Telethon e la vivisezione: l’altra visione dei fatti

GEAPRESS – E’ scandaloso – riporta in una nota Stefano Fuccelli, Presidente del PAE (Partito Animalista Europeo) – Telethon raccoglie annualmente tanti euro quanto il bilancio di funzionamento di tutto l’Inserm, ovvero l’Istituto francese di ricerca. A chi pensa di donare soldi per la cura, bisogna che sappia anche l’altro parere, ovvero che la terapia genica non è efficace. Se i donatori sapessero che il loro denaro – ha aggiunto il PAE – serve prima di tutto per finanziare le pubblicazioni scientifiche, ma anche i brevetti di poche imprese, o per eliminare gli embrioni dai geni deficienti, cambierebbero parere.

Il professor Marc Peschanski, uno degli architetti di questa terapia genica, ha dichiarato che “abbiamo intrapreso un strada sbagliata”. Jacques Testard, direttore di ricerca presso l’Istituto Nazionale Francese della Sanità e della Ricerca Medica (Inserm), uno specialista in biologia della riproduzione, “padre scientifico” del primo bebè-provetta francese, e autore di numerose pubblicazioni scientifiche che dimostrano il suo impegno per una “scienza contenuta entro i limiti della dignità umana”.

Sarebbe opportuno, ha aggiunto il PAE, che si provasse a guardare anche agli stipendi, oltre che ai rimborsi spesa, di dirigenti e amministratori di Enti caritativi che dicono di prodigarsi per la ricerca. Vi è addirittura il caso di certi Istituti e Enti di beneficenza che spendono più del 40% degli introiti per coprire i “costi amministrativi”.

E che dire, poi, di altre incongruenze? Jerry Lewis TELETHON ha raccolto più di un miliardo di dollari per la distrofia muscolare eppure adesso i malati di distrofia muscolare sono più numerosi di prima. Un fallimento, per il PAE, che era prevedibile nel momento in cui la ricerca finanziata da Telethon si basa, per oltre il 50%, sull’ utilizzo di animali o cellule di animali.

I test sugli animali, per la scarsa affidabilità, sono cattiva scienza” ed ci si auspica un radicale cambiamento nella ricerca. A riferirlo è uno dei più noti tossicologi al mondo, il professor Thomas Hartung Docente presso l’Università di Costanza oltre che, dal 2002 al 2008, direttore scientifico responsabile per la ricerca della Commissione Europea Ecvam, il Centro europeo per la convalida dei metodi alternativi e ora dirige il Caat, Centro per le alternative ai test con gli animali della Johns Hopkins University.

E’ altresì della stessa opinione, il professor Horst Spielmann della Freie Universitat di Berlino, il Prof. Michael Benatar neurologo della Emory University di Atlanta, in Georgia, specializzato nello studio della sclerosi laterale amiotrofica , Robert Weinberg il professore di biologia del Mit scopritore del primo oncogene umano, il Prof. André Menache, medico veterinario e direttore di Antidote Europe, il Prof. Umberto Veronesi, oncologo di fama mondiale direttore Istituto Europeo di Oncologia e molti altri autorevoli ricercatori.

La bibliografia scientifica è ormai piena di pubblicazioni che criticano e invalidano la vivisezione ma nessun testo scientifico riporta testimonianze sui benefici della stessa. Le denunce sono, invece, sempre più frequenti e su organi ufficiali. Il movimento di scienziati che si oppongono alla vivisezione sulla base di teorie unicamente scientifiche sta crescendo continuamente e sono sempre più frequenti gli articoli che, su riviste scientifiche prestigiose, muovono pesante critiche a questo metodo di ricerca.

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Il drammatico fenomeno della vivisezione non accenna a diminuire

 

di Oscar Grazioli

Questa non me l’aspettavo e forse neanche chi, come me, combatte da anni il drammatico fenomeno della vivisezione pensava potesse accadere. Ricordo, pochi anni fa, nella Sala dei Mappamondi in Parlamento, presenti Rita Levi Montalcini alte cariche dell’allora governo, che il ministero della Salute, attraverso i suoi tecnici, ci fece vedere delle proiezioni molto confortanti sull’utilizzo di animali nel campo della sperimentazione di farmaci, cosmetici, detersivi e sostanze varie.


Ebbene, ancora una balla, una tragica balla che ci riporta verso il diciannovesimo secolo di cartesiana memoria, invece di proiettarci nell’era delle analisi statistiche, delle staminali, dell’utilizzo di embrioni, di tessuto colture umane e del rifiuto di credere che da topi e ratti arriveranno, come ci promettono da decenni, i rimedi finali contro cancro, Alzheimer, Parkinson, sclerosi a placche, fibrosi cistica, tutte malattie in gran parte completamente sconosciute nei roditori. Dobbiamo alla Lav l’avere obbligato il ministero della Salute, che intendeva occultare i dati, a pubblicarli.


Si tratta del biennio 2008 – 2009. La prima cosa che salta agli occhi è che le cosiddette autorizzazioni in deroga sono incrementate del 50%, quando era stato promesso un regolamento sempre più restrittivo. Di che si tratta. Presto detto. Impiego di cani e gatti, scimmie non antropomorfe, uso di animali a fini didattici e, dulcis in fundo, esperimenti senza alcuna forma di anestesia o sedazione. Roba da profondo oscurantismo ottocentesco (e novecentesco), quando non passava giorno che il tal ricercatore annunciasse in pompa magna di avere fatto una scoperta decisiva per le sorti dell’uomo, ovvero che un cane dopo 12 giorni di totale insonnia (ottenuta attraverso scosse elettriche) muore o che un gatto resiste 11 giorni senza bere, poi soffoca con la lingua gonfia che occlude il laringe.


Oggi, per giustificare l’accesso ai fondi (per la vivisezione la crisi non sembra esistere) e per aiutare qualche primario o vice ad incassare un po’ di punti, si cerca di ricostruire, su cani, gatti e scimmie, un modello di malattia dell’uomo in quegli animali inesistente, per poi studiare il farmaco miracoloso che da lustri attendiamo contro le più gravi malattie degenerative. Peccato che tra uomo, cane, gatto e topo ci siano differenze enormi. Poi capita che il vaccino contro l’Aids, sperimentato dalla nostra Ensoli in Italia sulle scimmie, su di loro fosse risultato efficace. Passato alla sperimentazione sull’uomo si è tradotto in un fallimento totale che si è ingoiato un bel po’ di danaro pubblico.


Le regioni con il maggior numero di sperimentazioni autorizzate sono Lazio, Emilia Romagna, Toscana, Lombardia e Veneto. Suini, caprini, scimmie, uccelli, rettili pesci e altri mammiferi sono in sensibile aumento per l’uso sperimentale nel triennio 2007 – 2009. In mezzo questi dati drammatici è bene sottolineare, per gli esperimenti senza anestesia, che gli animali sono vigili sia durante l’esperimento, che comporta fratture, incisioni, innesti, investigazioni sul cervello ecc., che durante tutto il percorso post-operatorio, iter al termine del quale gli animali vengono soppressi.  Stiamo facendo decisi passi avanti. Verso il baratro del Medio Evo.

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