Sanità, i malati di tumore costretti al “privato”

Polverini Zingarettidi Raffaele Gambari

Ecco a cosa può portare il blocco del turn over del personale nella sanità laziale: che un malato di tumore, quindi con una patologia grave, come segnala il sindacato autonomo Fials Confasl, quando viene dimesso da uno dei centri di eccellenza in oncologia della sanità romana, l’Istituto Idi ricerca e di cura Regina Elena, dove è in cura assistenziale, rischia di dover pagare di tasca propria esami, come una tac o un’ecografia e analisi complementari, per rispettare il calendario dei controlli programmatici, ricorrendo a centri privati perché ormai le liste di attesa nella sanità pubblica sono infiniti.

Questo, sempre secondo il sindacato, a seguito dei tagli imposti per il rientro dal deficit nella sanità laziale. Le conseguenze sui malati e sul loro diritto ad essere curati a costi e con tempi normali li illustra ad Affaritaliani.it il segretario regionale del Lazio della Fials Confsal Gianni Romano, che così risponde anche alle segnalazioni arrivate al centralino della sua organizzazione da malati che hanno chiesto spiegazioni sul rispetto dei protocolli per la cura delle malattie tumorali. .

Romano, cosa sta succedendo all’Ifo Regina Elena; il blocco delle assunzioni sta tagliando l’eccellenza pubblica come sostiene il suo sindacato?
“E’ davvero il caso di dire che con il blocco del turn over messo in campo dal commissario ad acta per la sanità Renata Polverini si impoveriscono le eccellenze cliniche del Lazio. Diventa desolante per l’Istituto di ricerca e di cura Regina Elena, polo oncologico del centro-sud d’Italia , che i pazienti in continuità assistenziale possano agognare di sottoporsi a degli esami, come un’ecografia o una tac e per eseguire queste particolari ricerche devono rivolgersi ad altri presidi sanitari. Il motivo? la pressante richiesta di malati provenienti anche da altre Regioni e il recente pensionamento di alcuni radiologi ha limitato e saturato la possibilità degli Ifo di effettuare le indagini complementari in regime di prenotazione tramite il Recup. In pratica a meno che il paziente non sia ricoverato o segua terapie in day hospital, all’Ifo come in altri poli di riconosciuta eccellenza, diventa difficoltoso fare lo screening , che comprende ad esempio la tac total body, 2 o 3 volte l’anno come prescritto dai protocolli di assistenza”.

Insomma, questo problema delle liste di attesa, da tempo sollevato dal suo sindacato, sta creando disagi pesanti per i cittadini e cosa sta provocando nel personale della sanità? 
“È sconfortante per il personale che presta servizio in un polo oncologico di eccellenza dire agli assistiti che l’esame complementare devono andare a farlo altrove e così non riuscire a garantire una continuità diagnostica più immediata e agevole. Già, ma altrove cosa dovrebbe significare se, per esempio anche al San Giovanni Addolorata le liste di attesa sono praticamente “chiuse” quanto al Policlinico è impossibile prendere un appuntamento tramite il Recup. Per chi se lo può permettere una via di uscita è quella di mettere mano al portafoglio. Il paziente allora potrebbe rivolgersi all’intra-moenia a pagamento, oppure ad un centro diagnostico non convenzionato. Qui una tac total body con mezzo di contrasto sta sui 650 euro, un’ecografia completa del tronco, dal collo alla pelvi, oltre i 300, in questo caso gli esami si possono fare in circa 15 giorni. E contando che un paziente in cura per queste patologie gode, si fa per dire, dell’esenzione dal ticket. Tuttavia, c’è da aggiungere che non è un vezzo che i pazienti in cura all’Ifo vogliano fare la Tac in sede ma è perché il macchinario è di ultimissima generazione e gli operatori sono degli eccellenti professionisti”.

Cosa chiedete allora di fare al presidente della giunta regionale Renata Polverini?
“Su queste segnalazioni pervenute alla nostra organizzazione invitiamo la presidente Polverini a dare chiarimenti dettagliati . Non basta che decreti l’abbattimento delle liste di attesa con la campagna “Mi state a cuore”. I cittadini si aspettano che alla propaganda seguano atti concreti. Come ad esempio quello di incaricare lo specialista di prenotare direttamente, dove e quando l’assistito deve eseguire le indagini complementari previste dai protocolli internazionali per il fallow up oncologico. Solo in questo modo si potrà avere la certezza che venga rispettato il calendario dei controlli programmatici e nello stesso tempo evitare ai pazienti il disagio della ricerca di un centro diagnostico dove fare gli esami senza intoppi burocratici”.

Sanità, i malati di tumore costretti al “privato”ultima modifica: 2011-07-13T15:59:30+02:00da weefvvgbggf
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