Tumore della laringe: 6 pazienti su 10 superano la malattia

tumore laringeIn Italia il 60% dei pazienti con cancro alla laringe guarisce dalla malattia. E la percentuale sale a oltre il 90% se la patologia viene diagnosticata allo stadio iniziale. All’inizio degli anni ’90, invece, solo il 50% dei malati sconfiggeva la neoplasia. “Si tratta della più diffusa e frequente forma di tumore della testa-collo – afferma il prof. Giuseppe Spriano Presidente nazionale della Società Italiana di Otorinolaringologia e Chirurgia Cervico-Facciale (SIOeChCf) in un seminario tenutosi oggi -. Ogni anno queste neoplasie colpiscono 12.000 italiani e il loro numero è in aumento a causa anche di comportamenti scorretti sempre più diffusi. Chi assume alcol corre, infatti, un rischio 3 volte maggiore di cancro al cavo orale, faringe ed esofago rispetto ad un astemio. Nel nostro Paese è in aumento il consumo di alcolici, soprattutto tra i giovanissimi. Il 44% degli under 25 italiani beve regolarmente fuori dai pasti, erano “solo” il 34% 10 anni fa”. Il carcinoma alla laringe si manifesta con alterazioni della voce (disfonia). Quando invece è più esteso provoca difficoltà e dolore alla deglutizione, tosse e, a volte, la comparsa di tumefazioni al collo. La diagnosi di sospetto tumore della laringe viene di solito svolta dallo specialista Otorinolaringoiatra con una visita accompagnata da una fibrolaringoscopia. “Si utilizza uno strumento a fibre ottiche sottile che, introdotto nella gola del paziente attraverso il naso, permette di vedere le corde vocali e le altre strutture della laringe – sottolinea il prof. Giuseppe Spriano -. In caso di sospetto clinico si effettuerà una biopsia”. Il bisturi rappresenta in molti casi la soluzione definitiva contro la malattia. “Oggi le operazioni sono meno invasive – prosegue Spriano -. In passato l’unico intervento possibile era la laringectomia totale, cioè l’asportazione completa della laringe che provocava la perdita della voce e la tracheotomia definitiva per la respirazione. Oggi grazie alla chirurgia endoscopica è possibile rimuovere tumori poco estesi, utilizzando il laser attraverso la bocca. Nelle neoplasie di media grandezza si svolgono laringectomie parziali. In questo caso viene asportata solo una parte della laringe in modo da permettere al paziente di parlare, respirare e deglutire normalmente. Negli ultimi due anni è stata introdotta anche la chirurgia robotica, che permette di eliminare il cancro inserendo due piccole mani chirurgiche attraverso la bocca del paziente. Queste replicano i movimenti dello specialista che si trova invece ad una consolle operatoria distante dal paziente”. E’ possibile prevenire queste forme di cancro intervenendo sugli stili di vita e sottoponendosi a visite dallo specialista. “L’80% dei tumori della testa-collo sono riconducibili ad alcol e sigarette – conclude il Presidente degli otorini -. Per evitare la malattia è fondamentale seguire stili di vita sani e quindi niente fumo, limitare il più possibile gli alcolici, seguire una dieta sana ed equilibrata e svolgere attività fisica tutti i giorni. Un accanito bevitore o un forte fumatore invece dovrebbe sottoporsi a visite otorinolaringoiatriche periodiche, magari una volta l’anno a partire dall’età dei 50 anni in su”.

fonte

A cosa serve la tracheotomia d’urgenza e quando può essere utile

 

Chi segue le serie tv americane cosiddette medical ne avrà viste praticare molte, almeno una ogni tot episodi, se non altro per la suspance che riescono a creare: la tracheotomia  è una procedura chirurgica che si effettua per facilitare la respirazione quando l’apporto di ossigeno inalato durante l’inspirazione risulta essere insufficiente per le necessità dell’organismo.

Si parla invece di tracheotomia d’urgenza quando la si esegue in condizioni critiche per il paziente, ovvero quando è in corso un’insufficienza respiratoria che non permette la corretta intubazione endotracheale, quella che serve a portare la quantità di ossigeno necessaria al polmone. Le cause che portano ad eseguire una tracheotomia d’urgenza possono essere molteplici ma sono tutte ricollegabili a gravi insufficienze respiratorie che minano la vita stessa del paziente. Solitamente è utile praticarla nei seguenti casi:

  • muco o altre secrezioni nell’area tracheale
  • ostruzione delle alte vie aeree dovuta a traumi facciali, infezioni o stenosi
  • ostruzione delle vie aeree a causa di paralisi ai muscoli della gola, come nel caso della paralisi delle corde vocali
  • insufficienza respiratoria cronica
  • apnee del sonno molto gravi
  • ustioni della cavità orale
  • stenosi croniche, ovvero restringimenti della trachea e della laringe

La rapidità della procedura è tale che spesso è possibile eseguirla anche in corsia: solitamente si somministra un anestetico locale al paziente e poi si procede con la recissione della trachea attraverso un’incisione longitudinale della membrana cricotiroidea, per poi inserire un ago-cannula rigido, in modo da non far collassare i tesuti molli della zona, collegato ad una sacca di ossigeno.

Via | Mypersonaltrainer

Tracheostomie e tracheostomizzati – IX parte – Informazione all’utente

Informazione  all’utente

 

 

Cos’è la Tracheostomia?

La tracheostomia è un tubicino ricurvo creato per essere inserito direttamente nelle vie respiratorie (superiori) del paziente, all’altezza del collo. L’intervento chirurgico necessario all’inserimento della trachoeostomia viene chiamato Tracheotomia. L’inserimento può venire praticato dal chirurgo in sala operatoria oppure al Reparto di Cura Intensiva, dal medico addetto al Reparto

 

Come Funziona?

 

Quando il polmone artificiale viene usato per più di 5 –10 giorni, o in casi di perdita di conoscenza, per aiutare il paziente ad una respirazione più soddisfacente viene praticata la tracheostomia. Nella maggior parte dei casi, quando il paziente comincia a migliorare, il tubo della tracheostomia potrà essere rimosso. Il foro che è stato praticato si richiude e la respirazione riprenderà in modo naturale. Per alcuni pazienti sarà necessario tenerla per periodi più lunghi. Quando ciò occorre, vi è una equipe di medici, infermieri, fisioterapisti e locoterapisti che saranno d’aiuto al paziente per la rimozione del tubo. Ció potrà richiedere giorni o mesi.

