12 Dicembre 1913 – La Gioconda viene recuperata a Firenze, due anni dopo essere stata rubata dal Louvre da Vincenzo Peruggia

Vincenzo Peruggia

Da fonti o riferimenti sufficienti.Wikipedia, l’enciclopedia libera.


Vincenzo Peruggia
(Dumenza11 ottobre 1881 – Annemasse8 ottobre 1925) è stato undecoratore e imbianchino italiano, divenuto famoso per il “furto della Gioconda”.Vincenzo peruggia.jpg

Foto segnaletica di Vincenzo Peruggia,1913.

Già impiegato al Museo del LouvreParigi, la notte del 20 agosto 1911 rubò La Gioconda di Leonardo, allora conservata nel Salon Carré del Museo. Processato dal Tribunale di Firenze, fu riconosciuto colpevole con le attenuanti, e condannato ad un anno e quindici giorni di prigione.

Partecipò alla Prima guerra mondiale, e dopo Caporetto finì in un campo di concentramento austriaco. Terminata la guerra emigrerà ancora in Francia, dove morirà in Alta Savoia l’8 ottobre 1925.

Il furto avvenne fra domenica 20 e lunedì 21 agosto 1911, prima di un giorno di chiusura del museo.Il furto della Gioconda

Le indagini della gendarmeria francese andarono fuori strada e non portarono ad alcun risultato concreto: la responsabilità del fatto fu via via attribuita all’Impero tedesco, a Guillaume Apollinaire (che aveva dichiarato di voler distruggere i capolavori di tutti i musei per far posto all’arte nuova), e al suo amico Pablo Picasso (subito rilasciato).

Nel frattempo, il posto lasciato vuoto dalla Gioconda sulla parete del Louvre, fu preso momentaneamente da un dipinto di Raffaello, il Ritratto di Baldassare Castiglione.

Il dipinto fu rintracciato due anni più tardi, nel dicembre 1913, a Firenze. L’autore del furto era appunto Vincenzo Peruggia, originario dellaprovincia di Como. Emigrato in Francia giovanissimo, aveva lavorato anche per il Louvre. La collaborazione era cessata da qualche tempo, ma Peruggia aveva partecipato ai lavori per la sistemazione della teca di vetro dove era custodito il dipinto, e conosceva bene le abitudini del personale del museo.

Il ritrovamento

Peruggia raccontò di aver custodito il dipinto in una valigia, posta sotto il letto di una pensione di Parigi. Successivamente portò il quadro inItalia con l’intenzione di venderlo. Ottenere da qualcuno delle garanzie che il quadro sarebbe rimasto in Italia, e si trasferì quindi a Firenze.

Fu quindi arrestato, e ai carabinieri che lo prelevarono disse di aver compiuto il furto per patriottismo, per “restituire il frutto dei saccheggi napoleonici”. In realtà La Gioconda è legittimamente di proprietà dello Stato francese: il dipinto fu infatti portato in Francia da Leonardo da Vincinel 1516, quando il re Francesco I invitò il pittore a lavorare ad Amboise, vicino alla residenza del Re (il Castello di Clos-Lucé). Qui Francesco I acquistò da Leonardo varie opere, fra cui anche la Gioconda (si dice che il Re avesse pagato il dipinto 4000 ducati d’oro, una somma importante per l’epoca).

La mite condanna

Vincenzo Peruggia durante il processo per il furto della Gioconda.

Il processo si svolse il 4 e 5 giugno 1913 di fronte al Tribunale di Firenze, di fronte alla stampa internazionale ed ad un pubblico generalmente favorevole al Peruggia, per un malinterpretato amor di patria. La pressione popolare sortì, comunque, l’effetto di indurre la corte a concedergli le attenuanti, ed a comminargli una pena assai mite: un anno e quindici giorni di prigione. Quando uscì di prigione, trovò un gruppo di studenti toscani che gli offrirono il frutto di una colletta, a nome di tutti gli italiani: 4.500 lire.

Il ritorno del dipinto in Francia

L’atteggiamento delle autorità italiane venne apprezzato in Francia. I due paesi, d’altra parte, coltivavano da circa dieci anni rapporti sempre più amichevoli. E, due anni più tardi, avrebbero combattuto insieme la prima guerra mondiale. Si poté così evitare che Parigi chiedesse una pena esemplare, e concordare un lungo periodo di esposizione del dipinto (prima agli Uffizi aFirenze, poi all’ambasciata di Francia di Palazzo FarneseRoma, poi alla Galleria Borghese, in occasione del Natale), prima del suo definitivo rientro.

Monna Lisa arrivò in FranciaModane, su un vagone speciale delle Ferrovie italiane, accolta in pompa magna dalle autorità francesi, per poi giungere a Parigi dove, nel Salon Carré, l’attendevano il Presidente della Repubblica francese e tutto il Governo.

Filmografia