Com’è profondo il mare

Com’è profondo il mare
Lucio Dalla in una strofa di una sua canzone del 1977,”com’è profondo il mare” cantava “innalzo per un attimo il povero a un ruolo difficile da mantenere, poi lo lasciò cadere a piangere e a urlare “.
Si proprio così prima della crisi tutto era possibile con le banche che ti rincorrevano per darti un prestito per comperare tutto dalla penna alla casa con “irrisori interessi” dicevano loro.
Tutti a comperare la casa,perché avere un tetto sicuro sopra la testa era ed è il sogno di tutti gli Italiani ed anche del governanti che si susseguirono perché diminuite le entrate dai monopoli visto che la gente sta fumando sempre meno ha inventato tasse su essa,vedi ICI,imu e varie tasse comunali e regionali senza contare il gioco d’azzardo legalizzato delle slot machine,dei gratta e vinci e super enalotto.
I lor signori quando hanno visto che la maggior parte degli abitanti del pianetta terra aveva una casa o se la stava pagando con il mutuo,quando dove andavano in ferie c’erano colonne di automobili e con i loro macchinoni dovevano stare in fila in autostrada hanno pensato bene di rimettere tutto a posto.
Come fare si saranno chiesti,semplice fare una bolla edilizia in modo che le banche piccole e non allineate saltino in aria e che le poche rimaste amiche le inglobassero,facendo pagare al cittadino tutto quanto con gli interessi.
Ci avevano inalzato quasi a loro ma il loro gioco lo prevedeva per poi farci cadere in una discesa rapida e dolorosa in modo di vederci rimpiangere il periodo che anche noi potevamo sognare ad una casa ed un lavoro certo.
Oggi di certo non c’è niente un mondo pieno di precari e chi ha ancora un contratto a tempo indeterminato non sta meglio perché non ci vuole niente a trovarsi in mezzo a una strada perché la propria ditta si disloca all’estero o fallisce.
Come diceva Macchiavelli nel “il principe”,”E tanto più è questa esperienza pericolosa, quanto non la si può fare se non una volta: però uno principe savio debbe pensare uno modo per il quale e’ sua cittadini, sempre e in ogni qualità di tempo, abbino bisogno dello stato e di lui; e sempre di poi gli saranno fedeli.
Stiamo diventando schiavi di un principe che non conosciamo ne il nome ne sappiamo che faccia ha che sta muovendo i fili di questa opera di pupi che chiamiamo terra cercando di mettere uno contro l’altro le popolazioni usando come armi di discordia la religione e la razza o il colore diverso della pelle.
Forse quando capiremo che stiamo facendo il loro gioco sarà troppo tardi per una guerra pacifica di liberazione dai lor signori ma io ancora sperò che un domani potrà accadere per iniziare a risalire dal profondo mare.
Certo chi comanda non è disposto a fare distinzioni poetiche
il pensiero è come l’oceano,
non lo puoi bloccare, non lo puoi recintare.”