4 Marzo 2005 – Muore Nicola Calipari, funzionario del Sismi, mentre tentava di riportare in Italia la giornalista Giuliana Sgrena

Nicola Calipari

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Nicola Calipari (Reggio Calabria23 giugno 1953 – Baghdad4 marzo 2005) è stato un agente segreto italiano ucciso da soldati statunitensiin Iraq, nelle fasi immediatamente successive alla liberazione della giornalista de il manifesto Giuliana Sgrena.

Cenni biografici

Calipari operava in Iraq con il grado di capo dipartimento del Servizio per le Informazioni e la Sicurezza Militare (SISMI): di fatto si trattava delnumero due (secondo solo al Direttore Generale) nell’ambito del Servizio segreto e del numero uno per le operazioni estere. A seguito delle circostanze della sua morte, a Nicola Calipari è stata conferita motu proprio il 22 marzo 2005 dal Presidente della RepubblicaCarlo Azeglio Ciampi, la medaglia d’oro al valor militare alla memoria.

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria

Medaglia d’oro al valor militare

«Capo Dipartimento del Servizio per le informazioni e la sicurezza militare – già distintosi per avere personalmente condotto molteplici, delicatissime azioni in zona ad altissimo rischio – assumeva il comando dell’operazione volta a liberare la giornalista Giuliana Sgrena, sequestrata da terroristi in Iraq. Prodigandosi con professionalità e generosità, sempre incurante del gravissimo rischio cui consapevolmente si esponeva, animato da altissimo senso del dovere, riusciva a conseguire l’obiettivo di restituire la libertà alla vittima del sequestro, mettendola in salvo. Poco prima di raggiungere l’aeroporto di Bagdad, nel momento in cui l’autovettura sulla quale viaggiava veniva fatta segno di colpi d’arma da fuoco, con estremo slancio di altruismo, faceva scudo alla connazionale con il suo corpo, rimanendo mortalmente colpito. Altissima testimonianza di nobili qualità civili, di profondo senso dello Stato e di eroiche virtù militari, spinte fino al supremo sacrificio della vita.»

— Bagdad4 marzo 2005

La sua morte ha causato attriti diplomatici fra ItaliaStati Uniti d’America (tanto che molti hanno subito richiamato la strage del Cermis, che pure portò ad attriti tra i due paesi), e la magistratura italiana ha aperto un’inchiesta sulla vicenda, incriminando il soldato USA Mario Lozano per l’omicidio consumato ai danni di Calipari e il tentato omicidio di Giuliana Sgrena e dell’autista, Andrea Carpani, un maggiore dei Carabinieriin forza al SISMI, del mezzo sul quale l’alto funzionario viaggiava quando venne ucciso, entrambi rimasti feriti.

Gioventù e formazione

Nicola Calipari entrò a far parte degli scout nel reparto «Aspromonte» del gruppo Reggio Calabria 1 dell’Associazione Scouts Cattolici Italiani(ASCI). Dal 1965 seguì tutto il percorso educativo fino a diventare, nel 1973, un capo scout nei gruppo Reggio Calabria 1 e Reggio Calabria 3.

Professione

Nicola Calipari è stato un valente funzionario di polizia, che dopo oltre 20 anni di servizio nel Corpo (si era arruolato nel 1979) fu richiesto dal SISMI nel 2002 e fu assegnato ad uffici operativi. Calipari era già stato mediatore, sempre nei territori dell’Iraq, nelle trattative felicemente concluse per la liberazione di Simona PariSimona Torretta. È stato descritto come persona di particolari intelligenza e capacità.

La moglie Rosa Maria Villecco è attualmente senatrice per il Partito Democratico.

L’incidente

La sera del 4 marzo 2005 un’autovettura dei servizi segreti italiani con a bordo Giuliana Sgrena e Nicola Calipari, giunta nei pressi dell’aeroporto di Baghdad transitava in direzione di un posto di blocco statunitense. La giornalista era stata appena rilasciata dai rapitori, a conclusione di una lunga trattativa condotta in prima persona dal Calipari (che aveva appena comunicato telefonicamente ad uffici del governo di Roma il felice esito dell’operazione e ne aveva informato anche l’ambasciata). La strada su cui si trovavano, la Route Irish, era presidiata a causa delle frequenti azioni ostili nella zona (135 da novembre a marzo, per la maggior parte fra le 19 e le 21, l’ora in cui transitava l’auto del SISMI), ma soprattutto per il previsto passaggio dell’allora governatore di Baghdad.

