ESTATE. GLI ITALIANI E LE VACANZE C’era un volta l’esodo. Caro 1° agosto, non ti riconosco più

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01/08/2014 – ESTATE. GLI ITALIANI E LE VACANZE

C’era un volta l’esodo. Caro 1° agosto, non ti riconosco più

Addio alla fuga dalle città, le abitudini sono cambiate

1960 Tutti in fila per il mare

 
MARIA CORBI
ROMA

Neanche agosto è più quello di una volta, signora mia. Un’altra certezza che si infrange contro il muro della crisi o forse solo contro quello dei tempi che cambiano. Città che non si svuotano, località estive che non si riempiono, la logica dei vasi comunicanti che mostra il futuro e a volte fa rimpiangere il passato. 

 

Anni epici, diventati luogo comune, in cui le famiglie partivano per le vacanze traslocando, portandosi alla casa al mare o in montagna bauli con dentro oggetti e abitudini. In quei tempi, quando la moglie era in vacanza, il marito restava in città riassaporando la vita del single. E partiva solo il 1° agosto, data in cui veramente le città si svuotavano, mostrando tutta la loro bellezza ai pochi superstiti e ai turisti. Oggi quella data non è più simbolo delle ferie, della libertà e del tempo in famiglia ritrovati. E non è un caso se l’unica giornata da bollino nero sulle strade si è spostata in avanti, al 9 agosto, quando veramente tutti quelli che se lo possono permettere saranno partiti. Anche se per poco (quest’anno gli italiani trascorreranno fuori casa in media 11 giorni, contro i 12 dello scorso anno e i 14 del 2008, prima della crisi). 

 

Si accorciano le vacanze come si sono ridotte le possibilità economiche, ma anche per effetto di nuove abitudini. I weekend lunghi, o lunghissimi, sostituiscono le ferie d’agosto. Chi parte preferisce mete esotiche o comunque all’estero scelte rigorosamente sui siti last minute o con offerte che abbondano su internet. L’Italia? Troppo cara. Il viaggio in auto? Spesso più costoso di un passaggio in aereo. E comunque vuoi mettere un selfie »made not in Italy»? 

Qualche puntata fuori città e poi il ritorno a casa e alla città che non chiude più e che offre molte opzioni per passare il tempo. Un’indagine del Comune di Firenze rivela che un fiorentino su quattro rimarrà in città, accontentandosi concerti, mostre, qualche film e molta tv. 

 

D’altronde è un fatto che in cinque anni la quota di chi fa vacanze in estate è scesa di dieci punti percentuali, dal 48,2% al 38,3%. Ossia sei milioni di persone in più che rimangono in città. E che si possono incontrare, almeno molti di loro, nei centri commerciali che stanno diventando quello che le piazze erano un tempo. Luoghi di incontro e di struscio, dove passare del tempo con aria condizionata, ristoranti low cost, divertimenti per bambini e shopping.  

Negli Anni 60 rimanere ad agosto in città era impensabile o un segnale inequivocabile di difficoltà. Poi le cose hanno iniziato a cambiare ed essere il 1° agosto ancora a Roma è diventato chic.  

 

Oggi Nanni Moretti avrebbe avuto difficoltà a girare «Caro Diario», il film dove i ricordi si mescolano a una città vuota e silenziosa in una calda settimana d’agosto. Una Roma deserta, bellissima, girata in Vespa, dove tutto sembra possibile e dove chi è rimasto non si sente, finalmente, più solo un ospite. Dove sembra di essere in un paese dove tutti si conoscono, dove ci si saluta e si fraternizza. La consacrazione del pensiero massimo sulle vacanze ad agosto in città, quando il traffico dava una tregua, si trovava parcheggio e la sera ci si ritrovava tutti nei pochi ristoranti aperti, come in un club esclusivo. E dove gli unici disorientati erano i turisti, immersi nelle bellezze italiche ma abbandonati a loro stessi. Per loro le città «aperte per ferie» sono un decisivo passo avanti.  

 

E chi ama il silenzio, il glamour e l’eco della città deserta se ne faccia una ragione. Almeno fino al 9 agosto. 

