19 Marzo 2002 Marco Biagi, giurista del lavoro e consulente del Ministero del Welfare, è ucciso dalle nuove Brigate Rosse

L’omicidio Biagi

Prima di morire, Marco Biagi aveva scritto cinque lettere in cui si diceva preoccupato per le minacce che riceveva. Il testo delle lettere, indirizzate al presidente della camera Pierferdinando Casini, al ministro del lavoro Roberto Maroni, al sottosegretario al lavoro Maurizio Sacconi, al prefetto di Bologna ed al direttore generale diConfindustria Stefano Parisi è stato pubblicato dal quindicinale Zero in condotta e poi riportato da Repubblica.[1]

Il 19 marzo 2002 venne ucciso, a 51 anni, da alcuni militanti delle Nuove Brigate Rosse, in un agguato a Bologna in via Valdonica, sotto casa sua, mentre rientrava verso le ore 20.

La rivendicazione a firma delle Nuove Brigate Rosse, presenta per gli esperti impressionanti analogie con quella del precedente delitto di Massimo D’Antona.[2]

Il Ministero dell’Interno (in quel periodo diretto dal Ministro Claudio Scajola, di Forza Italia) aveva privato Marco Biagi della scorta, richiesta da Biagi solo pochi mesi prima proprio per timore di attentati da parte dell’estremismo di sinistra. Dopo che gli fu tolta la scorta ne fece nuovamente richiesta al Ministero del Lavoro, presso cui operava, in quanto non si sentiva sicuro e riceveva minacce di continuo. Questa non gli fu accordata. I colpevoli stessi ammisero che avevano deciso di colpire proprio lui in quanto era un personaggio di grande visibilità e allo stesso tempo poco protetto.

Nel 2005 cinque terroristi brigatisti furono condannati all’ergastolo come responsabili del suo omicidio: Nadia Desdemona LioceRoberto MorandiMarco MezzasalmaDiana Blefari MelazziSimone Boccaccini.

2 Marzo 2003-Emanuele Petri Sovrintendente della Polizia di Stato, medaglia d’oro al valore, morì in servizio durante l’arresto dei leader delle nuove Nuove Brigate Rosse, responsabili degli omicidi di Massimo D’Antona e Marco Biagi.

Emanuele Petri

Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.

Emanuele Petri (Castiglione del Lago1 febbraio 1955 – Castiglion Fiorentino2 marzo 2003) è stato un poliziotto italiano.

Sovrintendente della Polizia di Stato, medaglia d’oro al valore, morì in servizio durante l’arresto dei leader delle nuove Nuove Brigate Rosse, responsabili degli omicidi di Massimo D’AntonaMarco Biagi.


Petri entra in Polizia nell’ottobre del 1973 come allievo guardia di P.S. frequentando la scuola della Polizia di Stato di Trieste. Trasferito dapprima a Roma, poi a Firenze ed Arezzo. La sua residenza è sempre a Tuoro sul Trasimeno, luogo dove si sposa e crea la sua tranquilla vita familiare. Nel 1992 viene assegnato alla Polfer di TerontolaCortona.
La vita

La morte durante l’arresto delle BR

Il 2 marzo 2003, il sovrintendente Petri, assieme ad altri due colleghi, svolgeva servizio di scorta viaggiatori su un treno regionale sulla tratta ferroviaria Roma-Firenze.

Poco dopo la fermata alla stazione di CamuciaCortona, Petri e gli altri colleghi, durante gli accertamenti di routine, decidevano di controllare un uomo ed una donna che viaggiavano a bordo del vagone. Questi ultimi, dopo aver esibito dei documenti falsi ai poliziotti che si accorgevano delle incongruenze, reagivano nei loro confronti.

L’uomo estraeva una pistola puntandola immediatamente al collo del sovrintendente Petri ed intimando agli altri poliziotti di gettare via le armi. Uno dei due poliziotti obbedì gettando la propria pistola sotto ai sedili del convoglio ma l’uomo reagì ugualmente sparando alla gola di Petri, uccidendolo sul posto, e sparando nuovamente contro l’ultimo poliziotto armato che, nonostante le gravi ferite, riuscì a rispondere al fuoco dell’assalitore ferendolo mortalmente. La donna, dopo una colluttazione con l’ultimo poliziotto, veniva bloccata.

Il treno si fermò alla stazione di Castiglion Fiorentino dove arrivarono i primi soccorsi per le persone ferite. Il sovrintendente Petri era però già deceduto mentre il suo assalitore moriva alcune ore dopo in ospedale. Il poliziotto ferito gravemente venne salvato dopo una lunga operazione chirurgica.

Dopo le prime indagini si riusciva ad accertare che i due sospetti, controllati dai poliziotti, erano terroristi facenti parte delle Brigate Rosse e, dalle ricostruzioni e dal materiale rinvenuto sul treno e nella borsa della donna (documenti, floppy disk e due palmari), gli investigatori riuscivano a catturare, nel periodo successivo, tutti gli appartenenti dell’organizzazione terroristica responsabile anche degli omicidi di Massimo D’Antona e Marco Biagi, avvenuti rispettivamente negli anni 19992002.

Petri, il giorno della sua morte non doveva prestare servizio ma aveva chiesto un cambio turno per assistere un ex collega dei Carabinieri malato gravemente.

Il Sovrintendente di Tuoro sul Trasimeno Petri lascia la moglie ed un figlio di 23 anni poliziotto anch’egli.
Alla sua memoria è stata conferita la medaglia d’oro al valor civile, consegnata alla moglie dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampied un monumento bronzeo a suo ricordo, rappresentante un cuore spezzato, è stato collocato nel piazzale della stazione ferroviaria diCastiglion Fiorentino, a lui ora dedicata.

Onorificenze

Medaglia d'oro al valor civile - nastrino per uniforme ordinaria

Medaglia d’oro al valor civile

«Impegnato in servizio di scorta viaggiatori sul treno Roma-Firenze, notando due persone sospette, decideva, unitamente ad altri colleghi, di procedere al loro controllo. Ne seguiva una violenta colluttazione nel corso della quale veniva colpito a morte da alcuni colpi di pistola esplosi dai due, risultati essere pericolosissimi terroristi, permettendo così, con il sacrificio della propria vita, la cattura degli stessi. Fulgido esempio di attaccamento al dovere, coraggio e capacità professionale, poste al servizio della collettività.»

— Castiglion Fiorentino (AR)2 marzo 2003

Voci correlate

Collegamenti esterni