Gli agrumi – II parte Il mandarino – Il mandarancio – Il pompelmo

Il mandarino

Con tale termine si è soliti designare un gruppo di agrumi abbastanza eterogeneo ma di notevole importanza economica di livello mondiale, seconda solo all’arancia; e del resto, anche per quanto attiene alla loro classificazione botanica, esistono varie correnti di pensiero. In Italia le varietà commercialmente più diffuse sono quella Avana, il mandarino comune, ed il mandarino tardivo di Giaculli.

Una volta, nel tempo pregresso di un’Italia economicamente più povera, i mandarini erano il caratteristico frutto invernale da consumare solo a Natale, quando servivano anche ad addobbare l’albero natalizio di casa. Il frutto è simile all’arancia ma più piccolo e, come tutti gli altri agrumi, è un’autentica miniera di proprietà salutari; del mandarino in particolare si può utilizzare tutto.

La buccia, utilizzata peraltro anche nella produzione di liquori, è piena di ‘limonane’, un prezioso antiossidante che contrasta l’invecchiamento; la si può consumare macerata nel tè; dalla buccia si ricava inoltre un olio essenziale in grado di alleviare tensioni nervose, stitichezzaaerofagiaacneseborreainsonnia, ritenzione idrica.

La polpa, anche se in misura minore rispetto all’arancia, è ricca di Vitamina C, utile a prevenire il raffreddore e protegge mucose e capillari; la Vitamina P invece contrasta laritenzione idrica e favorisce la diuresi; ed infine la polpa contiene calcio, potassio efibre, indispensabili per le ossaintestino e regolatrici della pressione arteriosa, ed ancora il bromo, che ha proprietà calmanti e rilassanti, e soprattutto i carotenoidi.

Gli scienziati del National Institute of Fruit Tree Science, ma anche altri studi paralleli, sostengono che il mandarino avrebbe proprietà antitumorali e proteggerebbe il cuore. Studi condotti a campione di 1000 persone evidenzierebbero che bere un bicchiere di succo di mandarino al giorno ridurrebbe il rischio di sviluppo di tumore al fegato.

Gli specialisti australiani sostengono, invece, che il consumo di arance e mandarini  riduce del 50% le probabilità di cancro del tratto digestivo e del 20% di ictus. La Vitamina C, di cui è ricco il mandarino è utile altresì a combattere le rughe e schiarire le macchie di pelle, rendendola soda e compatta. La buccia di mandarino può anche rivelarsi utile per unsalutare massaggio alle gambe, facilitando il riassorbimento dei liquidi: il che non è un aiuto da poco per chi soffre di cellulite.

In Italia la produzione del mandarino si localizza soprattutto in Sicilia e Calabria, con raccolta che va da dicembre a gennaio; nell’attuale situazione storica però la sua importanza è stata sminuita dalla diffusione sul mercato del mandarancio, meno calorico e con minore scarto.

Il mandarino in definitiva è un frutto prezioso per le sue proprietà nutrizionali, gradevole al palato e perciò ben accetto ai più piccini e alle persone anziane  per il suo sapore dolce e questo tuttavia è anche il suo limite: la presenza di zuccheri è doppia che nelle arance, e con un indice di sazietà non troppo elevato: per chi segue un regime ipocalorico è opportuno consumarne con moderazione, ma non scartarlo dalle diete, considerandone le eccezionali proprietà terapeutiche.

Il mandarancio

Le origini del mandarancio sono incerte: alcuni studiosi ritengono che esso sia di una varietà molto antica, originaria della Cina o in generale dell’Estremo Oriente; altri la ritengono un ibrido fra mandarino e arancio, dolce o amaro, altri ancora sono dell’opinione che essa sia un ibrido fra mandarino e chinotto.
I frutti, di color arancione, hanno la buccia arancione facile da togliere, polpa dolce e ricca di succo, semi piccoli e appuntiti, anche se oggi molte varietà sono apirene.

Numerose sono le varietà offerte sul mercato: dal gruppo delle classiche Clementine, il cui nome deriva da Clemente Rodier, il frate missionario che le coltivò per primo in Algeria, alle Satsuma, coltivate in Giappone da più di quattro secoli. Le varietà più note di Clementine sono la Monreal,  Di NulesOrovalTardivo. La loro maturazione è più precoce rispetto ai mandarini, rispetto ai quali sono anche più resistenti al freddo.

Di seguito i valori nutrizionali per una quantità pari a 100 grammi. (Fonte: tabella dei valori nutrizionali).

