Come perdemmo la guerra: 8 Settembre, fine della storia

INTRODUZIONE.

 
Siamo così arrivati all’atto finale della nostra storia. Siamo arrivati a quel punto, ove, sistemate le cose in modo tale che le forze armate italiane non potessero vincere la guerra, l’ultima operazione da fare era il distacco dell’Italia dalla Germania, obbligandola a combattere su due fronti, per il momento, e su tre quando si fosse potuto organizzare lo sbarco Anglo-Americano in Normandia, e causando la sconfitta della stessa. 

I capitoli precedenti, forzatamente limitati ai fatti essenziali per non appesantire la lettura, sono in fondo un semplice preambolo alla narrazione della nostra disastrosa resa. 

Oltre a fornire a chi legge fatti documentati e non contestabili, essi permettono di trarre una conclusione di capitale importanza: in ogni esercito può esserci un generale che si vende al nemico ed in ogni guerra un ammiraglio incapace, mai però si è verificato quanto successo in Italia negli anni fra il 1938 ed il 1943. 

Gli Stati Maggiori delle tre armi hanno sistematicamente ingannato il Capo del Governo (Mussolini) facendogli credere il contrario della verità, ovvero una costante ed enorme superiorità del nemico che per tutto il 1940 non è esistita. 

Hanno archiviato le offerte della nostra industria che avrebbe potuto produrre radar efficienti, hanno persino prodotto e mandato in zona di combattimento una aereo che non volava, il caccia-bombardiere Breda 88. 

Tutto questo non può essere il frutto di coincidenze casuali, né può consistere in un golpe dei generali mascherato, tutto questo può essere solo stato organizzato dal Re. 

In sostanza abbiamo seguito un metodo induttivo, abbiamo raccolto una serie di fatti che presi da soli sono di volta in volta incredibili, incomprensibili o illogici ed abbiamo provato ad esaminarli nel quadro di una teoria nuova ed unificante: la teoria che la guerra si voleva perdere fin dall’inizio, anzi che si è voluto fare in modo che una eventuale guerra fosse persa da prima dell’inizio.

Ed ecco che alla luce di questa teoria i fatti esposti vanno al loro posto come le tessere di un mosaico, seguono nella successione temporale un percorso coerente, sembrano tutti essere stati pensati ed organizzati in modo perfetto, come se lo scopo da raggiungere fosse quello di sminuire la nostra capacità bellica prima ed ingannare il Governo dopo sulle nostre possibilità di condurre le operazioni militari con successo. 

Ovviamente mancano del tutto le prove scritte, e ci mancherebbe altro, ma quando una serie di avvenimenti, apparentemente slegati ed illogici, s’incastrano perfettamente tra di loro come i pezzetti di un puzzle, allora bisogna considerare la probabilità che fatti slegati ed indipendenti fra di loro concorrano tutti e perfettamente ad uno stesso fine: questa probabilità ha un valore trascurabile, e pertanto la tesi contraria ha una probabilità altissima di essere vera. 

Lo stesso metodo induttivo seguiremo per l’ultimo atto di questa commedia italiana, metteremo in fila i fatti e vedremo se esiste una teoria unificante che li spiega tutti, un quadro che assegna ad ognuno degli accadimenti di questo incredibile capitolo un significato ed uno scopo preciso secondo un filo logico. 

Occorreva dunque perdere la guerra. La prima cosa da fare se uno vuole perdere una guerra è quella di non vincerla quando è in grado di farlo: questo pensiamo di aver dimostrato a sufficienza nei capitoli precedenti. 

Ora, dopo due anni di delusioni e sconfitte per le forze armate italiane, gli americani erano arrivati a dare manforte agli inglesi: si poteva passare al finale della commedia e chiudere la vicenda. 

Il lettore che ci ha pazientemente seguito nella nostra esposizione avrà compreso la nostra tesi ovvero che per volontà del Re la nostra nazione doveva perdere la guerra: ciò avrebbe comportato il crollo del Fascismo e la fine di quella antipatica divisione del potere tra il Re ed il Duce che si era manifestata negli anni precedenti. 

Un dettaglio appetitoso: nei giorni precedenti l’8 Settembre 1943 il Re aveva ripulito i suoi conti in banca prelevando circa sedici milioni di lire in contanti. Da ultimo prelevò quattro pacchi di titoli dalla cassaforte del suo amministratore personale, Tullio Cavagnaro, uno dei quali conteneva una forte somma di titoli del prestito inglese di guerra lanciato da Churchill, il ‘Prestito della Vittoria’ lanciato nel 1941 (il nostro Re investiva scommettendo sulla vittoria inglese con l’Italia già in guerra… chissà cosa ne direbbero tutti quelli sepolti in giro per il Mediterraneo… morti per la patria Italiana). [7] 

Chi scrive ritiene inoltre che altri piccoli vantaggi siano stati prospettati a Casa Savoia da qualche potenza estera, tanto per non fare nomi da Londra che si spese a difesa dei Savoia alla fine della guerra. 

Ma dato che non ne esistono prove, e che in ogni caso ci siamo liberati di questi elementi più adatti a fare i rubagalline che i regnanti, l’opinione del sottoscritto vale solo per lui e per coloro che ci credono. Essa produce a chi scrive solo un senso di nausea quando vede il bamboccione biondo con la sua aria da milionario che viene dalla sua villa da milionari di Ginevra e pretende di darci dei consigli su come condurre la nazione. 

Come e quando si sia arrivati alla tragedia lo vedremo nel seguito, qui mi preme sottolineare un aspetto essenziale di questa vicenda: esso è la ragione che mi ha indotto a scrivere questo testo. 

