Befana

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Rappresentazione di tre befane, ognuna sulla propria scopa.

La Befana, corruzione lessicale di epifania attraverso bifanìabefanìa,[1] è una tipica figura delfolklore di alcune parti d’Italia centrale appenninica, diffusasi in tutta Italia. Appartiene alle figure folkloristiche, dispensatrici di doni, legate alle festività natalizie.[2]


Secondo la tradizione italiana la Befana fa visita ai bambini il 6 gennaio, durante la notte dell’epifania, per riempire le calze lasciate da essi appositamente appese. Nel caso siano stati buoni, il contenuto sarà composto da caramellecioccolatini, in caso contrario conterrannocarbone. Spesso la befana viene descritta come una vecchia, che vola su una scopa. A differenza di una strega è spesso sorridente e ha una borsa o un sacco pieno di ogni squisitezza, regali per i bambini meritevoli, ma anche di carbone per i bambini che non sono stati buoni durante l’anno.
Tradizione

La distribuzione di regali ai bambini a nome della Befana fu fortemente incoraggiata dal fascismo,[3] nell’ambito dell’opera di “romanizzazione” della penisola.

Simbologia

L’origine di questa figura va probabilmente connessa a tradizioni agrarie pagane relative all’anno trascorso, ormai pronto per rinascere come anno nuovo. Difatti rappresenta la conclusione delle festività natalizie come interregno tra la fine dell’anno solare (solstizio invernaleSol Invictus) e l’inizio dell’anno lunare.[4]

L’aspetto da vecchia sarebbe dunque una raffigurazione dell’anno vecchio: una volta davvero concluso, lo si può bruciare così come accadeva in molti paesi europei, dove esisteva la tradizione di bruciare fantocci, con indosso abiti logori, all’inizio dell’anno (vedi ad esempio laGiubiana e il PanevinPignarûlCaseraSeimaBrusa la vecia).

In quest’ottica l’uso dei doni assumerebbe un valore propiziatorio per l’anno nuovo.

Un’ipotesi suggestiva è quella che collega la Befana con una festa romana, che si svolgeva all’inizio dell’anno in onore di Giano e di Strenia (da cui deriva il termine “strenna”) e durante la quale si scambiavano regali.

La Befana si richiama pure ad alcune figure della mitologia germanicaHoldaBerchta, sempre come personificazione della natura invernale.

Secondo una versione “cristianizzata”, i Re Magi, diretti a Betlemme per portare i doni a Gesù Bambino, non riuscendo a trovare la strada, chiesero informazioni ad una vecchia.

Malgrado le loro insistenze, affinché li seguisse per far visita al piccolo, la donna non uscì di casa per accompagnarli. In seguito, pentitasi di non essere andata con loro, dopo aver preparato un cesto di dolci, uscì di casa e si mise a cercarli, senza riuscirci.

Così si fermò ad ogni casa che trovava lungo il cammino, donando dolciumi ai bambini che incontrava, nella speranza che uno di essi fosse il piccolo Gesù.

Da allora girerebbe per il mondo, facendo regali a tutti i bambini, per farsi perdonare.

Opere sulla Befana

Filastrocche popolari

La Befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
con le toppe alla sottana
Viva, Viva La Befana!

da cui deriva la variante ideologizzata:

La Befana vien di notte
Con le scarpe tutte rotte
Col vestito alla romana
Viva, Viva La Befana!

Letterarie

Viene viene la Befana,
vien dai monti a notte fonda.
Come è stanca! La circonda
neve, gelo e tramontana.

Filmografia

Note

  1. ^ Cf. [1][2][3]URL consultati il 16-9-2009.
  2. ^ Cf. Treccani Portale online.
  3. ^ Cf. La befana fascista.
  4. ^ Cf. AtorèneIl laboratorio alchemico, Roma, Edizioni Mediterranee, 1996, p. 268. ISBN 8827211772ISBN 9788827211779

Voci correlate

Collegamenti esterni

Cenone vigilia di Natale

cenone

Storia del presepio


HöhlenkrippeIn tutto il mondo durante il periodo natalizio, laddove i cristiani festeggiano l’incarnazione di Dio, esiste l’usanza di erigere presepi nelle case e nelle chiese. I presepi sono rappresentazioni artistico- figurative della nascita di Gesù nella mangiatoia di una stalla a Betlemme.
Nella capanna vediamo la Sacra Famiglia e i pastori, sullo sfondo l’asino e il bue. L’adorazione dei saggi d’Oriente, i tre Re Magi, viene inclusa nel paesaggio il 6 gennaio. 

