Arriva l’Ici sugli immobili della Chiesa. Minirivoluzione fiscale a margine della manovra

ici chiesaIncatenati per l’ennesima volta dalla fiducia su un provvedimento del governo – la manovra correttivadiventata definitivamente legge – a votazione avvenuta i deputati si sono sbizzarriti. Presentando varie integrazioni al testo sotto forma di “ordini del giorno” che potrebbero (condizionale ancora d’obbligo) introdurre significative novità fiscali.

Tra queste – oltre a una proposta di condono fiscale rispuntata questa volta per opera dell’onorevole Scilipoti – l’introduzione dell’Icisugli immobili della Chiesa, una minirivoluzione fiscale su un tema che da tempo suscita vivaci polemiche

Si paga per le attività commerciali

La Camera, con 254 voti a favore, 185 contrari e 137 astenuti, ha approvato l’ordine del giorno sulla manovra presentato dal deputato di Fli Enzo Raisi per la revisione delle esenzioni fiscali di cui beneficia la Chiesa. La richiesta è quella di di far pagare l’Ici sugli immobili della Chiesa “destinati ad attività commerciali, anche se esercitate non in via esclusiva”. Restano esenti dall’imposta solo gli immobili dedicati “ad attività commerciali accessorie, fino ad un fatturato massimo di 10mila euro annui“.

Attualmente sono esentati dal pagamento dell’Ici tutti gli immobili di istituti ecclesiastici, anche quelli che esercitano attività commerciali, perché ritenute subordinate all’attività di culto. Tra questi:cliniche e scuole private, collegi e pensionati, ma anche alberghi e resort. Il valore dell’esenzione è particolarmente elevato se si considera che all’ incirca il 20% del patrimonio immobiliare italiano fa capo alla Chiesa. Il catasto comprenderebbe 100mila fabbricati, il cui valore si aggirerebbe attorno ai 9 miliardi di euro. 

“La banca vaticana rispetti le regole sull’evasione e il riciclaggio”

“Il Governo – ha affermato Raisi dopo la votazione – ha accolto come raccomandazione il mio ordine del giorno alla manovra che chiedeva la revisione delle esenzioni fiscali di cui beneficia il Vaticano e l’apertura di un tavolo di confronto con la Santa Sede per arrivare alla piena adesione dello Ior, la banca vaticana, alle norme in materia di evasione ed elusione fiscale, riciclaggio e frodi vigenti nell’Unione europea. Ora, delle due l’una: o questo impegno assunto in Aula è considerato carta straccia dall’esecutivo o il governo Berlusconi ha smentito il segretario del Pdl Angelino Alfano, che qualche settimana fa aveva solennemente promesso alle gerarchie vaticane che mai il suo partito avrebbe toccato i privilegi fiscali della Chiesa», i, fra i firmatari dell’Ordine del giorno”.

“Non penso affatto – ha proseguito il deputato Fli – che, per quanto inaspettato, sia un voto contro la Chiesa, ma per l’equità fiscale, la concorrenza dei mercati e la trasparenza bancaria”

La Camera ha approvato un ordine del giorno per l’introduzione dell’Ici sugli immobili

 commerciali della Chiesa cattolica. Un patrimonio da 9 miliardi attualmente esente

 

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Le tasse più odiate? Al 1° posto il canone Rai. Ma in Italia non siamo alla rivolta fiscale

Il canone tv si conferma il balzello più indigesto, ma in generale gli italiani non sembrano contrari alle tasse. Anche se per molti il nostro fisco incoraggia l’evasione

Un sondaggio sulle tasse in Italia? Inutile, il risultato potrebbe tranquillamente essere deciso a tavolino. Se la pensate così sarete sorpresi dagli esiti dell’indagine realizzata da Anci-Swg su un campione di 8mila cittadini. Gli italiani odiano sì alcune tasse – prima fra tutte il canone Rai, considerato il balzello peggiore dal 45% degli intervistati – ma non sono così refrattari al fisco: la maggioranza ritiene il prelievo fiscale necessarioe addirittura giusto.

Il sondaggio rivela i gusti degli italiani in fatto di tasse e stila una graduatoria dei tributi più indigesti. Il canone tv si aggiudica il primogradino del podio staccando nettamente il secondoclassificato, il bollo auto, considerato il peggiore solo dal 14,2% degli italiani.

Ecco la graduatoria completa:

 Canone Rai 45,5%
 Ici 6,4%
 Bollo auto 14,2%
 Irap 5,5%
 Iva 9,1%
 Tarsu 5,2%
 Irpef 7,5%
 non sa/non risponde 6,5%


Si scopre a sorpresa che l’Ici, l’imposta sugli immobili la cui abolizione è stato un cavallo di battaglia elettorale del governo, è sopportata meglio dell’Iva e dell’Irpef. Forse perché attualmente non riguarda più le prime case. E l’Irap, imposta sulle attività produttive considerata da più parti un tributo iniquo, è agli ultimi posti dell’odiosità. Una “clemenza” che si spiega probabilmente col fatto che riguarda una platea più ristretta di contribuenti, le imprese e i professionisti.

Gli italiani non sono “fiscofobi”

Ma la principale sorpresa del sondaggio è la considerazione complessiva dei tributi da parte dei contribuenti italiani: il 65% li ritiene necessari. Per la precisione:  il 31,6% ritiene che siano un “doverecivico” e il 33,4% uno “strumento di equità che garantisce servizi a tutti i cittadini”. Ancora più inaspettato è il fatto che questa percentuale aumenta addirittura al 68,8% al nord-est, ritenuto – a questo punto erroneamente – l’avamposto della rivolta fiscale.

Questa “tolleranza” nei confronti delle tasse tuttavia convive con l’opinione molto diffusa che il nostro  sistema fiscale favorisca levasione: la pensa così l’80,3% del campione. L’evasione è considerata un vero e proprio cancro da estirpare dal 66,7% degli italiani con punte del 70,3% al centro e del 69,6% al nord-ovest.

Il comune, l’ente più virtuoso

Sul versante delle spese, piccolo è bello. Alla domanda “qual è l’istituzione che spende meglio i vostri soldi?”, il 26,8% ha risposto “il comune“, l’ente locale più vicino ai cittadini. La regione è invece la più oculata per il 14,6% del campione, l’Unione Europea per il 12,7%, la Provincia per il 6,7% solo il 5,5% si fida più di  tutti dello Stato.

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