianto sparse sul territorio, una bomba a orologeria da disinnescare al più presto.

 

Bisogna bonificare i luoghi di lavoro e il territorio: solo così sarà possibile fermare la mattanza che continua a mietere vittime, 4.000 morti l’anno.

Il diritto alla salute ignorato e calpestato ogni giorno da affaristi e sfruttatori può essere difeso solo dal movimento operaio e popolare organizzato.

I lavoratori e i cittadini non hanno di fronte solo degli imprenditori assassini, ma un intero sistema che legittima lo sfruttamento e favorisce la ricerca del massimo profitto a scapito della vita umana e della natura. Istituzioni, come il comune di Casale Monferrato, che davanti al dio denaro sono disposti a mettere sotto i piedi i principi costituzionali e la difesa della salute e della vita umana.

http://comitatodifesasalutessg.jimdo.com/2011/12/20/milano-rinviato-al-23-febbraio-2012-il-processo-ai-dirigenti-pirelli/