Georges Perros, da Une vie ordinaire, Gallimard 1962

Ho qui sul tavolo una cesta
da dove pende un nastro
di macchina da scrivere Arriva
da un cassetto che conosco bene
mi affascinava da piccolo
Ai bambini piacciono i cassetti
Ci trovano di che sognare
di che farsi male prendendo
un paio di pinze per un uccello
I miei genitori hanno tenuto i mobili
su cui mi arrampicavo bambino
casomai mi venisse voglia
di un cassettone di mogano
stile novecento orribile
Adesso mio padre è morto
e mia madre ha spedito
quello che lui aveva lasciato
nel famoso cassetto Dice
che se questa roba mi può servire
non si sa mai sono vecchi
ma tu che scrivi costano
questi nastri vellutati rossi e neri
Il lutto che non ho portato
non è né rosso né nero Lancinante
Mio padre è morto accompagnato
da tre o quattro sopravvissuti
al disastro che ci aspetta
nel cimitero di Fruges
paese dove è nata la mamma
settant’anni fa o quasi Non ho memoria
per le date né per i calendari
Vivo in un mondo che non ha ore
o giorni anni è difficile
da spiegare Mi piacevano gli anni
quando andavo a scuola
prima che mio padre fosse nella tomba
e insieme mi desse
un po’ più voglia di morire
o di vivere più intensamente
come se ormai niente importasse
(Cosa mi resta di mio padre
se non certi modi che ho
e mi stupisco di avere
un timbro di voce un’inflessione
che m’impedisce di vivere
senza fare atto di eredità
E mai avrei pensato
di parlarne al passato
quando eravamo insieme
e dopo tante battaglie
era contento di trovare
un uomo possibile in suo figlio
ne aveva conosciuti così pochi
L’ultimo giorno insieme fu nel Nord
Costeggiavamo il mare tutti e due
quel mare scuro votato
all’Inghilterra Sfregio della terra
Gli domandavo quale amore
lo avesse portato là Il cappello a cencio
sul cranio provato
da tutti gli altri rispose
che lui era come me il mare
gli faceva bene Era
a dire il vero in pensione
termine difficile da stabilire
tanti significati contiene Io l’ho presa
la mia molto prima di averne diritto
sì avrei cominciato allora
senza dirlo come di nascosto)
ma tutto ancora importa Ho fatto vivere
e si ricomincia domani
Se non ci fossi che io penso
ogni cosa sarebbe a posto
Ma non si possono amare quelli che si amano
senza dare una mano
Non domandano di più
che raramente e allora
il male ci strappa la carne viva
Stiamo con loro per far amare
quello che resta da amare
in un mondo senza libertà
che le sbandiera tutte Ed è come tacere
una sventura soffocata
in petti troppo stretti
Il mestiere di uomo ha le sue catene
e si muore prima che amore
tu ci abbia dato il buongiorno.