La tragedia italiana dell’8 Settembre 1943 è superata per gravità solo da una maggiore sventura, ovvero il mascheramento del suo reale significato e la falsificazione degli avvenimenti: per il nostro futuro come nazione e come popolo è necessario che la vicenda sia analizzata, chiarita, portata a conoscenza degli italiani e metabolizzata. 

Fatto questo, è giusto che essa passi nell’ archivio del passato e sia ricoperta dalla polvere della Storia. Ma va archiviata solo dopo: un popolo che non ha imparato la lezione della Storia non ha un futuro degno di questo nome, perché non avrà imparato nulla dagli errori del passato.

 

IL QUADRO DELLA SITUAZIONE.

 
Nell’estate del 1943, dopo lo sbarco alleato in Sicilia, i tempi erano maturi per mettere in scena l’atto finale della commedia; esistevano però ancora dei grossi ostacoli per la felice conclusione della stessa. Il più importante dei quali era naturalmente il Patto d’Acciaio, la nostra alleanza militare con la Germania. 

In tutti i trattati di alleanza esiste una clausola che vieta ad ognuno dei partecipanti di avviare trattative di resa con il nemico senza aver avuto il beneplacito degli alleati, lo stesso ovviamente era scritto qui: ‘Art. 5. – Le Parti contraenti si obbligano fin da ora, nel caso di una guerra condotta insieme, a non concludere armistizi e paci se non di pieno accordo fra loro.’ [5] 

È ovvio che la resa di una nazione preluda quasi necessariamente alla sconfitta della nazione alleata, che ha organizzato il suo dispositivo militare solo sul fronte di guerra di sua competenza. 

Ora il re normale di un paese normale che cosa avrebbe dovuto fare? Avrebbe dovuto parlare con i suoi alleati e dichiarare con onestà che il suo paese non aveva più i mezzi per continuare la guerra in corso, e sarebbe stato costretto a chiedere un armistizio. 

Lo richiedevano la sua personale dignità e gli impegni sottoscritti dal suo governo legittimo nell’alleanza militare, lo richiedeva infine la necessità di mantenere agli occhi del mondo l’immagine della Nazione. 

I tedeschi l’avrebbero presa bene? Certamente no, ma quando una cosa è necessaria essa va fatta, soprattutto da parte di un re, il quale deve avere una parola sola ed uno scopo solo: quello di salvaguardare il suo popolo. 

E, se i tedeschi avessero cercato di invadere il territorio italiano per costringerci a continuare la guerra, allora il Re a giusta ragione avrebbe potuto chiamare gli italiani alle armi e si sarebbe dovuto mettere alla loro testa. 

Avrebbe rischiato la testa? Può darsi. Però, se ci sono le volte nelle quali il re può mandare i cittadini a morire per la Patria in battaglia, ci sono anche le occasioni nelle quali il re ha il dovere di morire in battaglia per l’onore della Nazione. Altrimenti è troppo comodo fare il re. 

La situazione dei personaggi della nostra commedia era quindi la seguente: occorreva distaccarsi dall’alleanza con la Germania, facendo in modo di non pagarne le conseguenze grazie alla protezione degli Alleati. Vedremo quando, come e con quali conseguenze questo sia stato fatto.

 

LA PREPARAZIONE DELL’ARMISTIZIO.

 
Fu ovviamente facile a Vittorio Emanuele far capire che desiderava liberarsi del Capo del Governo, bastava qualche accenno durante i suoi colloqui privati. 

Le cronache dall’autunno del 1942 alla primavera del 1943 registrano una tale straordinaria varietà di tentativi di contatto con il nemico che si potrebbe persino pensare che il tutto sia stato combinato per confondere le idee e non fare emergere le fila del complotto vero. 

Ad essere proprio maligni si potrebbe anche pensare che il Re abbia tentato di stabilire una serie di contatti successivi in senso temporale… nell’attesa che gli Alleati gli comunicassero di essere pronti. 

La voce si sparse con la rapidità del fulmine, non ho nessun dubbio che fosse l’argomento del giorno nei salotti romani, ed è accertato che Mussolini ne fosse al corrente. 

Tutti i ferrivecchi della politica pre-fascista, molti tra gli industriali di nome e persino molti tra i generali si misero in moto per accaparrarsi un posto confortevole per gli anni a venire, e cominciarono a fare aggiunte ai diari e scrivere memoriali opportunamente corretti. 

Tutti coloro invece che temevano di dover pagare il loro appoggio al Regime che crollava cominciarono ad ammucchiare carte e documenti che gli sarebbero serviti a futura discolpa; insomma il consumo di inchiostro nella capitale deve avere fatto un balzo all’insù. 

Il Re, la vera anima del tradimento a partire dal sabotaggio della guerra, fu talmente furbo da mettere in azione un numero talmente alto di contatti con il nemico senza mai mettersi in vista di persona che alla fine il suo ruolo fu quasi invisibile… come si dice tirare il sasso e nascondere la mano. 

Da una intercettazione tedesca della telefonata intercontinentale tra Roosevelt e Churchill in data 29 Luglio: Churchill annuncia che si metterà in contatto con il Re… Roosevelt dice che anche lui prenderà contatto con Emanuele… ma non sa bene come. [4] 

Per arruolare proprio tutti il Re non disse nemmeno che voleva liberarsi del Fascismo, e tra i gerarchi di alto livello non furono pochi coloro che vagheggiarono di cariche ed onori in un ipotetico futuro governo. 