 

I tubi della trachestomia causano spesso al paziente l’impossibilità di poter parlare, specialmente quando corrono il rischio di ingoiare cibi solidi o liquidi verso la trachea e quindi verso i polmoni. Man mano che il paziente va migliorando, verranno usati tubi diversi che permetteranno al paziente di poter parlare. Alcuni pazienti saranno costratti all’uso permanente della tracheostomia.

 

 

Vi sono delle Complicazioni?

 

Tutti gli interventi e procedure a carattere di Cura Intensiva hanno dei rischi potenziali anche quando portati a termine da personale esperto.

 

 

 

Qualche Domanda?

 

Logicamente se avete delle domande o siete preocupati di qualcosa, discutetene con il Personale addetto al Reparto di Cura Intensiva (CCU)

Per la gestione della tracheostomia a domicilio, vi rimandiamo all’opuscolo informativo a cura del personale del Reparto di Otorinolaringoiatria dell’Ausl della Val d’Aosta, che potrete trovare all’indirizzo http://www.ausl.vda.it

 

Bibliografia

ASSISTENZA INFERMIERISTICA PER L’ESECUZIONE DELLA TRACHEOSTOMIA Andrea Murachelli   I.P. Terapia Intensiva Post Operatoria – Policlinico Multimedica (Milano-Sesto san Giovanni)

http://www.tracheostomia.com

GESTIONE DELLA CANNULA TRACHEOSTOMICA

Protocollo di: Lucia Zanovello, Cristina Ruffo, Paola Frattini, Gloria Lonardi

 

In collaborazione con il Dott Leopoldo Vaona

http://infermierincontatto.beepworld.it/tracheostomia.htm

TRACHEOSTOMIA II parte Definizione

Tracheotomia

Apertura temporanea della

parete tracheale e della cute,

con conseguente

comunicazione tra la trachea

cervicale e l’ambiente

esterno,che consenta un

passaggio di aria atto a

respirazionegarantire un’efficace

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Tracheostomia

Creazione di un’apertura

permanente della trachea,

mediante abbocamento

della breccia tracheale alla

cute cervicale,con

conseguentw contatto diretto

con l’ambiente esterno.

(Skin Lined)

http://www.tracheostomia.com/

Gestione del paziente cannulato (Sottoposto a laringectomia o a tracheotomia)

INTRODUZIONE
Nei nostri ospedali, ci si trova sempre più spesso a dover affrontare pazienti portatori o portatrici di cannule endotracheali. L’incidenza delle patologie neoplastiche a carico della laringe, nella popolazione, varia infatti da 3 a 6 ogni centomila abitanti (il 2,5% dei tumori diagnosticati nel mondo); con maggiore frequenza nelle zone industriali del Nord [1]. Il personale infermieristico, al di fuori dei reparti di ORL, si trova così a dover gestire una tipologia di paziente con cui normalmente non viene a contatto, con tutti i relativi problemi e difficoltà. Abbiamo voluto redigere questa relazione nell’intento di rendere meno astiosa l’assistenza ai pazienti cannulati; sia all’interno dei reparti di degenza che a livello domiciliare.  

DEFINIZIONI
Si definisce tracheotomia l’apertura temporanea della parete tracheale e della cute, con conseguente comunicazione tra la trachea cervicale e l’ambiente esterno, che consenta un passaggio di aria atto a garantire una efficace respirazione.La tracheostomia è, invece, la creazione di un’apertura permanente della trachea, mediante abboccamento della breccia tracheale alla cute cervicale, con conseguente contatto diretto con l’ambiente esterno. La tracheotomia non può essere considerata un semplice atto chirurgico e nemmeno soltanto la creazione di una via di passaggio più breve per garantire un buon afflusso di aria. Eseguire una tracheotomia significa molto di più.Con essa si modifica l’anatomia cervicale e si altera la fisiologia respiratoria (con la perdita della funzione di condizionamento dell’aria :temperatura, umidità e presenza di particolato).  

ANATOMIA DELLA TRACHEA
La trachea è un condotto fibrocatrilagineo obliquo medialmente, in basso ed indietro, costituito da 15 – 20 anelli cartilaginei. Essa inizia al bordo inferiore della cartilagine cricoide e termina nel torace dividendosi nei due bronchi principali.La trachea è un organo molto mobile sia sul piano orizzontale che sul piano verticale. È elastica ed estensibile e segue i movimenti meccanici degli organi confinanti durante la deglutizione e la fonazione.La fissità della trachea è garantita dalla sua continuità:

  • in alto con la laringe,
  • in basso con i bronchi principali e i peduncoli polmonari,
  • posteriormente con il piano esofageo e vertebrale.

Gli anelli cartilaginei determinano la forma ed il calibro del lume tracheale che varia con l’età ed il sesso; da questo deriva la necessità di avere delle cannule tracheostomiche di diverse dimensioni.Il diametro tracheale è uniforme in altezza nei due segmenti cervicale e toracico; nell’adulto è di 16 – 18 mm. La lunghezza e il diametro della trachea, aumentano durante l’inspirazione e si riducono durante l’espirazione.  

FISIOLOGIA DELLA TRACHEA
Alla trachea possono essere essenzialmente attribuite due funzioni:

  1. funzione aerea,
  2. funzione di difesa attiva verso le particelle inalate attraverso due meccanismi:
    • meccanico
    • immunitario (o immunologico) 

Funzione aerea
La trachea non è un condotto inerte; per la sua struttura fibroelastica e la sua localizzazione cervicotoracica, è l’unica via di passaggio dell’aria verso gli alveoli polmonari.La trachea, con le vie respiratorie superiori, costituisce lo “spazio morto anatomico”, che ha un volume di circa 150 ml. Questo aumenta con l’aumentare dell’ampiezza respiratoria, poiché le vie aeree intratoraciche risultano più espanse a fine espirazione.La trachea non può comunque essere assimilata a un tubo rigido: la composizione della sua parete la rende distendibile e comprimibile. Con i bronchi e la gabbia toracica essa compone il sistema respiratorio “passivo” che subisce però l’influenza delle variazioni di pressione prodotte dal sistema respiratorio “attivo” (muscoli respiratori) durante il ciclo respiratorio. 

