Salvato da un tumore regala ai medici 33mila euro Carlo Musazzi, operato per una neoplasia all’apparato respiratorio, ha “ringraziato” il Santa Corona di Garbagnate donando un macchinario d’avanguardia

Un medico (Foto Immagini)
Un medico (Foto Immagini)

Garbagnate Milanese, 14 dicembre 2010 – Non li chiama dottori e infermieri, ma amici e familiari. Quello che tempo fa considerava un’ospedale vecchio per lui è diventato una famiglia alla quale ha voluto fare un regalo: un video broncoscopio all’avanguardia del valore di circa 33.000 euro. È una storia di «buona sanità», ma soprattutto di buona riconoscenza, quella di Carlo Musazzi, 71 anni, di Pogliano Milanese, nei confronti dell’ospedale Santa Corona di Garbagnate Milanese.

Nei mesi scorsi il settantenne è stato operato nel reparto di chirurgia toracica e poi curato in pneumologia a causa di una patologia oncologica all’apparato respiratorio. Oggi sta meglio ma non si è dimenticato di medici e infermieri che lo hanno curato, e ha voluto fare una donazione. «Inizialmente ero scettico, questo ospedale non mi piaceva, ha una struttura vecchia e non lo avrei mai scelto come luogo di cura – spiega l’ex paziente – ma dopo gli accertamenti a Passirana, mi hanno mandato qui e in pochi giorni ho cambiato idea, ho trovato una famiglia e capito che non è la struttura che fa la buona sanità ma sono le persone che ci lavorano. La felicità che ho nel cuore è immensa, sono stato curato e assistito da dottori e infermieri qualificati e professionali che sono diventate delle persone amiche».

Completati il percorso di cura ha pensato che voleva in qualche modo essere riconoscente all’ospedale, voleva donare qualche strumento tecnico: «Si è rivolto a me chiedendomi un consiglio, abbiamo contattato la direzione dell’azienda ospedaliera Salvini e individuato questa apparecchiatura – spiega il sindaco poglianese, Vincenzo Magistrelli – quella di Carlo è una storia vera, bella e con un lieto fine, sono orgoglioso che sia un cittadino poglianese». Ieri mattina c’è stata la donazione ufficiale del video broncoscopio alla presenza del direttore generale Giovanna Michiara, del direttore sanitario Paolo Moroni: «Sono poche le persone che ringraziano per le cure che hanno avuto – spiega il direttore generale – e rare quelle che fanno donazioni così importanti per il nostro ospedale».

Accanto a Carlo, per tutta la cerimonia, ci sono stati Nadia Bellaviti, il medico chirurgo che lo ha operato e Benedetto Rho, il medico pneumologo che lo ha avuto in cura nelle settimane successive all’intervento, oltre alle infermiere dei reparti. «Il video broncoscopio che ci ha donato Musazzi è senza dubbio un macchinario di ultima generazione, un gioiello per il nostro reparto, sono pochissimi i centri di cura in Italia ad avere questa apparecchiatura – spiega il dottor Rho – ci consentirà di garantire diagnosi precoce e un’assistenza migliore ai nostri pazienti, grazie alla qualità delle immagini, alla funzione di esplorazione delle vie aeree». Lui, commosso e con gli occhi lucidi, spiega: «L’ho fatto con il cuore, è la prima volta in settantanni che faccio una donazione, non sarà l’ultima».

di Roberta Rampini

Sanità, occupato l’ex manicomio Bianchi

Protesta di trecento operatori e familiari degli utenti dei centri di salute mentale della Asl 1: denunciano la possibile soppressione dei servizi offerti dalle cooperative di welfare. I manifestanti trascorreranno la notte negli uffici, con le brandine

di ANNA LAURA DE ROSA

«Ex manicomio Bianchi: nuova gestione». Trecento operatori e familiari degli utenti dei centri di salute mentale della Asl Napoli 1 hanno occupato dalle 8.30 di giovedì l’ex ospedale psichiatrico Leonardo Bianchi. Un ritorno alle origini per le associazioni che quindici anni fa avevano contribuito a chiudere la struttura, lottando per l’applicazione della legge 180 del 1978.  L’obiettivo oggi è denunciare il rischio della riapertura dei manicomi e la possibile soppressione dei 45 servizi offerti al territorio dalle cooperative del welfare in quindici anni di attività. 