La maggioranza di coloro che votarono il famoso ‘Ordine del giorno Grandi’, e fra questi Ciano e Bottai, pensavano ad una trasformazione del Fascismo mantenendo la continuità del Regime piuttosto che a una congiura contro Mussolini. 

Le manovre in corso per il complotto vero presero vigore e si avviarono alla realizzazione dopo lo sbarco alleato in Sicilia, quando l’ultimo incontro tra Mussolini ed Hitler mise in chiaro che i tedeschi non avevano disponibili forze ed armamenti per venire in nostro soccorso, ed anche le avessero avute, avrebbero esitato ad inviarle in soccorso a degli alleati dei quali non si fidavano più. 

In una lettera a Bastianini l’ambasciatore a Berlino Alfieri: ‘Il piano tedesco in Italia… si conferma sotto forma di una resistenza manovrata lungo la penisola e destinata ad irrigidirsi sulla linea del Po… Marras (addetto militare a Berlino) dichiara che di fronte a queste prospettive Mussolini sarà costretto volente o nolente ad uscire dalla guerra…’. [4] 

Un dato necessario e significativo per il nostro esame dei fatti che segue: sino dai primi di Agosto, il Re aveva preparato la sua fuga in Sardegna al momento buono, con due cacciatorpediniere pronti nel porto di Civitavecchia ed altre misure, che come vedremo non sfuggirono ai servizi d’informazione tedeschi. 

La cosa fu annunciata in diverse occasioni agli Alleati, anche dal generale Castellano il 31 Agosto a Cassibile, annunciando il trasferimento del Re e del Governo, e da questi approvata con l’offerta alternativa di un trasferimento in Sicilia. [8] 

L’avvicinarsi della definitiva sconfitta militare era un sentire generale. La famosa seduta del Gran Consiglio del Fascismo fu richiesta a Mussolini il 16 di Luglio dagli stessi gerarchi allo scopo di trovare una soluzione al problema, ma sempre nello spirito di mantenere il Fascismo riunito attorno a Mussolini, sia che si fosse deciso per un nuovo governo fascista, sia se fosse prevalsa la soluzione di rimettere i poteri nelle mani del Re. 

Il quale Re, ricevendo a villa Savoia Badoglio in data 15 Luglio, aveva dato modo al generale Puntoni, suo aiutante militare, di scrivere il seguente commento: ‘Il Re ha eccepito che colpi di stato preordinati a data fissa non hanno probabilità di riuscita. In Italia non si è avvezzi a tenere il segreto e dopo due ore le cose si sanno in giro…’. [4] 

La soluzione Grandi era già stata decisa ed organizzata, ma il Re non rilasciava dettagli.

 

IL TRADIMENTO, ANZI I TRADIMENTI.

 
Prima di procedere nell’esposizione vediamo di definire l’ambito e la sostanza di questa vergognosa vicenda, nella quale i cialtroni hanno trovato il modo di tradire tutto e tutti pur di fare il loro interesse. 

I cialtroni di Casa Savoia hanno prima di tutto tradito i tedeschi, mancando ad un impegno del trattato di alleanza fra il governo italiano e quello tedesco, della qual cosa abbiamo già detto. La vergogna di questo tradimento ci marchia a fuoco per secoli come un popolo inaffidabile. 

I cialtroni di Casa Savoia hanno tradito il popolo italiano. Un re, come ha il diritto di mandare i suoi sudditi a morire in guerra nell’interesse della nazione, ha il dovere di restare un riferimento per il suo popolo anche a costo della sua vita. 

Il Re sarebbe dovuto restare a Roma una volta annunciato l’armistizio e traghettare la nazione verso la pace, in qualunque modo ed a qualunque costo, invece di precipitarla nel disastro scappando come un coniglio. 

‘È molto probabile che le sei divisioni italiane alla difesa di Roma non si sarebbero arrese alle due divisioni tedesche di Kesselring… se la notte della capitolazione i più alti esponenti politici e militari, il Re e la corte non si fossero dati alla fuga’. [2] 

I cialtroni di Casa Savoia hanno tradito tutti i militari italiani. In data 8 Settembre lo sfacelo dello stato era completo, con un re codardo che fugge portandosi dietro non il governo, ma i capi militari, lasciando un popolo intero allo sbaraglio e tutti i comandi militari senza ordini. 

Solo dopo tre giorni a Brindisi, sotto la protezione degli inglesi ed al sicuro delle rappresaglie tedesche, comincia l’opera della mistificazione storica e si emettono ordini a raffica con incitamenti alla lotta armata a tutti i reparti ancora in grado di combattere.

Per capire di quali criminali vigliacchi stiamo parlando, riporto il resoconto stenografico del nauseante scambio di opinioni che segue, avvenuto a bordo della corazzata Nelson a Malta in data 13 Ottobre, in occasione della firma del cosiddetto ‘Armistizio lungo’. 

Gen. Eisenhower: ‘Desidero sapere se il Governo Italiano è a conoscenza del trattamento riservato dai tedeschi ai prigionieri italiani in questo intervallo di tempo in cui l’Italia combatte la Germania senza averle dichiarato guerra.’ 

Gen. Ambrosio: ‘Sono sicuro che i tedeschi li considerano partigiani.’ 

Gen. Eisenhower: ‘Quindi passibili di fucilazione?’ 

Gen. Badoglio: ‘Senza dubbio!’ 

Il generale Badoglio, sempre lui, in una discussione circa gli effetti presunti dell’armistizio condotto in quelle condizioni aveva osato dichiarare che ‘… prevedeva circa 500.000 perdite nei Balcani’. Cinquecentomila italiani abbandonati a morire uccisi dai tedeschi, uccisi dai partigiani, morti di stenti e di malattie, o portati dai tedeschi nei lager polacchi. 