Funzione di difesa
Durante la normale ventilazione, materiale nocivo può depositarsi sulla superficie mucosa delle vie aeree o penetrare in profondità nel tratto respiratorio inferiore. Le particelle inalate o aspirate incontrano un sistema di difesa creato per prevenire eventuali danni o infezioni. La trachea partecipa attivamente a tale sistema di difesa attraverso due meccanismi: quello meccanico e quello immunologico.La difesa meccanica comprende le barriere anatomiche, la clearance mucociliare e il riflesso della tosse.La difesa immunologica, a livello tracheo – bronchiale, si fonda su due livelli di organizzazione del sistema linfatico: il sistema linfonodale paratracheale e il tessuto linfoide della mucosa di rivestimento (BALT). 

TECNICHE CHIRURGICHE 
Tracheotomia
La modalità di esecuzione della tracheotomia ha subito notevoli modifiche in funzione alle problematiche gestionali ed in funzione all’estensione delle indicazioni.Esistono molte varianti di esecuzione della tracheotomia. L’incisione cutanea può essere verticale o trasversale; in caso di incisione trasversale, la sua sede varierà in funzione del livello dell’apertura tracheale. Nel collo, l’incisione cutanea preferibile, quando possibile, è quella trasversale.L’incisione cutanea deve avvenire in un’area triangolare che ha per apice il manubrio sternale, per base superiore il margine inferiore della cricoide e per lati i margini mediali dei muscoli strernocleidomastoidei.La sede di apertura tracheale è dettata in primo luogo dal tempo di esecuzione:

  • in condizioni di emergenza -> spazio cricotracheale/spazio cricotiroideo
  • in condizioni di urgenza relativa -> incisione cutanea verticale, poi come in elezione
  • in condizione di elezione -> sede ottimale tra il 2° –  4° anello.

L’istmo della tiroide, in condizioni normali, viene sezionato sia per il rischio emorragico, correlato al decubito della concavità della cannula nel postoperatorio; sia per un eventuale ostacolo, al riposizionamento d’urgenza di una cannula tracheale accidentalmente dislocatasi.Nella tracheotomia semplice, non essendovi abboccamenti cute – trachea, è necessario che le incisioni tracheali siano lineari (trasversali o verticali), tali da alterare il meno possibile la parete tracheale.Le aperture che comportano la creazione di lembi o sportelli vanno riservate ai casi in cui si ritiene utile o necessaria l’esecuzione di un abboccamento cute – trachea parziale o completo. 

TRACHEOTOMIA:
viene eseguita una incisione orizzontale interanulare nell’adulto, mentre nel bambino viene eseguita una incisione verticale mediana sezionando due o più anelli. 

TRACHOESTOMIA:

  1. stomie parziali (abboccamento cute/trachea settoriale),
  2. stomie complete (abboccamento cute/trachea totale),
  3. stomia totale (trachea sezionata trasversalmente LT),
  4. stomia parziale inferiore (di elezione a proteggere il mediastino).  

INDICAZIONI CHIRURGICHE
Impiegate in svariate forme patologiche quando esiste la necessità di:

  • superare un ostacolo respiratorio a livello delle vie aeree superiori
  • migliorare la performance respiratoria
  • necessità di assistere la respirazione per un tempo prolungato.  

COMPLICANZE DELLA TRACHEOTOMIA 
Le complicanze della tracheotomia possono essere intra – operatorie oppure post – operatorie (precoci o tardive). 
Le complicanze intra – operatorie possono essere:

  • emorragia, 
  • lesioni alle strutture anatomiche contigue (esofago, trachea, nervo ricorrente, cupola pleurica), 
  • turbe del ritmo, arresto cardiorespiratorio. 

Le complicanze post – operatorie precoci possono essere:

  • emorragia, 
  • pneumotorace, pneumomediastino, 
  • ostruzione della cannula, 
  • dislocazione della cannula, 
  • enfisema sottocutaneo, 
  • disfagia. 

Le complicanze post – operatorie tardive possono essere:

  • emorragia, 
  • stenosi tracheale, 
  • fistola tracheo – esofagea, 
  • ostruzione della cannula, 
  • dislocazione della cannula, 
  • infezioni, 
  • granulomi, 
  • fistola tracheo – cutanea, 
  • cheloidi.  

GESTIONE DELLA TRACHEOTOMIA E DEL PAZIENTE CANNULATO 
Pur essendo un ottimo ausilio che aiuta il tracheotomizzato (o tracheostomizzato) a respirare meglio, la cannula richiede una certa manutenzione e alcuni cambiamenti delle abitudini di vita quotidiana.È molto importante la pulizia della cannula (tracheotomia) e dello stoma tracheale (tracheostomia) specie nei primi tempi dopo l’esecuzione dell’intervento, in quanto vi è un aumento delle secrezioni bronchiali e della loro viscosità. Ne consegue un aumento delle probabilità di sovra–infezioni batteriche. Tali operazioni sono da eseguirsi almeno due volte al giorno; anche più frequentemente se le condizioni del paziente lo richiedono. Bisogna sempre fare una valutazione del paziente tracheotomizzato – tracheostomizzato.

Criteri locali:

  • condizioni dello stoma (arrossamento, tumefazione, secrezioni purulente e granulazioni)
  • rumori respiratori o ostruzione della cannula

Criteri generali : quali la saturazione dell’ossigeno o la valutazione di un eventuale distress respiratorio.Segni e sintomi di infezione respiratoria , invece, possono essere :

  • modificazione delle secrezioni (quantità, colore e odore), 
  • malessere generale, 
  • iperpiressia, 
  • insufficienza respiratoria 

Tipi di cannule endotracheali
Rigida:  

  • metallica (produzione artigianale, non più in uso)
  • materiale plastico (silicone o PVC, di uso corrente)

Flessibile (usate nei reparti di rianimazione):

  • armate
  • non armate

 Il set completo di una cannula endotracheale comprende 3 parti: cannula, controcannula e mandrino (detto anche otturatore).

  • Cannula endotracheale; la parte esterna della cannula che viene inserita nella trachea.
  •  Mandrino (otturatore); tubo a punta smussa coassiale alla cannula che, inserito al posto della controcannula, serve ad introdurre la cannula senza ledere la mucosa tracheale. Va rimosso subito dopo l’introduzione della cannula e sostituito dalla controcannula.
  • Controcannula; tubo rimovibile coassiale al diametro interno della cannula. Serve ad evitare che la cannula si ostruisca con le secrezioni.
  • Valvola unidirezionale; è un accessorio che elimina la necessità di usare il dito per chiudere l’apertura della cannula tracheostomica e consentire la fonazione. 

