Per combattere il cancro parliamo al paziente

Combattere su tre fronti: diagnosi sempre più precoci. Terapie genetiche. E una rivoluzione: parlare al malato, non solo curare 
la sua malattia

di Umberto Veronesi

 

 

Per combattere il cancro parliamo al paziente

Fino al secolo scorso pensavamo alla ricerca contro il cancro prevalentemente come ricerca di farmaci, anzi di un farmaco che, come è successo con la penicillina per le infezioni, rappresentasse la soluzione per il cancro. Poi è arrivata la genomica , che ha acceso ancor di più le speranze di una terapia definitiva, ma ha confermato che la pillola anticancro è un sogno irrealizzabile, perché il tumore, studiato attraverso i geni, appare come una malattia ancora più complessa di quanto avessimo ipotizzato. In realtà si tratta di tante malattie differenti.

Oggi se pensiamo alla ricerca oncologica, dobbiamo quindi immaginare tre frontiere. La prima è la frontiera delladiagnostica precoce. Va ricordato innanzitutto che i risultati ottenuti fino ad oggi in termini di riduzione di mortalità, sono dovuti in buona parte alla anticipazione della diagnosi. Uno studio pubblicato su “Annals of Oncology” stima che nel 2014 in Europa saranno evitati 250 mila morti per cancro grazie alla prevenzione. Il perché è ormai risaputo, ma vale la pensa di ripeterlo: più un tumore è piccolo, maggiore è la sua probabilità di guarigione. E minore è il rischio degli effetti collaterali delle terapie, che possono influire negativamente sul progetto di vita individuale.

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“Un italiano su due si ammalerà di cancro”

Società malata

L’allarme di Veronesi: “Un italiano su due si ammalerà di cancro”

Umberto Veronesi

«Era il 2 luglio 1981 e un articolo in prima pagina sul New York Times cambiò la storia del cancro al seno. Parlava del mio intervento mini-invasivo che, senza quel pezzo, sarebbe rimasto una pubblicazione scientifica di poche pagine dimenticata in un cassetto». Umberto Veronesi, fondatore e direttore scientifico dell’Istituto europeo di oncologia-Ieo di Milano che questa primavera compie 20 anni, sceglie un aneddoto personale per lanciare un appello al mondo del giornalismo: «Dobbiamo cercare di trovare un accordo, un’alleanza, per combattere insieme la sfida più grave che l’umanità deve affrontare dall’inizio dei tempi, il cancro». Una vera e propria chiamata alle armi contro «una malattia epidemica stravolgente: 50 anni fa si ammalava di tumore un italiano su 30, oggi si ammala uno su 3 e futuro si ammalerà uno su 2», avverte l’oncologo che ieri, all’università Iulm di Milano, ha partecipato all’incontro ’I media nella lotta al cancro’.

L’appello – Dimenticare i tempi in cui il cancro non si poteva neppure nominare e veniva chiamato ’male inguaribile’, e vincere i tabù informando correttamente l’opinione pubblica e insegnandole a credere nella scienza, «oggi poco amata dalla nostra popolazione». È questa la richiesta che Veronesi ha rivolto alle firme note intervenute con lui nell’Aula magna dell’ateneo, per il primo confronto pubblico sulla comunicazione in campo oncologico. «Dei 20 milioni di italiani che oggi sviluppano un tumore nel corso della vita – è il messaggio dell’ex ministro della Sanità – 14 milioni, il 70%, potrebbero essere salvati con la prevenzione e la diagnosi precoce».

I direttori rispondono – Da parte sua Monica Maggioni, direttore di RaiNews24, ha evidenziato “la responsabilità di fronte a certe notizie come quella in cui l’attrice Angelina Jolie rivelò di essersi fatta asportare e ricostruire i seni per il rischio di sviluppare un tumore alla mammella, per evitare che il giorno dopo ci fosse la fila di donne a imitarla”. Mario Calabresi, direttore de La Stampa, parlando del timore di usare la parola cancro sui giornali, ha ricordato che quando intervistò Silvio Berlusconi sul suo tumore alla prostata, “la condizione che pose per rilasciare l’intervista fu che non usassimo in prima pagina la parola cancro, se no le persone lo avrebbero guardato come se fosse a scadenza, come si guardano i denti ai cavalli”.

fonte

Triumph e Fondazione Umberto Veronesi per la ricerca sul tumore del seno

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Parliamo di una bella iniziativa che vede come protagonisti Triumph e Fondazione Umberto Veronesi: dal 1 al 13 giugno 2013, Triumph infatti devolverà a favore della ricerca sul tumore del seno, 1 euro per ogni capo venduto in tutti i negozi monomarca d’Italia, contribuendo così al sostegno di un Progetto di Ricerca della Fondazione Umberto Veronesi.

