Cane preso a calci da un automobilista, torna con i suoi amici a 4 zampe e gli distrugge l’auto.

Cane preso a calci da un automobilista, torna con i suoi amici a 4 zampe e gli distrugge l’auto.

Questo automobilista Cinese si è guadagnato la vendetta di questo cane randagio. Il cane era solito stare nell’area parcheggio dell’automobilista che un bel giorno, per liberare l’area, decise di prenderlo a calci per farlo allontanare.

La vendetta va servita fredda ed è così che il giorno dopo ritorna il cane con la sua banda e iniziano a prendere a morsi l’auto. Le immagini sono state riprese dal vicino di casa.

Della serie: ben gli sta!

Ciao ciao carrozzeria

PIANO CON LE PAROLE! SENTENZA DELLA CASSAZIONE: E’ REATO DIRE “NON HAI LE PALLE”

 
 

Sesto San Giovanni –    Una notizia curiosa, che può interessare il modo di esprimersi di molti sestesi. Rivolgersi a qualcuno dicendogli “non hai le palle” e’ un reato e, per questo, puo’ costare una condanna e il pagamento di un risarcimento dei danni. La quinta sezione penale della Cassazione ha per questo annullato, con rinvio al giudice civile, l’assoluzione pronunciata dal tribunale di Potenza nei confronti di un giudice di pace di Brindisi, accusato di ingiuria ai danni di un avvocato, per avergli rivolto la frase incriminata. L’episodio era avvenuto al tribunale di Taranto e il giudice del merito, considerando il fatto che l’imputato e la parte offesa sono cugini, aveva minimizzato l’accaduto dicendo che si trattava soltanto di una “contesa familiare”. Per la Suprema Corte (sentenza n.30719), “a parte la volgarita’ dei termini utilizzati, l’espressione ha una evidente e obiettiva valenza ingiuriosa, atteso che con essa si vuole insinuare non solo e non tanto la mancanza di virilita’ del destinatario, ma la sua debolezza di carattere, la mancanza di determinazione, di competenza e di coerenza, virtu’ che, a torto o a ragione, continuano ad essere individuate come connotative del genere maschile”. Inoltre, il fatto che l’ingiuria venne pronunciata in un “contesto lavorativo” – l’ufficio giudiziario – “a voce alta” ed era “udibile anche da terze persone”, mette in luce, secondo gli ‘ermellini’, “il pericolo di lesione della reputazione” della parte offesa, il quale “non poteva essere aprioristicamente escluso sulla base di una pretesa evoluzione del linguaggio e volgarizzazione delle modalita’ espressive”. (AGI)