Le caratteristiche delle cannule endotracheali sono: 

  • forma (angolata o a semicerchio), 
  • diametro (riferendosi al diametro interno della cannula prossimo alla flangia: ID), 
  • flangia (lamina posta perpendicolarmente alla cannula che le impedisce la caduta nel lume tracheale. È provvista di fori a cui legare la fettuccia per il fissaggio). 

Le cannule possono inoltre essere di tre tipi: cuffiate, non cuffiate o fenestrate. 

  • CUFFIATA: dotata di palloncino gonfiabile posto sul terzo distale della cannula. Permette di mantenere la pressione durante la respirazione assistita e di evitare “ab ingestis” ed aspirazione di secrezioni. Viene anche utilizzata in rianimazione o nei casi di sanguinamento nei distretti faringo – laringei. Attualmente, questo tipo di cannula, è dotata di cuffia a bassa pressione. 
  • NON CUFFIATA: usata nel post operatorio di interventi cervico – facciali, in pazienti in respiro spontaneo con tracheotomia di lunga durata o permanente, in pazienti che necessitano di broncoaspirazioni frequenti e comunque non sottoposti a respirazione assistita. 
  • FENESTRATA: è fornita di una fenestratura nella porzione convessa del tratto endotracheale della cannula. La fenestratura può essere unica o multipla a circa 2 cm dalla flangia. Chiudendo il foro della cannula, la fenestratura permette il passaggio di aria attraverso le vie aeree superiori dando così la possibilità al paziente di parlare e respirare. Vengono utilizzate in chirurgia ORL e in pazienti post rianimazione per permettere una chiusura temporanea della cannula prima della decannulazione. Sono usate senza controcannula. Attualmente sono in commercio anche cannule fenestrate cuffiate, di uso non routinario. Vengono utilizzate quando si ha la necessità di ventilare il paziente (previo posizionamento di controcannula). 
  • Gestione della cuffia: la cuffia è la principale causa delle ischemie della mucosa tracheale, che avviene già ad una pressione di 37 mm di Hg. È consigliabile pertanto mantenere la pressione di gonfiaggio tra i 15 e 30 mm di Hg e sgonfiare la cuffia quando essa non è necessaria. Un danno ischemico prolungato può, infatti, provocare una stenosi tracheale permanente. Inoltre, una pressione della cuffia troppo elevata causerebbe l’estensione della cuffia stessa oltre l’estremità della cannula, rischiando di limitare o bloccare del tutto il flusso di aria.  

SOSTITUZIONE DELLA CANNULA 
Per la sostituzione della cannula endotracheale si deve fare la distinzione tra il procedimento in un paziente tracheotomizzato e quello in un paziente tracheostomizzato.  

PROTOCOLLO PER LA SOSTITUZIONE DELLA CANNULA ENDOTRACHEALE NEL PAZIENTE TRACHEOSTOMIZZATO
(Utilizzato nell’Unità Operativa ORL di Manerbio)  Sostituire la cannula per tracheostomia quotidianamente contribuisce a garantire il corretto funzionamento della cannula stessa. Popolazione: tutte le persone sottoposte ad intervento di tracheostomia, considerando il periodo che va dal giorno dell’intervento sino al momento in cui essi/e si avviano all’indipendenza nella pratica dell’igiene. 
Obiettivi del protocollo:

  • orientare l’Equipe di Assistenza ad una pratica infermieristica uniforme nel quadro dell’assistenza alle persone sottoposte a questo tipo di intervento,
  • guidare l’Equipe nelle azioni preventive da attuare nei confronti delle persone portatrici di cannula endotracheale, allo scopo di evitare l’insorgenza di dispnea e di infezioni locali e/o polmonari,
  • procedere ad una valutazione della qualità dell’assistenza in materia di prevenzione dell’insorgenza della dispnea e di infezioni locali e/o polmonari nelle persone portatrici di cannula endotracheale,
  • ridurre i tempi di degenza.

 Obiettivi specifici:

  • sostituire la persona assistita, quando sono carenti la forza e/o la volontà e/o le conoscenze, nell’esecuzione dell’igiene e della sostituzione della cannula endotracheale 
  • rendere partecipe la persona (qualora possibile), o un parente, allo scopo di portare all’indipendenza nelle pratiche di pulizia e gestione della cannula. Tutto ciò al fine di favorire la respirazione, prevenire la dispnea e le infezioni locali e/o polmonari. 

Materiale

  • Cannula del tipo e dimensione adatta al paziente
  • Fettuccia e “metallina”
  • Gel o olio lubrificante
  • Garze sterili
  • Soluzione fisiologica sterile
  • Guanti

 Procedura:

  1. Valutare il livello di comprensione della persona.
  2. Informare la persona, spiegando le manovre da effettuare ed il loro scopo.
  3. Lavarsi le mani accuratamente e mettere i guanti.
  4. Rimuovere la cannula da sostituire previo taglio della fettuccia.
  5. Pulire lo stoma da eventuali incrostazioni con garze e soluzione fisiologica, facendo attenzione a non fare scivolare liquidi all’interno della trachea.
  6. Preparare insieme all’assistito la cannula da posizionare spiegando il nome e la funzione di ognuno dei tre componenti del set (cannula, controcannula ed otturatore) ed applicando la fettuccia e la metallina. 
  7. Lubrificare la cannula utilizzando un sottile strato di lubrificante.
  8. Mostrare alla persona come deve essere introdotta la cannula (questo fino a quando il paziente raggiunge l’autosufficienza nella manovra).
  9. Procedere all’introduzione della cannula: inserire, ruotando delicatamente, la cannula spingendola in avanti e poi in basso con un movimento ad arco. Togliere immediatamente l’otturatore tenendo la cannula in posizione con le dita. Fissare la cannula allacciando la fettuccia dietro il collo. Inserire infine la controcannula nuova verificando che sia adeguatamente fissata in posizione.
  10. Istruire poi la persona sulla pulizia della cannula asportata precedentemente (utilizzando disinfettanti a base di ipoclorito di sodio).

 Valutazione dell’efficacia:

Il paziente deve dimostrare di: 

  • conoscere le motivazioni per cui deve mantenere una corretta igiene della cannula e dello stoma tracheale, 
  • verificare frequentemente il suo buon stato di igiene (ciò comporta anche un miglioramento dell’autostima), 
  • non presentare segni e/o sintomi di infezione locale e/o polmonare, 
  • gestire autonomamente le pratiche di pulizia e sostituzione della cannula. 

L’infermiere ha il compito di valutare, nel tempo, la capacità del paziente di apprendere come eseguire un’accurata igiene e una corretta sostituzione della cannula endotracheale.Il paziente porterà la cannula endotracheale soltanto per il periodo necessario alla stabilizzazione dello stoma.   