L’occupazione è a oltranza: i manifestanti resteranno al Bianchi giorno e notte, organizzando attività e facendo incursioni nel centro della città per ottenere risposte da Asl e Comune, che ritardano i pagamenti alle cooperative rispettivamente da 17 e 30 mesi. «Come in un tragico gioco dell’oca siamo ritornati al punto di partenza – protesta Sergio D’Angelo, portavoce delle 150 organizzazioni del comitato “Il welfare non è un lusso” – occupiamo l’ospedale psichiatrico per riaprire la struttura alla città ricordando da dove siamo partiti. Gli utenti della salute mentale rischiano di essere di nuovo abbandonati o affidati a cure mediche ormai superate».

Gli operatori assistono oltre novecento persone che soffrono di disturbi mentali, farmacodipendenze e tossicodipendenze. Ogni utente è costato 16 euro al giorno all’Asl, «è una cifra irrisoria – sottolinea D’Angelo – che di certo non è la causa dei problemi economici della sanità campana. Non abbiamo lobby potenti alle spalle come la sanità privata, ma siamo decisi a difendere il nostro lavoro». Stipendi arretrati da 3 a 10 mesi per i lavoratori di alcune associazioni, mentre pagano i dipendenti ma rischiano la chiusura le cooperative del consorzio Gesco: Alisei, Alser, il Calderone e l’Aquilone. 

Di fronte all’ennesima promessa non mantenuta dai debitori, gli operatori del sociale hanno deciso quindi di occupare il Bianchi, consentendo tuttavia agli uffici dell’Asl presenti nella struttura di proseguire la propria attività. I manifestanti hanno tappezzato le alte mura e il cortile dell’ex manicomio con striscioni di protesta che denunciano il mancato intervento del commissario straordinario dell’Asl Napoli 1 Achille Coppola. L’8 novembre scorso Coppola si era impegnato a tutelare il lavoro delle organizzazioni e a consentire loro di accedere a prestiti bancari firmando lettere di certificazione del credito.

TRASPARENZA ED EFFICACIA

A piccoli passi verso la sanità digitale

DI GABRIELLA LONGO

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23

GIU

2010

Dalle cartelle cliniche elettroniche e accessibili online ai sistemi di interazione personalizzati e di facile accesso tramite i network digitali. Tra incomprensioni e ritardi, la strada in questo settore è ricca di opportunità

Consultare la propria cartella clinica, prenotare le visite mediche, comunicare con il proprio medico di base. Senza più file agli sportelli, né carte da archiviare: tutto online, comodamente da casa.  Mondo ideale? Negli Stati Uniti la comunicazione medica tramite internet è realtà già da tempo: e non si tratta solo di mera comunicazione sanitaria, limitata alle “mappe degli ospedali in zona”, ma di interazione medico-paziente. La tendenza statunitense più recente, per esempio, è l’utilizzo da parte dei medici dei social network, e in particolare di Twitter, per informare in breve tempo i propri assistiti (o anche per mettersi in contatto con altri colleghi).

CARTELLE CLINICHE DIGITALI

E in Italia, si può parlare di innovazione del sistema sanitario? Secondo l’Agenda digitalepubblicata dalla Commissione Europea, entro cinque anni tutti dovremmo poter accedere alle cartelle cliniche online: «Dobbiamo investire nell’uso intelligente della tecnologia e nello sfruttamento delle informazioni per trovare soluzioni che riducano il consumo energetico, sostengano una popolazione che invecchia, consentano ai pazienti di avere un ruolo più incisivo e migliorino l’accesso alla rete delle persone con disabilità» si legge nel documento. «Uno degli obiettivi potrebbe essere di consentire ai pazienti la consultazione delle cartelle cliniche, ovunque si trovino in Europa, entro il 2015».