Il pompelmo

Il suo nome è nato dalla fusione di due termini, di cui uno olandese ‘pompoen’: grosso, ed uno giavanese ‘limoes’: limone; in pratica la parola pompelmo significa ‘grosso limone’. Questo frutto, completamente assente dalle nostre tavole fino a circa quarant’anni fa, è oggi di rilevante importanza nella nostra alimentazione.

Come la maggior parte degli agrumi, appartiene al genere Citrus della famiglia delle Rutacee; è il frutto di un albero sempreverde dai piccoli fiori bianchi. La buccia è di color giallo tendente al verdognolo, ma esistono tre varietà di pompelmo:

  • gialla, particolarmente adatta per i succhi;
  • rosa, ibridata con l’arancio moro, dalla buccia sempre gialla ma con  venature rosate, molto più dolce;
  • rossa, per ulteriori ibridazioni soprattutto con l’arancio moro; i risultati conseguiti sono ottimi: il frutto va diventando sempre più dolce e colorato mentre la buccia va assottigliandosi.

Al momento i pompelmi rosa o rosso sono solo varietà di quello giallo, ma è anche possibile che la coltivazione si avvii entro breve tempo verso una specie autonoma del citrus. Commercialmente parlando negli USA sono stati già introdotti due nuovi cultivar del pompelmo rosa, e cioè la Star Ruby nel 1970 e la Rio Red nel 1984, entrambe vendute con la denominazione Rio Star, ottenute mediante esposizione a radiazioni ionizzanti. Molti esperti sono dell’opinione che la varietà bianca sia la più gustosa.

I frutti, dal peso compreso fra i 200 e i 500 grammi, sono destinati al consumo ‘naturale’; la pianta tuttavia può produrne anche di peso superiore ai 2 Kg, che di solito sono destinati alla produzione di succhi. Le origini non sono sicure. Secondo una corrente di pensiero, esattamente come tutti gli altri agrumi, proverrebbe dall’Estremo Oriente e quindi sarebbe stato noto al Vecchio Mondo anche in tempi anteriori alla scoperta dell’America; secondo un’altra teoria, non suffragata peraltro da prove certe che del resto mancano anche alla prima teoria, sarebbe originario degli arcipelaghi oceanici dei Carabi o della penisola della Florida: a tal riguardo, in sostanza, i botanici non hanno certezze.

I maggiori produttori mondiali oggi sono Israele, il Texas in USA, il Sudafrica, l’Algeria; in Italia si coltiva per lo più in Liguria, in Campania, negli agrumeti della Piana di Catania e della Conca d’Oro in Sicilia.

Appena diffuso, e specialmente negli Stati Uniti degli anni Ottanta, al pompelmo vennero ascritte moltissime proprietà curative, preventive e farmacologiche: non c’era disfunzione organica che esso non curasse, anche diverse, se non in contrasto fra di loro ed anzi anche in campo scientifico erano numerose le riviste di divulgazione ad esaltare la stretta connessione fra bellezza della pelle e pompelmo, a suggerire molteplici diete a base dello stesso frutto o incoraggiare e promuovere l’uso dell’agrume come disinfettante, zanzarifugo o anche come spermicida.

Oggi, sedatosi il clamore della moda, il discorso si è riportato nei termini meno clamorosi e più equilibrati. Si sa per certo che il pompelmo agisce da disinfettante e stimolante dell’apparato digerente, per cui se ne consiglia l’uso al termine di pasti abbondanti anche di sera; il pompelmo giallo poi col suo minor contenuto di zuccheri, è preferibile al altri agrumi come arance e mandarini.

Ed ancora, dal punto di vista nutrizionale, il pompelmo è molto ricco di fibre, di Vitamine A, B, C, di quell’autentico tesoro che sono i flavonidi, potenti antiossidanti che aiutano il fegato e prevengono malattie cardiovascolari ed infiammatorie, nonché di pectine; dimostra inoltre tutta la sua efficacia in alcune diete dimagranti riducendo l’assorbimento dei cibi durante il transito intestinale, grazie alle sue proprietà ed alla azione ben precisa della fenilalanina contenuta nel frutto.

Fra le varie qualità poi il pompelmo rosa contiene meno Vitamina C ma più fruttosio: tale caratteristica da un lato ne fa un frutto particolarmente adatto agli sportivi che, praticando sport attivo anche intenso, hanno bisogno di energia immediatamente disponibile, dall’altro la maggiore dolcezza ne fa un frutto gradito ai bambini ed a chi in generale non gradisce il gusto aspro del pompelmo; ultima, ma non per importanza, è infine la sua apprezzabile proprietà diuretica.

