Il sistema respiratorio (IIa parte)

Questa lezione è dedicata alla postura del canto. Una adeguata postura permette al suono di sfruttare al meglio le risonanze naturalidel nostro corpo.

La esatta postura è, inoltre, preliminare ad una corretta impostazione di tutto il sistema laringeo. Infatti, se il corpo non è ben posturato, la gola non si aprirà e il lavoro delle corde potrebbe risultare affaticato e compromesso.

La postura nel canto.

Dopo aver parlato dei movimenti del diaframma , vero ‘cuore’ dell’arte del canto, è necessario dedicarci alla postura dell’intero corpo, perché questa influisce in maniera decisiva sulla qualità della nostra emissione.

Se, come abbiamo detto, è l’intero corpo a cantare, è intuitivo che esso debba assumere una posizione corretta.

Le gambe.
Innanzitutto il sostegno del corpo deve essere sicuro. Dunque teniamo i piedileggermente distanziati, in modo che il baricentro del corpo abbia un’area sufficientemente ampia entro cui cadere. 
Le ginocchiadevono restare morbide ed elastiche e, nel contempo, sostenere il peso (similmente a ciò che si insegna ai principianti dello sci). Le ginocchiasi flettono lievemente per evitare che il bacino sia trattenuto all’indietro.

Il bacino e il tronco
Il bacinosi sposta leggermente in avanti, sostenuto in questo dalla lieve flessione delle ginocchia. L’insenatura lombare diminuisce.
Il troncova tenuto eretto. 

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uesta postura favorisce in maniera naturale la cosa più difficile da fare, cioè l’allargamento del torace. Infatti le costole basse si aprono già per effetto della postura fin qui descritta.

Quindi se avete eseguito correttamente le posizioni, vi troverete appunto con la dilatazione toracicain atto e il diaframma in posizione adeguatamente estesa così da far da supporto al suono.
L‘immagine mentale da seguire è quella della verticalità, unita ad una certa morbidità. Infatti la posizione eretta troppo rigida impedisce di fatto il canto, perché anche la gola risulterà irrigidita.

Il collo e le spalle
Si controlli che le spalle siano basse con le clavicoledisposte orizzontalmente. In questo modo anche il collo è allungato e, conseguentemente, diminuisce l’incurvatura cervicale.
Se avrete eseguito tutto correttamente fin qui, avrete come risultato automatico l’appiattimento delle scapole sulla gabbia costale e la dilatazione delle costole alte.

E ora alcuni esercizi utili per la respirazione.

N.1. Per esercitare la respirazione addominale.
Q
uesto esercizio ci insegna ad utilizzare la pancianella respirazione. E’ alla base della tecnica costo-diaframmatica (che verrà spiegata nell’es. N.2), quella così necessaria per cantare bene. 

Sdraiamoci in posizione supina su una superficie rigida. Appoggiamo bene le spalle a terra. Posiamo una mano sull’ombelico. Inspiriamo col naso e gonfiamo la pancia. Dobbiamo vedere la nostra mano che si alza per effetto dell’aria che ci riempie.
Tratteniamo l’aria per 2-3 secondi. Espiriamo con la bocca sgonfiando la pancia. La nostra mano segue anche la fine di questo movimento. Prima di riprendere restiamo un paio di secondi con il corpo svuotato.

N.2. Per esercitare la respirazione costo-diaframmatica.
C
on questo importantissimo esercizio si impara ad utilizzare il sistema costale e diaframmaticoinsieme. Cioè proprio quel che è indispensabile per cantare sostenendo il suono. Questo esercizio è davvero difficile, soprattutto se decidete di farlo da soli. Cercate quindi di farvi guidare dalla vostra insegnante per evitare errori.

Come nell’esercizio precedente sdraiamoci in posizione supina su una superficie rigida. Posiamo una mano sull’ombelico ed una lateralmente sul costato (pollice in avanti). Inspiriamo col naso gonfiando la pancia e… spostiamo l’aria dilatando il costato lateralmente. Espiriamo mantenendo la dilatazione costale. Attendiamo un paio di secondi prima di riprendere l’esercizio.