Gli evangelisti Luca e Matteo furono i primi a descrivere la storia dell’incarnazione di Cristo. È famoso il Vangelo di Natale di Luca, apparso nel secondo secolo dopo Cristo e poi divulgato nelle prime comunità cristiane.

Già nel Quarto secolo troviamo a Roma (nelle catacombe) immagini della natività. L’origine esatta del presepio è difficile da definire, in quanto è il prodotto di un lungo processo.

È storicamente documentato che già in tempo paleocristiano, il giorno di Natale nelle chiese venivano esposte immagini religiose, che dal decimo secolo assunsero un carattere sempre più popolare, estendendosi poi in tutta l’Europa. 

Comunemente il “padre del presepio” viene considerato San Francesco d’Assisi , poiché a Natale del 1223 fece il primo presepio in un bosco. Allora, Papa Onorio III, gli permise di uscire dal convento di Greggio, così egli eresse una mangiatoia all’interno di una caverna in un bosco, vi portò un asino ed un bue viventi, ma senza la Sacra Famiglia. 
Poi tenne la sua famosa predica di Natale davanti ad una grande folla di persone, rendendo così accessibile e comprensibile la storia di Natale a tutti coloro che non sapevano leggere. 

Nella Cappella Sistina della Chiesa di Santa Maria Maggiore a Roma, si può ammirare uno dei più antichi presepi natalizi. Fu realizzato in alabastro nel 1289 da Arnolfo da Cambio e donato a questa chiesa. Il presepio ha la forma di una casetta, in cui è rappresentata l’adorazione dei Re Magi.

Si considerano precursori del presepio anche gli altari gotici intagliati con immagini della natività, che non fu possibile rimuovere. Uno di questi altari con il gruppo dei tre Re Magi si trova in Austria nella chiesa di S. Wolfgang nella regione di Salzkammergut. Questo altare venne realizzato dall’artista brunicense Michael Pacher. 

Un periodo fiorente di presepi fu il Barrocco. Prime notizie certe di presepi di chiese si rilevano dalla Germania meridionale quando, dopo la Riforma i Gesuiti riconobbero per primi il grande valore del presepio come oggetto di preghiera e di raccoglimento, nonché mezzo di informazione religiosa. I Gesuiti fecero costruire preziosi e fastosi presepi, tanto che quest’usanza si estese velocemente nelle chiese di tutta Europa cattolica, finché ogni comune volle un presepio in ogni chiesa.

Baluardi delle costruzioni dei presepi in Europa divennero l’Italia, la Spagna, il Portogallo e il Sud della Francia. Nell’Europa dell’Est la Polonia, la Repubblica Ceca e la Slovacchia, in centro Europa soprattutto l’Austria ed il Sud della Germania.

L’arte dei Presepi visse un periodo aureo nel 18osecolo, quando si cominciò ad ampliare e completare la storia di Natale con stazioni ed episodi, sia nei presepi delle chiese e dei castelli, sia nelle case della gente comune. Nel museo di Bressanone è possibile ammirare il più famoso di questi “presepi annuali” composto da più di 4000 figure, realizzato da Augustin Propst e dal suo fratellastro Josef, di Vipiteno. 

Nel Museo Diocesano di Bressanone troviamo anche l’altrettanto famoso Presepio Nißl,composto da 500 figure e realizzato dal figlio contadino-scultore Franz Xaver Nißl (1731-1804) originario della Zillertal. Le figure, estremamente espressive, sono esposte in sedici grandi vetrine; sette mostrano scene di Natale con i tre Re Magi, nove il ciclo della Quaresima. Questo presepio, unico e di altissimo valore, è oggi proprietà della chiesa parrocchiale di San Giovanni in Valle Aurina.

La fine del 18osecolo fu contrassegnata dall’ Illuminismo e dalla Secolarizzazione. In alcuni luoghi vennero vietati i presepi: soprattutto in Baviera si dovettero eliminare tutti i presepi dalle chiese, e furono portati nelle case contadine per evitarne la distruzione. La conseguenza fu che nei contadini crebbe l’interesse per l’arte raffinata dei presepi, così che essi stessi cominciarono ad intagliare le figure.
Fino alla metà del 19o secolo preferivano sfondi con paesaggi di montagna; dalla seconda metà del secolo invece acquistò sempre di più interesse il presepio orientale.