Né è da poco la notizia secondo cui un pool di ricercatori in Israele ha scoperto che è sufficiente mangiare un pompelmo rosa al giorno per abbassare del 20% i livelli di colesterolo LDL, quello ‘cattivo’, proteggendo così il proprio apparato circolatorio.

Un po’ più controverso è invece l’utilizzo del pompelmo come coadiuvante nelle terapie didisintossicazione dalle droghe pesanti: secondo alcuni esperti alcuni principi attivi, di cui il frutto è ricco, la bergamottina e la naringenina, sarebbero in grado di calmare in parte le crisi di astinenza ed il pompelmo sarebbe usato dunque in luogo di blando metadone in versione naturale.

Quanti vantaggi in termini di fitness e salute e tutti racchiusi in un unico frutto! da cercare di consumare possibilmente fresco dal momento che la Vitamina C è solita degradare col passar del tempo!

Per  gli estimatori e quotidiani consumatori di questo agrume, ove ci sia uncontemporaneo uso di farmaci sedativi o ansiolitici o antistaminici o in presenza di cardioprotettori si potrebbe verificare un ostacolo al corretto funzionamento delle terapie in atto, ed anche l’assunzione di pillole anticoncezionali potrebbe essere vanificata da un determinato uso del pompelmo, sia come frutto sia come succo.

Alcune sostanze, fra cui la già menzionata bergamottina ed altre ancora, di cui  il pompelmo è ricco, note come furanocumarine, agendo sul complesso degli enzimi epatici responsabili dell’elaborazione di molte famiglie di farmaci, interferiscono notevolmente con l’azione di questi ultimi, alterandone gli effetti. In particolare, un frutto intero al giorno o un bicchiere di succo possono essere sufficienti ad alterare una terapia farmacologia: nei casi sopra descritti, sarebbe opportuno consultare un medico.

Nella buccia poi sono contenuti importanti principi attivi quali il pinene, il limonane, il linaiolo, il citrale, con un contenuto in oli pari al 21%: a tali sostanze si riconosce in generale un’azione antidepressiva e sulla circolazione, oltre che capacità di stimolare la struttura del talamo nel diencefalo. Negli ultimi tempi l’olio di buccia di pompelmo va acquisendo in misura sempre maggiore un ruolo nell’aromaterapia.

L’estratto dei semi di pompelmo, ricco di bioflavonidi e glucosidi, con la forza della sinergia di tutti i suoi principi attivi è efficace contro 800 tipi di batteri e 100 varietà difunghi, non danneggia la flora batterica intestinale, stimola e rinforza il sistema immunitario, non ha effetti collaterali eccetto che in soggetti sensibili che possono avere una leggera irritazione intestinale.

I semi contengono infatti le Vitamine A, C, E ed ancora selenio e zinco, con i quali tutti si combattono i radicali liberi, contribuendo a mantenere integre le cellule, ritardandone l’invecchiamento. Già oggi è positivo l’utilizzo dei semi medesimi, ancorché a livello sperimentale, per la cura dell’ulcera gastrica. A tal riguardo un recente studio condotto dal Medical College dell’Università polacca ‘WladYslaw II Jagiello’ di Cracovia ha dimostrato l’efficacia delle polveri di semi di pompelmo nella riduzione delle ulcere gastriche nelle cavie da laboratorio.

Di seguito i valori nutrizionali per una quantità pari a 100 grammi. (Fonte: tabella dei valori nutrizionali).

 

 E dunque? Ecco i benefici che un uso costante e corretto della frutta in generale, e degli agrumi in particolare, può apportare, inquadrati naturalmente nel complesso di un’alimentazione equilibrata, completa e corretta, per come delineata nella inossidabileDieta Mediterranea, che trova la sua esemplificazione pratica nelle varie Piramidi Alimentari. 

Per il momento buona aranciata, gustosa limonata, ottima cedrata, la più strepitosa spremuta di pompelmo a tutti: sono fresche, sono genuine, costano poco e soprattutto fanno bene!

http://magazine.paginemediche.it

Gli agrumi – II parte Il mandarino – Il mandarancio – Il pompelmo

Il mandarino

Con tale termine si è soliti designare un gruppo di agrumi abbastanza eterogeneo ma di notevole importanza economica di livello mondiale, seconda solo all’arancia; e del resto, anche per quanto attiene alla loro classificazione botanica, esistono varie correnti di pensiero. In Italia le varietà commercialmente più diffuse sono quella Avana, il mandarino comune, ed il mandarino tardivo di Giaculli.