AL CREDITO BERGAMASCO DI SIRMIONE NON RICONOSCONO L’EURO‏

Sirmione Le Colombare,un giorno di luglio di un Sestese in ferie gli viene la brillante idea di cambiare una banconota in suo possesso di 500 € per evitare discussioni nei negozi,I negozianti grandi o piccoli che siano quando arrivi alle casse con questo foglietto violaceo ti guardano storto e forse vorrebbero che li spendi tutti sempre dopo i controlli della cassiera,del direttore o del titolare operazione che manda in furia le persone in fila che vedono la cassa bloccata per i controlli della veridicità della banconota..Controlli che iniziano dallo squadrarti dal primo capello della testa ai piedi come se solo i capitani di industria possano avere una banconota da 500€ per passare al controllo manuale e poi per macchinetta e controllo matrice.
Quindi esco di casa con mia madre per recarmi alla filiale di banca più vicina a casa,premetto la casa non è di mia proprietà ma un bilocale in affitto estivo,prima di andare a fare un po’ di spesa al super e al mercato che si svolge il lunedì mattina è il venerdì sera.
La prima filiale che incontro è il Credito Bergamasco ed entro mentre mia madre col suo seggiolino e l’ossigeno mi aspetta fuori seduta su delle panchine di legno.
Entro è mi metto in fila,ci sono due operatori che momentaneamente sono occupati con altre persone e appena si sbriga circa una decina di minuti uno mi fa il cenno di avvicinarmi,
Mi reco allo sportello che in verità è un mini ufficio all’aperto del salone separato da una vetrata dal collega,e neanche mi siedo con la mia banconota in mano credo ingenuamente che cambiare 500€ non sia una cosa difficile e sopratutto che l’attesa era solo nella fila per aspettare il mio turno.
Appena mi vede con questa banconota in mano inizia a parlarmi in Tedesco,ma lo blocco subito e gli dico che sono Italiano e dovrei cambiare 500 €…
Vedo che cambia espressione e inizia a chiedermi i documenti,e dopo aver visto la mia patente ed essersi sincerato che ero io e non il bandito Giuliano mi chiede se ho il conto corrente al Credito Bergamasco e alla mia risposta negativa,bofonchia di un corso interno da lui frequentato dove li mettevano in guardia che in giro c’erano parecchie banconote false.
Io gli faccio presente che può accertare che sono vere tramite il numero di matrice e anche con delle macchinette e che non poteva essere che una filiale non avesse dei mezzi per testare la veridicità delle banconote in entrata e uscita.
Con in mano la mia patente e la banconota si allontana,seguito sempre dalla mia vista,,e si reca da un altra persona che penso sia il direttore di filiale o chi ne fa le veci con qui parla altri 5 minuti e gli lascia la mia patente e banconota quindi torna da me e mi invita di andare dal suo superiore.
Quest’ultimo mi chiede ancora se ho il Conto Corrente da loro e alla mia risposta negativa mi dice che non sono obbligati a cambiare la mia banconota da 500€ !!!e che avendo saputo da me che ho il conto all’Unicredit mi invita ad andare a cambiarla li e che è proprio di fronte a loro !?!
Ormai esausto e senza un filo d’aria esco infuriato più di venti minuti per non cambiare una banconota e gli dico a mia madre di aspettarmi li che dovevo andare all’Unicredit a cambiare la banconota , che non avrei mai più preso anche se me la dava una filiale di banca nessuna banconota superiore ai 100 €.
Prendo il mio Iphone e vedo che la filiale della mia banca non è di fronte a meno che non sia mimetizzata da negozio e che non è per niente sulla mia strada.
Entro finalmente nella filiale Unicredit e aspetto una decina di minuti il mio turno,anche se potevo fare tutto in pochissimi minuti col bancomat,ma volevo vedere se anche in Unicredit non riconoscevano l’Euro se presentatogli sotto forma di banconota da 500.
Quando è il mio turno mi avvicino al bancone consegno i miei 500 € e dopo che controlla la veridicità mi chiede in che tagli lo voglio cambiare…e mi risponde che non aveva nessun motivo per non cambiarlo dopo aver certificato che non era falso…
Circa mezz’ora per cambiare un 500 € e poi mi parlano di Europa Unita quando per cambiare una banconota dell’Unione in un paese dell’Unione è in banche dell’Unione ci vuole mezz’ora,siamo messi proprio bene !?!
Raggiungo mia madre che mi aspettava davanti al Credito Bergamasco e andiamo al mercato e poi al super e ce ne torniamo a casa e dopo mangiato mi siedo e mentre mi rilasso cercando di risolvere un Sudoku inizio a ragionare sulla mattinata mi riempio di domande che forse non avranno mai risposte…
-perché il commesso del Credito Bergamasco è diventato pignolo dopo che gli dico che sono Italiano?forse perché gli € tedeschi sono migliori di quelli Italiani,Greci o Spagnoli?
-perché dirmi che ha fatto il corso interno dove l’hanno avvisato della presenza di una massa di banconote false,forse pensa che sia un malvivente nella figura di falsario o complice di un falsario con il compito di cambiare in euro veri le opere di un qualsiasi amico o socio in affari?
-Se fanno problemi a cambiare banconote di grande taglio mi sorge il dubbio a chi sono utili e se servono sempre per acquisti legali o siano comode per acquisti illegali tipo droga ed armi o più comode da nascondere per un attraversamento di frontiera,pensate a quante banconote da 500 € in una 24 ore ci possano stare e che somma elevata è?
-Noi cittadini Europei dobbiamo coi nostri soldi salvare le banche,vedi Spagna,che non si fanno problemi a prenderseli anche se non hai il conto corrente da loro vedi Bankia,che almeno la Spagna ha statalizzato a quando la BankItalia la vediamo tornare al 100 % statale?E loro non ci cambiano una semplicissima banconota del valore di 500 € se non gli garba.
Le mie conclusioni sono che in un Europa che dovrebbe essere dei Popoli ma in realtà è un Europa delle banche i primi a creare problemi sono le banche stesse che quando fanno utili se li dividono i soci ,ora che qualche Banca rischia di fallire va a mungere alla Mucca Europa…e che quando un cittadino si rivolge a loro per un mutuo,un prestito o per cambiare una semplicissima banconota ti risponde che non sono obbligati…