Abbandonati da quel buffone, dallo stesso eroe della Patria che, dopo la conquista dell’Etiopia, aveva richiesto al suo Duce in una lettera piena di adulazioni ‘… il titolo di Duca di Addis Abeba… trasmissibile per via ereditaria non solo ai figli maschi ma anche alle femmine… e gli assegni di guerra pagati a vita…’. [6] 

I cialtroni di Casa Savoia hanno tentato infine di falsificare la storia. Un’altra delle bufale della storia ufficiale consiste nel chiamare l’accordo un armistizio. Fu una resa incondizionata, con tanto di vergognosa consegna della flotta da guerra e trasformazione del nostro territorio nazionale in campo di battaglia. 

Chiamare la resa con il suo vero nome avrebbe reso lampante il tradimento, e quindi si continua a parlare di armistizio, tanto fra qualche decina di anni chi ci farà più caso? 

I cialtroni di casa Savoia, infine, hanno tradito gli Alleati. Sì. Gli Alleati, non solo i tedeschi, hanno tradito anche gli Alleati: questa è la mia tesi, e vedremo nel seguito con quali argomenti la sostengo.

 

LE CONDIZIONI DI PARTENZA.

 
Il fronte italiano è stato di importanza molto ridotta e limitato alle operazioni terrestri; i tedeschi ci hanno impegnato si e no una dozzina di divisioni, tra cui la 26a e la 16a Panzer e poco di più gli Alleati. L’avanzata degli americani è stata lentissima, hanno impiegato quasi due anni a risalire la penisola, quasi che la cosa alla fine non gli interessasse più di tanto. 

Quale era l’interesse degli Alleati, oltre all’indubbio valore psicologico e propagandistico di aver messo a terra l’Italia? Quali gli obiettivi urgenti che avevano spinto alla decisione prioritaria di affrontare una impresa del genere, quando uomini ed armi erano preziosi per la progettata invasione della Francia? 

Il primo che viene in mente al profano di cose militari è il completo controllo del Mediterraneo, e la definitiva fuoriuscita della Spagna dal novero dei possibili alleati dell’Asse. 

La sostituzione del Ministro degli Esteri Serrano Suner con il conte Jordana subito dopo lo sbarco degli Alleati in Nord Africa ed il successivo richiamo in patria della famosa Division Azul, la divisione di volontari spagnoli che combatteva con i tedeschi sul fronte russo ne furono naturali conseguenze. 

Sul piano tecnico invece la cosa si risolveva in un danno enorme nella prospettiva futura della condotta delle operazioni belliche per i tedeschi, per due motivi di natura tecnica. 

Un obiettivo di grande importanza, anche se meno evidente, era la disponibilità degli aeroporti del centro Italia: i bombardieri alleati potevano finalmente distruggere le imponenti zone industriali di Stoccarda, Monaco e Brno che fino ad allora erano state fuori della portata dei bombardieri provenienti dai campi inglesi. 

Ed infine il danno strategico per la Germania era enorme, se si considera che le coste meridionali dell’Europa da Salonicco a Marsiglia erano presidiate da decine di divisioni italiane. 

La resa italiana avrebbe costretto i tedeschi a deviare forze imponenti dai fronti di combattimento in Russia a sostituire le forze italiane che si ritiravano. Avrebbe inoltre fatto contento Stalin, che reclamava sempre più fortemente la apertura del secondo fronte. 

I tedeschi non avevano l’anello al naso ed i pericoli insiti nella resa italiana gli erano altrettanto chiari che alla loro controparte Alleata. 

Come vedremo nel seguito, essi hanno giocato le loro carte in modo fulmineo, con grande sangue freddo e determinazione. Il Re si trovava quindi tra due necessità contrastanti. 

I tedeschi non avrebbero mai acconsentito a che i bombardieri nemici potessero utilizzare gli aeroporti italiani per le loro incursioni sulla Germania meridionale, e volevano ritardare per almeno un anno l’avanzata degli Alleati nella convinzione di avere pronte nel corso del 1944 le nuove armi allo studio. 

Nella visione degli Alleati occorreva organizzare il fatto compiuto, il crollo improvviso del Governo, la resa dell’Esercito, la consegna della flotta da guerra e degli aerei disponibili, la occupazione immediata della maggior parte possibile di territorio italiano, evitando che i tedeschi potessero prendere delle contromisure efficaci.

 

ANCORA UNA VOLTA… FATTI INSPIEGABILI.

 
E qui ci risiamo, come con la nostra preparazione bellica e guida della guerra ancora una serie di fatti incomprensibili che si tenta di mimetizzare confondendo le acque e falsificando la storia: vediamoli. 

I tre mesi del Governo Badoglio. 

Se era interesse di tutti che i tedeschi non avessero il tempo di prendere le loro contromisure, come mai le trattative sono state condotte con tutta calma per tre lunghi mesi? 

Tutte le fonti dichiarano trascurabili le forze tedesche in Italia al 25 Luglio, tutte le fonti elencano sia il continuo afflusso di truppe tedesche in questi tre mesi, sia le disposizioni ripetute da Roma di non opporre nessun tipo di ostacolo al loro passaggio. 

Lasciar entrare i tedeschi, mentre evitava ai traditori le ire di Hitler, faceva il danno degli Alleati con i quali i nostri eroi stavano trattando. 

La data dell’annuncio della resa. 