Stando ai dati di una ricerca condotta da Federsanità Anci, sui Livelli di Innovazione Tecnologica In Sanità (LITIS), sono molte le potenzialità di crescita e di sviluppo, ma pochi ancora gli effetti reali  sulla vita di medici e pazienti. Insomma, gli strumenti per l’e-health ci sono, ma le aziende sembrano ancora in ritardo nella concreta realizzazione dei servizi sanitari elettronici. In più, si sente molto il divario a livello innovativo tra nord e centro sud.

CUP TRASPARENTE

Intanto, seppur a velocità diversa, diverse regioni si stanno muovendo. Al Forum PA che si è tenuto a Roma lo scorso mese, sono stati premiati undici progetti di sanità elettronica che hanno visto come protagonisti il Lazio, la Liguria, l’Emilia-Romagna, le Marche, il Veneto, la Campania, la Lombardia e il Piemonte. Progetti (alcuni dei quali già attivi) che vanno dalla creazione di database per l’inserimento di dati clinici ambulatoriali, ospedalieri e riabilitativi, a card Usb che permettono di seguire la donna in gravidanza (previo inserimento dei referti medici), e da sistemi informatizzati che consentono di effettuare prenotazioni sanitarie e pagamenti dei ticket a registri per memorizzare la storia dei pazienti più piccoli.

Esemplare il progetto del CUP2000, come modello di accesso (semplice e trasparente) ai servizi sanitari:  un fascicolo sanitario elettronico (FSE) sotto forma di una Mypage – pagina personale- in cui è archiviata (e aggiornata in tempo reale) la storia clinica del cittadino. Il procedimento è semplice: una volta effettuata la registrazione sul sito, paziente e medico di base possono accedere al Patient Summery, un documento che riassume le informazioni cliniche, e aggiornare la propria scheda sanitaria (completa di tutti i referti medici). Nel 2009 si contano già oltre 3.000 richieste di laboratorio, 600 di radiologia e 600 di terapia anticoagula orale.

CAMBIAMENTI NECESSARI

«È in atto un cambio di episteme, uno di quei passaggi storici che possono cambiare profondamente il modo di essere e di vedere la sanità italiana. Riuscirà la classe politica e manageriale della sanità a comprendere e indirizzare questo mutamento di episteme?» si chiede Mauro Moruzzi, direttore generale del CUP 2000. «È il vero interrogativo dei prossimi mesi e dei prossimi anni, poiché c’è sempre il rischio di chiusure e incomprensioni culturali che possono ritardare di anni (a volte di decenni) i cambiamenti necessari».

Cambiamenti che rappresenterebbero un notevole vantaggio per il cittadino, in termini di facilità di accesso alle cure e in termini di costi. Ma probabilmente è ancora necessario del tempo, poiché digitalizzare processi ed informazioni (trasformandoli in servizi) è un lavoro complesso e delicato.

Sms, pronto intervento


Inoltrare una richiesta di aiuto tramite sms; l’idea è dell’Assessorato alla Sanità della Valle d’Aosta ed è dedicato a sordomuti e audiolesi.

L’uso degli sms è ormai entrato a far parte della quotidianità di tutti noi e rappresenta uno dei mezzi di comunicazione più utilizzati. Per questa ragione l’Assessorato regionale alla Sanità ha pensato di elaborare un nuovo progetto di assistenza sociale che si basa proprio sul ricorso agli sms per inoltrare richieste di aiuto. Il progetto, che è stato denominato “Easy contact”, ha negli audiolesi e nei sordomuti il proprio target. Inoltrare richieste a mezzo sms relative a necessità quotidiane, quindi, come chiamare un taxi, prenotare una visita medica, avvisare di un ritardo o di un’assenza; queste le possibilità offerte dal nuovo servizio di cui è stata data notizia in anteprima dal portale sorionline.com. L’attivazione, in via sperimentale, è stata approvata dalla Giunta regionale.