All’approssimarsi del veicolo alla zona vigilata, lo stesso fu oggetto di numerosi colpi d’arma da fuoco; Calipari si protese per fare scudo col suo corpo alla giornalista e rimase ucciso da una pallottola che lo colpì alla testa. Anche la giornalista e l’autista del mezzo rimasero feriti.

A sparare è stato Mario Lozano (New YorkBronx1969), addetto alla mitragliatrice al posto di blocco, appartente alla 42a divisione della New York Army National Guard. Si è sospettato che anche altri soldati possano aver sparato.

Al Palazzo del Consiglio Regionale della Calabria, sito in Reggio Calabria, è stata intitolata una sala alla sua memoria denominata appunto “Sala Calipari”.

Ricostruzioni

Sono state prodotte due versioni dell’accaduto, una italiana ed una americana, fra loro contrastanti in molti punti.

Ricostruzione italiana

Dei sopravvissuti all’episodio le testimonianze sono principalmente quelle di Giuliana Sgrena, giacché l’autista, anch’egli appartenente al SISMI, non ha ovviamente rilasciato dichiarazioni pubbliche, sebbene abbia riferito dell’accaduto per via gerarchica.

Come riferito da autorità governative, Sgrena ha sostenuto di aver visto, dopo una curva (che li avrebbe fatti rallentare fino ad una velocità massima di circa 50 km/h), una luce accecante e poi di aver udito subito dopo l’esplodere di numerosi colpi d’arma da fuoco (diverse centinaia, secondo la giornalista, protrattisi per 10-15 secondi a dire dell’autista).

Giuliana Sgrena ha aggiunto che non si trattava di un posto di blocco e che la pattuglia dei soldati USA non aveva fatto alcun segnale per identificarsi o per intimare l'”alt”, come era invece regolarmente accaduto negli altri posti di controllo precedentemente attraversati, iniziando decisamente a sparare contro la loro automobile.

La giornalista dichiarò inoltre che i sequestratori, poco prima della liberazione, le avevano detto che gli statunitensi non volevano che tornasse viva in patria.

Ricostruzione statunitense

Secondo il governo statunitense, la cui versione è stata diffusa il 1 maggio 2005, l’auto su cui viaggiava la Sgrena viaggiava ad una velocità prossima ai 100 km/h. I militari del check-point 541 avrebbero seguito la procedura delle quattro S.

Nel corso della sparatoria, alcuni dei proiettili sarebbero stati accidentalmente deviati ed uno avrebbe centrato alla testa Calipari, protesosi in avanti per proteggere con il suo corpo la giornalista.

I funzionari statunitensi hanno inoltre asserito che nessuno era a conoscenza dell’operazione condotta dal SISMI, né dell’identità delle persone a bordo di quell’auto, regolarmente presa a nolo all’aeroporto di Baghdad.

Il rapporto americano era inizialmente uscito con numerose censure (per circa un terzo dell’elaborato), che mascheravano sotto strisce nere i nomi dei soldati implicati ed altri dettagli; pubblicato ufficialmente su Internet in formato .pdf, il documento fu decifrato con una certa semplicità (bastava effettuare il copia-e-incolla del testo) in quanto non era stato protetto dalla copia.

L’inchiesta effettuata dai militari statunitensi ha concluso che la sparatoria avvenuta il 4 marzo 2005 al posto di blocco presso l’aeroporto di Baghdad è stata «un tragico incidente».

Differenze tra le ricostruzioni

La differenza principale, fra le due versioni, è costituita dalla velocità alla quale il veicolo italiano si muoveva, che secondo gli statunitensi era di circa 100 km/h, mentre secondo gli italiani era di circa la metà. L’importanza di questo fattore risiede nella motivazione dell’azione dei soldati, che – se fosse davvero stato veloce – lo avrebbero potuto confondere con un possibile attacco mediante auto-bomba, tecnica peraltro davvero in uso da quelle parti.

Un’altra divergenza riguarda la richiesta di arresto del mezzo per controllo, che secondo gli statunitensi sarebbe stata operata correttamente, mentre secondo Giuliana Sgrena non vi sarebbe stata affatto, mancando la segnaletica e non essendovi stati cenni o altre indicazioni in questo senso.

Secondo gli italiani le forze americane erano state correttamente avvertite; dall’altra parte si è ribattuto che gli italiani non avevano invece dato avviso alcuno delle loro attività nella zona.