Vita di Georges Perros

[da perros.ordinaire.free.fr]
Georges Perros voleva fare della sua vita un deserto, ma la sua presenza dimora nell’insaziabile sollecitudine del lettore, dell’altro. Moralista, lascia due raccolte di poesie, tre volumi di Papiers collés, svariate note di lettura e una notevole corrispondenza ancora da scoprire; niente che, secondo lui possa costituire un’opera letteraria. Sotto l’apparenza del caso, regna nella scrittura di Perros un’armonia eterogenea diretta dalle impenetrabili leggi interiori. Più che scrittore nel senso letterario del termine, Perros si definisce: “faiseur de notes invétérés”. Egli vede nei libri un luogo di lavoro che corrisponde ad un’assenza essenziale, e non ad un fine in sé. La sua scrittura, intuitiva e folgorante, ha trovato nelle “note” la sua forma privilegiata. Cerca di giungere al cuore dell’esperienza poetica per trovarvi un’originale “innocenza”, nell’intento di dare una forma, di esprimere, in qualche modo, il linguaggio liberato da ogni sovrastruttura, un pensiero primordiale spogliato da ogni convenzione. Perros ha scelto di restare al margine della vita e della scrittura. Ha vissuto l’esperienza letteraria come isolamento, ma soprattutto come straordinaria sollecitazione dell’altro, amico o lettore, dal quale riesce a suscitare il meglio. Ha scelto di vivere a Douarnenez, ma per lui la Bretagne è uno spazio spirituale: “continent d’esprit”. Il trasferimento del suo centro di gravità crea un allontanamento, una distanza necessaria per scrivere, per avvicinarsi agli altri. Ossessionato dal taciturno gusto di vivere, è sempre alla ricerca, e la sua opera ne è la dimostrazione, poiché essa è come scritta al margine di un libro impossibile da cui vorrebbe scaturire il senso, sussultare il segreto della scrittura, dell’uomo. Perros vive di quell’istante che fissa l’eternità, annullando la distanza tra la vita e l’opera. La sua scrittura, insieme movimento e incertezza, è paragonata ad una permanenza, come il finis terrae alla soglia del mare; Georges Perros è “passeur”, un uomo che accompagna, trasporta, conduce…
Nato a Parigi il 31 agosto del 1923, Georges Poulot trascorre la sua infanzia nel quartiere di Batignolles, poi a Reims e nei Vosgi, dove suo padre fu trasferito per lavoro. Comincia a suonare il pianoforte e frequenta il Conservatorio. A sedici anni prende lezioni d’arte drammatica a Rennes. Tra il 1941 e il 1944 abbandona gli studi e si trasferisce a Parigi dove frequenterà per tre anni dei corsi teatrali al Centre du Spectacle; conosce Gilbert Minazzoli e ne diviene amico. Assiste ai corsi di Paul Valéry e Vladimir Jankélévitch al Collège de France. Insaziabile lettore, incontra André Gide e Paul Léautaud, si lega a Louis Guilloux, Gérard Philipe e Marcel Arland. Collabora con il gruppo di scrittori dell’avanguardia: “les Lettristes”, firma il loro manifesto e scrive per la rivista “La Dictature Lettriste”. Intanto completa i suoi studi d’arte drammatica e debutta in teatro recitando la Celestina. Nel 1948 riceve il premio “Prix de comédie” che lo aiuta ad entrare alla Comédie Française, dove recita piccoli ruoli senza una reale passione; deciderà infatti, quasi subito, di fuggire dal teatro, detestando la “razza” degli attori. Va ad abitare a Meudon, dove frequenta Armand Robin. Al fine d’incontrare Jean Grenier , momentaneamente residente in Egitto, accompagna la compagnia teatrale al Cairo. Nel 1950 scrive la sua Lettre- préface che spedisce a Grenier, e abbandona definitivamente la Comédie Française. Entra a lavorare, grazie a Gérard Philipe, come lettore al Théâtre national populaire presso Jean Vilar. Nel 1952 confida alcune “note” a Grenier, che ne percepisce il valore. A sua volta Grenier, cosciente di trovarsi davanti ad uno scrittore di talento e con un profondo senso della vita, ritiene opportuno inviare il materiale visionato a Jean Paulhan; quest’ultimo decide di pubblicarle nella “Nouvelle Revue Française”. Da questo momento Perros diviene un collaboratore della NRF. I suoi