Una volta, nel tempo pregresso di un’Italia economicamente più povera, i mandarini erano il caratteristico frutto invernale da consumare solo a Natale, quando servivano anche ad addobbare l’albero natalizio di casa. Il frutto è simile all’arancia ma più piccolo e, come tutti gli altri agrumi, è un’autentica miniera di proprietà salutari; del mandarino in particolare si può utilizzare tutto.

La buccia, utilizzata peraltro anche nella produzione di liquori, è piena di ‘limonane’, un prezioso antiossidante che contrasta l’invecchiamento; la si può consumare macerata nel tè; dalla buccia si ricava inoltre un olio essenziale in grado di alleviare tensioni nervose, stitichezzaaerofagiaacneseborreainsonnia, ritenzione idrica.

La polpa, anche se in misura minore rispetto all’arancia, è ricca di Vitamina C, utile a prevenire il raffreddore e protegge mucose e capillari; la Vitamina P invece contrasta laritenzione idrica e favorisce la diuresi; ed infine la polpa contiene calcio, potassio efibre, indispensabili per le ossaintestino e regolatrici della pressione arteriosa, ed ancora il bromo, che ha proprietà calmanti e rilassanti, e soprattutto i carotenoidi.

Gli scienziati del National Institute of Fruit Tree Science, ma anche altri studi paralleli, sostengono che il mandarino avrebbe proprietà antitumorali e proteggerebbe il cuore. Studi condotti a campione di 1000 persone evidenzierebbero che bere un bicchiere di succo di mandarino al giorno ridurrebbe il rischio di sviluppo di tumore al fegato.

Gli specialisti australiani sostengono, invece, che il consumo di arance e mandarini  riduce del 50% le probabilità di cancro del tratto digestivo e del 20% di ictus. La Vitamina C, di cui è ricco il mandarino è utile altresì a combattere le rughe e schiarire le macchie di pelle, rendendola soda e compatta. La buccia di mandarino può anche rivelarsi utile per unsalutare massaggio alle gambe, facilitando il riassorbimento dei liquidi: il che non è un aiuto da poco per chi soffre di cellulite.

In Italia la produzione del mandarino si localizza soprattutto in Sicilia e Calabria, con raccolta che va da dicembre a gennaio; nell’attuale situazione storica però la sua importanza è stata sminuita dalla diffusione sul mercato del mandarancio, meno calorico e con minore scarto.

Il mandarino in definitiva è un frutto prezioso per le sue proprietà nutrizionali, gradevole al palato e perciò ben accetto ai più piccini e alle persone anziane  per il suo sapore dolce e questo tuttavia è anche il suo limite: la presenza di zuccheri è doppia che nelle arance, e con un indice di sazietà non troppo elevato: per chi segue un regime ipocalorico è opportuno consumarne con moderazione, ma non scartarlo dalle diete, considerandone le eccezionali proprietà terapeutiche.

Il mandarancio

Le origini del mandarancio sono incerte: alcuni studiosi ritengono che esso sia di una varietà molto antica, originaria della Cina o in generale dell’Estremo Oriente; altri la ritengono un ibrido fra mandarino e arancio, dolce o amaro, altri ancora sono dell’opinione che essa sia un ibrido fra mandarino e chinotto.
I frutti, di color arancione, hanno la buccia arancione facile da togliere, polpa dolce e ricca di succo, semi piccoli e appuntiti, anche se oggi molte varietà sono apirene.

Numerose sono le varietà offerte sul mercato: dal gruppo delle classiche Clementine, il cui nome deriva da Clemente Rodier, il frate missionario che le coltivò per primo in Algeria, alle Satsuma, coltivate in Giappone da più di quattro secoli. Le varietà più note di Clementine sono la Monreal,  Di NulesOrovalTardivo. La loro maturazione è più precoce rispetto ai mandarini, rispetto ai quali sono anche più resistenti al freddo.

Di seguito i valori nutrizionali per una quantità pari a 100 grammi. (Fonte: tabella dei valori nutrizionali).

Il pompelmo

Il suo nome è nato dalla fusione di due termini, di cui uno olandese ‘pompoen’: grosso, ed uno giavanese ‘limoes’: limone; in pratica la parola pompelmo significa ‘grosso limone’. Questo frutto, completamente assente dalle nostre tavole fino a circa quarant’anni fa, è oggi di rilevante importanza nella nostra alimentazione.