Ferie arretrate, conto alla rovescia e istruzioni per l’uso

Aziende a rischio sanzioni se il dipendente non fruisce delle ferie maturate in scadenza a fine giugno. Così si articolano i periodi di riposo stabiliti per legge

ora ferie
CEDOLINI STIPENDIO 

busta pagaSai leggere la tua busta paga?

Retribuzione, ferie e gli altri dati presenti sul cedolino a fine mese. Spiegati uno per uno

RICETTE ANTICRISI 

nuovi contratti lavoroContro la crisi l’idea di Polillo: 7 giorni in meno di ferie

Secondo il sottosegretario parte del sindacato è d’accordo.

DIBATTITO 

lavoratoriRinunceresti a una settimana di ferie per salvare l’economia?

Opinioni a confronto sull’idea di Gianfranco Polillo. Vota e di’ la tua

Il conto alla rovescia per le ferie è partito ma non riguarda, in questo caso, la data fissata per l’inizio delle proprie vacanze. Siamo infatti alle soglie di un’altra scadenza – fissata il 30 giugno2012 – che coinvolge i diritti dei lavoratori dei confronti dei datori di lavoro sul tema dei periodi di riposo: entro la fine del mese, i lavoratori dipendenti devono aver completato la fruizione dei giorni maturati nel 2010, in mancanza di una diversa previsione contrattuale. 
Come stabilisce il decreto legislativo 66/2003, «…il prestatore di lavoro ha diritto ad un periodo annuale di ferie retribuite non inferiore a quattro settimane. Tale periodo, salvo quanto previsto dalla contrattazione collettiva o dalla specifica disciplina riferita alle categorie di cui all’articolo 2, comma 2, va goduto per almeno due settimane, consecutive in caso di richiesta del lavoratore, nel corso dell’anno di maturazione e, per le restanti due settimane, nei 18 mesi successivi al termine dell’anno di maturazione».
Se il termine non viene rispettato, scattano le sanzioni per l’azienda, che vanno da un minimo di 130 a un massimo di 780 euro per ogni dipendente e per ogni periodo.
Inoltre, sul periodo di ferie maturato per l’anno 2010 e non ancora fruito dai lavoratori alla fine del mese di giugno, il datore deve comunque versare la contribuzione all’Inps.

