Stamina, il ministro blocca sperimentazione: “Secondo gli esperti è un rischio per i malati”

Provvedimento di “presa d’atto” di Lorenzin, che dà attuazione a quanto suggerito dal comitato scientifico. Quattro i punti critici evidenziati dagli scienziati riguardo al metodo. L’ideatore: “È il ministro ad essere pericoloso per i malati, proseguirò all’estero”.

di MICHELE BOCCI

Stamina, il ministro blocca sperimentazione: "Secondo gli esperti è un rischio per i malati" Il ministro Lorenzin (ansa) ROMA – La sperimentazione del metodo Stamina “non può essere regolarmente proseguita”. Il ministero della Salute blocca il discusso sistema inventato dal professore di psicologia Davide Vannoni. Con un provvedimento di “presa d’atto” decide di seguire quanto suggerito dal comitato scientifico nominato per valutare la metodica e dall’Avvocatura dello Stato, che era stata interpellata a fine settembre. Dura la reazione delle associazioni che difendono i malati gravissimi: “Denunceremo Lorenzin e Letta alla corte dell’Aja per crimini contro l’umanità”.

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Il ministro della Salute, rendendo noto il parere negativo arrivato dal comitato di esperti, ha spiegato che “la sperimentazione del metodo Stamina non può essere proseguita perché il metodo è pericoloso per la salute dei pazienti”. “Sarei stata felice – ha detto Lorenzin – se la vicenda avesse avuto un epilogo diverso per tantissime famiglie che si sono affidate in questi anni a una cura che evidentemente non c’è”. Il ministro ha poi precisato che per quanto riguarda i malati in cura agli Spedali di Brescia bisognerà aspettare il giudizio del Tar della Lombardia, previsto per novembre.

Davide Vannoni, ideatore del metodo e presidente di Stamina Foundation, difende la sua ricerca: “Non è il metodo Stamina ad essere pericoloso per i malati, bensì il ministro Lorenzin e chi sta gestendo così male questa situazione, a fronte di una legge votata dal Parlamento che stabilisce l’avvio della sperimentazione”. Ma Vannoni ha annunciato che continuerà a lavorare sul metodo, per cui è disposto ad andare all’estero: “L’obiettivo – ha detto – è attuare la sperimentazione fuori dall’Italia, possibilmente in Usa”.

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I MOTIVI DELLO STOP – Sono quattro i punti critici segnalati dagli scienziati che hanno convinto il ministero a non andare avanti con la sperimentazione che era stata autorizzata dal Parlamento. Sono riassunti nel parere inviato dall’Avvocatura dello Stato al ministro Beatrice Lorenzin. Il primo è la “inadeguata descrizione del metodo” dovuta all’assenza della spiegazione del differenziamento delle cellule. Poi c’è una “insufficiente definizione del prodotto”, visto che le cellule da iniettare non sono descritte in maniera corretta e che non vengono dimostrate le loro proprietà biologiche. “In difetto di questa caratteristica e dei controlli di qualità, vi è un problema sia di efficacia del trattamento, per la difficoltà di riprodurre il metodo, sia di sicurezza”.

Il terzo elemento sono i “potenziali rischi” per i pazienti. In particolare, per quanto concerne l’uso di cellule allogeniche, per “mancanza di un piano di identificazione, screening e testing dei donatori, con conseguente esclusione della verifica del rischio di malattie da agenti trasmissibili”. Infine, quarto punto, si parla di “altri rischi di fenomeni di sensibilizzazione anche gravi (ad esempio encefalomielite) che sono dovuti anche al fatto che il protocollo prevede somministrazioni ripetute.

Per come è svolta la metodica, dunque, “vi è il rischio di iniezione di materiale osseo a livello del sistema nervoso”. Il parere negativo del comitato scientifico, si conclude, è quindi fondato “sia sulla mancanza di originalità del metodo, sia sull’assenza di requisiti scientifici e di sicurezza”.

Il ministero della Salute aveva chiesto all’Avvocatura di risolvere il rebus davanti al quale si era trovato: da una parte, infatti, la legge chiedeva l’avvio della sperimentazione sul metodo Stamina, stanziando già tre milioni di euro; dall’altra, il parere del comitato scientifico suggeriva invece che non si dovesse andare avanti con la ricerca. Inoltre, il ministero chiedeva se fosse necessario interpellare nuovamente l’Aifa sul tema.

La risposta dell’Avvocatura entra anche, come visto, nell’ambito delle critiche poste dai tecnici. La conclusione è che l’Aifa non deve essere più coinvolta e che la sperimentazione si può considerare iniziata con la nomina del comitato, che con le sue osservazioni però può portare alla chiusura immediata dello studio scientifico. “Così stando le cose – scrive l’Avvocatura dello Stato – si ritiene che il ministero possa emettere un provvedimento con il quale, come già rilevato, prenda atto del parere negativo del comitato, faccia proprie le considerazioni e conclusioni del comitato e disponga che, ‘allo stato’, non si può procedere oltre alla sperimentazione già avviata”. Il ministero ha così preso atto dell’indicazione e deciso, con un provvedimento dirigenziale, che lo studio pubblico sul metodo Stamina non debba proseguire.

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