Come la maggior parte degli agrumi, appartiene al genere Citrus della famiglia delle Rutacee; è il frutto di un albero sempreverde dai piccoli fiori bianchi. La buccia è di color giallo tendente al verdognolo, ma esistono tre varietà di pompelmo:

  • gialla, particolarmente adatta per i succhi;
  • rosa, ibridata con l’arancio moro, dalla buccia sempre gialla ma con  venature rosate, molto più dolce;
  • rossa, per ulteriori ibridazioni soprattutto con l’arancio moro; i risultati conseguiti sono ottimi: il frutto va diventando sempre più dolce e colorato mentre la buccia va assottigliandosi.

Al momento i pompelmi rosa o rosso sono solo varietà di quello giallo, ma è anche possibile che la coltivazione si avvii entro breve tempo verso una specie autonoma del citrus. Commercialmente parlando negli USA sono stati già introdotti due nuovi cultivar del pompelmo rosa, e cioè la Star Ruby nel 1970 e la Rio Red nel 1984, entrambe vendute con la denominazione Rio Star, ottenute mediante esposizione a radiazioni ionizzanti. Molti esperti sono dell’opinione che la varietà bianca sia la più gustosa.

I frutti, dal peso compreso fra i 200 e i 500 grammi, sono destinati al consumo ‘naturale’; la pianta tuttavia può produrne anche di peso superiore ai 2 Kg, che di solito sono destinati alla produzione di succhi. Le origini non sono sicure. Secondo una corrente di pensiero, esattamente come tutti gli altri agrumi, proverrebbe dall’Estremo Oriente e quindi sarebbe stato noto al Vecchio Mondo anche in tempi anteriori alla scoperta dell’America; secondo un’altra teoria, non suffragata peraltro da prove certe che del resto mancano anche alla prima teoria, sarebbe originario degli arcipelaghi oceanici dei Carabi o della penisola della Florida: a tal riguardo, in sostanza, i botanici non hanno certezze.

I maggiori produttori mondiali oggi sono Israele, il Texas in USA, il Sudafrica, l’Algeria; in Italia si coltiva per lo più in Liguria, in Campania, negli agrumeti della Piana di Catania e della Conca d’Oro in Sicilia.

Appena diffuso, e specialmente negli Stati Uniti degli anni Ottanta, al pompelmo vennero ascritte moltissime proprietà curative, preventive e farmacologiche: non c’era disfunzione organica che esso non curasse, anche diverse, se non in contrasto fra di loro ed anzi anche in campo scientifico erano numerose le riviste di divulgazione ad esaltare la stretta connessione fra bellezza della pelle e pompelmo, a suggerire molteplici diete a base dello stesso frutto o incoraggiare e promuovere l’uso dell’agrume come disinfettante, zanzarifugo o anche come spermicida.

Oggi, sedatosi il clamore della moda, il discorso si è riportato nei termini meno clamorosi e più equilibrati. Si sa per certo che il pompelmo agisce da disinfettante e stimolante dell’apparato digerente, per cui se ne consiglia l’uso al termine di pasti abbondanti anche di sera; il pompelmo giallo poi col suo minor contenuto di zuccheri, è preferibile al altri agrumi come arance e mandarini.

Ed ancora, dal punto di vista nutrizionale, il pompelmo è molto ricco di fibre, di Vitamine A, B, C, di quell’autentico tesoro che sono i flavonidi, potenti antiossidanti che aiutano il fegato e prevengono malattie cardiovascolari ed infiammatorie, nonché di pectine; dimostra inoltre tutta la sua efficacia in alcune diete dimagranti riducendo l’assorbimento dei cibi durante il transito intestinale, grazie alle sue proprietà ed alla azione ben precisa della fenilalanina contenuta nel frutto.

Fra le varie qualità poi il pompelmo rosa contiene meno Vitamina C ma più fruttosio: tale caratteristica da un lato ne fa un frutto particolarmente adatto agli sportivi che, praticando sport attivo anche intenso, hanno bisogno di energia immediatamente disponibile, dall’altro la maggiore dolcezza ne fa un frutto gradito ai bambini ed a chi in generale non gradisce il gusto aspro del pompelmo; ultima, ma non per importanza, è infine la sua apprezzabile proprietà diuretica.

Né è da poco la notizia secondo cui un pool di ricercatori in Israele ha scoperto che è sufficiente mangiare un pompelmo rosa al giorno per abbassare del 20% i livelli di colesterolo LDL, quello ‘cattivo’, proteggendo così il proprio apparato circolatorio.

