CURE IMPROPRIE Ricette per gli anziani Molte volte sbagliate Una ricerca americana solleva un problema anche italiano: dopo i 65 anni il pericolo di reazioni avverse è anche doppio

Medicine prescritte per curare, ma che a volte provocano danni alla salute dei pazienti, soprattutto se anziani. Lo conferma una ricerca pubblicata di recente sulla rivista scientificaPLoS One, che ha passato in rassegna 19 studi internazionali, pubblicati negli ultimi anni, sulle prescrizioni di farmaci a ultrasessantacinquenni nelle cure primarie. Ebbene: una ricetta su cinque non è «appropriata», cioè il medicinale non è giusto per quella malattia, o il dosaggio indicato è troppo alto o basso, oppure, ancora, la durata della terapia è insufficiente o eccessiva. «Il problema è rilevante anche nel nostro Paese, tanto che nei mesi scorsi l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), in collaborazione con i medici di famiglia, ha predisposto un documento programmatico sull’uso dei farmaci nelle cure primarie — dice Walter Marrocco, della Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg), che ha fatto parte del gruppo di lavoro congiunto — . La popolazione anziana è sempre più numerosa: l’avanzare dell’età ci pone di fronte a un paziente «complesso», che soffre di diverse malattie contemporaneamente, per cui deve assumere vari farmaci per anni.

 

E le prescrizioni inappropriate non avvengono solo negli studi dei medici di famiglia e negli ambulatori specialistici, ma riguardano addirittura un terzo dei pazienti ricoverati in ospedale». Quali sono le conseguenze delle prescrizioni improprie? «Maggiori rischi di reazioni avverse ai farmaci, in media due volte più frequenti dopo i 65 anni» riferisce il medico. Alcuni studi rilevano per esempio che, se si associano gli antinfiammatori FANS ai diuretici, il rischio di ricovero per insufficienza cardiaca è doppio rispetto all’utilizzo di quest’ultimi da soli. E l’ultimo rapporto dell’OsMed, l’Osservatorio sull’impiego dei medicinali, dell’Aifa, segnala l’uso non appropriato di antibiotici per curare raffreddore o influenza e l’impiego di antinfiammatori per periodi troppo prolungati, superiori ai 90 giorni l’anno, in pazienti a rischio, soprattutto donne e anziani. «Nei pazienti sottoposti a più terapie spesso la prescrizione dei diversi farmaci avviene da parte di vari specialisti, a volte consultati all’insaputa l’uno dell’altro, il che rende difficile una valutazione delle eventuali interazioni farmacologiche — fa notare Marrocco — . Si aggiungono, poi, i farmaci da banco o di automedicazione che si assumono senza dirlo al dottore».

Spetta al medico di famiglia il difficile compito di raccordo tra le terapie prescritte anche da medici ambulatoriali e ospedalieri. «Dobbiamo verificare possibili interazioni ed effetti collaterali anche dei farmaci prescritti dagli specialisti — osserva Pierluigi Bartoletti, segretario della Fimmg Lazio — . Per aiutare i medici di famiglia a risolvere dubbi o problemi, a Roma abbiamo attivato da anni un “osservatorio” sulle prescrizioni improprie, per esempio, quelle non conformi alle note dell’Aifa su alcuni medicinali, o le ricette per farmaci che devono essere prescritti dallo specialista in base a un piano terapeutico, ma anche i casi di dimissioni dall’ospedale senza l’apposita scheda con l’indicazione della terapia da seguire». Tra telefonate, fax e mail, ogni mese arrivano allo sportello della Fimmg Lazio circa 600 richieste di chiarimenti, non solo di medici, ma anche di pazienti. Uno staff di esperti risponde ai quesiti e raccoglie le segnalazioni, poi inoltrate ai competenti organismi regionali.

Maria Giovanna Faiella

http://www.corriere.it/salute/12_settembre_30/ricette-anziani-sbagliate_cb2c5542-03d9-11e2-a116-9748af084362.shtml