È frequente sentire pareri discordanti circa gli effetti dell’alcol sulla salute. Infatti, essendo l’alcol una sostanza legale ed ubiquitaria, il cui uso è incentivato in culture come la nostra e costantemente presente in eventi quali feste e cerimonie, l’idea dei danni sulla salute ad esso associati è spesso correlata unicamente alle stragi del sabato sera per guida in stato d’ebbrezza, o tutt’al più alle conseguenze a cui vanno incontro gli alcolisti.
A rinforzare l’idea che l’alcol non sia una sostanza pericolosa per la salute, salvo in casi estremi, molti articoli e pareri di ricercatori che ciclicamente pubblicizzano gli effetti benefici di alcune molecole rinvenute nell’una o nell’altra bevanda alcolica a cui vengono attribuiti poteri antinfiammatori e protettivi il sistema cardiocircolatorio. Si pensi ai polifenoli o al risveratrolo presenti nel vino rosso che, sì sono ottimi antiossidanti, ma contenuti in una quantità talmente esigua nel vino che per avere un qualche effetto realmente efficace sarebbe necessario assumere quantitativi spropositati di alcol. Non è superfluo ricordare che gli interessi commerciali nel campo del vino, della birra ed in generale di tutte le bevande alcoliche sono enormi, così come il conflitto di interessi per i governi che guadagnano sul suo commercio.
Altro pensiero molto diffuso è che le bevande da considerarsi dannose siano quelle ad alta gradazione, quali i superalcolici, e che la birra e il vino non abbiano effetti tossici sulla salute se non a dosaggi elevati. In realtà all’alcol sono associati molti più danni di quelli generalmente immaginati. Infatti l’etanolo e l’acetaldeide, sostanze contenute in tutte le bevande alcoliche, sono fortemente tossiche, cancerogene, ovvero in grado di indurre l’insorgenza e l’evoluzione dei tumori. A conferma di ciò, nel 2009 l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (organo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità) ha stabilito che l’acetaldeide libera presente nelle bevande alcoliche è cancerogena, inserendola nel Gruppo 1 dove sono presenti le sostanze certamente tossiche per l’uomo. L’etanolo viene metabolizzato dal fegato solo in parte (attraverso un meccanismo di ossidazione da parte dell’enzima alcol-deidrogenasi) ad acetaldeide e quest’ultima ad acetato. Questi prodotti inibiscono il normale metabolismo cellulare provocando sia danni diretti per morte e trasformazione cellulare che favoriscono l’insorgenza di cancro in alcuni siti dell’organismo umano (cavità orale, faringe, laringe, esofago, colon-retto, fegato e mammella), sia danni a più lungo termine consistenti nell’accumulo di grasso nei tessuti (tra cui il fegato con conseguente steatosi, precursore della cirrosi e quindi del carcinoma epatico) e danni da radicali liberi, con conseguente aumento del rischio di sviluppare il cancro. A questi si aggiungono i danni a livello del sistema nervoso sia centrale (cervello) che periferico (nervi).
I consumatori a maggior rischio sono considerati i minori di 16 anni per i quali le agenzie di sanità pubblica prescrivono la totale astensione da qualsiasi consumo alcolico. Il consumo di alcolici sembra avere inizio soprattutto nel periodo della scuola media. Le ricerche condotte nelle scuole riportano che solo un terzo dei ragazzi tra i 12 e i 18 anni risulta non essere interessato all’alcol e che un quinto di loro aveva meno di 11 anni quando ha bevuto la prima bevanda alcolica. La Relazione del Parlamento su alcol e problemi alcolcorrelati relativa al biennio 2011-2012 conferma che tra i giovani e i giovani adulti prevale sempre più il consumo occasionale e fuori pasto di bevande alcoliche, con prevalenza di aperitivi, amari, superalcolici e birre, bevuti in situazioni considerate aggregative. Le prevalenze più alte di consumatori fuori pasto si riscontrano nella fascia di età 18-24 anni, seguita dalla fascia 14-17 anni. Il binge drinking, ovvero l’abbuffata alcolica che prevede un consumo di un notevole quantitativo di alcol in un breve arco di tempo, si è diffuso, registrando un costante aumento sopratutto tra i giovani. Questa modalità è considerata tra le più dannose e ad altissimo rischio di danni gravi per la salute.