Un po’ più controverso è invece l’utilizzo del pompelmo come coadiuvante nelle terapie didisintossicazione dalle droghe pesanti: secondo alcuni esperti alcuni principi attivi, di cui il frutto è ricco, la bergamottina e la naringenina, sarebbero in grado di calmare in parte le crisi di astinenza ed il pompelmo sarebbe usato dunque in luogo di blando metadone in versione naturale.

Quanti vantaggi in termini di fitness e salute e tutti racchiusi in un unico frutto! da cercare di consumare possibilmente fresco dal momento che la Vitamina C è solita degradare col passar del tempo!

Per  gli estimatori e quotidiani consumatori di questo agrume, ove ci sia uncontemporaneo uso di farmaci sedativi o ansiolitici o antistaminici o in presenza di cardioprotettori si potrebbe verificare un ostacolo al corretto funzionamento delle terapie in atto, ed anche l’assunzione di pillole anticoncezionali potrebbe essere vanificata da un determinato uso del pompelmo, sia come frutto sia come succo.

Alcune sostanze, fra cui la già menzionata bergamottina ed altre ancora, di cui  il pompelmo è ricco, note come furanocumarine, agendo sul complesso degli enzimi epatici responsabili dell’elaborazione di molte famiglie di farmaci, interferiscono notevolmente con l’azione di questi ultimi, alterandone gli effetti. In particolare, un frutto intero al giorno o un bicchiere di succo possono essere sufficienti ad alterare una terapia farmacologia: nei casi sopra descritti, sarebbe opportuno consultare un medico.

Nella buccia poi sono contenuti importanti principi attivi quali il pinene, il limonane, il linaiolo, il citrale, con un contenuto in oli pari al 21%: a tali sostanze si riconosce in generale un’azione antidepressiva e sulla circolazione, oltre che capacità di stimolare la struttura del talamo nel diencefalo. Negli ultimi tempi l’olio di buccia di pompelmo va acquisendo in misura sempre maggiore un ruolo nell’aromaterapia.

L’estratto dei semi di pompelmo, ricco di bioflavonidi e glucosidi, con la forza della sinergia di tutti i suoi principi attivi è efficace contro 800 tipi di batteri e 100 varietà difunghi, non danneggia la flora batterica intestinale, stimola e rinforza il sistema immunitario, non ha effetti collaterali eccetto che in soggetti sensibili che possono avere una leggera irritazione intestinale.

I semi contengono infatti le Vitamine A, C, E ed ancora selenio e zinco, con i quali tutti si combattono i radicali liberi, contribuendo a mantenere integre le cellule, ritardandone l’invecchiamento. Già oggi è positivo l’utilizzo dei semi medesimi, ancorché a livello sperimentale, per la cura dell’ulcera gastrica. A tal riguardo un recente studio condotto dal Medical College dell’Università polacca ‘WladYslaw II Jagiello’ di Cracovia ha dimostrato l’efficacia delle polveri di semi di pompelmo nella riduzione delle ulcere gastriche nelle cavie da laboratorio.

Di seguito i valori nutrizionali per una quantità pari a 100 grammi. (Fonte: tabella dei valori nutrizionali).

 

 E dunque? Ecco i benefici che un uso costante e corretto della frutta in generale, e degli agrumi in particolare, può apportare, inquadrati naturalmente nel complesso di un’alimentazione equilibrata, completa e corretta, per come delineata nella inossidabileDieta Mediterranea, che trova la sua esemplificazione pratica nelle varie Piramidi Alimentari. 

Per il momento buona aranciata, gustosa limonata, ottima cedrata, la più strepitosa spremuta di pompelmo a tutti: sono fresche, sono genuine, costano poco e soprattutto fanno bene!

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Gli agrumi – I parte

Introduzione – Il limone – Le arance

Per agrumi si intendono le piante coltivate appartenenti alla famiglia delle Rutacee, sottofamiglia delle Aurantioideae, ed i relativi frutti. Ne fanno parte i seguenti generi:

Citrus, da cui traggono origine le circa diciotto specie più diffuse: cedro, mandarino, chinotto, pompelmo, pummelo, clementina, bergamotto, combava, mapo, pompìa, limo. L’arancia, per quanto sia strano crederlo, non è un agrume originario ma un ibrido tra mandarino e pummelo; anche il mandarancio a sua volta è un ibrido fra mandarino e arancia; ibridi meno famosi sono infine il lipo e il lice. Tutte da scoprire sono invece le origini del limone che, secondo l’opinione di vari studiosi, è un ibrido naturale tra il Cedro (citrus medica) e il Lime (Citrus aurantifolia); dallo stesso Cedro si ipotizza che discenda altesì la limetta, frutto simile al limone.
Fortunella nelle sue molteplici varietà: crassifolia, hindsii, japonica, margarita, obovata, polyandra.
Poncirus trifoliata.
Il Citrus è originario dell’India e dell’Estremo Oriente, le Fortunelle hanno la loro origine in Cina, da cui proviene anche il Poncirus, oltre che dalla Corea. Oggi le varie specie di agrumi crescono spontaneamente anche in Indonesia, in Malesia, nella Nuova Guinea e nelle Filippine, mentre hanno raggiunto l’Europa in tempi diversi.