Il servizio funziona in modo molto semplice, in sostanza prevede che i sordomuti e gli audiolesi possano inviare messaggi sms di emergenza verso un numero unico collegato con una piattaforma creata ad hoc e denominata appunto ‘Easy Contact’; a questo punto, dalla piattaforma la chiamata viene elaborata attraverso un apposito call center e smistata a seconda delle esigenze in modo da mettere il soggetto interessato in comunicazione con i numeri di competenza (112, 113, 115, 116, 118) che si occuperanno poi delle necessità segnalate. A realizzare il servizio e a renderlo operativo sarà la società ‘Il Village spa’ di Torino.

Fonti:
http://www.regione.vda.it
http://www.sordionline.com

PICCOLO E BREVE STUPIDARIO SANITARIO PERSONALE

PICCOLO E BREVE STUPIDARIO SANITARIO PERSONALE

Prendendo spunto dal post precedente, ho raccolto alcune delle immense stupidaggini che mi capita di ascoltare. Sono andato a memoria, sicuramente  nel frattempo me ne verranno altre in mente ed allora ne farò altri post.

Chissà, magari qualche sorriso ve lo strapperanno……

“Dottore, dovrebbe prescrivermi la compressa che mi ha dato l’altra volta”

“Quale, signora? Le ho prescritto due medicine…”

“Quella fosforescente, dottore.”

 

 

“Signora, non posso più prescriverle le gocce da dare a suo figlio di nascosto. Deve convincerlo a venire da me oppure ad accettare una mia visita domiciliare”

“Sì, dottore, ha proprio ragione. Basta con questi sottorifugi”

 

 

Il mio professore di specialità ad un giovane depresso a cui avevano da poco amputato l’arto inferiore:

“Coraggio, ragazzo. In gamba, eh, mi raccomando”

 

 

Si richiede visita psichiatrica per deliri a domicilio

 

 

Si richiede visita psichiatrica per pz. del 1912, afasico post ictus emorragico , laringectomizzato (… e come faccio a parlargli??)

 

si richiede visita psichiatrica per pz. con desiderio di smettere di fumare

 

 

“dottore, ho la bocca secca, molto secca: sarà mica ipertricotica?” (mah…..)

 

 

“Dottore, sono quasi due mesi che ho diarrea…..”

“Guardi, i farmaci che prende non dovrebbero provocarle nulla del genere. Ne ha parlato con il suo medico di famiglia?”

“Sì, mi ha prescritto una visita gastronomica”

 

 

Premessa: gomitè a Cuneo significa vomitare, italianizzato gomitare o avere i gomiti. Dialogo surreale avvenuto pochi giorni dopo il mio arrivo nella provincia granda.

“Dottore, non riesco a prendere la terapia: mi fa venire i gomiti”

“Scusi?”

“Sì, mi vengono i gomiti….”

“Perché, prima non li aveva?”

“No. Perché me lo chiede?”

“Mah, di solito tutti abbiamo i gomiti da quando siamo nati…”

“……ma lei ha i gomiti tutti i giorni, dottore?”

“Ma certo, cosa pensa, che me li tolga per andare a dormire?”

“…..togliere i gomiti? Come fa a togliersi i gomiti?”

“Appunto, è quello che sto dicendo. I gomiti li abbiamo fissi”

“Davvero? Ma io non ho i gomiti fissi tutti i giorni, solo da quando prendo le terapie che mi ha dato….”

“Scusi, ma cosa diavolo mi sta dicendo? Era monco fino a dieci giorni fa?”

“Monco?…..Ma perché dottore?”

“Se non aveva i gomiti era monco, no?”

“Ma se mi vengono i gomiti…..dottore, non la capisco”

“Nemmeno io. Senta, facciamo così, si chiarisca le idee sulle sue braccia e poi mi ricontatta”

“Le mie braccia? Ma cosa c’entrano adesso le mie braccia? Dottore, ma si sente bene?”

“Certo che mi sento bene. E’ lei quello a cui crescono i gomiti con le terapie farmacologiche, no?”

“Ma non mi cresce niente. Mi vengono i gomiti. Possibile che non capisca?”

“Senta, cosa devo capire? Che lei è un mutante a cui sono venuti i gomiti solo dieci gironi fa e che prima non li aveva e la colpa e della terapia? Questo devo capire?”

“Vabbe, dottore, io vado che è meglio”

“Ecco sì, vada, va”