N.3. Per sviluppare la muscolatura costale ed addominale.
U
na volta impratichiti con l’esercizio N.2, possiamo passare al consolidamento della muscolatura di sostegnonel seguente modo:

Inspirariamo col naso, spostiamo l’aria dilatando lateralmente il costato (vedi es. precedente) e tratteniamo il respiro per 2 o 3 secondi. Cominciamo quindi ad espirare lentamente mantenendo la dilatazione costale. Verso la fine della emissione del fiato, cerchiamo di prolungare l’espirazione emettendo la consonante SSSSSSin modo regolare fino allo svuotamento. 

R
icordiamo che lo svuotamento d’aria non deve mai essere completo. Tratteniamo sempre un po’ d’aria dentro di noi. Questo vale per tutti gli esercizi e soprattutto in fase di canto vero e proprio.

I
nizialmente l’emissione della consonante SSSSSSnon durerà più di qualche secondo. Cerchiamo di estendere gradualmente questo tempo fino ad un massimo di 30 secondiper le donne e 40per gli uomini.

S
e facciamo questo esercizio regolarmente avremo un ottimo sostegno del suono.

Il sistema respiratorio (Ia parte)


di Laura Pigozzi
laura.pigozzi@fastwebnet.it

La voce umana – parlata e cantata – impegna in maniera coordinata tre sistemi:
– il sistema respiratorio
– il sistema laringeo
– i risuonatori

Questa lezione è dedicata ad una parte importante del sistema respiratorio: il diaframma e i suoi movimenti.

I movimenti del diaframma.
I
l nostro corpo è un eccellente strumento musicale. E per farlo ‘suonare’ occorre innanzitutto conoscerlo. Cominciamo dunque dalla respirazione che è ciò che ci tiene in vita e che ci permette di cantare e di parlare.

Certamente senza una buona respirazione….non si canta. Anche se una buona respirazione non esaurisce comunque l’arte del canto! Ad ogni modo questo è il centro del sistema di emissione sonora e dunque partiremo da qui.

Il cuore del sistema respiratorio è il diaframma, il cui significato etimologico è ‘ciò che sta in mezzo’ (diafragma). Questo respiratorio, di forma larga e convessa, in effetti separa la cavità toracica da quella addominale. Quando inspiriamo la curva del diaframma si alza e il muscolo si rende più efficace a sostenere la nota.

A che cosa serve il diaframma?

O
ltre che a separare due cavità con funzionalità differenti, il diaframma è il nostro fondamentale sostegno del suono: è qui che avviene il cosiddetto ‘appoggio’. Con un’immagine fantasiosa possiamo dire che il diaframma è il ‘ che sostiene il suono.

Sentire la funzionalità del diaframma o anche solo la sua ‘presenza’, è tra le cose più difficili del canto, pur essendo assolutamente indispensabile. 
Proviamo ad aiutarci con alcuni esercizi molto semplici:

  1. cominciamo a ridere, prima piano e poi forte, cercando di sentire i movimenti sussultori del muscolo;
  2. ora proviamo invece a sbadigliare: con questo esercizio il diaframma si dispone ‘a vassoio’ (effetto dell’apertura toracica), la posizione cioè di massimo sostegno della voce. Lo sbadiglio serve anche a ‘prendere coscienza’ delle cavità boccali e faringee che nel canto vanno sempre tenute ampie per aiutare il passaggio del suono (argomento di lezioni successive)
  3. quando ci capita di singhiozzare – nel pianto o nel semplice singhiozzo – possiamo osservare il coinvolgimento del diaframma (naturalmente questo non può dirsi un esercizio vero e proprio e spero che a tutti noi capiti il meno possibile di sentire la presenza del diaframma in questo modo…)
  4. per chi segue regolari lezioni di canto, sarà facile sentire questo muscolo negli esercizi di suono picchettato.

Ecco un’immagine del diaframma visto dal retro:

Respirare significa inspirare ed espirare.

L’inspirazione.
Innanzitutto quando si inspira bisognerebbe cercare di riempire d’aria tutto il polmone e non solo la parte alta (respirazione clavicolare). Questa è una regola che ci dovrebbe accompagnare, oltre che nel canto, in ogni momento della nostra vita. Infatti la respirazione alta o clavicolare è dannosa per l’organismo perché consente solo una limitata ventilazione ed un ricambio sanguigno insufficiente. E’ lo e la fretta che ci fa respirare solo con la parte alta del polmone. Infatti gli animali e i bambini, nell’atto respiratorio, riempiono ‘naturalmente’ tutto il polmone.