I Romani, infatti, già conoscevano il Cedro chiamandolo Pomo di Persia, e nel primo secolo erano venuti a contatto con il limone e con l’arancio amaro, la cui coltivazione nel bacino del Mediterraneo fu introdotta più tardi dai Saraceni solo intorno al decimo secolo, mentre risale al sedicesimo secolo la coltivazione dell’arancio dolce ad opera dei portoghesi ed al diciannovesimo secolo la diffusione del mandarino.

Oggi gli agrumi sono la varietà di frutta più nota e più diffusa, essendo coltivati nella fascia subtropicale di tutto il mondo. Oltre che in Asia e sulle sponde europea ed africana del Mediterraneo, coltivazioni di tutto rispetto si annoverano in Oceania, in Nuova Zelanda, in Australia, nelle Azzorre, in Sudafrica, in Sudamerica e negli Stati Uniti, che ormai sono fra i produttori maggiori.

L’ Italia con il suo 5% circa della produzione mondiale, rivendica il suo posto a una quota paragonabile a quella spagnola o giapponese, ma decisamente inferiore a quelle del Brasile 25% e degli USA 20%.

E’ ovvio che in tal tipo di prodotti siano privilegiate le regioni climaticamente favorite e cioè la Sicilia e la Calabria, seguite a distanza da Campania, Puglia, Basilicata, Sardegna e da altre regioni ancora. Importante è altresì l’oasi agrumaria del Gargano, localizzata nel territorio compreso fra San Menaio e Rodi Garganico, che vanta varie specie autoctone e DOP sia di limone che di arancia, mentre microclimi favorevoli alla produzione di agrumi si hanno anche in Italia Settentrionale, sia sul Lago Maggiore che sul Lago di Garda.

Le foglie, i fiori, la buccia sono ricchi di oli essenziali, mentre i frutti, esperidi, sono ripartiti in spicchi. La buccia si suddivide in flavedo, la parte esterna colorata, ed albedo, la parte interna bianca che funge da connessione alla polpa; essa allo stato fresco non è commestibile, eccezion fatta per quella del limone, ma è di grande importanza nello sfruttamento industriale.

Gli agrumi sono frutti di elevato valore alimentare, che siamo soliti consumare non solo freschi e allo stato integrale ma anche in altre svariate forme come bevande, liquori e marmellate. Oltre a questo comunque, già da tempo sono note le qualità medicamentose che li rendono ottimi coadiuvanti anche in caso di terapie mediche.

Essi, secondo la varietà ed in percentuali diverse che poi andremo a dettagliare, contengono infatti sostanze necessarie e di utilizzo terapeutico per il corpo umano, a cominciare delle Vitamine B1, B2, B3, C, PP, acido citrico, tartarico, malico, ed ancora fruttosio, sali minerali ed infine oligoelementi. Tanto premesso andiamo ora a guardare velocemente le caratteristiche degli agrumi più diffusi.

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Il limone

Sotto la sua scorza aspra, rugosa e solare nasconde molte benefiche qualità:

in presenza di ipercolesterolemia, spazza via il colesterolo cattivo; questo agrume infatti previene le incrostazioni lungo i vasi del sistema circolatorio, inibendo l’ossidazione delle lipoproteine che trasportano il colesterolo e frenando l’aggregazione delle piastrine;
aiuta a prevenire il cancro;
recenti studi dimostrano che aiuta a proteggersi dall’AIDS;
la concentrazione di Vitamina C aiuta nelle malattie legate al raffreddamento, ma anche in caso di mal di testa e senso di nausea;
un massaggio con qualche fettina di limone, grazie al notevole contenuto di Vitamina A, combatte i brufoli della pelle; in caso di pelli delicate, basta miscelare bene il succo di limone al miele dolce ed emolliente, ottenendo soddisfacenti risultati; assunto direttamente per bocca, questo agrume è insostituibile per rigenerare le cellule e tonificare la pelle;
come coadiuvante della digestione, aiuta l’apparato digerente non solo per le sue proprietà digestive, ma anche per i suoi effetti astringenti e regolativi in caso di problemi intestinali; a tal riguardo è utile segnalare tuttavia che per sofferenti di acidità di stomaco sono da preferire tisane al finocchio o alla menta;
ha notevoli proprietà toniche, rinfrescanti, diuretiche, antisettiche e battericide; l’acido citrico in esso contenuto ha potere solvente sui calcoli renali, facilitandone lo scioglimento ed impedendone la formazione;
qualche goccia aggiunta al caffè o anche al caffè d’orzo dà una bevanda tonica e corroborante, speciale come rimedio per il mal di testa ‘post sbronza’;
in cucina è un classico sia per il suo aroma, sia per facilitare la digestione di alimenti come carni, pesce, fritture, sia come sostituto di condimenti grassi; è eccellente inoltre sulla lattuga, sul cavolo o su altre insalate in luogo dell’olio; la proprietà di prevenire le ossidazioni inoltre ne fa un ingrediente insostituibile che tende a mantenere inalterati i colori delle verdure e della frutta tagliata: tale è il motivo per cui lo si usa sulle macedonie, oltre che per produrre il caratteristico succo;
in cucina ed in altri ambienti, infine, la forza sgrassante del limone rivela tutta la sua efficacia finalizzata a pulizie naturali ed ecosostenibili.
Tali sono alcune qualità di questo agrume, peraltro usato anche come lavanda anticoncezionale fin da tempi remoti, mentre le foglie e la buccia di limone sono ricche di essenze aromatiche ed oli essenziali utili in molte affezioni dell’apparato respiratorio.

Fonte: tabella dei valori nutrizionali

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Le arance

Sono frutti molto ricchi di principi nutritivi: contengono infatti zuccheri semplici come fruttosio, glucosio, sali minerali ed in modo particolare potassio, magnesio, fosforo.

Sono ricche inoltre in misura notevole di Vitamina C deputata a svolgere importantissime funzioni per il benessere del nostro organismo. Tale vitamina infatti:

favorisce la sintesi del collagene, sostanza facente parte del tessuto connettivo, e nel contempo protegge le pareti dei vasi sanguigni;
difende l’organismo dai radicali liberi, sostanze dannose che provocano l’invecchiamento delle cellule e la degenerazione delle stesse;
incrementa le difese immunitarie dell’organismo proteggendolo dalle malattie;
favorisce l’assorbimento del ferro.
Questi sono i motivi in base ai quali è sempre consigliabile consumare agrumi o altra frutta ricca di Vitamina C dopo i pasti ed in special modo se a base di carne o di pesce. Giova ricordare infatti che 100 grammi di succo di arancia fresca esauriscono il 90% del fabbisogno giornaliero di Vitamina C di una persona adulta.
Le arance forniscono inoltre varie altre sostanze antiossidanti ed in particolare i polifenoli come gli antociani: cianidina e delfinidina, nonché l’esperidina caratterizzata da proprietà antiallergiche, antinfiammatorie, antivirali, antitumorali e di potenziamento del sistema immunitario

dell’organismo.

Né va trascurato, inoltre, il contenuto di Vitamina Provitamina A e delle Vitamine del gruppo B. Le arance possono essere consumate intere, a spicchi, oppure sotto forma di spremute, ma per chi segue un regime alimentare ipocalorico è consigliabile gustare il frutto intero piuttosto che spremuto poiché il maggior quantitativo di fibre alimentari aumenta il senso di sazietà; né va dimenticato che per il limitato contenuto di zuccheri, esse sono consigliate anche nella dieta dei diabetici.

La presenza di acido citrico, infine, conferisce anche un leggero effetto lassativo, per cui questi frutti possono rivelarsi utili anche nei casi di stitichezza. Non è fuori luogo evidenziare che un gruppo di studiosi italiani ha recentemente ribadito su Cancer Reserach le proprietà dell’arancia come frutto antitumorale per eccellenza: negli oli essenziali della buccia sono contenute sostanze in grado di combattere in cancro alla prostata.

In tali oli essenziali infatti sono contenute molecole simili ai triterpenoidi naturali, con i quali si realizzano nuovi farmaci antinfiammatori e antitumorali che potrebbero costituire un valido aiuto alla popolazione maschile soggetta a cancro alla prostata, soprattutto per quegli individui per i quali c’è una familiarità con la patologia.

Fonte: tabella dei valori nutrizionali

http://lombardia.paginemediche.it/it/490/dossier/nutrizione-e-scienze-dellalimentazione/detail_151320_gli-agrumi-i-parte.aspx?c1=25