scritti critici e le sue impressioni di “lettore” gli attirano l’attenzione e l’amicizia di André Breton, Robert Pinget, Roland Barthes, Pierre Klossowski, Michel Butor, Georges Lambrichs, Roger Judrin, Brice Parain, etc. Da questo momento, firmerà i suoi scritti utilizzando lo pseudonimo: Georges Perros, con cui sarà conosciuto dal pubblico. Incontra Tania, una ragazza di origini russe che diventerà sua moglie. Intraprende diversi viaggi in motocicletta verso e all’interno della Bretagna. Fra il 1954 e il 1959 condurrà una vita molto tormentata; i suoi soggiorni in Bretagna, dove alloggia in mansarde o in case fatiscenti, diventano sempre più frequenti. All’inizio degli anni ’58 va a vivere a Douarnenez, dove Tania lo raggiungerà. Nel 1960, le edizioni Gallimard pubblicheranno i primi Papiers collés, una raccolta di articoli pubblicati nella NRF e note varie. Realizza una trasmissione radiofonica di due ore sulla Bretagna e pubblica, nel 1962 Poèmes bleus, testo poetico a cui verrà assegnato, l’anno seguente, il premio “Max Jacob”. Dopo la nascita dei due figli, Frédéric (1961) e Jean-Marie (1963), sposa Tania e un anno dopo nasce Catherine (1964). Vive grazie a diversi espedienti: lettore di manoscritti per la T.N.P., pubblicazione di diversi articoli, lezioni di pianoforte e le traduzioni di Per Olof Sundman, di August Strindberg, di Anton P. Tchekhov e di Fernand Crommelynck. Sempre presso le edizioni Gallimard, nel 1967 pubblica Une vie ordinaire, lungo romanzo-poema in versi ottonari. Perde il suo lavoro di lettore al T.N.P., ma viene assunto come lettore alla Gallimard. Si reca a Milano, Venezia e Roma insieme ai suoi amici Lorand Gaspar e Michel Butor e di questa esperienza italiana restano interessanti tracce nei suoi Papiers. Dal 1970 tiene presso la Facoltà di Lettere di Brest un singolare corso di letteratura, da lui definito “cours d’ignorance”. Sempre con Michel Butor, nel 1971 si reca in Tunisia a trovare l’amico Loran Gaspar. Nel 1973 viene pubblicata la seconda raccolta di Papiers collés II, a cui viene assegnato il premio “Valéry Larbaud”. Di tanto in tanto ritorna a Parigi, ma continua a scrivere e dipingere ininterrottamente a Douarnenez. Nel 1974 gli consegnano il “Prix Bretagne” per l’insieme della sua opera. L’anno successivo si trasferisce in una piccola casa sul Plomarc’h, che domina la baia. Claude Rojet Journaoud gli dedica una trasmissione “Poésie ininterrompue” su France Culture, mentre Paul André Picton realizza una trasmissione per FR3; nel 1976 France Culture va in onda con: “Entretiens avec Georges Perros” de Jean Daive e Jean-Marie Gibbal, conversazione fortemente interessante, giacché Perros racconta se stesso, la sua esperienza teatrale, la sua vita parigina, la scelta di rifugiarsi in Bretagne, il suo amore per il mare, per le corse in motocicletta, ma soprattutto parla della sua scrittura, di come essa non abbia l’intento di aggiungere nulla alla conoscenza, bensì quello di ricondurre a qualcosa di più semplice, di più essenziale, da vivere insieme agli altri. Poco dopo, in seguito ad una diagnosi di cancro alla gola, Georges Perros subisce un intervento di laringectomia; segue una cura chemioterapica presso l’ospedale di Parigi, ma l’evento per lui più sconvolgente consiste nella perdita dell’uso della parola. Si rifiuta di fare una rieducazione logoterapica e torna a Douarnenez dove inizia a scrivere L’ardoise magique, dedicato a coloro che hanno subito il suo stesso intervento. Nello stesso anno pubblica Échancrures presso le edizioni Calligrammes. Nel 1977 la malattia si aggrava: durante il mese di dicembre subisce un secondo intervento. Il 24 gennaio del 1978 muore presso l’ospedale di Laënnec, a Parigi. Adesso riposa nel cimitero di Douarnenez, che domina il mare. Qualche mese dopo la sua morte, le edizioni Gallimard pubblicheranno Papiers collés III.

Georges Perros, da Une vie ordinaire, Gallimard 1962ultima modifica: 2009-02-17T16:56:00+01:00da weefvvgbggf
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