Nella tabella, il quadro riassuntivo del sistema che regola i periodi riposo

Ferie, un diritto costituzionale
Minimo legale Per ogni anno di attività, il lavoratore ha diritto a un periodo di ferie retribuite la cui durata è fissata dalla contrattazione collettiva o dal contratto di assunzione in misura non inferiore a quattro settimane
Fruizione delle ferie Esistono tre tipologie di periodi di riposo:
1. periodo di 2 settimane, da godere durante l’anno di maturazione;
2. periodo di 2 settimane, da godere entro 18 mesi dalla fine dell’anno di maturazione (con scadenza, quindi, il 30 giugno);
3. periodo eccedente le quattro settimane minime legali, disciplinate dai ccnl o dal contratto di assunzione.
Monetizzazione Sul ‘minimo legale’ (pari a quattro settimane) vige il divieto di monetizzazione, fino alla risoluzione del rapporto di lavoro. Ovvero non è  consentito sostituire il godimento delle ferie con il pagamento di un’indennità sostitutiva.
In caso di mancata fruizione senza dover necessariamente attendere la cessazione del rapporto di lavoro, la monetizzazione è consentita per il terzo periodo di ferie (quello eccedente il minimo legale). 


«Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi.», così recita la nostra Costituzione (art. 36), attribuendo così valore inviolabile al diritto al riposo del lavoratore

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Quest’estate ce ne andremo al mare In barba alla crisi

Destinazione Mediterraneo per le vacanze dei cittadini del Nord Milano, che non rinunciano alle agognate ferie nonostante i magri stipendi. E i giovani e le coppiette si rivelano i più spendaccioni

Phuket

Cologno Monzese, 16 luglio 2011 – Sarà ancora un’estate al mare, tutta creme solari e pedalò, quella che sognano i vacanzieri del Nord Milano. In agenzia le rotte più gettonate puntano la barra verso le spiagge più calde del Mediterraneo: le hit sono Spagna e Grecia, insieme all’immancabile evergreen della nostrana Sardegna. I tour operator non hanno dubbi: in agosto non si varcano le colonne d’Ercole; si gioca in casa, nel mare nostrum, con prezzi però che arrivano a toccare tetti da record.

La mano pesante la sente soprattuto chi fa vela verso le coste iberiche o elleniche, che stanno rastrellando i turisti che snobbano Mar Rosso e Tunisia, mai come prima in emoraggia da vacanza. La nota dolente è il capitolo budget, soprattutto per le famiglie, costrette a ridimensionare notevolmente i miraggi estivi. «Tocca a noi agenti di viaggio conciliare i desideri del cliente con le offerte del mercato», spiega Paolo Invernizzi dell’insegna Uvet. Così spesso si arriva con un super programma di due settimane in una meta da sogno e ci si congeda con un pacchetto da una settimana, massimo dieci giorni.

Se è vero che chi si accontenta gode, come i sei ragazzi che Patrizia Pellegrino di Bluvacanze è riuscita a spedire a Lloret de Mar, in Spagna, con un pacchetto totale di 2.080 euro, è altrettanto comune in agenzia osservare come siano i più giovani quelli meno spaventati dalla spesa. Così, di fronte ai tanti posti ancora disponibili, come osserva Paolo Invernizzi, sono i ragazzi e le coppiette a lanciarsi in tour più ambiziosi nelle carissime settimane centrali di agosto. Ad esempio: con un budget di 1.500 euro oggi si può programmare una settimana in albergo nelle isole della Spagna o della Grecia; chi è disposto a salire oltre i 2.000 può anche buttare un occhio ai villaggi.