La respirazione parte dal naso (vedi lezione 1 ). L’aria giunge ai polmoni che vanno riempiti fino in fondo; arriva poi all’addome che si gonfia leggermente in avanti. La volta diaframmatica si alza di diversi centimetri. Le costole inferiori si aprono lateralmente e quindi il diaframma si abbassa un po’. La gabbia toracica è più ampia sia lateralmente – apertura costale – che verticalmente per effetto dell’abbassamento diaframmatico (e non perché si sono alzate le spalle che devono invece rimanere immobili!)

L’espirazione.
L
a cinghia addominale si mantiene tonica per fornire pressione e regolarla; il diaframma torna nella posizione originaria; le costole si chiudono. Quando si canta questo movimento va regolato cercando di ‘ritardare’ la chiusura costale con il sostegno addominale, senza eccedere per non bloccare il diaframma. Data l’importanza del sostegno addominale per la tenuta del suono, si consiglia di fare esercizi per aiutare la tonicità dei dell’addome.
L‘emissione del suono va ‘tenuta’ e non va spinta per evitare la chiusura laringea: in questo modo, oltre a provocare danni alle corde vocali (il sistema laringeo sarà oggetto di un’altra lezione), la cassa toracica non entra più in vibrazione come dovrebbe.

Ecco qui sotto i movimenti diaframmatici di un buon cantante:

Movimenti del diaframma visti lateralmente e frontalmente.
1 = diaframma
2 = apertura della volta diaframmatica (con l’apertura costale si riabbassa leggermente)

Laura Pigozzi intervistata da Irene Pivetti a Radio Montecarlo

Che cosa è la tracheotomia


l’intervento che aiuta a respirare



Il Policlinico Gemelli

ROMA – La tracheotomia è un int ervento chirurgico volto a praticare un’apertura nella trachea, con l’inserimento di un tubo, per liberare le vie aeree e consentire al paziente di respirare. Può essere eseguita per trattare una patologia d’emergenza o come tecnica programmata. Solitamente, le alterazioni acute della vie aeree vengono trattate inserendo un tubo endotracheale attraverso la bocca o il naso. Quando l’affezione riguarda la laringe, è preferibile eseguire una tracheotomia d’urgenza.

L’intervento viene eseguito soprattutto su un paziente che ha perduto la capacità di respirare spontaneamente ed è sottoposto a respirazione artificiale prolungata, o ha perduto la capacità di mantenere la trachea sgombra da secrezioni orali o faringee perché in coma, o a causa di uno specifico disturbo della deglutizione. A questo scopo la tracheotomia viene eseguita dopo aver inserito un tubo endotracheale nella trachea attraverso il naso o la bocca.

Una tracheotomia permanente è necessaria dopo una laringectomia, cioè la parziale o completa asportazione chirurgica della laringe, per trattare un tumore maligno in uno stadio avanzato.

La tracheotomia viene eseguita in anestesia locale o generale. Viene praticata un’incisione nella pelle in corrispondenza della trachea, tra il pomo d’Adamo e le clavicole (le ossa alla base del collo), i muscoli del collo vengono divaricati e la tiroide, che circonda la trachea, di solito viene recisa.

Nella trachea viene praticata una piccola incisione verticale, chiamata ‘finestra’, e poi inserito un tubo di metallo o di plastica. Se il paziente non respira spontaneamente, il tubo viene collegato a un respiratore.

Nei pazienti in grado di respirare spontaneamente, l’aria della stanza viene inumidita per ridurre l’essiccazione del muco nelle vie aeree. Prima di passare nel tubo, l’aria proveniente da un respiratore viene umidificata. Un eventuale eccesso di muco accumulatosi nelle vie aeree viene aspirato attraverso un catetere inserito nel tubo.

In genere, quando il tubo è in sede, il paziente non è in grado di parlare. Dopo una laringectomia, il tubo viene tolto nel giro di alcuni giorni. Rimane un’apertura permanente. Negli altri casi, il tubo viene tolto quando il paziente è guarito dall’affezione che ha reso necessario l’intervento e l’apertura si chiude e guarisce rapidamente da sé.