SOSTITUZIONE DELLA CANNULA ENDOTRACHEALE NEL PAZIENTE TRACHEOTOMIZZATO 
La sostituzione della cannula tracheale in una tracheotomia recente, è un momento delicato specie al primo cambio di cannula, in quanto il “tunnel” tracheotomico non si è ancora ben stabilizzato; pertanto vi è la possibilità di una chiusura dello stoma.È una manovra che richiede la presenza di personale addestrato quando viene eseguito il primo o i primi cambi della cannula.Per eseguire correttamente la sostituzione della cannula, è necessaria un’adeguata conoscenza, non solo della fisiopatologia del tratto laringo – tracheale, ma anche delle indicazioni che hanno portato alla tracheotomia, delle possibili complicanze post operatorie legate o meno alla presenza della cannula tracheale e del modo di affrontarle correttamente anche in funzione della patologia di base del paziente.Fondamentale importanza riveste la pulizia dello stoma, soprattutto se ancora in fase di cicatrizzazione, che dovrà esser frequentemente medicato e deterso con soluzione disinfettante e mantenuto il più possibile asciutto onde evitare infezioni e decubiti che favoriscono la formazione di tessuto di granulazione peristomale. Come procedere alla sostituzione della cannulaAvendo predisposto tutto il materiale, ci si appresta alla sostituzione della cannula, avendo cura di posizionare il paziente col capo in lieve iperestensione. A questo punto si detende la cuffia (se presente) e vengono tagliati i lacci di sicurezza della cannula mantenendo comunque la cannula in sede tenendola con le dita. Con una mano l’operatore stira in alto la cute peristomale e con l’altra rimuove la cannula con movimento delicato e continuo. Viene detersa la cute peristomale facendo ben attenzione di asciugare poi la zona. A questo punto, sempre mantenendo lo stoma pervio attraverso lo stiramento in alto della cute peristomale, viene inserita la cannula sotto la visione diretta dell’operatore e con movimento delicato. Durante questa manovra si consiglia sempre di introdurre la punta della cannula nello stoma partendo da “ore 9” e, una volta sicuri di essere in trachea, inserire completamente la cannula ruotandola di 90° e spingendola inferiormente; questo per evitare di creare false strade in situazioni anatomiche sfavorevoli o nel caso di sfalsamento dell’apertura cutanea rispetto a quella tracheale. In caso di necessità, può essere d’aiuto l’utilizzo di una pinza (tipo Killian o il dilatatore di Laborde) per dilatare lo stoma tracheale. Dimissione al domicilioIl paziente con una tracheotomia permanente dovrà essere dimesso con la cannula tracheale in sede e dovrà essere perciò addestrato alla corretta gestione della cannula e a risolvere eventuali piccoli problemi che essa può portare.L’infermiere riveste un ruolo basilare insegnando al paziente l’autogestione della tracheotomia. È importante in questo senso abituare il paziente alla sua nuova situazione, facendogli ripetutamente estrarre la controcannula e facendogli eseguire il cambio della cannula endotracheale in modo che arrivi alla completa autosufficienza gestionale. In caso di incapacità del paziente dovrà essere addestrato uno o più familiari allo stesso modo. È opportuno comunque, che il paziente sia inserito in un programma di follow – up a breve/medio termine.    

SVEZZAMENTO DEL PAZIENTE TRACHEOTOMIZZATO 
Decannulazione Nei pazienti in cui è stata praticata una tracheotomia temporanea è molto importante ristabilire precocemente la ripresa della respirazione fisiologica anche in presenza della cannula tracheale; questo per ridurre il più possibile i tempi di permanenza della cannula una volta cessata la sua utilità permettendone, appena possibile, la rimozione senza rischi.Quando si parla di decannulazione si indicano, appunto, quelle procedure che riportano il paziente a ripristinare la normale funzione fono – respiratoria. Tenendo conto della necessità di riabituare il paziente alla respirazione attraverso le vie naturali e a tutte le altre funzioni ad esse connesse (fono – respirazione, deglutizione), è quasi sempre necessario un periodo di svezzamento dalla cannula tracheale.Il periodo di svezzamento prevede il posizionamento di una cannula fenestrata che viene chiusa per periodi sempre più lunghi fino a rimanere chiusa permanentemente per un tempo sufficientemente lungo da permettere di poter pensare a una sua rimozione senza rischi. 
Si decannula il paziente quando si ottiene:

  • una buona pervietà laringo – tracheale ed assenza di dispnea per 24/48 ore,
  • l’assenza di “ab ingestis”,
  • una buona ripresa della capacità di espettorazione,
  • l’assenza di infezioni polmonari,
  • l’assenza di stenosi tracheali,
  • un meccanismo di deglutizione sufficiente.

 Tali requisiti non sono sempre raggiungibili, specie nei pazienti tracheotomizzati per lungo tempo. In questi pazienti la decanulazione può essere difficile da praticare e deve avvenire, comunque, con molta prudenza e mantenendo il paziente sotto stretta osservazione.Nel paziente ben stabilizzato, invece, è sufficiente rimuovere la cannula tracheale ed eseguire una medicazione “a piatto” dello stoma per ottenerne la chiusura.In questo periodo sarà buona norma evitare, o ridurre il più possibile, accessi di tosse che possono ritardare la chiusura dello stoma.L’uso di punti di sutura può abbreviare i tempi di chiusura.Se necessario, è possibile eseguire in un secondo tempo una plastica in caso di cicatrici retraenti, a scopo puramente estetico.È rara la persistenza di stomi beanti che necessitano di una plastica di chiusura.   

CONSIGLI PER LA VITA QUOTIDIANA 
La cannula endotracheale offre al tracheotomizzato/tracheostomizzato la possibilità di lasciare l’ospedale e riprendere la propria vita tra le mura domestiche. Essa richiede tuttavia attenzioni costanti a garanzia di un corretto funzionamento. A tale scopo il paziente viene addestrato appositamente dagli infermieri ancora in ospedale. La persona assistita dovrebbe invitare un familiare durante l’”addestramento” ospedaliero, in modo che possa essere di aiuto, qualora necessario. 

Consigli domiciliari: UmidificazioneIn condizioni normali, il naso e la bocca umidificano l’aria inspirata per proteggere il rivestimento dei polmoni. Con il posizionamento della cannula endotracheale l’aria deve essere umidificata in altro modo. Questo è il motivo per cui è importante assumere molti liquidi e interporre un “filtro” tra l’ambiente esterno e la cannula (es: foular di seta o cotone). 