 

La collaborazione tra Triumph e Fondazione Umberto Veronesi è nata lo scorso anno durante il mese della prevenzione del tumore al seno e si rinnova anche quest’anno per cercare di sensibilizzare quante più donne possibili sull’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce.

http://www.mondobenessereblog.com

Umberto Veronesi nasce a Milano il 28 novembre 1925

Umberto Veronesi

 

 

Umberto Veronesi, uno dei pionieri della lotta contro i tumori in Italia, è nato il 28 novembre 1925 a Milano da una famiglia di origine contadina. Laureato in medicina nel 1950, nella città meneghina ha svolto la sua carriera scientifica (salvo brevi periodi di lavoro in Francia e in Inghilterra), entrando a far parte dell’Istituto tumori subito dopo la laurea. 

È stato il primo italiano presidente dell’Unione internazionale di oncologia ed ha fondato la Scuola europea di oncologia (Eso). Veronesi è specializzato nella cura dei tumori del seno e ideatore di una tecnica rivoluzionaria, la quadrantectomia, che permette di evitare in molti casi l’asportazione totale della mammella. Nemico del fumo, è da sempre convinto che l’arma più efficace contro i tumori maligni (che considera “curabili”), sia la prevenzione, basata su uno stile di vita sano e un’alimentazione corretta. 

Conosciutissimo e stimato anche all’estero. Per diciotto anni ha guidato proprio quell’Istituto nazionale dei tumori di Milano che lo ha accolto da giovane e, dal 1995, dirige l’Istituto europeo di oncologia (Ieo), nuova struttura privata sorta alle porte del capoluogo lombardo. 

Divenuto Ministro della Sanità nel 2000 sotto il governo Amato, conosceva quei corridoi già molto bene, allorché nel 1993 venne chiamato, dall’allora ministro Raffaele Costa, a far parte della Commissione nazionale incaricata di programmare un piano nazionale contro il cancro. Nel 1995 è stato tra i dodici firmatari dell’appello per la legalizzazione delle droghe leggere, nel quale si considerava come “una legge che legalizzasse l’uso dei derivati della canapa indiana comporterebbe la creazione di un efficace contesto giuridico di controlli e autorizzazioni”. 

Nel 1998, invece, è stato chiamato a presiedere la commissione di esperti incaricata della sperimentazione della terapia Di Bella, un “caso” scientifico clamoroso (e una fonte preoccupante di illusioni), che ha monopolizzato l’attenzione di media e giornali per un lungo periodo. Sposato a una pediatra di origine turca, Susy Razon, Umberto Veronesi ha sei figli, quattro maschi (uno è il famoso direttore d’orchestra) e due femmine. 

Il Prof. Umberto Veronesi è vegetariano e fra i suoi mille interessi si trovano il canottaggio, le poesie di Majakovski e i filmdi Federico Fellini.

Campagna in difesa della salute umana e del latte materno

INCENERITORE

Parto da questa affermazione di

umberto veronesi

il quale, intervistato da Fazio durante la trasmissione “Che tempo fa”, affermava che con assoluta sicurezza il rischio degli inceneritori è zero. Poi vedo un filmato su Youtube, dove lo stesso Veronesi, un pò scocciato per l’insistente domanda dell’intervistatore afferma: “Non sono un esperto di inceneritori……però i miei esperti mi hanno giurato…..” Questo atteggiamento desta per lo meno un pò di sospetto; leggo quindi gli articoli degli esperti. Questi fanno un uso inappropriato di studi nazionali e internazionali, fino a stravolgerne i risultati, in modo da giustificare gli inceneritori e dichiararli innoqui per la salute dei cittadini.

Per tutti voglio enunciare ciò che è scritto in uno di questi: “Healt effects of waste inceneration: a review of epidemiological studies” di Hu S.W. e Shy C.M. pubblicato nel 2001:    “Diversi studi hanno evidenziato associazioni significative tra inceneritori ed alterato rapporto maschi/femmine alla nascita, cancro al polmone, cancro alla laringe, malattie ischemiche cardiache, mutageni nelle urine, livelli elevati nel sangue di composti organici e metalli pesanti.”    In altri studi si parla di gravi danni per la salute delle donne esposte e sarcomi in entrambi i sessi.

Questi sono risultati rassicuranti?

Su queste rassicurazioni degli esperti poi, le amministrazioni comunali decidono che coloro che si oppongono agli inceneritori sono dei fanatici ambientalisti privi di qualsiasi fondamento scientifico.  Faccio vedere i lavori a colleghi medici, tutti affermano che gli inceneritori, anche i più moderni, sappiamo che sono cancerogeni, che liberano diossine…..ma il mondo va così e la nostra voce non viene ascoltata.

Allora cari medici opponiamoci agli inceneritori, facciamo sentire la nostra voce e potremo cambiare il titolo in “Salute dei cittadini a rischio zero“; grazie ad una politica che spinga realmente verso una raccolta differenziata spinta che conduca al Recupero/Riuso/Riciclo con minori costi ambientali e sanitari.