LA FUNZIONE RESPIRATORIA DOPO LA LARINGECTOMIA

 

(Tratto dall’intervista al Prof. J. Regnard – congresso di Becanson del 2002)

 

Con l’asportazione della laringe e la conseguente confezione del tracheostoma si registrano importanti ripercussioni a carico dell’apparato fonatorio e dell’apparato respiratorio. Ma se la perdita della voce risulta facilmente comprensibile ad ogni laringectomizzato non si può dire lo stesso per quanto riguarda l’affanno, la tosse e l’intensa secrezione mucosa.

Ricerche condotte nell’ambito della fisiologia respiratoria hanno dimostrato che l’affanno è intimamente connesso con l’asportazione della laringe infatti inizio e fine della inspirazione e della espirazione sono determinati dalla attività dei muscoli ventilatori (diaframma, parete toracica e addominale) e dall’attività di “valvola” della bocca e del naso, ma soprattutto della laringe. Questo ruolo di “valvola” è essenziale da una parte per delimitare con precisione i volumi ventilati, ma anche per regolare la pressione gassosa nelle vie aeree. Quando le “valvole” sono bloccate, la contrazione dei muscoli espiratori riduce il volume della gabbia toracica ed aumenta la pressione gassosa: all’apertura della (o delle) “valvole” si genera una corrente gassosa espirata per effetto della pressione maggiore all’interno dei polmoni che nell’atmosfera. Risulta altrettanto chiaro come il ruolo di valvola sia determinante per l’efficacia della tosse o degli starnuti. Durante l’inspirazione i muscoli dilatano la gabbia toracica provocando una diminuzione della pressione nelle vie aeree fintantoché le “valvole” sono serrate; alla loro apertura l’aria atmosferica va ad infilarsi nei bronchi dove regna una pressione gassosa più bassa. Dopo la laringectomia, la perdita della funzione di valvola rende imprecisa la regolazione dei volumi e dei tempi della ventilazione. Il lavoro dei muscoli inspiratori ed espiratori non è più completato da quello degli organi “valvola”. Ora, poiché gli ordini di contrazione e rilassamento inviati a ciascun muscolo dalle zone del cervello che organizzano il movimento vengono ricopiati dalle regioni del cervello che analizzano lo stato del corpo si intuisce come, dopo la laringectomia, gli schemi motori e sensistivi (percezione) dell’attività ventilatoria risultino falsati cioè mancanti di dati. D’altra parte la durata dei movimenti ventilatori e le pressioni sviluppate nei bronchi non vengono più registrati come appropriati. Al contrario, i muscoli ventilatori inviano un segnale di lavoro maggiore con risultato imperfetto. Questa rappresentazione cerebrale dei movimenti imprecisi, la percezione d’un lavoro ventilatorio aumentato producono delle sensazioni di sconforto, di fastidio: la sensazione di affanno, soprattutto in condizioni di sforzo.

Per quanto riguarda la tosse e le mucosità abbondanti che esitano frequentemente nell’incrostamento del tracheostoma essi derivano dal mancato condizionamento dell’aria atmosferica che passa in trachea. Normalmente questo condizionamento spetta alla mucosa nasale che dal momento della laringetomia è fuori uso. Pertanto si comprende come il vapore acqueo e il suo riscaldamento siano importanti nella prevenzione e nella cura di questi sintomi.

Contenuto in vapore acqueo e umidità relativa.

Per parlare di una buona respirazione è necessario che vengano rispettati valori proporzionali di vapore acqueo e temperatura perché più bassa è la temperatura minore è la concentrazione di vapore acqueo a tutto danno degli alveoli mentre, al contrario, più alta è la temperatura maggiore è la concentrazione di vapore acqueo a tutto beneficio degli alveoli. Facciamo un esempio quando d’inverno la temperatura si aggira intorno ai 3-4° C e c’è la nebbia questa contiene tra i 4 e i 5 mg d’acqua/L. D’altra parte negli alveoli polmonari a 37° C vi è una saturazione perfetta dei gas alveolari con un contenuto pari a 45mg d’acqua/L per cui le cellule alveolari restano intatte e funzionano normalmente. Perciò se d’inverno l’aria inspirata è povera d’acqua, questa per effetto del riscaldamento, va caricandosi di vapore acqueo lungo le vie aeree prima di raggiungere i piccoli bronchi e gli alveoli mentre in presenza di nebbia il confort delle mucose delle labbra, delle fosse nasali e della mucosa a livello del tracheostoma è ottimo anche d’inverno a bassa temperatura perché vengono bagnate da una miscela di gas satura di vapore acqueo al 90 – 100%. Al contrario con un debole contenuto in acqua l’igrometria dell’aria cala rapidamente col suo riscaldamento. Pertanto d’inverno ad una temperatura ambientale di 2-4° C quando all’esterno c’è la nebbia con una igrometria vicina al 100% all’interno di un ambiente riscaldato a 25° C questa non è più del 20%. Questa bassa igrometria viene percepita rapidamente come fastidiosa; le fosse nasali o il tracheostoma si incrostano, le labbra si seccano e possono anche sanguinare. In conclusione il contenuto in acqua dell’atmosfera è decisamente maggiore durante una bella giornata estiva al mare che d’inverno nella nebbia.