L’alcol può causare una vasta gamma di problemi, non solo per la salute fisica ma anche per quella mentale. Tra le condizioni cliniche più frequenti del consumo di alcol, si collocano le patologie gastrointestinali, ulcera gastrica e duodenale, esofagite, cirrosi epatica, pancreatite, epilessia, polineuropatia, sindrome di Wernicke-Korsakoff, malattie cardiache, carenze nutrizionali e disfunzioni sessuali. Le complicanze di tali patologie possono portare, in alcuni casi, alla morte. Inoltre l’alcol aumenta fortemente il rischio di sviluppare tumori e malattie cardiovascolari. Patologie assai frequenti associate al consumo di alcol sono i disturbi d’ansia e gli attacchi di panico ed è ampliamente riconosciuta la correlazione tra depressione e alcolismo. Se in alcuni casi l’uso continuativo di alcol provoca un’alterazione dei meccanismi cerebrali con conseguenze sull’umore, sul comportamento e di tipo psicologico, l’abuso di bevande alcoliche può portare a vere e proprie sindromi organiche, conseguenza di danni a livello cerebrale, con l’instaurarsi di stati confusionali e psicosi. Il 10 % dei casi di demenza sono legati al consumo di alcol e non sono rari i casi di gravi problemi cognitivi correlati al suo consumo.
Spesso, i problemi causati dall’alcol vengono erroneamente associati al solo alcolismo, vale a dire una malattia cronica recidivante che prevede la dipendenza dal bere, e non tanto al suo consumo considerato “moderato”. In Italia l’alcolismo riguarda circa 1 milione e mezzo di persone e circa il 90% non viene adeguatamente trattato. In realtà è al “consumo sociale” di alcol, ovvero al “bere moderato”, che sono associati il maggior numero di casi con problemi o patologie alcol-correlate. Se l’abuso alcolico provoca in acuto un insieme di conseguenze facilmente intuibili che vanno dallo stato d’ebbrezza fino al coma etilico, l’uso continuativo di alcol (inteso sia come consumo giornaliero a bassi dosaggi, sia come ripetute intossicazioni acute nel tempo) può causare una serie di situazioni critiche per la salute (fisica e psichica) e dal punto di vista sociale (con ripercussioni sulla famiglia, sulle relazioni e nel lavoro). Tali manifestazioni non vengono spesso riconosciute come conseguenza dell’uso di alcol e vengono piuttosto attribuite ad altri fattori (genetici, ambientali, destino, ecc.). L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stima che l’alcol provochi ogni anno, il 4% di tutti i decessi. In Europa oltre il 12% dei decessi nella fascia di età tra i 15 e i 64 anni è attribuibile all’alcol. In Italia sono almeno trentamila i decessi ogni anno per cause alcol-correlate e l’alcol rappresenta la prima causa di morte tra i giovani fino all’età di 24 anni. Nel nostro Paese le spese sociali dovute all’abuso di alcol (mortalità e morbilità, perdita di produttività, assenteismo, disoccupazione, costi sanitari, etc.) rappresentano mediamente il 3,5% del Prodotto Interno Lordo, pari ad un valore di circa 53 miliardi di euro l’anno se rapportato al PIL 2010.
L’alcol è una sostanza tossica e cancerogena per l’uomo; il consumo di bevande alcoliche (vino, birra, aperitivi, superalcolici), anche in quantità moderate, è un comportamento a rischio per la salute.
* Antonio Floriani è medico psicoterapeuta, Direttore del Centro LiberaMente di Genova. Esperto in dipendenze e comportamenti d’abuso, lavora da molti anni, a diversi livelli, nel settore.
http://www.centroliberamente.it/alcol-e-salute-le-verita-nascoste/