Video

L’8 maggio 2007, durante il notiziario serale del TG5, è stato trasmesso in esclusiva un video[1] contenente alcune immagini dei primi momenti successivi alla sparatoria. Il video è stato girato dallo stesso Mario Lozano. Dalla visione del video emergono due punti chiave:

  • I fari della Toyota Corolla su cui viaggiava il funzionario del SISMI erano accesi, mentre i soldati americani hanno testimoniato fossero spenti. Questo è considerato un punto chiave: il fatto che i fari fossero spenti avrebbe potuto far immaginare che gli occupanti dell’automobile stessero attuando un attentato.
  • L’auto è ferma ad almeno 50 metri dal carro armato americano, il che fa supporre che l’auto al momento dei primi spari si trovasse ad una distanza almeno superiore ai 50 metri, dal momento che è necessario un tempo di frenata. I soldati coinvolti invece hanno sempre sostenuto di aver sparato perché l’auto era molto vicina e di non avere scelta.

Sospetti

Mentre la morte di Calipari veniva elevata ad atto eroico anche dal papa Giovanni Paolo II, la vicenda scatenava reazioni accese da più parti.

Era noto infatti che già il governo americano si era espresso in senso fortemente critico nei confronti dei servizi segreti italiani, che non avevano esitato (si sostiene da quella parte) a pagare ingenti riscatti per la liberazione di altri sequestrati in Iraq; tale condotta, si è sostenuto, costituirebbe un pericoloso incentivo per le bande criminali a compiere altri sequestri di persona. Lo stesso Calipari, nel caso, sarebbe stato diretto destinatario di tali critiche, vista la centralità del suo ruolo in trattative tenute per precedenti rapimenti.

Ma anche volendo supporre che non vi fosse una volontà di colpire proprio Calipari (o Giuliana Sgrena, cui i rapitori, liberandola, avevano peraltro segnalato che gli Stati Uniti non avrebbero gradito un suo ritorno a casa), si è sospettato che l’accaduto fosse frutto di una disinvoltura tutta americana nelle faccende di armi.

Va detto che un’efficace analisi del tutto matematica, effettuata a tavolino sulle possibili tempistiche verificabili con l’una e con l’altra delle velocità rispettivamente dichiarate, condurrebbe alla conclusione che se anche vi fosse stato avviso, non si sarebbe lasciato ai malcapitati il tempo di arrestarsi prima che venisse aperto il fuoco.

Da molte parti si è poi avanzata una ferma richiesta di rispetto della dignità nazionale, già – a dire di alcuni – vilipesa dalla condotta delle istituzioni statunitensi nel caso della strage del Cermis, i cui responsabili erano stati tutti assolti o condannati a pene considerate irrisorie. Si richiese, in pratica, che se in questo caso si fossero accertate responsabilità, gli eventuali colpevoli fossero, stavolta, davvero sanzionati.

Inchieste

Al fine di stabilire cosa sia veramente accaduto, negli Stati Uniti è stata istituita una commissione d’inchiesta, ai cui lavori sono stati ammessi osservatori italiani nell’intento di produrre una relazione conclusiva comune, che potesse fugare qualsiasi dubbio circa la correttezza nei rapporti fra le due nazioni, giusta quanto ora detto circa gli umori popolari in Italia.

In Italia, la magistratura ha incontrato difficoltà ed impedimenti nello svolgimento della funzione inquirente a causa del particolare status della zona in cui si sono svolti i fatti, che risultava essere territorio iracheno sottoposto a controllo militare e sovranità di fatto statunitense; negato dagli Stati Uniti il permesso di far analizzare a tecnici della polizia scientifica italiana il veicolo su cui viaggiava Calipari, i giudici hanno dovuto attendere la conclusione dei rilievi statunitensi per poter avere a disposizione il mezzo. Il diniego, motivato con esigenze di natura militare, ha di fatto provocato lo scadimento del valore probatorio del reperto, rendendo l’esame del medesimo assai meno attendibile.

Degna di nota è un’inchiesta parallela iniziata nel 2005 dalla Procura di Roma in merito alle dichiarazioni e alle vicende di Gianluca Preite[2][3], un ingegnere informatico che, lavorando per il Sismi, avrebbe intercettato una comunicazione satellitare la sera del 4 marzo 2005. Da questa intercettazione si evincerebbe come la morte di Nicola Calipari non sia stata causata da un incidente, ma da un disegno criminoso ben preciso al quale avrebbero partecipato anche degli alti ufficiali militari italiani. Sull’intercettazione telefonica sono state affettuate varie perizie, una ordinata dai Magistrati del Pool Antiterrorismo della Procura della Repubblica di Roma (Franco IontaPietro Saviotti ed Erminio Amelio), l’altra effettuata per conto della difesa del Preite, tuttora impegnato nel processo che lo vede posto a giudizio per accesso abusivo ad un sistema informatico e altri reati connessi, nonostante in sede processuale sia stato già accertato il suo lavoro per il Sismi. Il processo è ancora in corso presso il Trubunale Penale di Roma, nel quale Gianluca Preite è difeso dal noto penalista Carlo Taormina.