Voi ci credete che tra Badoglio e gli Anglo-americani non si fosse stabilito con precisione il giorno nel quale si sarebbe dovuto annunciare l’armistizio? Posso dire che la cosa è semplicemente ridicola? 

Ridicola o no basta sfogliare le memorie di Eisenhower per leggere quanto segue: ‘… Si stabilì che la resa sarebbe stata considerata in vigore la sera dell’8 Settembre e che Badoglio ed io avremmo annunciato contemporaneamente la capitolazione [non l’armistizio… la capitolazione]. Scelsi quella data perché a mezzanotte sarebbe iniziato lo sbarco a Salerno…’. 

Eisenhower ebbe una violenta reazione di stizza quando da Roma gli fecero sapere che non potevano annunciare l’armistizio… lui nel suo buon diritto non accettò il ritardo e lo annunciò egualmente alla radio il giorno 8… provocando il panico a Roma. 

Lo sbarco dei paracadutisti americani. 

Vi sembra normale che i generali americani Taylor e Gardiner venuti a Roma clandestinamente il 2 Settembre per preparare lo sbarco concordato dei paracadutisti americani a Roma per l’indomani siano stati ricevuti da Badoglio che stava dormendo beatamente a casa sua e si siano sentiti dire che non se ne faceva niente, intanto perché gli italiani non erano pronti, e poi perché gli aeroporti erano sotto controllo tedesco? 

La consegna di Mussolini. 

Cosa ne pensate del fatto che Mussolini, la cui consegna agli Alleati faceva parte delle condizioni della resa fu liberato dai tedeschi che arrivarono sul luogo preciso della sua prigionia, dopo che al comandante del reparto di guardia era stato comunicato di non uccidere più il prigioniero? 

Fino al giorno prima gli ordini erano di uccidere Mussolini se qualcuno avesse tentato di liberarlo. Non vi suona fasullo? 

‘Mussolini è al sicuro, molto lontano da qui e non uscirà vivo dal luogo dove è custodito’. Badoglio a Bonomi, 2 Agosto 1943. [1] 

Il terrore di Badoglio 

La notte dell’8 Settembre, tra il gregge dei fuggiaschi Badoglio si aggirava terrorizzato ripetendo ‘Se ci prendono i tedeschi ci ammazzano tutti…’ contribuendo a diffondere un clima di virile coraggio. 

Non aveva paura la sera prima, e dormiva beatamente mentre i generali americani suonavano il campanello di casa sua, come mai? 

La tranquilla fuga del Re. 

La carovana di Casa Reale e degli Stati Maggiori parte da Roma tra mille affanni nella prima mattina del 9, ma passa diversi posti di blocco tedeschi senza nessuna difficoltà, sempre con lo stessa presentazione ‘Ufficiali Generali’ che sembra tanto una parola d’ordine. 

L’unico ufficiale tedesco in servizio sul percorso, un capitano Gerard ‘… sapevo che chiunque fosse a bordo delle auto… avrei dovuto lasciarlo passare…’. [1] 

Si rifugia nel castello di Crecchio, ed un ricognitore tedesco fa un giro in cielo, vede… e se ne va. Si imbarca sulla Baionetta, ed un ricognitore tedesco fa un giro sopra la nave… vede e se ne va.

 

UNA TEORIA INDUTTIVA.

 
La teoria che espongo è che tutto questo non sia, ancora una volta, un’insieme di cose fatte male e di fretta come si è tentato di far credere a posteriori, come hanno ripetuto per anni i giornali, come credeva il generale Caviglia quando ha commentato ‘… tutto è stato fatto sotto l’assillo della paura e le cose sono andate in modo che l’Italia ha fatto una figura vergognosa…’. 

Essa dice che i nostri eroi hanno sì concordato la resa agli Anglo-americani, ma hanno all’ultimo momento e dietro le minacce tedesche trattato la loro salvezza personale con Kesselring. 

Sino dal 15 Maggio, in occasione di una conferenza presso il Quartier Generale di Hitler, quest’ultimo aveva dichiarato ‘… intervenire in Italia non appena lì scoppierà la crisi…’. [9] 

È facile anche immaginare che non siano sfuggiti ai tedeschi i preparativi del Re per fuggire in Sardegna, anzi la cosa appare certa quando si consideri che la prima misura presa da Kesselring dopo aver saputo della avvenuta dichiarazione della resa… fu di spedire una brigata di paracadutisti ad occupare il porto di Civitavecchia. 

Ora immaginiamo che, a questo punto Kesselring abbia chiamato al telefono Badoglio e gli abbia fatto più o meno questo discorso: ‘Amico bello… ho una divisione di paracadutisti ed un paio di brigate corazzate… a pochi chilometri da dove ti trovi… se domani sera vuoi dormire in un letto invece che all’obitorio… prendi carta e penna e scrivi la lista di quello che devi fare’. 

L’ammiraglio De Courten aveva avuto ordini dal generale Ambrosio di far uscire da Spezia i due incrociatori Da Noli e Vivaldi facendo rotta per Civitavecchia alle ore 21 dell’8 Settembre. 

Un messaggio come quello di sopra da parte di Kesselring, evidentemente dopo le ore 21, non avrebbe giustificato, oltre al terrore di Badoglio, il raduno del Re e dei capi militari presso il Ministero della Guerra, sistemato a difesa come un piazzaforte con cannoni, blindati e mitragliatrici? 

Che cosa avrebbe ordinato Kesselring ai tremebondi italiani, per lasciarli fuggire dalla capitale in direzione di Pescara? Che cosa gli sarebbe servito per avere il tempo di occupare il territorio italiano e disporre le sue truppe a difesa per fare resistenza allo sbarco di Salerno, le cui navi erano già state segnalate dalla ricognizione tedesca? 