 

IRRITAZIONE DELLE MUCOSE DELLE VIE AEREE A CAUSA DELL’ARIA SECCA.

Premesso che l’aria inspirata presenta sempre un contenuto in acqua nettamente più basso rispetto ai gas alveolari tranne che nelle foreste equatoriali, il caricamento in vapore acqueo dell’aria inspirata si effettua lungo le vie aeree. A riposo è il naso che normalmente umidifica e riscalda l’aria inspirata, ma sotto sforzo la ventilazione si effettua per bocca e quando l’esercizio fisico si prolunga si avverte una sensazione urente al petto soprattutto d’inverno per effetto di una bassa temperatura e anche in presenza di nebbia. La sensazione urente deriva dal raffreddamento della mucosa tracheobronchiale per effetto dell’evaporazione dell’acqua in quantità necessaria per l’umidificazione dell’aria inspirata. L’aria evaporata è quella del muco che tappezza la mucosa dei bronchi, tanto più profondamente quanto maggiore è il debito ventilatorio: il muco tende allora a rapprendersi, a diventare più viscoso. Il raffreddamento della mucosa tracheale o bronchiale stimola delle terminazioni nervose e scatena diversi riflessi ed in particolare la tosse. Nelle persone laringectomizzate la tosse deriva senz’altro dalla stimolazione della mucosa della trachea e dei grossi bronchi per effetto dell’aria troppo secca. Si comprende perciò l’effetto sedativo degli aerosols.

Pertanto è questa stimolazione che scatena le crisi d’asma durante l’esercizio nelle persone asmatiche. Prima di un esercizio in aria secca l’inalazione di un aerosol caldo e umido ritarda la crisi asmatica e ne diminuisce la gravità. È stato dimostrato che nei soggetti in buona salute la ripetizione frequente di esercizi prolungati in aria secca crea uno stato di infiammazione cronica della mucosa brochiale e genera dei sintomi asmatici. In particolare negli atleti d’alto livello s’è visto che i sintomi d’asma sono più frequenti che nei non-atleti. I bronchi dei cani da slitta sono stati esaminati mediante fibroscopia prima e dopo una lunga corsa invernale in Alaska (1.000 miglia in dodici giorni): all’arrivo la maggior parte dei cani avevano i bronchi ostruiti da ammassi di muco biancastro. Ma se negli atleti sforzi prolungati ripetuti per anni non portano a simili complicanze nei laringectomizzati sia la trachea che i grossi bronchi sono continuamente esposti ad aria non condizionata cioè non umidificata nè riscaldata. Col seccarsi del muco e il conseguente scatenarsi della tosse questa irritazione porta ad una produzione ancor più abbondante di muco. La conoscenza di questi meccanismi permette di comprendere l’effetto terapeutico degli aerosol, delle inalazioni e l’effetto preventivo, protettore dei dispositivi che possono aiutare a trattenere l’acqua espirata (per condensazione) così da poter essere ripresa largamente all’inspirazione successiva e diminuire ciò che le pareti tracheali e bronchiali dovranno fornire a loro volta: questa funzione di “naso artificiale” riduce la stimolazione irritante delle mucose e il rapprendersi-seccarsi del muco.

