Sembra una brutta barzelletta ma è pura, desolante realtà. All’indomani della sentenza Eternit che ha dichiarato non punibile per prescrizione dei termini il magnate svizzero Stephan Schmidheiny, capo della multinazionale che per decenni ha seminato amianto e morte a Casale Monferrato, e dopo una mitragliata di dichiarazioni indignate di ministri e politici – Renzi in testa – che promettevano immediati interventi legislativi per colpire con più severità i crimini di chi avvelena ambiente e salute, il governo, qualche giorno fa, ha approvato un decreto legislativo che depenalizza i pochi reati ambientali presenti nel codice penale. Dall’abuso edilizio all’avvelenamento del suolo e del sottosuolo, dall’incendio di rifiuti agli scarichi industriali non autorizzati. Per diventare legge dello Stato le nuove norme non dovranno nemmeno passare per il sì del Parlamento. Sono infatti l’attuazione di una legge delega e, per questo su di esse, Camera e Senato potranno esprimere nulla più di un parere consultivo e non vincolante.
Così, l’articolo 1 (comma 2) del decreto legislativo stabilisce che “nei reati per i quali è prevista la pena della reclusione (…) non superiore nel massimo a cinque anni, (…) la punibilità è esclusa quando, per le modalità della condotta o per l’esiguità del danno o del pericolo, l’offesa è di particolare tenuità e il comportamento risulta non abituale”. Come dire: se non sei un delinquente abituale e se con la tua condotta illegale non stai mettendo a ferro e fuoco l’intero pianeta, allora puoi tranquillamente costruire senza licenza e in un’area non edificabile, incendiare i rifiuti, scaricare veleni industriali in un fiume o in una falda oppure nasconderli sotto terra.
La logica dichiarata di questo intervento è il solito mantra della semplificazione normativa, il risultato sarebbe di ridurre ulteriormente lo spazio già molto limitato dei reati ambientali nel codice penale. Alla faccia della direttiva europea (la n. 99 del 2008) che impone di rafforzare la tutela penale dell’ambiente (finora di fatto ignorata dall’Italia), e soprattutto alla faccia di una realtà sotto gli occhi di tutti: in Europa siamo la patria dell’illegalità ambientale, da quella spicciola del piccolo abusivismo edilizio a quella criminale delle ecomafie. Da almeno vent’anni si aspetta una legge che introduca nel codice penale come fattispecie ad hoc i crimini ambientali a cominciare dal disastro ambientale doloso – unica via sicura per impedire nuovi casi Eternit -, ma fino a oggi invano. Anche in questa legislatura va in scena lo stesso film: il disegno di legge sui crimini ambientali è stato approvato mesi fa dalla Camera, peraltro in un testo che presenta aspetti controversi e discutibili, adesso è fermo in Senato e come sempre sono attivissimi tutti i nemici storici del risultato, prima fra tutti Confindustria.
Così va la politica italiana, che governi la destra o la sinistra. Così va il mondo anche ai tempi di Renzi: passati gli attimi dell’indignazione mediatica contro la prescrizione Eternit che ha “perdonato” uno dei maggiori crimini ambientali della storia europea, torna l’ora dell’immobilismo a difesa di uno status quo insopportabile per i cittadini ma prezioso per gli interessi di piccoli e grandi inquinatori.