Per esempio le misure seguenti: 
 il Re ed i generali lasciano Roma viaggiando per due giorni sotto controllo tedesco, 
 partono solo il Re, la sua famiglia, Badoglio e tutti i capi militari, senza lasciare ordini, 
 le forze italiane attorno a Roma lasciano i tedeschi liberi di transitare verso Salerno, 
 Mussolini resta dove si trova e nessuno gli torce un capello. 

Questo avrebbe chiesto Kesselring… nella sua posizione… la sera dell’8 Settembre. Non è forse quello che è successo… lasciando tutti gli osservatori nello stupore… per un comportamento che sembrava del tutto incomprensibile? 

 Il Re se ne è andato serafico fino a Brindisi in crociera, con la benedizione della Luftwaffe. 
 Hanno lasciato senza ordini per giorni tutte le forze armate italiane nel Mediterraneo, che nella maggior parte si sono semplicemente dissolte quando i tedeschi le hanno catturate, dimostrando una preparazione totale fino nei dettagli. 
 Hanno acconsentito alla liberazione di Mussolini, ben sapendo che questo avrebbe significato la creazione di un nuovo stato fascista nel nord, e quindi la guerra civile. 
 Hanno sabotato la difesa armata di Roma, accusando il generale Carboni di aver mancato al suo dovere. [3] 
 Solo dopo tre giorni, quando erano sotto la protezione dei cannoni degli ex-nemici, i nostri eroi si sono messi a sparare ordini a quelle forze armate italiane ridotte ad una gigantesca banda armata senza uno stato giuridico, in mancanza di una dichiarazione di guerra alla Germania.

 

LA STORIA FALSIFICATA.

 
La discesa dei tedeschi in Italia. 

Come già ricordato, i tedeschi avevano deciso di prendere delle contromisure in vista della prevista resa italiana sin dal 15 Maggio, ed una parte di queste contromisure prevedeva la sistemazione a Roma della seconda divisione paracadutisti con l’incarico, al momento buono, di catturare il Re ed il Governo. 

Le testimonianza sulla completa organizzazione dei tedeschi nella occupazione del territorio nazionale e nella messa fuori gioco e nella cattura delle 35 divisioni italiane in Egeo e nei Balcani sono numerose ed impressionanti, ne riporto solo alcune. 

Il già citato generale Rossi riporta che i tedeschi avevano tutti i numeri di targa degli automezzi in dotazione al Comando Territoriale di Napoli. 

Il generale Tucci Capo di SM della IX Armata in Albania vide sul tavolo del generale tedesco Bessel un documento stampato (non dattiloscritto) con le date nelle quali le diverse località dovevano essere occupate, con data di inizio 8 Settembre. 

Nella giornata del 9 Settembre venne occupata metà della valle del Po. Nella giornata del 10 il resto della valle Padana e tutta la Toscana. Nella giornata dell’11 Umbria, Lazio e Campania. Nella giornata del 12 Marche ed Abruzzo. 

Un capo militare serio avrebbe preparato i suoi uomini per questa eventualità, Badoglio non aveva fatto niente e ‘… prevedeva circa 500.000 perdite nei Balcani…’. 

Anche di questo i servizi d’informazione tedeschi erano al corrente, non avrebbero mai preparato l’occupazione del territorio italiano in tempi così rapidi se avessero avuto dei dubbi. Comportarsi da vigliacchi aumenta la baldanza dell’avversario. 

La fuga serafica. 

Sono troppe le testimonianze che riferiscono di contatti tra il corteo dei fuggitivi sulle loro lussuose auto precedute da autoblindo, ed ufficiali tedeschi dei vari posti di blocco sulle strade percorse, per poter rifiutare l’ipotesi di un accordo. 

Casualmente, i primi movimenti di truppe ordinati da Kesselring rendevano la fuga in Sardegna impossibile: era molto più sicuro per i tedeschi avere il corteo dei fuggitivi nel mirino della Luftwaffe per un paio di giorni… giusto il tempo di disarmare l’Esercito Italiano. 

La corvetta Baionetta, che aveva imbarcato Badoglio a Pescara sparò tre razzi che sembrarono fuochi d’artificio ai pescatori locali, e che furono visti benissimo dalle siluranti tedesche che la seguivano al largo. Il giorno dopo, scortata dall’incrociatore Scipione, la Baionetta con le signore sulle sdraio a prendere il sole fu fotografata da un ricognitore tedesco che ignorò l’incrociatore e fece diversi giri attorno alla piccola unità… come per un saluto ed un arrivederci. 

Esercito senza ordini. 

Su tutto il territorio nazionale ed all’estero decine di migliaia di italiani, lasciati senza ordini, si sono fatti ammazzare per cercare di difendere qualcosa che non sapevano neanche più cosa fosse (ben diversa sarebbe stata la situazione se avessero resistito). 

La famosa ‘Memoria OP 44’ che conteneva le disposizioni per l’Armistizio fu completata con il Promemoria no 1 ed il Promemoria no 2, quest’ultimo ufficialmente in data 6 Settembre. 

Ebbene il generale Giglioli lo ricevette a Roma, con l’incarico di portarlo al Comando Gruppo Armate Est di Tirana, alle ore 17 in data 8 Settembre dal Sottocapo di Stato Maggiore, e pretese che lo stesso vi apponesse data ed ora della consegna, prima di firmare per ricevuta. 