Igiene personale: Se, da un lato, è auspicabile la presenza di una certa umidità, una quantità eccessiva potrebbe causare dei problemi. Pertanto, quando ci si fa la doccia, indirizzare il getto a livello del petto e collocare una protezione sulla cannula. Quando ci si lava il viso, fare attenzione affinché il sapone e l’acqua non entrino nella cannula e nello stoma. Inoltre, è importante coprire la cannula quando ci si rade o si usano prodotti in polvere, lacche per capelli, ecc. intorno al viso e al collo. 

Malattia: Per i pazienti tracheostomizzati/tracheotomizzati, la prevenzione è indispensabile. Mangiare sano, riposare molto, evitare il contatto con persone raffreddate. Assumere grandi quantità di liquidi, soprattutto se si accusano sintomi di febbre, vomito o diarrea. In caso di vomito, coprire la cannula con un asciugamano per evitare che il vomito penetri nella cannula.  

Abbigliamento: E’ essenziale evitare che i capi d’abbigliamento blocchino la cannula. Evitare maglioni a girocollo e a collo alto e preferire scolli a V e camicie o maglie con colletto aperto. Inoltre, non indossare capi che perdono fibre o lanugine. 

Uscire di casa: Sollecitare la persona ad uscire di casa. In questo modo, infatti, si interrompe la routine quotidiana e l’umore ne trarrà beneficio. Se fuori fa molto freddo, ricordarsi di coprire la cannula, senza stringere, con una sciarpa, un fazzoletto o una garza. Ciò contribuisce a scaldare l’aria inspirata per evitare che l’aria fredda irriti la trachea e i polmoni. Inoltre, la cannula viene protetta dalla polvere nelle giornate di vento.  

CONCLUSIONI 
Considerando che la tracheotomia/tracheostomia è una necessità per una quantità sempre maggiore di persone, auspichiamo che la nostra relazione possa essere servita a farla vivere come tale, non solo per la persona ma anche e soprattutto per chi si trova a doverla gestire sia in ambito sanitario che in ambito famigliare.Questo perché una gestione “serena” della cannula è sicuramente un input positivo per garantire alla persona portatrice di tracheotomia/tracheostomia una maggiore accettazione di se stessa e, di conseguenza, una migliore qualità della vita.  


BIBLIOGRAFIA 

  1. Ezio Colombo. Le tracheotomie. Quaderni Monografici di Aggiornamento A.O.O.I. TorGraf – Milano, 2000.
  2. Italo De Vincentiis. Otorinolaringoiatria. IV Edizione. Piccin Nuova Libraria – Padova, 1993.
  3. E. Pallestrini, M.T. Dato. Otorinolaringoiatria e stomatologia. Sorbona – Milano, 1991. 
  4. M. Lemoine, P. Thompson, R. St. Jhon, M. Toigo. Cannule per tracheostomia. Guida all’uso domiciliare per adulti. Guida Shiley – Milano, 2002.
  5. ENT clinical practice group and Outreach team. Guidelines for care of patients with a tracheostomy. Royal Free Hampstead NHS Trust, Nov 2002.
  6. Maria Smith. Guideline title: tracheostomy. Royal Alexandra Hospital, Head & Neck Directorate, Aug 2003.
  7. Claire Troke. Evidence based guidelines for nursing a patient with a tracheostomy. Poole Hospital NHS Trust, May 2002
     


[1] Dati ricavati dall’AIL (Associazione Italiana Laringectomizzati) di Brescia nell’anno 2002.Francesca Borinato e Stefania Pagnoni (Infermiere U.O. ORL di Manerbio e relatrici al Convegno: “Gestione del paziente tracheotomizzato e tracheostomizzato. Problemi reali e presunti”, svoltosi il 26 Settembre 2002 presso il Teatro Politeama di Manerbio.)       

fonte

EROGAZIONE DI PRESIDI E DISPOSITIVI A CONSUMO RIPETUTO PER SOGGETTI PORTATORI DI LARINGECTOMIA E TRACHEOTOMIA

EROGAZIONE DI PRESIDI E DISPOSITIVI A CONSUMO RIPETUTO PER SOGGETTI PORTATORI DI LARINGECTOMIA E TRACHEOTOMIA, DI ENTERO – COLO . UROSTOMIA, DI INCONTINENZA URO – FECALE STABILIZZATA PER SOGGETTI OBBLIGATI A LETTO DA GRAVI PATOLOGIE CRONICHE, PORTATORI DI LESIONI CUTANEE E PIAGHE DA DECUBITO.

La fornitura dei sottoelencati ausili e presidi standardizzati monouso è disciplinata dal D.M.329/99 (Allegato 1 Elenco 2) e dal Decreto n. 321 del 31.05.01

  • ISO 09.15 Ausili per laringectomizzati e tracheotomizzati
  • ISO 09.18 Ausili per entero-colo e uro stomia
  • ISO 09.24 Ausili per incontinenti con sistema di raccolta
  • ISO 09.27 Raccoglitori di urina
  • ISO 09.30 Ausili per incontinenti con sistema di assorbenza
  • ISO 09.21 Ausili per la prevenzione e trattamento delle lesioni cutanee da decubito

Prescrizione

Per ottenere i presidi e dispositivi medici che gli sono necessari, l’assistito deve esibire al Distretto di residenza il certificato redatto dal medico curante che attesta la condizione patologica e la necessità di ausili e presidi a consumo ripetuto e il modello regionale “03” con la prescrizione redatta da medico specialista abilitato, operante nelle Strutture accreditate e/o nel Distretto. Il modello “03” così redatto è valido per un periodo non superiore ad un anno e comunque fino ad eventuale variazione del fabbisogno prescritto. 

