Provata la relazione, diventano più probabili e incisive le class action contro i sindaci che non bloccano la circolazione quando si sforano i limiti.
Non è novità che si consideri probabile la relazione tra l’esposizione ai gas di scarico dei motori diesel ed un rischio più alto di contrarre un tumore. Cambia le carte in tavola il fatto che il rapporto di causa ed effetto sia considerato diretto dall’Organizzazione Mondiale delle Sanità.
I gas di scarico dei motori diesel sono stati classificati nel gruppo 1, quello appunto delle sostanze cancerogene certe, mentre in precedenza erano annoverati nel gruppo 2 delle sostanze ”probabilmente” cancerogene per l’uomo. A dichiarare che i fumi di questo tipo di carburante «causano il tumore ai polmoni negli essere umani» è stato Christopher Portier, presidente dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca su Cancro dell’organizzazione Onu di Ginevra.
Secondo gli esperti dell’organizzazione riuniti a Lione le prove scientifiche sono inconfutabili e le conclusioni del gruppo di lavoro appositamente chiamato in causa sono state unanimi. Portier così ha sottolineato la necessità che «l’esposizione a questa miscela di prodotti chimici sia ridotta in tutto il mondo».
La pronuncia dell’Oms diventa un riferimentoimportante. Così è stata immediata la reazione dell’associazione dei consumatori Codacons: «Ora le Procure della Repubblica potranno finalmente procedere contro i sindaci che non bloccano la circolazione dei veicoli e non prendono provvedimenti seri per scongiurare il superamento del valore limite di 50 µg/m3 di PM10, che per legge non andrebbe superato per più di 35 volte in un anno».
Ogni anno questo limite viene regolarmente superato nelle regioni del nord e sull’Italia incombono così stabilmente le sanzioni pecuniarie comminate dall’Europa a chi sfora.
Torna all’Home page