A cavallo dei due secoli diminuì sensibilmente l’interesse per i presepi, ma ci furono dei collezionisti che impedirono che molte rappresentazioni andassero irrimediabilmente perdute. Ne fu un esempio Max Schmederer, consigliere di commercio di Monaco, che raccolse presepi di tutto il mondo e lasciò in eredità ai suoi posteri una delle più grandi collezioni di presepi del mondo, che oggi è possibile ammirare al Museo Nazionale di Monaco di Baviera. 

Ai nostri giorni è cresciuto notevolmente l’interesse per i presepi, come dimostrano le società dei presepi, fondate un pó ovunque. (Steger Konrad)

Bianco Natale

Canzoni di Natale: Bianco Natale

Quel lieve tuo candor, neve,
discende lieto nel mio cuor.
Nella notte santa il cuor esulta
d’amor, è Natale ancor.

E viene giù dal ciel lento,
un dolce canto ammaliator
che ti dice “Spera anche tu.”
È Natale, non soffrire più.

Oh…oh oh oh oh

E viene giù dal ciel lento,
un dolce canto ammaliator
che ti dice “Spera anche tu.”
È Natale, non soffrire più.

Ora anche Babbo Natale è un cattivo maestro: fuma, beve ed è grasso

Uno studio elenca senza pietà i suoi comportamenti sbagliati: è obeso, pigro, alcolizzato e fumatore. Conclusione: “Pessimo modello per i piccoli”

Obeso, pigro, fumatore, alcolizzato e irresponsabile. E nonostante tutto immortale. Babbo Natale non è un vecchietto panciuto che porta i regali, quello è solo un inganno: in realtà è un pessimo modello, un cattivo maestro per i bambini di tutto il mondo, che lo amano e vogliono imitarlo, con risultati potenzialmente disastrosi per la salute.

Gli scienziati hanno fatto la radiografia a Santa Klaus e lui ne è uscito malissimo. Un Babbo da buttare. A svergognarlo, sul British medical journal è stato Nathan Grills, professore in un’università di Melbourne, in Australia. I comportamenti deprecabili sono elencati senza pietà. Innanzitutto Babbo Natale si nutre senza criterio: raccoglie avanzi di dolciumi in giro e, una casa dopo l’altra, si scola anche tutte le bottiglie di brandy lasciate incustodite. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: una pancia enorme. Che peggiora a causa di un’altra abitudine pericolosa, quella di viaggiare in slitta a folle velocità, camminando sui tetti delle abitazioni e poi buttandosi giù dai caminetti. Tutti comportamenti sconsigliabili per i più piccoli: dovrebbe sostituire la slitta con una bicicletta o, meglio ancora, andare a piedi, in modo da tenersi in esercizio e perdere un po’ di chili di troppo. E se proprio non vuole rinunciare alla slitta dovrebbe almeno indossare il casco e non guidare mai sbronzo.

I modelli sono modelli, e quello di Santa Klaus non funziona. Il professor Grills è categorico: «Dobbiamo essere consapevoli della capacità di Babbo Natale di influenzare la gente, soprattutto i bambini. Per questo proponiamo una nuova immagine di Santa Klaus che assicuri che la sua influenza sulla salute pubblica sia positiva». Quindi, prima di tutto si metta a dieta e faccia un po’ di moto. Anche perché – sostengono gli studiosi – nei Paesi dove è più amato ci sono più bambini obesi: «L’immagine di Babbo Natale promuove il messaggio che la grassezza sia sinonimo di buonumore e giovialità». 

Secondo, abbandoni l’insana passione per l’alcol. Terzo, niente fumo: quella pipa con cui spesso si fa immortalare perfino nei biglietti d’auguri è un messaggio a dir poco scorretto: «Fuma, avrà almeno cent’anni e non è morto di cancro». Qualche ragazzino potrebbe fraintendere. Anche le scelte d’immagine sono pessime, secondo Grills: ha prestato il volto a pubblicità di prodotti non salutari e non rispetta le normali regole d’igiene. E in tempi d’influenza suina può diffondere il contagio fra i piccoli: si fa starnutire addosso e abbraccia un bambino dopo l’altro, senza preoccuparsi delle malattie. Insomma è pure un po’ untore.
Esagerato? Forse sì. Ma ormai i tempi sono cambiati, il signore con la barba bianca si metta in riga. A Natale non tutti sono più buoni.

Eleonora Barbieri

http://www.ilgiornale.it