Autorizzazione

Il medico del Distretto, valutata la congruità del fabbisogno e autorizza sanitariamente la fornitura. 
L’operatore dell’Ufficio Assistenza Protesica, avvalendosi del sistema informatico, trasmette alla ditta fornitrice aggiudicataria del servizio l’ordine per la consegna a domicilio del fabbisogno trimestrale dei presidi necessari. 
Lo stesso operatore dell’Ufficio Assistenza Protesica custodisce agli atti in un fascicolo personale dell’assistito le copie degli ordini effettuati.
Nell’indicazione del fabbisogno la prima fornitura terrà conto dell’eventuale necessità di verificare l’adattabilità del paziente al dispositivo prescritto, per evitare possibili sprechi.
L’Ufficio Centrale di Controllo istituito presso il Dipartimento Cure Primarie, con Deliberazione n. 435 del 31.10.2002, è a disposizione degli operatori distrettuali per informazione, consulenza e supporto tecnico in materia di assistenza protesica.
L’Ufficio Centrale di Controllo del Dipartimento Cure Primarie acquisisce mensilmente dalla ditta aggiudicataria del servizio la fatturazione relativa ai presidi erogati, suddivisi per classe, con l’indicazione della relativa spesa. 
Gli ausili e presidi a consumo ripetuto sono concedibili, di norma, ai soli cittadini residenti nell’ASL perché non sono soggetti a forme di compensazione interregionale. E’ però possibile fornire ausili e presidi a consumo ripetuto ad assistiti non residenti nell’ASL a condizione che il Distretto acquisisca dall’ASL di residenza del richiedente l’autorizzazione alla fornitura . Il Distretto, acquisita l’autorizzazione, invierà copia della documentazione relativa con l’importo di spesa sostenuta all’U.O. Economico Finanziaria, che emetterà la fatturazione relativa ai prodotti prescritti ed autorizzati a carico dell’ASL di residenza dell’assistito.

Fornitura ausili per laringectomizzati e tracheostomizzati

I seguenti apparecchi e dispositivi sono forniti direttamente, o per il tramite del distretto di residenza, dal Servizio Assistenza Farmaceutica dell’ASL

  • aspiratore elettrico o a batteria (se non viene specificato il tipo, viene fornito l’aspiratore elettrico);
  • solo un tipo di aspiratore per ciascun paziente;
  • sondini per aspirazione: 90 al mese, con la specifica del calibro e del fabbisogno giornaliero.
  • cannule e controcannule con l’indicazione dettagliata del numero, del tipo di cannula e del relativo codice.

In base a prescrizione specialistica motivata e autorizzata dal Distretto, il Servizio Assistenza Farmaceutica dell’ASL può inoltre fornire i seguenti dispositivi, nei quantitativi massimi indicati:

  • metalline: 30 al mese;
  • cateteri mounth: 4 al mese;
  • nasi artificiali: 30 al mese;
  • collarini: 5 al mese;
  • filtri thermovent: 30 al mese;
  • copristoma: 1 al mese.

Fornitura ausili per entero-colo-urostomizzati, per incontinenti e per lesioni da decubito

La ditta aggiudicataria del servizio provvede, con propri automezzi, alla consegna dei presidi autorizzati dal Distretto, al domicilio del destinatario, nel rispetto delle condizioni stabilite dall’apposito capitolato di gara e delle norme vigenti sulla riservatezza.

Fino a diversa disposizione ministeriale e/o regionale sull’argomento, è possibile concedere la fornitura di sistemi di assorbenza associati a sistemi di raccolta, per il fabbisogno mensile massimo consentito da ciascuno dei due codici distintivi, esclusivamente ai soggetti affetti da incontinenza sfinterica e contemporaneamente da ritenzione urinaria, causate da sindrome della spina bifida, da tumori del rachide o da altre gravi lesioni midollari .

FORNITURE A CITTADINI RESIDENTI IN ALTRA A.S.L.

I cittadini che hanno diritto alla fornitura degli ausili, protesi e ortesi, temporaneamente domiciliati ma non residenti nell’A.S.L. della provincia di Como devono richiedere direttamente, o per tramite del Distretto di domiciliazione, la preventiva autorizzazione alla fornitura di quanto prescritto all’ASL di residenza. Il Distretto provvede a documentare la spesa sostenuta all’U.O. Economico-Finanziaria che emetterà regolare fattura all’A.S.L. di residenza che ha autorizzato la fornitura.

OSPITI IN R.S.A.

Di norma le R.S.A che ospitano disabili totalmente non autosufficienti devono provvedere direttamente alla fornitura dei pannoloni per incontinenti, in quanto percepiscono apposito finanziamento regionale e dei letti, materassi e cuscini antidecubito, che sono arredi indispensabili all’accreditamento delle strutture stesse. 
Ausili e presidi protesici diversi da quelli sopra indicati possono essere forniti a persone ospiti in R.S.A, con relativo onere a carico dell’ASL di residenza, con le stesse procedure previste per i disabili e con gli stessi vincoli normativi (che regolano la prescrizione, l’autorizzazione, la fornitura, il collaudo, il comodato d’uso, la gestione in economia dei presidi ricondizionati ecc.), come ribadito dalla nota regionale prot. n. 24262/G del 12.04.99.

NORMATIVA DI RIFERIMENTO

• D.G.R. n.44327 del 13.11.84 e successive modificazioni
• Circolare n.2832 del 01.03.88
• Circolare n.140 del 17.12.91
• Circolare Ministero della Sanità n.500.6/AG 17/1/244 del 11.04.92
• Nota Regionale n.7727/ISSI del 21.05.92
• Circolare 27/SAN del 13.05.93
• Nota regionale prot. n. 24262/G del 12.04.99.
• D.M. 27.08.99
• Circolare Regionale n.31 del 19.06 2000
• Decreto n.321 del 31.05.2001
• Regolamento aziendale per la prescrizione e autorizzazione alla fornitura 
di presidi protesici approvato con deliberazione n.435 del 31.10.2002

 

UN GRAZIE SPECIALE A GIUSEPPE PIOVESAN CHE MI HA MANDATO DRITTA

Tracheotomia

 

Certo il S.Gerardo di Monza godeva di una vista stupenda sui dintorni e, in special modo dai suoi piani più alti.    Ero ricoverata al nono piano, reparto otorino, per controllare una forte infiammazione alla gola. Mi aveva colto di sorpresa la proposta dell’otorino dal quale ero in visita:” La trattengo così gli esami saranno più celeri e intanto tentiamo una cura”. Subito, dopo il secondo giorno, si capiva che la cura non faceva effetto e così mi sottoposero a una tac con contrasto. L’esito fu che si vedeva una massa non riferibile a niente di buono tra l’esofago e la trachea.      Gli esami del sangue confermarono una diagnosi terribbile: tumore! Ma per definirlo bene sarebbe servito un pezzetto di tessuto: il problema era come prelevarlo data la posizione critica del tumore… Comunque fu deciso di cominciare subito la chemioterapia e per facilitarne la somministrazione mi avrebbero inserito un piccolo
catetere appena sotto la clavicola in anestesia locale. “Una cosa molto banale” mi dissero!