Un altro ufficiale del Comando Supremo, del quale non si conosce il nome, avrebbe dovuto consegnare lo stesso documento all’Ammiraglio Campioni, al Comando Egeo e dichiarò nella inchiesta del dopoguerra di non essere potuto partire per le avverse condizioni meteo. 

Ebbene il reparto meteo dell’Aeronautica non registra condizioni meteo sfavorevoli in data 8 Settembre, tanto è vero che all’aeroporto di Pescara si erano concentrati circa 80 aerei su richiesta di Badoglio. [1] 

Difesa di Roma. 

L’altra menzogna è quella che il Re, la corte ed i generali siano fuggiti da Roma per salvare la Capitale evitando che i combattimenti provocassero la distruzione della città. 

Basta guardare la richiesta di Badoglio di mettere sotto inchiesta il generale Carboni, lasciato a Roma al comando del Corpo Motocorazzato per capire che si tratta di un’altra palla. 

Carboni, comandante del Corpo Motocorazzato a difesa di Roma, sovrastima grandemente le forze tedesche in 36.000 uomini con centinaia di cannoni, dicendo che i suoi carri erano senza benzina, quando i tedeschi riferiranno pochi giorni dopo di aver catturato 17.000 tonnellate di carburante nei depositi italiani di Mezzocammino e Valleranello. 

La menzogna sul carburante, era stata sparata da Carboni ai due stupefatti generali americani venuti a vedere gli aeroporti, dove i loro paracadutisti sarebbero dovuti sbarcare il giorno dopo, a loro ripetuta più tardi da Badoglio, che li ricevette in vestaglia! 

Alla fine della storia, anni dopo, la commissione di inchiesta sulla mancata difesa di Roma decreta la colpevolezza del solo generale Roatta il quale, nella più pura tradizione delle pulcinellate italiane, viene fatto evadere e fuggire la sera prima che la sentenza venga emessa dal Tribunale. 

Mussolini. 

L’accordo di resa prevedeva anche la consegna di Mussolini, e non ci voleva molto a capire che questo avrebbe comportato la creazione di uno stato fascista ed alleato dei tedeschi nell’Italia del Nord: la guerra civile è stata causata dal Re come conseguenza del suo accordo con Kesselring. 

Se Badoglio avesse voluto mantenere gli accordi di resa, avrebbe facilmente potuto ordinare che Mussolini fosse scortato al porto di Ortona per consegnarlo agli inglesi. Durante la sua sosta al castello di Crecchio, ad una domanda sul Duce durante il pranzo (dunque alle ore 13 circa del 9 Settembre). Badoglio rispose ridendo che probabilmente i tedeschi lo avevano già liberato. [1] 

Churchill dichiarò che i Carabinieri di guardia si erano spaventati alla vista dei paracadutisti tedeschi di Skorzeny, forse non sapeva che i Carabinieri erano una compagnia, circa un centinaio, con diverse mitragliatrici ed automezzi. 

Sicuramente non sapeva che nei giorni tra il 9 ed il 12 Settembre ci fu un intenso scambio di telefonate tra il Capo della Polizia (Senise) e l’ispettore Gueli al comando del corpo di guardia al Duce, con la conclusione di non eseguire l’ordine di ucciderlo in caso di pericolo. 

Insomma alla fine, sapete come è finita… come piaceva a Kesselring e ad Hitler. 

Ordini di combattere. 

Una volta messisi in salvo a Brindisi, di fronte alla constatazione di aver provocato in due giorni la disgregazione delle Forze Armate e dello Stato, e di fronte all pericolo di dover rispondere in futuro di quanto compiuto, i cialtroni decisero di riscrivere la storia come gli faceva comodo, a scanso di inchieste e sorprese spiacevoli. 

Intanto Ambrosio emanò, a cose fatte ed esercito crollato, la famosa ‘Memoria OP 44’. Poi Badoglio, lontano dai tedeschi, si era fatto coraggio e sparava delle coglionate del tipo ‘Bisogna reagire virilmente, fermissimamente, spietatamente… darsi alla macchia, tagliare le comunicazioni, gettarsi addosso ai mezzi ed agli uomini isolati, soprattutto non cedere, non disarmare, tenere duro’. 

Chissà cosa avrebbero detto, se avessero potuto ascoltarlo, le centinaia di migliaia di italiani in viaggio verso i campi di concentramento sui carri bestiame, quelli fucilati a Cefalonia, quelli caduti nelle mani dei partigiani sloveni. 

La prova finale. 

Cosa dire di una balla storica demolita? Leggete tutti i libri di storia e ritroverete scritto che il Re aveva lasciato la capitale con il suo Governo per mantenere in piedi lo Stato. 

‘Nelle prime ore del 9 Settembre Badoglio… decise di lasciare la città… per evitare che fossero catturati i membri della famiglia reale e del Governo’. [4] 

Invece no… il Governo lo ha lasciato a Roma allo sbando… è fuggito tirandosi dietro i capi militari, quello che avrebbe dovuto fare se i tedeschi gli avessero chiesto di lasciare le Forze Armate senza ordini… in modo da poterle mettere rapidamente fuori gioco. Questo non è un sospetto… questo è un fatto. 

I giornali del 10 e dell’11 Settembre parlano di riunioni di Governo sotto la presidenza del ministro più anziano, menzionando la forzata assenza di Badoglio… per cause di servizio! 

È anche assente il generale Ambrosio, costretto a partire da ordini del Re e talmente distratto da dimenticarsi di trasmettere ai comandi militari la famosa ‘Memoria OP 44’ con l’ordine di combattere contro i tedeschi se avessero attaccato. 

