Nazionalizziamo le banche

 

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La banca è l’attrice protagonista del film horror del nuovo millennio. Ha preso il posto di Alien. Senza possibili dubbi. La crisi bancaria del 2008 è esplosa come un mostro incubato da anni nella società. I veleni tossici: derivati, junk bond, Cdo sono schizzati ovunque. Le istituzioni bancarie internazionali, la BCE, la FED, sono obbligate a tenere in vita le banche, i mostri legati all’organismo degli Stati. Se muore Alien, muore infatti anche il corpo che lo ospita. Le nutrono creando moneta dal nulla (che per l’appunto non vale nulla). Il prestito di 900 miliardi all’1% di interesse erogato dalla BCE alle banche europee tra gennaio e febbraio di quest’anno, in prima fila quelle italiane, non è servito a far ripartire l’economia con finanziamenti alle imprese. Questa enorme massa di denaro è servita alle banche per comprare titoli pubblici che sarebbero andati invenduti, e sui quali guadagnano interessi dal 4 al 6%, acquistare le proprie obbligazioni e investire su azioni a elevato rendimento. I soldi se li sono tenuti. Le aziende stanno morendo per mancanza di credito. I fidi sono negati o addirittura chiusi, i finanziamenti non vengono più erogati.
L’economia di Main Street è stata sostituita da quella di Wall Street. Da un’allucinazione ottica. Il denaro non si mangia. Ieri, Greg Smith, un alto dirigente della Goldman Sachs, ha lasciato la banca dopo 12 anni con una durissima accusa pubblica. Ha definito la Goldman Sachs dominata da una cultura “tossica“, legata unicamente al profitto qui e ora, che tratta i propri clienti come pupazzi. E’ forse il primo caso di un banchiere pentito che fa outing. Un Buscetta della finanza.
A cosa servono le banche? A favorire lo sviluppo delle imprese e del territorio. Ora sono autoreferenziali, scollegate dall’economia reale e da una visione del futuro (cos’è un investimento in un’impresa se non una scommessa sul futuro?). Le banche devono ritornare al servizio dello sviluppo e dello Stato. Dalla privatizzazione delle grandi banche voluta da Prodi negli anni ’90, queste si sono allontanate dal loro compito. Sono mostri in libertà. Vanno ri-nazionalizzate. Messe sotto il controllo dello Stato e dei cittadini. Loro non si arrenderanno mai. Noi neppure.

Pensioni ‘no cash’ sopra i 1000 euro. Le banche si preparano ad accogliere i clienti forzati

450mila pensionati dovranno rinunciare al contante e attrezzarsi per l’accredito elettronico. Un affare per le banche che ora se li contendono con libretti e card

pensioni contanti
MANOVRA E PRECARI 

totalizzazione contributiOra si possono sommare tutti gli spezzoni contributivi

Valgono anche i periodi di contribuzione inferiori ai 3 anni e su casse diverse

Per 450mila pensionati il 7 marzo sarà un giorno difficile. A una certa età cambiare le proprie abitudini è duro, soprattutto se si tratta di soldi e se si è costretti a iniziare ad avere a che fare con lebanche dopo una vita passata ad evitarle. Ma da questa data scatteranno le nuove modalità di riscossione delle pensioni di importo superiore ai1.000 euro mensili, per le quali la manovra Montiha vietato l’uso del contante. Sono 450mila, appunto, i pensionati Inps sotto questa soglia che stanno ricevendo in questi giorni una lettera dell’istituto di previdenza che li invita a comunicare entro il mese di febbraio come vogliono riscuotere la pensione in alternativa al contante.

La manovra stabilisce infatti che le pubbliche amministrazioni devono utilizzare strumenti di pagamento elettronici, disponibili presso il sistema bancario o postale, per l’erogazione di stipendi, pensioni e compensi di importo superiore a 1.000 euro. Il limite potrà essere modificato in futuro con decreto del ministero dell’Economia.

I pensionati che finora hanno fatto la fila agli sportelli postali e hanno conservato i soldi sotto il materasso adesso dovranno scegliere tra l’accredito in conto corrente, su libretto postale o su carta ricaricabile.

Una manna per banche e Poste


La novità rientra nella più ampia “lotta al contante” avviata per combattere l’evasione fiscale e il riciclaggio, uno degli obiettivi prioritari della manovra. Ma è anche un bel regalo alle banche, ora più che mai assetate di liquidità, che si ritrovano all’improvviso mezzo milione di clienti forzati. La legge vieta espressamente di addebitare costi ai “soggetti che percepiscono trattamenti pensionistici minimi, assegni e pensioni sociali”, ma qui siamo oltre la soglia della pensione minima (attualmente di 467,43 euro) e benché il provvedimento parli di “fasce socialmente svantaggiate”, non si sa ancora con precisione chi rientri in questa definizione: lo deciderà entro marzo un accordo fra ministero dell’Economia, Banca d’Italia, Abi, Poste e associazioni dei gestori di servizi di pagamento. E c’è da giurare che le ultime tre categorie cercheranno di restringere il più possibile queste fasce di clienti gratuiti

Nell’attesa gli istituti bancari e le Poste si stanno attrezzando per contenderseli. Rispolverando strumenti che sembravano ormai in disuso, come il libretto di deposito, ma anche proponendone di nuovi.

Le Poste offrono tre soluzioni

•  la Inps Card, una carta elettronica su cui  viene versata la pensione, che poi si incassa agli sportelli automatici delle Poste (Postamat), e non obbliga i pensionati ad aprire un conto corrente (ma ad assumere dimestichezza con carte e Pin);

•  in alternativa il libretto postale nominativo con accredito sempre gratuito ma che a differenza della semplice card offre anche un rendimento, attualmente di tutto rispetto: 4,99% lordo fino a fine gennaio, ma forse verrà prorogato;

•  in ultimo il conto corrente gratuito per il 2012 per i pensionati sopra i 65 anni che accreditano la pensione entro il 31 marzo. Il rendimento è del 4% per il 2012.

La “corsa al vecchietto” è partita anche per i due principali istituti di credito italiani:

•  Unicredit. L’offerta principale per i pensionati è Libretto One, una riformulazione del classico libretto di deposito nominativo sul quale accreditare la pensione, con un canone di 1 euro al mese, ilbancomat per prelevare (ma solo agli sportelli del gruppo) e 60 operazioni all’anno gratuite (quelle in più costano 1 euro). L’interesse è minimo: fra lo 0,01% e lo 0,5% per giacenze sopra i 5mila euro. Ci sono poi il conto corrente (a canone zero solo per i primi 12 mesi e tasso sempre dello 0,01%) e la carta prepagata (anch’essa a canone zero per i primi 12 mesi).

•  Intesa Sanpaolo. L’offerta è ancora da definire. Tra le varie ipotesi si parla di un edizione per i pensionati della carta Superflash nata per i giovani. (A.D.M.)

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