1° maggio: INSIEME SI PUO’

 

Pranzo solidale per un progetto di lotta alla povertà

 

Anche nella “ricca” Lombardia la crisi c’è – e si sente: aumenta la disoccupazione, diminuiscono i redditi a disposizione delle famiglie, cresce il numero delle persone in condizione di grave deprivazione e povertà assoluta che per diverse ragioni si trovano, spesso all’improvviso e per la prima volta nella loro vita, senza un alloggio, un pasto quotidiano, servizi sanitari e di sostegno per sé e per i propri figli.

Ciò produce vergogna, perdita d’identità e di dignità, sofferenza e il diffondersi di fenomeni di depressione e di disperazione.

Aumentano le disuguaglianze sociali e le differenze di reddito tra i ricchi e i poveri.

Non bisogna essere disoccupati per diventare poveri: l’indigenza colpisce anche i nuclei famigliari più numerosi e con bambini, le giovani coppie, chi ha un lavoro precario, chi soffre di malattie o disabilità e gli anziani, in maggioranza donne; una difficoltà esistenziale che spesso impedisce di far fronte alle spese dei bisogni primari: spese alimentari, casa, utenze, tariffe di servizi o di prestazioni sanitarie.

Oltre che dalla deprivazione materiale, la qualità della vita delle persone in difficoltà economica è spesso segnata dalla solitudine, dalla mancanza della possibilità di intrecciare relazioni umane e di attingere al capitale sociale della realtà nella quale vivono. 

Le previsioni del prossimo futuro non lasciano intravedere alcuna luce in fondo al tunnel, anzi, il rischio è di un peggioramento della situazione economica e delle condizioni materiali di fasce sempre più ampie della popolazione che i tagli pesantissimi allo stato sociale prodotti dalle politiche di austerità non fanno che aggravare. Solo una robusta, capillare e integrata rete di welfare potrebbe invece costituire una base sicura per politiche efficaci di contrasto al decadimento delle condizioni generali di vita della popolazione del nostro Paese.

La cronaca ci racconta ogni giorno episodi drammatici, che sono la punta d’iceberg di una realtà sommersa fatta di milioni di persone che, da una condizione di normalità, sono state spinte dalla crisi ai margini della società, e per le quali è quanto mai urgente una svolta nelle politiche economiche e sociali.

Assieme alle risposte di tipo sindacale e politico, dobbiamo e vogliamo sperimentarci su un terreno di risposta ai bisogni quotidiani che si fanno sempre più impellenti e che non riguardano più solo i soggetti “deboli”.  

Vogliamo insieme impegnarci ad interagire, a migliorare e a rendere stabile e continuativa, integrandola, l’azione che oggi è lasciata alle singole realtà associative.

Vogliamo costruire uno spazio comune di pensiero e di azione nel quale ciò che un’associazione produce – tramite un progetto o il proprio impegno quotidiano – possa trovare interlocutori e sostenitori attenti che, con i propri mezzi e le proprie strutture, contribuiscano a facilitarlo, potenziarlo e amplificare. 

In questo quadro si esplica la costante e tenace azione delle organizzazioni di rappresentanza degli interessi dei lavoratori e della società civile presenti nel nostro territorio, e che richiede un impegno eccezionale da parte di tutti gli attori del sistema. Il territorio, come luogo in cui i bisogni si esprimono in tutta la loro urgenza e disarmante essenzialità, pone domande precise al sindacato confederale, alle associazioni che lì operano e delle istituzioni che lo amministrano. In questo contesto, il coinvolgimento degli enti locali, e delle Amministrazioni Comunali in particolare, è molto importante: i bisogni essenziali e la disperazione che la povertà produce si riversano spesso sull’istituzione che i cittadini sentono più vicina; tuttavia, i Comuni sempre meno riescono a dare risposte risolutive ad un problema che mese dopo mese si fa dilagante. La ristrettezza di risorse in cui tutti noi dobbiamo operare, ci obbliga a mettere insieme le forze.  Il contrasto alla povertà, il richiamo alla concretezza dei bisogni essenziali, deve diventare la priorità di ogni organizzazione e di ogni livello territoriale soprattutto in un momento in cui credibilità e vicinanza delle istituzioni, delle organizzazioni di rappresentanza e più in generale delle varie forme dell’azione collettiva vacillano, la necessità di un richiamo alla concretezza dei bisogni è quanto mai impellente.

Abbiamo deciso di dedicare la Festa del Lavoro al contrasto alla povertà, perché questa è una situazione di emergenza.

 

Il Primo maggio 2013 siamo al Carroponte presso lo spazio MIL di Sesto San Giovanni per testimoniare la nostra vicinanza alle persone che vivono in condizioni di povertà.

Ci incontreremo, mangeremo insieme, ci racconteremo e ci ascolteremo.

 

Quello del Primo maggio non sarà un episodio sporadico, ma l’occasione per costruire una rete stabile di solidarietà sul territorio.

Ci impegnamo tutti, sindacati e associazioni, ognuno con il proprio ruolo, a realizzare insieme azioni comuni capaci di durare nel tempo, a verificare con le Istituzioni, a partire da Regione Lombardia, l’attuazione di un intervento straordinario di contrasto alla povertà e alla emarginazione sociale e a contribuire, per questa via a ricostruire una società con al centro lavoro e giustizia sociale.

Il lavoro per riconoscere alla persona la dignità e un ruolo attivo nella società.

La giustizia sociale come obiettivo di equità in un sistema che alimenta le disuguaglianze.

Continueremo sapendo che diritti e dignità passano attraverso l’iniziativa politica, sociale e sindacale.