Rinvio a giudizio, Sentenza della Corte d’Assise di Roma e Sentenza della Corte di Cassazione

La Procura della Repubblica di Roma il 19 giugno 2006 ha formalizzato la richiesta di rinvio a giudizio per il militare americano Mario Lozano, imputato per la morte di Nicola Calipari e per il ferimento della giornalista Giuliana Sgrena: il processo contro Lozano sarebbe possibile, secondo la Procura di Roma, essendo stata ipotizzata a suo carico la responsabilità in un “delitto politico che lede le istituzioni dello Stato italiano”, un fattispecie riconducibile all’articolo 8 del Codice di procedura penale che consente di procedere contro chi abbia arrecato offesa a interessi politici dello Stato. L’iniziativa è stata assunta in quanto Mario Lozano risulta irreperibile ed è mancata la collaborazione richiesta e non ottenuta dagli USA, avendo le Autorità americane respinto anche una rogatoria internazionale presentata dalla Procura di Roma.

Del caso Calipari l’allora ministro degli Esteri Massimo D’Alema ha parlato con il segretario di Stato Condoleezza Rice, nel corso della sua visita a Washington del giugno 2006, lamentando una «collaborazione insufficiente fino a questo momento» da parte degli statunitensi sulla vicenda; il portavoce del Dipartimento di Stato Adam Ereli ha così commentato: «Se gli italiani hanno preoccupazioni, le affronteremo».

Il 25 ottobre 2007, la Terza Corte d’Assise di Roma ha prosciolto l’imputato Mario Lozano [4], dichiarando il non doversi procedere per difetto di giurisdizione. Secondo il giudice italiano, difatti, le forze multinazionali in Iraq ricadono sotto la giurisdizione penale esclusiva dei rispettivi paesi d’invio. Ciò secondo una consuetudine internazionale, detta “legge dello zaino”, che derogherebbe alla norma italiana sull’esercizio dell’azione penale. La sentenza è stata successivamente impugnata dalla Procura di Roma avanti la Corte di Cassazione.

Con sentenza del 19 giugno 2008, la I Sezione penale della Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della Procura di Roma ( Sentenza n. 31171 del 19 giugno – 24 luglio 2008 ), confermando la mancanza di giurisdizione italiana sul caso. La Suprema Corte, tuttavia, si è in parte distanziata dalle motivazioni addotte dalla Corte d’Assise, considerando «davvero inadeguata» l’interpretazione resa dal giudice di primo grado. Difatti, secondo la Cassazione, al momento dei fatti la missione militare internazionale in Iraq non operava in regime di occupazione (come invece sostenuto dalla Corte d’Assise per giustificare l’assenza di giurisdizione), e, in ogni caso, Calipari non faceva parte di detta missione. L’assenza di giurisdizione viene invece motivata con l’esistenza di un’ulteriore consuetudine (diversa dalla “legge dello zaino”), che garantirebbe l’immunità funzionale (ratione materiae), dalla giurisdizione interna dello Stato straniero (nel caso di specie, quello italiano) del funzionario statale (ossia il soldato USA Lozano) che abbia agito iure imperii (cioè esercitando poteri autoritativi). Secondo la Corte, l’immunità in parola verrebbe meno soltanto in presenza di una “grave violazione” del diritto internazionale umanitario (ossia al verificarsi di un crimine di guerra o di un crimine contro l’umanità), non riscontrata però nel caso di specie.

Citazioni

Il cantautore Samuele Bersani, nella canzone Occhiali rotti, brano dell’album L’aldiquà (2006), fa un riferimento indiretto alla vicenda di Nicola Calipari:

« E chissà che poi non capita che ad uccidermi
sia per caso la pallottola amica di un marine »

Note

  1. ^ articolo di Repubblica su il video del TG5 rimosso a non più visibile .
  2. ^ Articolo del Corriere Della Sera che cita il caso di Gianluca Preite .
  3. ^ Articolo di Repubblica che cita il caso di Gianluca Preite .
  4. ^ (PDF)la sentenza di assoluzione

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Collegamenti esterni

4 Marzo 2005 – Muore Nicola Calipari, funzionario del Sismi, mentre tentava di riportare in Italia la giornalista Giuliana Sgrenaultima modifica: 2010-03-04T08:07:00+01:00da weefvvgbggf
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