Esposizione amianto, datore responsabile anche se la malattia si manifesta dopo 40 anni

Cassazione, riconosciuto nesso di causalità tra inalazione amianto e malattia, anche se manifestatasi dopo 40 anni. Le misure di protezione erano le stesse anche negli anni ’60


amianto

Il datore di lavoro è responsabile della morte per inalazioni di amianto del dipendente anche se la malattia si è manifestata dopo quarant’anni dall’esposizione.

Non usa mezzi termini la quarta sezione penale della Corte di cassazione che, con la sentenza n. 24997 del 21 giugno 2012, ha condannato per omicidio colposo due imprenditori che avevano consentito a un loro operaio, che lavorava quotidianamente a contatto con l’eternit, di non usare la mascherina protettiva.

E a nulla è valsa la tesi della difesa, volta a mettere in discussione il nesso di causalità diretto tra l’attività lavorativa dell’operaio e la malattia, dal momento che la prima era avvenuta nel 1965 e la malattia si era manifestata solo nel 2004.

Secondo la Suprema Corte, nella valutazione della sussistenza del nesso di causalità, quando la ricerca della legge di copertura debba attingere al sapere scientifico, la funzione strumentale e probatoria (integrativa delle conoscenze giudiziali) di quest’ultimo impone al giudice di valutare dialetticamente le specifiche opinioni degli esperti e di ponderare la scelta ricostruttiva della causalità ancorandola ai concreti elementi scientifici raccolti.

Pertanto, al non aver provveduto a eliminare, o almeno a ridurre, l’esposizione quotidiana al materiale tossico consegue l’assunzione del rischio del tutto prevedibile dell’insorgere di una malattia gravemente lesiva della salute dei lavoratori addetti.

La Corte precisa inoltre che, anche se in seguito sono state conosciute altre conseguenze di particolare lesività, non v’è ragione di escludere il rapporto di causalità con l’evento e il requisito della prevedibilità dell’evento medesimo. E non v’è ragione di escluderlo, in particolare, perché le misure di prevenzione da adottare per evitare l’insorgenza della malattia conosciuta erano identiche (fino all’approvazione della L. 27 marzo 1992 n. 257 che ha vietato in assoluto l’uso dell’amianto) a quelle richieste per eliminare o ridurre gli altri rischi, anche non conosciuti.

Conseguenza obiettiva di tutto ciò, a parere dei giudici ermellini, è l’affermazione che la mancata adozione di “quelle” misure di protezione ha cagionato l’evento. Ma non solo. Sotto il profilo soggettivo, è possibile per la Suprema Corte affermare che l’evento era prevedibile perché erano conosciute conseguenze potenzialmente letali della mancata adozione di quelle misure.

Qui il testo integrale della sentenza n. 24997 del 21 giugno 2012

fonte

Per i malati di Amianto nessun risarcimento

Uno degli articoli della manovra prevede la sospensione a tempo indeterminato delle cause di servizio del settore pubblico: in altre parole i dipendenti statali non possono citare il datore di lavoro per danni alla salute, per infermità provocate da sostanze nocive come l’amianto, e nemmeno per mobbing

Per i malati di Amianto nessun risarcimento

 
 

ROMA – La manovra salvatrice dell’Italia varata dal governo Monti contiene molte sorprese. Uno degli articoli, il numero sei, prevede la sospensione a tempo indeterminato delle cause di servizio del settore pubblico: in altre parole i dipendenti statali non possono citare il datore di lavoro per danni alla salute, per infermità provocate da sostanze nocive come l’amianto, e nemmeno per mobbing. Tutto questo perché non ci sono sufficienti fondi per gli eventuali risarcimenti e le spese processuali. In questo modo vengono fatti sparire alcuni importanti diritti in barba allo statuto dei lavoratori ovvero la legge 300 del 1970. I dipendenti pubblici saranno protetti soltanto dall’assicurazione obbligatoria perché gli verrà impedito di presentare richieste di equo indennizzo e di pensione privilegiata. La norma dice così: «Ferma la tutela derivante dall’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni e le malattie professionali, sono abrogati gli istituti dell’accertamento della dipendenza dell’infermità da causa di servizio, del rimborso delle spese di degenza per causa di servizio, dell’equo indennizzo e della pensione privilegiata». L’impossibilità di denunciare il mobbing, per esempio, espone ancora di più alle discriminazioni e ai maltrattamenti gay, lesbiche, transessuali evidenziando lo stretto legame tra diritti sociali e diritti civili. Cgil, Cisl e Uil che hanno indetto lo sciopero del settore pubblico per lunedì 19 dicembre sembra non si siano accorte di nulla. Se ne sono accorti fortunatamente molti lavoratori e i rappresentanti dell’Usb, Unione sindacale di base, e a tal proposito in rete si trovano molti commenti contro il governo Monti.

Questa norma colpirà chiunque si ammala anche gravemente per cause legate al lavoro. «Compresi i malati di amianto che lavorano nel comparto pubblico- dichiara l’avvocato Ezio Bonanni, esperto di vertenze che riguardano il mondo del lavoro e presidente dell’Osservatorio amianto- esclusi militari e personale del soccorso pubblico e della pubblica sicurezza. La mia associazione adirà tutte le competenti sedi, non escludendo una pregiudiziale di illegittimità costituzionale, oltre alle iniziative di mobilitazione già in corso in tutta Italia, e faremo un appello alle istituzioni e alle forze politiche affinché non si prestino ad avallare dette modifiche, contrarie ai principi di uguaglianza, di equità, di giustizia, di rispetto che merita chi è colpito da una patologia di servizio ».

E intanto Giorgio Demezzi, il sindaco della città dei morti d’amianto, Casale Monferrato, simbolo internazionale di una tragedia industriale, fra pochi giorni probabilmente accetterà di abbandonare il processo contro l’Eternit. Stephan Schmidheiny, miliardario svizzero residente in Costarica, proprietario della fabbrica e principale imputato, è disposto a pagare dai 18 ai 20 milioni di euro in cambio della revoca della costituzione di parte civile del Comune. L’Eternit per quasi un secolo ha diffuso nell’aria la fibra d’amianto, il micidiale ‘polverino’, unica causa del mesotelioma pleurico, provocando la morte di 1.700 persone e tante altre che moriranno nei prossimi venti anni. L’amianto non smette mai di uccidere e soltanto quest’anno a 47 persone residenti nel territorio è stato diagnosticato il micidiale tumore alla pleura.

Il comitato dei parenti delle vittime giudica la proposta di mister Eternit «indecente»: «Accettare vuol dire diventare complici» hanno dichiarato. Il processo che vede imputato anche il quasi centenario magnate belga Jean Louis De Cartier de Marchienne, penultimo proprietario dell’Eternit, è finito. Il pubblico ministero ha chiesto venti anni per disastro doloso e continuato. L’ultima udienza è prevista per il 13 febbraio 2012. Intanto è arrivata l’offerta che è valida solo se sarà accettata prima della sentenza per poter godere al meglio del ritorno di immagine e della concessione delle attenuanti generiche.

Saverio Aversa

http://www.diariodelweb.it/Comunicato/Politica/?d=20111218&id=228860