CHERNOBYL UN CASO DI COLOSSALE MISTIFICAZIONE MEDIATICA INTERVISTA DI FRANCO BATTAGLIA A ZBIGNIEW JAWOROWSKI

Di Franco Battaglia – Zbigniew Jaworowski è stato direttore del Dipartimento di Igiene Radiologica del Laboratorio di Radioprotezione di Varsavia, nonché Chairman del Consiglio scientifico dello stesso Laboratorio e Chairman dell’Unscear­ – il comitato dell’Onu che, fondato nel 1954 e di cui fanno parte 100 scienziati di 20 nazioni diverse, ha avuto affidato il compito di studiare gli effetti sanitari da esposizione eccessiva alle radiazioni. L’ho intervistato per la Gazzetta di Modena.

Prof. Jaworowski, secondo il Rapporto Unscear, l’esposizione alle radiazioni dall’incidente di Chernobyl ha causato sindrome acuta da radiazioni a 134 persone tra addetti alla centrale e soccorritori. Di queste, 28 sono decedute entro 4 mesi a causa delle radiazioni, e 19 sono decedute nei successivi 20 anni per varie ragioni, per lo più non legate alle radiazioni. È corretto?

È proprio così.

Di quei 134 che oggi sono ancora vivi, alcuni hanno sofferto per ustioni alla pelle, cataratta o leucemie. A parte questo gruppo, non v’è evidenza, tra gli altri addetti e soccorritori di alcuna significativa conseguenza sanitaria attribuibile alle radiazioni (a parte una vaga indicazione di incremento d’incidenza di leucemie tra coloro che ricevettero le dosi più elevate). È corretto?

Non esattamente. La dose media assorbita dai lavoratori nel periodo 1986-87 fu di circa 100 mSv (milliSievert). Con questa dose si osservano effetti benèfici, non leucemie. Nel rapporto Unscear del 2000 il Comitato concluse che «tra i soccorritori e i residenti nelle aree contaminate non è stato osservato alcun aumentato rischio di leucemia correlabile alle radiazioni». Questa conclusione è stata confermata nel Rapporto del 2011.

Consideriamo ora la popolazione generale. Secondo il rapporto Unscear non vi è in essa convincente evidenza di alcuna conseguenza sanitaria attribuibile alle radiazioni. È corretto?

Corretto, ma con una eccezione: sono stati osservati, negli ultimi 20 anni nelle aree contaminate di Ucraina, Bielorussia e Russia, 6000 casi di neoformazioni alla tiroide (dei quali 15 sono stati fatali).

Può commentare su questo?

È incredibile come sia stato enfatizzato il caso dei tumori alla tiroide e come sia stato minimizzato, sia dai media che dalla letteratura scientifica, l’effetto dell’aumentata diagnostica. E ciò sebbene già un Rapporto dell’Oms del 1986 avvertiva che l’esposizione allo iodio-131 da Chernobyl non avrebbe causato neanche un tumore alla tiroide in eccesso. Oltre il 90% dei bambini nelle aree contaminate è stato sottoposto a indagine ecografia anno dopo anno, cosa che in passato certamente non avveniva: è stata, quella, la più grande indagine ecografica alla tiroide mai avvenuta nella storia della medicina. Una indagine che ha fatto emergere i tumori occulti, la cui incidenza è, solitamente, di alcuni punti percentuali (ad es., è del 5% in Colombia, 13% in Usa, 28% in Giappone, 35% in Finlandia), mentre l’incidenza di tumori alla tiroide “di Chernobyl” è stata, al massimo, dello 0.027%. La dose assorbita nelle aree contaminate è stata di circa 100 mGy (milligray): come ci si può attendere un qualche effetto da tale piccola dose quando uno studio su 35.000 pazienti svedesi irradiati con dosi 10 volte maggiori non solo non registrò alcun aumento di tumori alla tiroide ma, addirittura, una diminuzione del 38% di quei tumori rispetto alla popolazione non irradiata?

Alcuni studenti di medicina dell’università di Modena hanno affermato che tra il 1970 e il 2001 l’incidenza di casi di tumore alla tiroide in Bielorussia è cresciuta da 4 casi per milione a 35 casi per milione tra la popolazione generale, e da 89 casi per milione a 162 casi per milione tra la popolazione femminile.

È normale osservare tale incremento in un periodo di capillare diagnosi rispetto ad un periodo precedente quando quella pratica diagnostica non era effettuata. È stato già dimostrato in Usa, ove, dopo un programma di screening capillare alla tiroide effettuato negli anni 1974-79, si osservò un incremento di 7 volte di tumori e di 17 volte di noduli, esattamente come osservato in Bielorussia.

Io ho affermato che potremmo senza esitazione dire che tra la popolazione generale negli ultimi 25 anni a causa delle radiazioni emesse con l’incidente di Chernobyl il numero di morti è stato pari a zero. È corretto dire così?

Sì, è corretto. L’enorme numero di tumori riportato dai media (e a volte anche dalla letteratura scientifica) è il risultato di un esercizio di aritmetica irrealistico basato sulla ipotesi, priva di fondamento scientifico, secondo cui qualunque dose di radioattività, anche minuscola, è dannosa. Al contrario, abbiamo l’evidenza che piccole dosi di radiazioni hanno addirittura un effetto ormetico (cioè benèfico).

Io ho anche affermato che gli effetti sanitari dovuti alle radiazioni di Chernobyl sono stati spropositatamente gonfiati dai media nel corso degli ultimi 25 anni e che i maggiori effetti sanitari sono stati quelli indotti dalla “radiofobia” ad opera di irresponsabili “mercanti di terrore”. Concorda con me o è in disaccordo?

Sono completamente d’accordo con lei.

http://www.freenewsonline.it/2011/06/17/intervista-di-franco-battaglia-a-zbigniew-jaworowski/