Torri Gemelle, undici anni dopo si continua a morire

Le polveri hanno ucciso oltre mille persone tra soccorritori e superstiti. E la gente continua ad ammalarsi
dall’inviato Giampaolo Pioli

 
Il nuovo landscape di New York (Olycom)

Il nuovo landscape di New York (Olycom)

Dall’inviato Giampaolo Pioli

New York, 11 settembre 2012 – A 11 anni dall’anniversario della strage che ha cambiato il mondoGround Zero non avrà nè presidenti nè discorsi politici a celebrare la memoria. Verranno letti solo i nomi delle vittime e si allungheranno i momenti del silenzio. Proseguono intanto le polemiche, non solo sull’apertura del «National September 11 Memorial Museum», costato più di 1 miliardo di dollari e la cui inaugurazione è stata spostata al 2014, ma, ancora più gravi, quelle sulla salute degli uomini e delle donne che fecero parte delle squadre di soccorso e che lentamente continuano ad ammalarsi. Alcuni studi indicano in oltre mille le vittime del post 11 settembre e tra i 20.000 e i 40.000 i volontari e i lavoratori che hanno subito interventi sanitari. I vigili del fuoco la settimana scorsa hanno inciso altri 9 nomi di pompieri morti in seguito alle esalazioni respirate durante il crollo delle torri.

Questi gravi problemi sanitari, ben lontani dall’essere conclusi e risolti, hanno complicato la distribuzione dei 2,7 miliardi di dollari di aiuti che costituiscono il contributo federale alle vittime. Barack Obama e George Bush, che lo scorso anno parteciparono insieme al decimo anniversario, questa volta non verranno a New York. Il presidente ha parlato del sacrificio degli americani la settimana scorsa nel suo discorso del sabato. Oggi parteciperà a una cerimonia alla Casa Bianca quindi visiterà l’ospedale dei militari feriti che hanno combattuto in Afghanistan e in Iraq. A Manhattan, invece, 100 ballerini vestiti di bianco inizieranno al Lincoln Center una danza della pace per 26 minuti e si fermeranno alle 8,46: l’ora in cui il primo aereo dei terroristi colpì la prima torre.

Il sindaco Bloomberg e il governatore Cuomo stanno bisticciando e si passano la palla su chi dovrà pagare la gestione del «monumento nazionale», gestione che supera i 300 milioni di dollari all’anno, e che comprende anche il parco e le due grandi fontane quadrate grandi come le impronte delle Torri Gemelle e che portano sui bordi l’incisione dei nomi delle 2751 vittime. Lo sviluppo dell’intera area che va avanti da più di 10 anni è già costato 15 miliardi di dollari quando l’ultima rilevazione del 2008 ne fissava il costo finale a 11 miliardi.

C’è chi parla di abusi, ritardi, speculazioni, errori, ma anche scandali edilizi dovuti ad appalti poco chiari. La Freedom Tower è in fase di completamento ma non verrà inaugurata prima della fine del 2013, anche in questo caso per dispute tra i costruttori e le autorità che hanno la proprietà del terreno. Il simbolico «National monument» che si staglia come una sorta di lama di cemento e acciaio fra la Freedom Tower e le cascate della memoria è praticamente già completato, ma è soltanto l’attrito tra i poteri politici della città e quelli dello Stato che ne ha sospeso e allontanato l’apertura.

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Amianto sulle auto cinesi?

In Australia, può partire un richiamo di auto importate dall Cina: il dubbio è che per la loro costruzione sia stato utilizzato amianto

auto cinese

Per ora è solo un sospetto, che per dovere di cronaca ci limitiamo a riportare: le autorità australiane hanno richiesto di effettuare un richiamo di auto importate dalla Cina, perchépare che per la loro costruzione sia stato utilizzato l’amianto. Si tratterebbe, secondo l’agenzia Bloomberg, di vetture appartenenti alle aziende Great Wall (quella che era stata accusata da Fiat di aver clonato la Panda) e Chery (che dà i pezzi all’italiana DR, la quale li assembla nel nostro Paese).

VIETATO – Il Wall Street Journal è più circostanziato: “Un importatore australiano ha richiamato 23.000 auto cinesi dopo che una sonda del Governo ha trovato amianto nelle guarnizioni del motore e nello scarico”. La Commissione australiana per la concorrenza ha dichiarato chel’importatore Ateco Automotive Pty. Ltd. sta richiamando le auto prodotte da Great Wall Motor Co. e la Chery Automobile Co. Stando alla commissione, l’amianto è proibito dalla legge australiana, anche se non costituisce un rischio immediato per i conducenti che utilizzano i veicoli. Sembra che Chery abbia già diramato un comunicato in merito: l’utilizzo di amianto nelle unità di esportazione sarebbe stato un errore. Chery e Great Wall Motor hanno spiegato di aver cessato l’utilizzo di amianto nelle guarnizioni per le auto destinate al mercato estero proprio dopo un esame effettuato dalle autorità australiane. Ma il passaggio chiave è un altro: i portavoce di entrambe le società si sarebbero difesi sostenendo che l’uso di amianto per guarnizioni risulterebbe comunque legale in Cina. Insomma, la loro difesa parrebbe questa: nella nazione della Grande Muraglia, usiamo l’amianto, perché è legale; se c’è amianto nelle macchine esportate, si tratta di un errore. C’è anche da dire che Chery offre i vari componenti all’italiana DR di Di Risio (Macchia d’Isernia, Molise), assemblati in Italia: anche DR diramerà un comunicato per spiegare che tutti i pezzi Chery sono assolutamente privi di amianto? Ricordiamo che se, sul pianeta, l’amianto era presente nelle auto (pastiglie dei freni, frizioni e alcuni pannelli di isolamento acustico e termico, vernici), nelle navi, nelle case e altrove, nel nostro Paese è vietato dal 1992 perché causa il cancro ai polmoni e crea gravi problemi all’ambiente.

LA CINA È LONTANA – Se davvero in Autostralia le autorità dovessero seguire la strada del richiamo, e se emergesse la presenza di amianto, sarebbe un duro colpo sotto il profilo dell’immagine per le due aziende cinesi, che hanno (legittimamente) piani di espansione negli Stati Uniti e in Europa. Nazioni come la Russia, Iran, Algeria e Iraq sono i mercati preferiti degli esportatori cinesi. Il fatto è che il basso livello di sicurezza delle auto cinesi era già un motivo più che sufficiente per stare alla larga dalle vetture orientali, adesso la possibile presenza di amianto in alcune componenti delle vetture di due grandi marchi con gli occhi a mandorla è una ragione ulteriore per diffidarne. Oppure il possibile prezzo ultra low cost delle vetture cinesi in Europa e in Italia farà dimenticare al consumatore qualsiasi genere di pericolo?

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