 

La nuova via respiratoria

Con l’asportazione della laringe
scompare anche il raccordo tra
le vie respiratorie superiori e infe-
riori (vedi pagina 7). Per la trachea
sarà creata una speciale apertura
nel collo, lo stoma. Ora la via re-
spiratoria è molto più breve di
prima: infatti lei respira attraverso
lo stoma. L’atto della respirazione
è perciò molto meno faticoso.
Dopo l’asportazione della laringe
l’aria giunge dunque nella trachea
e nei polmoni direttamente dallo
stoma. Per questo motivo nelle
prime settimane si possono os-
servare una maggiore secrezione
di muco, la formazione di croste
ed eccessi di tosse. Questi sintomi
scompariranno non appena le
mucose si saranno adattate alla
nuova via respiratoria.
Cannula tracheale
Forse dopo l’operazione per un
certo periodo dovrà portare una
cannula tracheale per impedire un
possibile restringimento del tra-
cheostoma e di conseguenza pro-
blemi respiratori. Può inserirla,
pulirla e, al bisogno, sostituirla
autonomamente. Esistono mo-
delli diversi, fra cui anche quelli
adatti alle protesi fonetiche, o
quelli molto corti che servono
da rimpiazzo o da «bottone dello
stoma». Il suo chirurgo discuterà
con lei quali misure sarà necessario
adottare nel suo caso.
Panoramica delle protezioni
per lo stoma
Lo stoma deve essere continua-
mente protetto, giorno e notte. La
protezione deve lasciar passare
l’aria. Allo scopo si prestano ma-
teriali diversi: una semplice pro-
tezione dello stoma, bavaglini o
foulard e filtri (possibilità di ordi-
nazione a pagina).
Il copristoma viene assicurato
allo stoma come un cerotto; è di
dimensioni minime, ma offre una
protezione efficace e comoda.
Le protezioni in tessuto sono co-
stituite da materiali diversi e si
portano sopra lo stoma come una
sciarpa, un foulard oppure un col-
letto. Proteggono lo stoma dallo
sporco, dal seccarsi e da sguardi
indiscreti.
I iltri HME (Heat and Moisture Ex-
changer) svolgono anche le fun-
zioni del naso.
> Filtrano, umidificano e riscal-
dano l’aria e proteggono quin-
di l’esofago e i polmoni da
corpi estranei e dal seccarsi.
> Aumentano la resistenza della
respirazione in modo da
conservare la capacità polmonare.
> Si fissano tramite un cerotto
per lo stoma.
> Per le persone che portano
una protesi fonetica esistono
modelli appositi.
Altri mezzi ausiliari
> Umidificatori d’aria. In inver-
no, soprattutto se l’aria ester-
na è fredda e secca e in casa
è acceso il riscaldamento,
l’aria secca irrita la trachea e
i polmoni. Non si esponga alla
corrente e all’aria fredda.
Gli
umidificatori d’aria sono ausili
semplici ed efficaci; l’umidità
ideale per i laringectomizzati
è intorno al 60 per cento.
> Apparecchi per inalazioni
e aspirazioni. Le inalazioni
possono far molto bene.
Praticando regolarmente delle
inalazioni e aspirando il muco
e le croste, si possono preve-
nire le difficoltà respiratorie.
Il personale specializzato le
farà vedere già in ospedale
come funzionano questi
apparecchi e le insegnerà la
tecnica dell’aspirazione. I due
apparecchi e i relativi acces-
sori possono essere noleggiati
presso la Lega polmonare
cantonale (indirizzi in appen-
dice). Si informi presso la sua
cassa malati in merito alla
copertura delle spese per il
noleggio e l’acquisto.
Col tempo la secrezione di muco
diminuisce e lei saprà come prov-
vedere all’umidificazione delle vie
respiratorie. Forse preferirà ricor-
rere a uno spray in caso di neces-
sità invece di fare regolarmente
delle inalazioni. Un bomboletta
spray con ricariche di cloruro di
sodio, che si può acquistare in
farmacia, è molto pratica anche
quando si è fuori casa.
e ha meno eccessi di tosse e se
si forma meno muco lei sarà più
tranquillo e dormirà meglio. Sen-
za la molesta tosse si sentirà an-
che più a suo agio in famiglia e
nella cerchia degli amici.
L’umidificazione delle vie respiratorie
Il naso assolve importanti compiti di cui noi
spesso non siamo coscienti. Riscalda l’aria che
respiriamo a 6 gradi e ne eleva il tasso di umi-
dità fino al 98 per cento.
Inoltre filtra polveri e
particelle e ha quindi l’importante funzione di
ripulire l’aria respirata. Se si respira attraverso
lo stoma queste funzioni devono essere assicu-
rate in altro modo.