Anticamente si credeva che durante la notte di Natale gli animali riuniti nella stalla potessero parlare tra di loro, usando un linguaggio comprensibile anche agli uomini, e si raccontassero ciò che l’anno nuovo avrebbe riservato.
Per poter ascoltare i discorsi degli animali era necessario distendersi sullo strame e ritrovarsi, involontariamente, dei semi di felce addosso. Ma si raccomandava ai curiosi di non rivolgere la parola agli animali, perché altrimenti li avrebbero trascinati nel loro mondo.
La natività del Gesù Bambino è segnata da un attimo di immobilità, come se il tempo si fosse fermato e fosse ricominciato, le fontane si fermano, i fiumi restarono immobili, gli animali si bloccarono sul loro passo e gli uccelli restarono fermi nel cielo. Così racconta il Protovangelo di Giacomo XVIII.
Il cristianesimo dei semplici, ricalcando le antiche orme pagane, ha costruito intorno alla nascita del Bambin Gesù numerose leggende, che riguardano anche gli animali.
Si racconta anche che la vigilia di Natale, nella grotta di Betlemme, tutti gli animali che erano presenti si inginocchiarono. Niente potè turbarli e per qualche minuto si misero a parlare.
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