 

La sera stessa mi portarono dal chirurgo il quale si mise all’opera; non aveva ancora finito che cominciai ad avere una strana sensazione di irreqietezza ed ansia che montavano sempre di più dentro di me aumentando i battiti del mio cuoreall’impazzata, come quando corri e ti manca il fiato ma era una parabola ascendente, nonriuscivo più a respirare, una stretta mortale mi stringeva la gola, ho creduto di morire lì    Intanto il chirurgo si prodigava in tutti i modi possibili ma niente da fare; ricordo le sue ultime parole:”Mettele il catetere! L’infermiera:”Signora si sdrai”, io.”Non posso soffoco” L’infermiera.”Non importa glielo mettiamo da seduta” Poi dal lettino mi spostarono su una lettiga e quindi non ci fu più niente: il buio.  Mi risvegliai non so dopo quanto tempo nei sotterranei delle sale di rianimazione d’emergenza.

 

Così cominciava la mia avventura al S.Gerardo di Monza. Erano i primi giorni del gennaio 2004 e l’esordio sopra descritto lo scrissi di getto la prima notte insonne che trascorsi in reparto dopo il trasferimento dalla sala di rianimazione: uno  sfogo interiore anche perchè non riuscivo a parlare, mi era stata praticata la tracheotomia, una cosa transitoria, mi dissero, che mi avrebbero poi tolto! Non sapevo ancora che sarebbe stato per il resto dei miei giorni! E il bello doveva ancora succedere!!!

Che cosa è la tracheotomia


l’intervento che aiuta a respirare



Il Policlinico Gemelli

ROMA – La tracheotomia è un int ervento chirurgico volto a praticare un’apertura nella trachea, con l’inserimento di un tubo, per liberare le vie aeree e consentire al paziente di respirare. Può essere eseguita per trattare una patologia d’emergenza o come tecnica programmata. Solitamente, le alterazioni acute della vie aeree vengono trattate inserendo un tubo endotracheale attraverso la bocca o il naso. Quando l’affezione riguarda la laringe, è preferibile eseguire una tracheotomia d’urgenza.

L’intervento viene eseguito soprattutto su un paziente che ha perduto la capacità di respirare spontaneamente ed è sottoposto a respirazione artificiale prolungata, o ha perduto la capacità di mantenere la trachea sgombra da secrezioni orali o faringee perché in coma, o a causa di uno specifico disturbo della deglutizione. A questo scopo la tracheotomia viene eseguita dopo aver inserito un tubo endotracheale nella trachea attraverso il naso o la bocca.

Una tracheotomia permanente è necessaria dopo una laringectomia, cioè la parziale o completa asportazione chirurgica della laringe, per trattare un tumore maligno in uno stadio avanzato.

La tracheotomia viene eseguita in anestesia locale o generale. Viene praticata un’incisione nella pelle in corrispondenza della trachea, tra il pomo d’Adamo e le clavicole (le ossa alla base del collo), i muscoli del collo vengono divaricati e la tiroide, che circonda la trachea, di solito viene recisa.

Nella trachea viene praticata una piccola incisione verticale, chiamata ‘finestra’, e poi inserito un tubo di metallo o di plastica. Se il paziente non respira spontaneamente, il tubo viene collegato a un respiratore.

Nei pazienti in grado di respirare spontaneamente, l’aria della stanza viene inumidita per ridurre l’essiccazione del muco nelle vie aeree. Prima di passare nel tubo, l’aria proveniente da un respiratore viene umidificata. Un eventuale eccesso di muco accumulatosi nelle vie aeree viene aspirato attraverso un catetere inserito nel tubo.

In genere, quando il tubo è in sede, il paziente non è in grado di parlare. Dopo una laringectomia, il tubo viene tolto nel giro di alcuni giorni. Rimane un’apertura permanente. Negli altri casi, il tubo viene tolto quando il paziente è guarito dall’affezione che ha reso necessario l’intervento e l’apertura si chiude e guarisce rapidamente da sé.

LE TRACHEOTOMIE introduzione

RESENTAZIONE

Nella storia dell’arte medica la tracheotomia rappresenta uno degli atti chirurgici
più antichi. Nato come estremo tentativo salvavita, venne praticato sporadicamen-
te per molti secoli. Un sostanziale miglioramento dei risultati si ottenne con l’ap-
plicazione su larga scala che si presentò in occasione del diffondersi della difteri-
te. Un’altra occasione fu rappresentata dallo sviluppo della “chirurgia di guerra” e,
più tardi dalla chirurgia oncologica cervico-facciale. Infine negli ultimi decenni, la
tracheotomia ha trovato larga applicazione nel campo della rianimazione.
Oggi la difterite è stata debellata, ma le applicazioni in oncologia e in rianima-
zione richiedono ogni anno l’esecuzione di migliaia di tracheotomie. Questi
interventi fino a qualche anno fa venivano eseguiti soprattutto da specialisti in
otorinolaringoiatria: solo qualche anestesista o qualche chirurgo generale si
cimentava in questa chirurgia. Negli ultimi anni problematiche legate a gestione
e complicanze della tracheotomia in ambiente di rianimazione hanno indotto alla
ricerca di nuove tecniche, che, nate sulla scorta di pratiche già note si sono svi-
luppate fino ad imporsi come tecniche di prima scelta. Ci riferiamo alle tecniche
di tracheotomia percutanea dilatativa, ampiamente trattate in questo volume.
Tutto ciò crea problemi di varia natura:

gli attuali esecutori di tracheotomie tradizionali, che definiremo come tecniche
“chirurgiche”, spesso non conoscono appieno le nuove tecniche dilatative

gli esecutori delle nuove tecniche, per lo più anestesisti, spesso non sono in
grado di gestire non solo le complicanze maggiori, ma financo i banali incon-
venienti

non sono ancora unanimamente chiari vantaggi e svantaggi delle varie tecni-
che

l’otorinolaringoiatra resta pur sempre lo specialista di riferimento per la tra-
cheotomia, e, soprattutto, per le sue complicanze
Per tutti questi motivi abbiamo ritenuto opportuno proporre questa occasione di
aggiornamento, che vuole essere uno stimolo ad approfondire lo studio di questa
“chirurgia di servizio”, tanto antica quanto moderna nei suoi risvolti scientifici,
tecnici e gestionali.
Sono certo che anche l’esperto troverà in queste pagine molti spunti di riflessio-
ne.
E
ZIO
C
OLOMBO