A vedersi tagliate le gambe sono le famiglie, che per contenere i costi giocano d’anticipo e tentano di prenotare molti mesi prima. «Il vero risparmio è per chi si muove per tempo», aggiunge Elena Abbiati, che insieme a Edda Marelli gestisce l’agenzia Anytime. Le ambitissime crociere, ad esempio, si fermano con un anno d’anticipo, quando gli armatori offrono pacchetti da 700 euro e bimbi a seguito gratis. Altrettanto penalizzati i single: una fetta di turisti, osserva Patrizia Pellegrino, sempre più numerosa, spesso composta da ragazze, che non sono spaventate da un viaggio senza cavaliere al seguito e con i sovrapprezzi da Paperoni che la sistemazione singola comporta. «Fino a 600 euro di ricarico per una stanza», osserva la titolare di Bluvacanze.

Perde terreno il tormentone vacanza fai-da-te in internet, tanto che le agenzie hanno visto un controesodo dai monitor di casa alle loro scrivanie. «Quest’anno molti clienti storici sono tornati a chiederci consulenza per le ferie — racconta Elena Abbiati —. Non solo: anche i ragazzi iniziano a rivalutare il servizio dell’agenzia». Pochissime invece le mete lontane, sia per questioni di tempo, sia di spesa: Kenya, Oceano Indiano, Cina sono le scelte di un manipolo di alternativi che apprezzano l’esotico con la «e» maiuscola. Per gli altri invece, la vera vacanza è a mollo tra le quattro spiagge di casa. «Anche perché chi sceglie di spezzettare le ferie — conclude Elena Abbiati —, ai mari del Sud pensa per l’inverno, per una fuga al caldo». Da prenotare. magari, proprio mentre gli altri programmano Ferragosto.

di Luca Zorloni

 

http://www.ilgiorno.it/sesto/cronaca/2011/07/16/544850-quest_estate.shtml

Contro lo stress serve una pausa ogni 62 giorni

Due esettimane al mare in estate non bastano per rinvigorirci dallo stress del lavoro. Almeno non più.

Gli orari prolungati di lavoro e un carico pesante richiedono sei pause all’anno. Lo ha rilevato la ricerca britannica ‘Post Office Travel Insurance’ riportata dal quotidiano britannico Daily Mail.

Per rimanere freschi e concentrati abbiamo bisogno di fare un break almeno ogni 62 giorni. Coloro che invece aspettano più di due mesi hanno molte più probabilità di diventare ansiosiaggressivi e malati. I ricercatori hanno rilevato che un quarto dei lavoratori interpellati si sente sotto pressione tanto che si sente disperato. Il rimedio è più facile a dirsi che a farsi.

Solo una persona su 5 degli intervistati può fare una pausa ogni due mesi. Il 44 per cento invece aspetta una vacanza per sei mesi o più. Tuttavia la maggior parte dei soggetti interpellati comincia a sentirsi meglio appena si riesce ad allontanare dallo stress: oltre la metà ha ammesso di sentirsi ‘perfettamente riposato’ dopo appena uno o due giorni in cui ci si è lasciati andare.

Per gli uomini poi lasciarsi tutto alle spalle è decisamente più semplice che per le donne che impiegano più tempo per rilassarsi una volta che vanno in vacanza.

I licenziamenti che ci sono stati in tutto il paese (Gran Bretagna) – ha detto Cary Cooper, psicologa della Lancaster University – hanno portato a una diminuizione nel numero di lavoratori, ma non del carico di lavoro. Di conseguenza, il personale che rimane lavora più duro e più a lungo“.

I lavoratori – ha continuato Cooper – dovrebbero in realtà fare una pausa ogni due mesi altrimenti si esauriscono, il che è un male per loro e per il datore di lavoro“.

Non solo: il troppo lavoro ‘stressa’ il sistema immunitario, rendendo più probabile il rischio di sviluppare un raffreddore o prendere l’influenza. “Dal punto di vista del datore di lavoro– ha detto Cooper – un dipendente che non è stato in vacanza diventerà meno produttivo e più incline ad errori“.

http://news.paginemediche.it/it/230/ultime-notizie/psicologia/detail_155854_contro-lo-stress-serve-una-pausa-ogni-62-giorni.aspx?c1=80