Lo stesso Ambrosio, sollecitato nelle prime ore del 9 mentre si trovava al Ministero della Guerra ad autorizzare la trasmissione della ‘Memoria OP 44’, si giustificò in un primo momento con una balla vergognosa asserendo di non essere stato in grado di ottenere l’autorizzazione del Capo del Governo, quel Badoglio che stava dormendo al piano di sotto. [7] 

Insomma il Governo fu lasciato a Roma, mentre furono allontanati il Comando Supremo e lo Stato Maggiore dell’Esercito… proprio come faceva comodo ai tedeschi.

 

CONCLUSIONE.

 
Abbiamo, ancora una volta, elencato una serie di avvenimenti che, presi uno per uno, possono essere spacciati come un pasticcio vergognoso combinato da dei semi-deficienti capitati per caso al governo di una delle potenze mondiali del tempo. 

Se invece si guarda agli stessi eventi nel quadro unificante di una teoria, se in questa teoria essi divengono i tasselli necessari e sufficienti per condurre a buon fine un piano ben preciso, se ognuno degli eventi esposti trova una spiegazione ragionevole senza mai entrare in conflitto con le origini e le finalità degli altri, e se infine tutti questi eventi perdono quell’aria di incredibile superficialità e formano quasi un filo rosso che va in maniera lineare dall’inizio alla fine annunciata della vicenda… allora la conclusione mi pare scontata. 

Come leggiamo dunque la storia dell’8 Settembre? 

Non abbiamo uno straccio di prova, ma la nostra opinione è la seguente: che il Re, oltre ad aver organizzato la sconfitta italiana per liberarsi di Mussolini, ha sprofondato la Nazione nella rovina e nella distruzione, ha causato la guerra civile; che il Re ha fatto tutto questo per interesse suo personale e della casa Reale; che il ruolo sotterraneo del Re ha creato quella situazione che, con la resa italiana, costituiva un formidabile indebolimento dello schieramento tedesco, ne rendeva inevitabile la sconfitta e coronava quel lungo lavoro di sabotaggio sotterraneo iniziato ancor prima del 10 Giugno 1940; che per non dover pagare, ha falsificato la storia inventando la favola dell’improvvisazione e dell’incapacità dei suoi ministri e dei suoi generali; che, falsificando la Storia per il suo interesse, ha creato una situazione infamante per l’Italia e gli italiani. 

Molti paesi si sono arresi dopo vicende belliche sfavorevoli, ma nessuno come l‘Italia si è arreso (ufficialmente) di nascosto dai suoi alleati, nessuno ancora gli ha dichiarato guerra, alleandosi con quello che era il nemico fino a ieri. 

Questa vergognosa immagine ha macchiato il nome del popolo e della Nazione per decenni e forse secoli a venire, ha portato sventure e lutti a milioni di italiani in armi abbandonati dal Re e dai generali, ha causato una guerra civile con centinaia di migliaia di morti e strascichi di divisioni e di odio che rovinano la nostra vita ancora oggi.

 
UN MONITO FINALE.
 
Se la nostra ipotesi è esatta, sono riusciti a venderci questa versione falsa e rimaneggiata della storia, con l’aiuto della stampa e della televisione, nell’interesse dei politici di allora e di quelli di oggi, approfittando sia allora che oggi della nostra ignoranza dei fatti. 

Una nazione democratica ed ogni suo cittadino non possono vivere con dignità a meno che la verità sia conosciuta da tutti, ben compresa nelle sue implicazioni e nelle sua conseguenze: tutti noi abbiamo il dovere di informarci e conoscere la nostra storia. 

Non è facile a farsi in Italia, dove i partiti politici campano ancora sull’antifascismo e sull’anticomunismo, i giornali e le televisioni sono nelle mani di chi i partiti li finanzia, li appoggia e forse li dirige. 

La rovina di una nazione può facilmente derivare dagli errori che fa una persona. Se lascia credere ai politicanti che possono far finta di risolvere i problemi con delle promesse in televisione. Se convince i giornali che possono raccontare dei litigi dei politicanti, invece che dei problemi reali del popolo. Se permette ai suoi figli di gettare via la loro gioventù tra telefonini, occhiali firmati, auto alla moda e vacanze invece che crearsi un futuro dignitoso e libero, con una seria preparazione come lavoratori e come cittadini. 

Quella persona è chi gode i vantaggi della cittadinanza senza volerne portare le responsabilità. Quella persona sei tu che leggi, la nazione è la Repubblica Italiana.

 
Bibliografia.
 
 Ruggero Zangrandi – 1943 : 25 Luglio – 8 Settembre – Editore Feltrinelli 1964 [1] 
 Erich Kuby – Il tradimento tedesco – Editore Rizzoli 1983 [2] 
 Giacomo Carboni – L’Armistizio e la difesa di Roma – Edizioni Universali De Luigi 1945 [3] 
 Frederick Deakin – La storia della Repubblica di Salò – Editore Einaudi 1963 [4] 
 www.pixem.it [5] 
 Benito Mussolini – Il tempo del bastone e della carota – Edizioni FPE Milano 1966 [6] 
 Ruggero Zangrandi – L’Italia tradita – U. Mursia & C. 1971 [7]
 

Proclama Badoglio dell’8 settembre 1943

Il Capo del Governo, maresciallo d'Italia Pietro Badoglio

Il proclama letto alla radio 

 

« Il governo italiano, riconosciuta la impossibilità di continuare la impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane.

La richiesta è stata accolta.

 

Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo.

 

Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza »