Smog: call action per avere 2mila euro di risarcimento In 45 città i cittadini potranno chiedere il risarcimento di 2mila euro per essere costretti a vivere in città malsane e inquinate.

co2 smog
ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ 

scarico dieselSmog letale, Oms: certo un rapporto tra cancro e gas scarico diesel

Provata la relazione, diventano più probabili e incisive le class action contro i sindaci che non bloccano la circolazione quando si sforano i limiti.

PEGGIO D’ESTATE 

caldo cittàCaldo e inquinamento: le città soffrono di più a causa del mix dannoso

L’anticiclone africano continua e il Ministero della Salute mette in allerta 7 città, che ricevono il bollino rosso. Ma non sono le sole a doversi preoccupare: gli effetti del caldo possono essere più gravi per la presenza di elevate concentrazioni di inquinanti atmosferici. Ecco la guida del Ministero per evitare le emergenze.

2mila euro di risarcimento danni. È questo quello che possono chiedere (a fronte di un contributo di 6 euro) i cittadini residenti nelle 45 città dove i limite di sforamento delle soglie giornaliere di Pm10 è “eccessivo”, superiore cioè ai 35 giorni all’anno. E questo per il fatto di essere costretti a vivere in un ambiente malsano e inquinato.

L’azione è promossa dal Codacons che, di recente, ha anche presentato un esposto allaProcura della Repubblica chiedendo ilsequestro preventivo di tutti i veicoli diesel diMilano e provincia, alla luce delle dichiarazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità che ha indicato come “cancerogeni certi” i gas di scarico di questo tipo di vetture.

Colpevoli di questa situazione, secondo l’associazione, sarebbero le istituzioni, in particolare Regioni Comuni, che sono obbligati a monitorare gli agenti inquinanti e ad adottare misure per contrastarli. Ma, «molti comuni, province e regioni continuano a non tutelare la salute dei cittadini, con la conseguenza che oltre8.500 persone muoiono ogni anno in Italia a causa dello smog» sostengono dal Codacons.

Ecco l’elenco delle città, diviso per Regione, in cui si può chiedere il risarcimento.

Lombardia: Milano, Como, Lodi, Pavia, Bergamo, Cremona, Mantova, Varese, Brescia, Lecco, Monza. PiemonteTorino, Biella, Alessandria, Novara, Asti, Vercelli. Emilia Romagna: Bologna, Modena, Ravenna, Ferrara, Parma, Reggio Emilia, Forlì, Piacenza, Rimini. Veneto: Venezia, Treviso, Padova, Verona, Rovigo, Vicenza. Toscana: Firenze, Lucca. Marche: Ancona, Macerata.Lazio: Roma, Frosinone. Abruzzo: Pescara, Teramo. CampaniaNapoli, Benevento. Sicilia: Palermo. Sardegna: Cagliari.

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STRATEGIE DI RICERCA BIOMEDICA IN INTERNET


Dott. Rodolfo Muzzolon §, Dott. G. Longo #, Prof. F. Tremolada *

§ U.O.A. di Pneumologia, Ospedale “S.Martino” – Belluno, # Dipartimento di Scienze Biomediche – Università di Modena,* U.O.A. di Medicina, Ospedale “S.Martino” – Belluno.

Premessa

Internet è la più grande rete di calcolatori al mondo. Secondo le rilevazioni del luglio 2000, i computer connessi in rete erano 93.047.785 , con una stima (al novembre 2000) di circa 400 milioni di utenti collegati nel mondo, di cui 13 milioni soltanto in Italia.

La possibilità di accedere con facilità a risorse mediche fisicamente dislocate in tutto il mondo ( i siti medici recensiti al maggio 1999 erano 4650 e tale dato deve ritenersi oggi largamente sottostimato) fornisce uno strumento eccezionale per portare direttamente nella pratica clinica quotidiana la mole di dati prodotti dalla sempre più rapida ricerca scientifica in campo biomedico. Il miglioramento della relazione tra ricerca e pratica medica è proprio una delle grandi rivoluzioni proposte dalla Medicina Basata sulle Evidenze, e risponde alla necessità del medico di basare le proprie decisioni cliniche sulle migliori prove di efficacia e di tollerabilità.
Tuttavia la natura “anarchica” di Internet rende talora difficoltoso il reperimento delle informazioni. Per evitare frustranti perdite di tempo è necessario seguire una precisa strategia di ricerca.

Ricerca delle informazioni mediche in Internet

Non esiste al momento nessuna procedura standardizzata e validata per la ricerca delle risorse mediche. Tuttavia una appropriata strategia permette di compiere una ricerca sufficientemente sensibile (capace cioè di trovare la maggior parte delle risorse cercate) e specifica (capace cioè di trovare solo le risorse che servono in quel momento) in un tempo ragionevole.
Schematizzando, il medico può avere bisogno di due tipi di informazioni :
informazioni di carattere generale (su una patologia, su una rivista medica, su una società scientifica…) e informazioni  più strettamente bibliografiche (necessità di trovare articoli scientifici, linee guida, ecc …).

Informazioni di carattere generale

Per la ricerca di informazioni di carattere generale possono essere utilizzati programmi particolari, detti motori di ricerca, in grado di trovare rapidamente quanto richiesto.

Esistono due tipi di motori di ricerca : da un lato vi sono i più comuni motori generalisti della rete, che cercano all’interno dell’intero mondo Web, dall’altro, invece, i motori specializzati nella ricerca all’interno di un settore particolare, ad esempio quello medico. Questi ultimi hanno ovviamente il vantaggio di una maggiore rapidità e specificità nella ricerca, mentre i primi consentono in genere di trovare un numero molto maggiore di siti.

Due sono le strategie comunemente utilizzate da questi programmi. La prima è la ricerca per parole chiave(keywords), che utilizza procedure automatizzate (algoritmi)  gestite da robot, non sempre supervisionate da redattori; in alternativa esistono motori che permettono la ricerca per categorie o directory ( ad esempio Yahoo utilizza un’équipe di 80 redattori per ordinare gli indirizzi web). In linea di principio è preferibile utilizzare una strategia per directory quando si cerca una risorsa presumibilmente molto visitata ( ad esempio il sito di una società scientifica o di una rivista medica) o si cerca qualcosa intorno ad un argomento di carattere generale.

Se si vuole ampliare il campo di ricerca utilizzando entrambe le modalità, si possono utilizzare anche imetacrawler, programmi in grado di ricercare su più motori contemporaneamente.

Anche se pressoché tutti i motori di ricerca hanno caratteristiche comuni, come ad esempio la possibilità di utilizzare operatori booleani (AND,OR,NOT) o di effettuare la ricerca solo in campi selezionati (ad esempio nel titolo), ciascun programma utilizza regole proprie per ordinare (ranking) e presentare gli indirizzi trovati, ed una sintassi diversa per formulare le richieste: pertanto è consigliabile acquisire dimestichezza con non più di paio di motori di ricerca.

Tab. 1 : Motori di ricerca generalisti

Motore

Indirizzo

Strategie di ricerca

Google

http://www.google.com/

http://www.google.it/

Per parole chiave

Altavista

http://www.altavista.com/

http://www.altavista.it/

Per parole chiave

HotBot

http://www.hotbot.com/

Per parole chiave

Northern Light

www.northernlight.com

Per parole chiave

Excite

http://www.excite.com/

Per directory e per parole chiave

Oingo

www.oingo.com

Per directory

Lycos

http://www.lycos.it/

Per directory

Yahoo

http://www.yahoo.it/

Per directory

Arianna

http://www.arianna.it/

Per parole chiave e per directory

Virgilio

www.virgilio.it

Per directory

Infozoid

www.infozoid.com

Metacrawler

All4one

http://www.all4one.com/

Metacrawler (ricerca su 4 motori contemporaneamente)

Dogpile

http://www.dogpile.com/

Metacrawler (cerca sui principali motori di ricerca generalisti, ma anche su alcuni motori specializzati)

Elenchi più completi dei motori di ricerca  attualmente disponibili si possono trovare visitando dei siti che si occupano proprio di catalogare tali risorse (http://www.searchenginewatch.com/ ehttp://www.motoridiricerca.it/ ).

Se la nostra ricerca risultasse comunque infruttuosa, ci si può rivolgere a motori di ricerca specializzati nella classificazione di siti medici. Talvolta infatti i siti professionali cercano di limitare la propria visibilità sul web a categorie di utenti ben selezionate, e pertanto spesso non vengono rilevati dai motori di ricerca generalisti. Questi motori specializzati in genere consentono una ricerca per directory e richiedono una registrazione gratuita, cha ha principalmente lo scopo di avere a disposizione liste di indirizzi e-mail da sfruttare  a scopo pubblicitario.

Tab.2 : Motori di ricerca specializzati per la medicina

Motore

Indirizzo

Descrizione

MedHunt

www.hon.ch/MedHunt/

Motore di ricerca che utilizza sia un robot per auto-indicizzare i siti web, sia un catalogo redatto manualmente dalla redazione.

Medical World Search

www.mwsearch.com

Ricerca su quasi 100.000 pagine Web tratte da migliaia di siti medici selezionati

Cliniweb

www.ohsu.edu/cliniweb

Sito gestito dalla Oregon Health Science University; recensisce più di 10000 pagine web

Doctor’s Guide

http://www.docguide.com/

Catalogo prodotto da una organizzazione commerciale. Con ampie risorse anche per l’utente comune

Healthfinder

http://www.healthfinder.org/

Catalogo sviluppato dallo US Departement of Health and Human Services

Medical Matrix

http://www.medmatrix.org/

Uno dei più aggiornati e completi cataloghi di risorse mediche, suddivise per specialità.

Medweb

www.medweb.emory.edu/medweb

Catalogo a cura della biblioteca della Emory University (Atlanta, USA)

OMNI

http://www.omni.ac.uk/

Organising Medical Networked Information : raccolta di siti dedicati alla medicina e al management sanitario.

E’ importante ricordare che i motori di ricerca non possono comunque raggiungere tutti i siti presenti nella rete Internet. Spesso denominato “Web invisibile” , questa massa di informazioni consiste generalmente in database dedicati a materie specifiche che includono manuali tecnici, cataloghi di biblioteche ed altro. Senza fronzoli ma ricca di contenuti, Direct Search (http://gwis2.circ.gwu.edu/-gprice/direct.com) è una delle migliori risorse per trovare database nel web. Altri siti utili per reperire tali tipi di informazioni sono:http://www.webdata.com/,http://dir.lycos.com/Reference/Searchable_Databases/Health/ .

Informazioni di carattere bibliografico

La ricerca bibliografica è di gran lunga la più importante necessità che spinge il medico a navigare in Internet, dove si possono reperire, più o meno facilmente, articoli full-text, riassunti o semplici citazioni, contenute in banche dati bibliografiche.

Per fare una buona ricerca è innanzitutto necessario scegliere la banca dati migliore e, in secondo luogo, sviluppare una corretta strategia di ricerca.

La scelta della banca dati dipende strettamente dal tipo di quesito cui vogliamo trovare risposta .

Sicuramente la principale e più famosa banca dati è Medline, offerto gratuitamente dalla National Library of Medicine di Bethesda nel Maryland. Essa è la scelta consigliabile per rispondere ad esigenze di studio, di ricerca o semplice curiosità professionale.

Esistono diversi programmi che effettuano ricerche all’interno di Medline; su tutti, il più potente e flessibile è PubMedwww.ncbi.nlm.nih.gov/PubMed ), che oltretutto è il motore di ricerca “ufficiale” di Medline, essendo fornito gratuitamente dalla stessa National Library of Medicine. Gli editori che partecipano a PubMed forniscono le citazioni prima (PreMedline) o al momento della pubblicazione. Se l’editore ha un sito web, PubMed fornisce il link a tale sito, ove talora si possono reperire gli articoli full  text (generalmente a pagamento).

Ricercare informazioni con PubMed è semplice : è sufficiente inserire le parole chiave che individuano i concetti della nostra ricerca nello spazio apposito (query box) e premere il tasto Go. Se non altrimenti specificato, PubMed combina i vari termini da noi inseriti unendoli fra loro con l’operatore AND. La nostra ricerca può essere raffinata utilizzando l’opzione Limits che permette di specificare ad esempio in quali anni deve essere effettuata la ricerca, oppure su quali tipi di pubblicazione. L’opzione Preview/Index permette di conoscere il numero di citazioni trovate dalla nostra query, senza mostrare gli abstracts per esteso, consentendo di modificare la nostra strategia di ricerca in modo rapido. La Clipboard permette di memorizzare i risultati delle nostre ricerche (fino a 500 voci al massimo) per poterle poi salvare su un file nel nostro computer o stamparle.

L’interfaccia di PubMed è stata di recente ulteriormente potenziata con alcune funzioni di indubbia utilità, quali : 1 – Journal Browser, che permette di trovare i giornali recensiti da Medline (più di 4000) partendo da una singola parola contenuta nel titolo; 2 – MeSH Browser: è uno strumento di fondamentale importanza per eseguire ricerche rilevanti ed accurate. Si basa sul Medical Subject Headings, un vocabolario standardizzato di termini medici usato per indicizzare gli articoli su Medline. I termini MeSH vengono assegnati manualmente da un gruppo di redattori ad ogni articolo recensito, in modo da indentificare con maggior precisione l’argomento (o gli argomenti) trattati nell’articolo, eliminando nel contempo il problema dei sinonimi o gli errori di spelling. La ricerca per MeSH evita che un articolo venga selezionato in risposta ad una certa interrogazione (query) solo perché la parola è contenuta in un punto qualsiasi del testo dell’articolo. 3 – Single Citation Manager : è la modalità per ricercare rapidamente informazioni quando si hanno a disposizione i riferimenti bibliografici (anche solo il nome dell’autore o il numero della rivista). 4 – Clinical Queries : è una modalità di ricerca finalizzata al reperimento di articoli rilevanti in ambito diagnostico, terapeutico, prognostico ed eziologico; si può inoltre specificare se si desidera privilegiare la sensibilità o la specificità della ricerca.

Ciò è reso possibile dall’utilizzo automatico dei cosiddetti filtri di ricerca: si tratta di combinazioni di termini selezionati, finalizzate al reperimento di articoli clinici che rispondano a criteri di validità metodologica. 5 –Cubby (ripostiglio) : è una funzione di recente introduzione che permette di memorizzare le nostre ricerche in PubMed; quando saranno recensiti nuovi lavori che soddisfano i nostri criteri di ricerca, essi potranno essere comodamente visualizzati senza dover nuovamente ridigitare la query. Inoltre nello spazio del Cubby a noi riservato possono essere visualizzati i link a molte delle riviste mediche recensite da Medline.

Un utile strumento, infine, utilizzabile in qualsiasi tipo do ricerca, è rappresentato, su PubMed, dalla possibilità di ricercare gli articoli correlati (See related articles): ciò permette di utilizzare automaticamente tutti i termini MeSH e le altre limitazioni di campo contenute nell’articolo che risponde meglio al nostro quesito per selezionare una serie di altre citazioni pertinenti.

Questa rapida carrellata sulle funzionalità offerte da PubMed non può ovviamente considerarsi esaustiva; un suggerimento importante, valido per ogni motore di ricerca che si decida di utilizzare è di consultare sempre la pagina degli help (www.ncbi.nlm.nih.gov/entrez/query/static/help/pmhelp.html ). E’ disponibile su Internet anche l’ottima guida a Pub Med in Italiano a cura di Gilberto Lacchia (http://www.lotusnet.org/it/reperio/medline/indice.htm).

Meritano di essere segnalati anche i seguenti motori di ricerca per la banca dati Medline :

Internet Grateful Med

http://igm.nlm.nih.gov/

Programma ad alte prestazioni ed interfaccia amichevole fornito dalla National Library

Dematel Medline

www.dematel.com/medline

Interfaccia tutta italiana

Infotrieve Medline

http://www3.infotrieve.com/medline/infotrieve/

Consente di costruire interrogazioni complesse con facilità

Ovid

http://www.ovid.com/

Ottimo programma, purtroppo a pagamento…

Ricerca delle evidenze

Spesso nella pratica clinica le informazioni che si cercano sono quelle necessarie a prendere la migliore decisione di fronte a un caso specifico, spesso riguardante una patologia ad alta prevalenza o una decisione di tipo terapeutico. In tale situazione la ricerca su Medline può risultare particolarmente impegnativa, stante la prevedibile necessità di dover ripetutamente “filtrare” la ricerca per ottenere dei risultati soddisfacenti. Proprio per soddisfare tale necessità  si sono sviluppate negli ultimi anni numerose iniziative cosiddette di editoria secondaria, proprio per differenziarle dalla letteratura tradizionale, primaria. Tali  strumenti si caratterizzano per il fatto di selezionare criticamente gli studi clinici già pubblicati sulle riviste tradizionali, che rispondono ai criteri di validità e rilevanza dettati dall’epidemiologia clinica e di rielaborarli, presentandoli in una forma (abstract strutturati) specificamente pensata per assistere il clinico nella pratica quotidiana. Nelle banche dati dell’editoria secondaria sono poi contenuti gli studi integrativi, ovvero le revisioni sistematiche e le linee guida basate sulle evidenze.

Due sono le maggiori difficoltà da superare nel reperire tali informazioni: la prima consiste nel fatto che non sempre è chiaramente valutabile la correttezza scientifica e metodologica di chi pubblica su Internet tali informazioni; la seconda che, a differenza di quello che avviene per gli abstract dell’editoria primaria, per i quali esistono già banche dati elettroniche consultabili facilmente, le risorse dell’editoria secondaria si trovano ancora in uno stato di forte dispersione.

Elenchiamo di seguito i siti che a nostro avviso sono quelli maggiormente accreditati, suddividendoli in banche dati di linee guida generaliste (riguardanti più specialità mediche contemporaneamente) e banche dati contenenti review sistematiche ed abstract strutturati.


Tab. 3: Banche dati di linee guida generaliste

CMA Infobase

www.cma.ca/cpgs/index.asp

Banca dati della Canadian Medical Association

National Clearinghouse Guidelines

www.guideline.gov/index.asp

A cura dell’Agency for Health Care Policy and Research e dell’American Medical Association

HSTAT (Health Services Technology Assessment Text)

http://text.nlm.nih.gov/

Banca dati multirisorsa della National Library of Medicine

Scottish Guidelines

www.show.scot.nhs.uk/sign/graphic.htm

A cura della Scottish Intercollegiate Guidelines Network

Disease Prevention and Control Guidelines

http://www.hc-sc.gc.ca/hpb/lcdc/dpg_e.html

A cura del Centro Nazionale Canadese per l’identificazione, studio, prevenzione e controllo delle malattie umane

List of Guidelines

http://www.sghms.ac.uk/phs/hceu/guides.htm

A cura della St. George’s Hospital Medical School


Tab.4: Banche dati di revisioni sistematiche

Cochrane Library

http://hiru.mcmaster.ca/cochrane/cochrane/cdsr.htm

La più importante base dati della Evidence Based Medicine

CRD Databases

http://nhscrd.york.ac.uk/welcome.htm

A cura del Centre for Reviews and Dissemination di York

TRIP (Turning Research Into Practice)

www.ceres.uwcm.ac.uk/

Motore di ricerca nelle risorse dell’EBM

Health Reviews for Primary Care

http://library.mcphu.edu/resources/reviews/

Banca dati multirisorsa creata con il supporto della NLM

NICE (National Institute for Clinical Excellence)

http://www.nice.org.uk/

Eccellente guida a cura del National Health Service britannico


La Medicina Basata sulle Evidenze

Oltre a fornire gli strumenti per poter utilizzare criticamente la letteratura scientifica nella pratica quotidiana, la Medicina Basata sulle Evidenze (Evidence Based Medicine o EBM) fornisce anche gli strumenti per la corretta formulazione del quesito clinico. Il primo passo per risolvere un problema è infatti quello di formulare correttamente le domande giuste. La formulazione corretta di quesiti clinici è infatti critica per aumentare le possibilità di ottenere informazioni di buona qualità. Sackett propone di seguire un preciso schema, esemplificato nella seguente tabella :

Consigli per l’elaborazione

Esempio

Malattia/condizione del paziente

Inizia con il tuo paziente domandandoti : “Come descriverei un gruppo di pazienti simile al mio ?”

In un paziente affetto da artrosi in terapia con antinfiammatori non steroidei…

Intervento (fattore prognostico, terapia…)

Domandati : “Qual è l’intervento che mi interessa principalmente?”

…l’associazione del misoprostolo alla terapia antinfiammatoria…

Esposizione di controllo (se necessario)

Domandati : “Qual è la principale alternativa da confrontare con l’intervento ?”

…se confrontata con la sola terapia con antinfiammatori non steroidei…

Esito

Domandati : “Che cosa posso sperare che succeda ?”

…determina la riduzione del rischio di malattia peptica ?

I principali siti Internet che si occupano di metodologia parlano diffusamente della formulazione dei quesiti clinici e forniscono esempi. Meritano di essere consultati :

Per chi volesse approfondire le tematiche relative alla EBM, il miglior punto di partenza è consultare i siti catalogo dedicati :

Tab.: 5: Siti catalogo generali per la EBM (Evidence Based Medicine)

Netting the Evidence

www.shef.ac.uk/uni/academic/R-Z/scharr/ir/netting.html

Il sito catalogo più completo

Evidence-based Medicine Resource Center

www.ebmny.org/thecentr.html

A cura della New York Academy of Medicine

Resources for practicing EBM

http://pedsccm.wustl.edu/EBJ/EB_Resources.html

Sito organizzato per directory, aggiornato frequentemente

GIMBE

www.gimbe.org/Praticare-EBM/Quick-access.htm

Sito curato dal Gruppo Italiano per la Medicina Basata sulle Evidenze

Tab.6: Centri internazionali dedicati alla EBM

Cochrane Collaboration

www.cochrane.org

Centre for Evidence Based Medicine

http://cebm.jr2.ox.ac.uk/

National Health Service Centre for Reviews and Dissemination

www.york.ac.uk/inst/crd/

Health Information Research Unit

http://hiru.mcmaster.ca/

Tab.7: Centri italiani dedicati alla EBM

Gruppo Italiano per la Medicina Basata sulle Evidenze (GIMBE)

http://www.gimbe.org/Home.htm

Centro Cochrane Italiano

www.areas.it/index.htm

Tab.8: Riviste e bollettini online dedicati alla EBM

Bandolier

www.jr2.ox.ac.uk/Bandolier

Evidence-Based Medicine

www.acponline.org/journals/ebm/ebmmenu.htm

The Journal of Family Practice

http://www.infopoems.com/

Journal Club on The Web

http://www.journalclub.org/

ACP Journal Club

www.acponline.org/journals/acpjc/jcmenu.htm

Evidence-Based Health Care

www.his.ox.ac.uk/ebhc

Evidence-Based Purchasing

www.epi.bris.ac.uk/rd/publicat/ebpurch/index.htm

Health Evidence Bulletins Wales

www.uwcm-ac.uk/uwcm/lb/pep/index.html

Effective health Care Bulletins

www.york.ac.uk/inst/crd/ehcb.htm

Effective Matters

www.york.ac.uk/inst/crd/em.htm

Altre risorse di supporto alla pratica clinica

Le tabelle che seguono sono un elenco di link a siti medici di ottima qualità e che forniscono servizi particolari, tutti di grande utilità pratica.

Tab.9: Informazioni sui farmaci: cataloghi

Martindale’s health Sciences Center

http://www-sci.lib.uci.edu/HSG/Pharmacy.html

Virtual Library Pharmacy

http://157.142.72.77/pharmacy/pharmint.html

Detroit Medical Center: Drug Information Link

www.dmcpharmacy.org/druginfo/drug_information.htm

Tab.10: Informazioni sui farmaci: siti di interesse generale

Food and Drug Administration (FDA)

http://www.fda.gov/

Pharm Info Net

http://pharminfo.com/

Drug Info Net

http://www.druginfonet.com/

Ministero della Sanità

www.sanita.it/sanita

Handbook of Parenteral Drug Administration

www.ozemail.com.au/~jamesbc

Toxnet

http://toxnet.nlm.nih.gov/servlets/simple-search

Drugs in Pregnancy and Lactation

http://prl.humc.edu/obgyn/public/tearatog/Riskn-z.htm#P

HIV/AIDS Information Center – JAMA

www.ama-assn.org/special/hiv/treatment/treatment.htm

HIV Medication Guide

www.jag.on.ca/hiv/

Tab.11: Informazioni sulle Malattie rare

Office of rare Diseases

http://rarediseases.info.nih.gov/ord

NORD: National Organization for Rare Disorders

http://www.rarediseases.org/

Combined Health Information Database

http://chid.nih.gov/

Orphanet: Database of Rare Diseases and Orphan Drugs

http://orphanet.infobiogen.fr/

Online Mendelian Inheritance in Man (OMIM)

http://www3.ncbi.nlm.nih.gov/Omim/

GeneClinics

www.geneclinics.org/index.html

Forum Malattie Rare – Ministero della Sanità

www.sanita.it/malattie_rare/

Registro Nazionale delle Malattie Rare

www.iss.it/malattierare.htm

Tab.12: Aggiornamento ed autovalutazione

CME Sites (Medical Computing Today)

www.medicalcomputingtoday.com/Olistcme.html

The Virtual Lecture Hall

http://www.vlh.com/

Aston Health Care

http://www.aston.it/

LUMEN (Loyola University Medical Education Network)

www.meddean.luc.edu/lumen/index.html

I siti multirisorsa

E’ doveroso concludere questa sintetica rassegna segnalando un sito che offre una varietà particolarmente ampia di risorse: Medscape (http://www.medscape.com/). Medscape è il principale sito multirisorsa che raggruppa un numero molto elevato di servizi di alta qualità, i principali dei quali sono : Medscape full-text article ,accesso a circa 25 000 articoli in full-text. Nella home page vengono presentati solo i più recenti (Featured articies, 1 -3 articoli alla settimana); gli altri sono ricercabili per keyword ; Journal Room ,un servizio di journal club relativo agli articoli più rilevanti usciti sulle principali riviste del settore scelto: ad esempio, per la cardiologia, Circulation, JAMA e Journal of American College of Cardiology; Practice Guidelines , link alle principali linee guida del settore selezionato (generalmente full-text); Conference summaries and schedule ,programma e un ampio riassunto delle principali relazioni presentate ai maggiori congressi dell’area selezionata. A volte fornisce anche interviste sonore o brevi filmati; On-line Textbooks, vere e proprie monografie (che cambiano di frequente), da leggere sullo schermo o da stampare; Examination Room,bellissima e ampia raccolta di casi clinici,ECG, domande a risposta multipla ecc. per l’autovalutazione.

Concludiamo segnalando alcuni siti italiani che pur non potendo reggere il confronto con Medscape, offrono una panoramica piuttosto approfondita delle risorse mediche in Internet , con particolare attenzione alle risorse italiane

Tab.13: Siti catalogo italiani

Salute On Line

www.angelfire.com/vt/saluteonline/

Medici Salute Italia net

http://216.149.193.218/default.asp

Salute e Medicina Internet

www.sameint.it/

Normazione Medico Sanitaria

www.tno.it/NMS/

Navigare Internet Medico

www.inrete.it/intmed/navmed.html

Medico OnLine

www.netgroup.it/medico/

Archivio Risorse Internet per la Medicina

www.geocities.com/HotSprings/Spa/4251/index.html

Medicina.it

http://www.medicina.it/

medicinale innovatore ed equivalente: stesso principio attivo… stesso prodotto?

tratto da http://www.galenotech.org

Due medicinali, per essere perfettamente uguali (nei limiti imposti dalle norme di buona preparazione) devono essere licenziati dallo stesso impianto di produzione, avere un’identica composizione in princìpi attivi (i quali devono avere la stessa granulometria e non devono presentare significative differenze percentuali in termini di eventuali polimorfi) ed in eccipienti; infine devono essere state sottoposte alla stessa lavorazione tecnologica.
Questo, come vedremo, significa che il medicinale definito equivalente (ex generico) non è mai perfettamente uguale al prodotto imitato, ma “essenzialmente simile”. Tuttavia, le differenze non sono tali da comportare risultati terapeutici significativamente differenti nella popolazione. In altri termini, il medicinale equivalente è, per definizione, terapeuticamente equivalente al prodotto imitato.

 

equivalenza fra medicinale equivalente e brand

L’equivalenza terapeutica tra due prodotti può essere dimostrata mediante ricerche cliniche comparative, effettuate su gruppi di pazienti con precisi disegni sperimentali. Nel caso di prodotti generici, la loro equivalenza terapeutica con i prodotti brand imitati può essere dimostrata in modo indiretto (senza una nuova sperimentazione clinica) mediante studi di bioequivalenza.

osservazione
Due prodotti farmaceutici sono considerati bioequivalenti quando i loro profili concentrazione-tempo, ottenuti con la stessa dose somministrata, sono così simili che è improbabile producano differenze rilevanti negli effetti terapeutici e/o avversi.



Gli studi di bioequivalenza non utilizzano parametri clinici di efficacia, bensì si limitano a confrontare la biodisponibilità sistemica di due prodotti. I test di bioequivalenza sono basati sul confronto statistico di parametri farmacocinetici che caratterizzano la biodisponibilità dei due prodotti: generalmente vengono usati i parametri AUCCmaxtmax; però, quando ciò non è possibile, si può ricorrere a parametri relativi all’escrezione urinaria o a parametri farmacodinamici direttamente correlabili con l’esposizione al farmaco.

simile = identico?
(R. Magritte – Reproduction Interdite, 1937) quando scade il brevetto la riproduzione è permessa!

Una formulazione da testare ed una formulazione standard di riferimento sono definite bioequivalenti se si può determinare, con un buon livello di confidenza, che la differenza tra le loro biodisponibilità rientri in un intervallo predefinito come “intervallo accettabile” di bioequivalenza, convenzionalmente ritenuto compatibile con l’equivalenza terapeutica.

In pratica, i test di bioequivalenza consistono nel dimostrare che le differenze di biodisponibilità, che inevitabilmente esistono tra due prodotti essenzialmente simili, non superino un certo intervallo di variazione.

 

  • bioequivalenza: equivalenza media di due farmaci aventi profilo di biodisponibilità accettabilmente simile (compreso circa nel 20% in più o meno dell’area sotto la curva);
  • equivalenza terapeutica: parametro presunto in base ad una bioequivalenza media compresa nei parametri di accettabilità.

Con un sostanziale accordo internazionale, si è individuato l’intervallo accettabile di bioequivalenza adeguato a confrontare la biodisponibilità del prodotto test con quella del prodotto standard. Tale intervallo è fissato nel range 0,80-1,25, quando si considera la media dei rapporti individuali tra la AUC della formulazione assoggettata a test e quella della formulazione di riferimento; oppure è fissato entro il range ± 0,20 quando si utilizza la differenza tra parametri normalizzata per il parametro della formulazione standard; il livello di confidenza è generalmente fissato al 90%.

osservazione
Il valore ± 20% è stato scelto perché i fenomeni biologici sono variabili, infatti due unità posologiche dello stesso farmaco, somministrate a due differenti soggetti o in diversi momenti, danno curve di biodisponibilità differenti entro un range del ± 20%.

L’intervallo di bioequivalenza è uno standard stabilito convenzionalmente attribuendo maggior rilievo alla variabilità del comportamento in vivo della formulazione piuttosto che la variabilità della risposta terapeutica nella popolazione dei pazienti. Un intervallo di bioequivalenza così ampio e, soprattutto, non differenziato per categoria terapeutica e per classe farmacologica, tende a trascurare le altre variabili farmacologiche e cliniche che possono incidere significativamente sull’equivalenza terapeutica di due prodotti e potrebbe essere talvolta inadeguato a garantire con sufficiente affidabilità che due prodotti giudicati bioequivalenti siano anche terapeuticamente equivalenti quando usati in una popolazione reale di pazienti. Al contrario, in alcuni casi l’intervallo di bioequivalenza potrebbe rivelarsi troppo stretto tanto da indurre in errore e portare ad escludere, sulla base del test di bioequivalenza, che due prodotti siano terapeuticamente equivalenti, mentre in realtà lo sono quando applicati ad una popolazione reale di pazienti.

Nonostante queste difficoltà, gli studi di bioequivalenza sono ritenuti sufficientemente adeguati per stimare in modo surrogato l’equivalenza terapeutica tra due formulazioni, essenzialmente simili, contenenti lo stesso principio attivo.

 

interscambiabilità generico – brand

In linea generale si può ragionevolmente accettare che i controlli preposti all’AIC (Autorizzazione Immissione in Commercio) dei medicinali equivalenti forniscano una sufficiente garanzia ad assicurare la loro interscambiabilità con il farmaco brand. Tuttavia, non si possono nascondere alcuni problemi che sono stati sottostimati o del tutto trascurati. I test di bioequivalenza, come vengono attualmente effettuati, consentono di stimare una “bioequivalenza media di popolazione”, e non una “bioequivalenza individuale”.

osservazione
In termini esplicitamente critici, si sostiene che la stima della bioequivalenza media non valuta l’equivalenza della risposta alle due formuazioni (generico e brand) nei singoli soggetti. D’altra parte, facendo la parte dell’avvocato del diavolo, anche l’efficacia di un brand è valutata sulla popolazione e non sul singolo individuo.



Due formulazioni possono essere considerate “bioequivalenti per una popolazione” se, oltre al valore medio dei parametri di biodisponibilità, anche le loro distribuzioni attorno alle medie sono sufficientemente simili. Le AUC o le Cmax di due formulazioni possono avere un valore medio sufficientemente simile, ma una varianza significativamente differente. 
In tal caso le due formulazioni non sono equivalenti per la popolazione perché le distribuzioni delle loro biodisponibilità sono significativamente differenti. Dimostrare la bioequivalenza di popolazione assume una significativa importanza per assicurare il medico che può attendersi un risultato terapeutico mediamente equivalente nella popolazione dei suoi pazienti, se inizia un nuovo trattamento con un farmaco generico piuttosto che con il prodotto brand.

La bioequivalenza di popolazione, tuttavia, non fornisce alcuna informazione circa la probabilità che la risposta del singolo paziente a due formulazioni sia equivalente. Per poter fare questa previsione occorre stimare la bioequivalenza individuale, ossia la bioequivalenza entro soggetto, e valutare in quale percentuale i singoli soggetti rispondono in modo equivalente al prodotto generico ed al prodotto innovatore. La biodisponibilità individuale si configura, dunque, come il criterio fondamentale per poter applicare la norma della sostituibilità tra formulazioni nel corso di un trattamento in atto, senza pregiudicare il profilo terapeutico e di sicurezza ottenuti con la prima formulazione.

Un secondo problema consiste nel fatto che i test di bioequivalenza sono fatti tra il singolo prodotto generico ed il prodotto brand. Questa situazione non garantisce che due o più generici dello stessobrand siano tra loro bioequivalenti. Per esempio, supponendo che un generico abbia una biodisponibilità (AUC)+15% ed un secondo generico una biodisponibilità –15%; entrambi sono bioequivalenti rispetto allo standard che imitano, ma non sono tra loro bioequivalenti.

persone di altezza diversa...
Paul è poco più basso di Tony e poco più alto di John, ma Tony è molto più alto di John!

Questo problema non è stato ancora affrontato in Italia, a differenza degli Stati Uniti, dove un Red Book periodicamente aggiornato, riporta tutte le bioequivalenze studiate, indicando per ogni generico quali altri prodotti possa sostituire.

La spiegazione di questa diversità fra i generici è legata alla qualità merceologica: i generici devono corrispondere a requisiti di legge per quanto riguarda le specifiche delle materie prime ed i processi di produzione (GMP). Tuttavia, la spinta eccessiva alla riduzione dei prezzi, può comportare un utilizzo di materie prime meno pregiate e meno purificate (sebbene questa possibilità sia ridotta dalle tolleranze limite ammesse) e l’utilizzo di tecnologie meno affidabili e meno sofisticate, particolarmente per quanto riguarda il controllo di qualità.

La somiglianza prescritta per il medicinale equivalente si verifica allorché, rispetto al farmaco di riferimento, l’equivalente abbia una stessa composizione quali-quantitativa in principio attivo e la stessa forma farmaceutica (“equivalenza farmaceutica”), e presenti “bioequivalenza” rispetto al farmaco di riferimento. Se un generico presenta una equivalenza farmaceutica e una bioequivalenza rispetto al farmaco di riferimento, può essere considerato “essenzialmente simile” a questo.
Da tale similitudine viene presunta una equivalenza terapeutica che può verificarsi sia utilizzando farmaci chimicamente e farmacologicamente perfettamente uguali all’originale (generalmente farmaci inco-marketing), sia “alternative farmaceutiche” che differiscono dall’originale per gli eccipienti o per la tecnologia farmaceutica impiegata (ad es., capsule invece di compresse).

 

bioequivalenza, biodisponibilità, equivalenza terapeutica

Il concetto di bioequivalenza, è uno di motivi di perplessità per i medici prescrittori. Le leggi di riferimento sono il D.leg. 323/1996 convertito in Legge 425/1996.
La “bioequivalenza” tra farmaco di riferimento e generico viene valutata essenzialmente mediante lo studio della biodisponibilità, che ne costituisce requisito indispensabile. La bioequivalenza, a sua volta, costituisce presupposto per una probabile “equivalenza terapeutica”.

La valutazione di biodisponibilità di un prodotto generico rispetto all’originale viene valutata in base ad una serie di parametri chimici e fisiologici, con procedure semplificate rispetto alla registrazione del farmaco originale. In particolare la biodisponibilità di un prodotto farmaceutico viene valutata dal profilo medio delle curve concentrazione-tempo del principio attivo misurato su un campione di soggetti, generalmente volontari sani, e utilizzando il parametro “area sotto la curva” come indicatore della quantità di farmaco reso biodisponibile; vengono considerati anche altri parametri: la “concentrazione di picco massimo” e il “tempo di picco massimo” come indicatore di velocità in cui il principio attivo è reso disponibile.

Viene presunto che due prodotti con profili di biodisponibilità sufficientemente simili (e quindi “bioequivalenti”) siano anche “equivalenti dal punto di vista terapeutico”.
In altre parole l’equivalenza terapeutica viene presunta in base ad una bioequivalenza tra i due farmaci confrontati (per definizione infatti il farmaco generico deve essere bioequivalente rispetto al prodotto di riferimento).

Occorre sottolineare che gli studi tendenti a misurare la bioequivalenza dei prodotti non utilizzano parametri clinici di efficacia ma si limitano a confrontare la biodisponibilità sistemica di due prodotti, che può essere simile ma non uguale, in quanto ci si basa sul concetto che due prodotti farmaceutici, pur avendo un profilo di disponibilità anche diverso (purché compreso in un certo range), possano essere equivalenti anche sul piano terapeutico. Le norme internazionali, infatti, stabiliscono un range di variabilità convenzionalmente riconosciuto come “intervallo accettabile” di bioequivalenza.

osservazione
L’accettabilità questa variazione è stata stabilita in base al concetto che la variabilità individuale della risposta terapeutica è generalmente maggiore del range di variabilità fissato per il test di bioequivalenza.

Allen Roses, vicepresidente della linea genetica della GlaxoSmithKline, una delle maggiori case farmaceutiche mondiali, nel 2003 ha dichiarato1 che “La maggior parte dei farmaci che produciamo, più del 90%, funziona solo tra il 30% e il 50% delle persone“.
In effetti, questa dichiarazione non dovrebbe sorprendere in quanto si potrebbe dire che è implicita nei concetti concetti di DL50 e DE50.

Diversi studiosi, tuttavia, hanno sottolineato il fatto che, almeno per alcuni farmaci aventi un indice terapeutico modesto, l’intervallo convenzionale di bioequivalenza potrebbe essere troppo ampio e quindi inadeguato a garantire con sufficiente affidabilità che due prodotti bioequivalenti siano anche terapeuticamente equivalenti.

E’ possibile quindi affermare che la metodologia utilizzata attualmente negli studi di bioequivalenza, consente di stimare la “bioequivalenza media” e la “bioequivalenza di popolazione” ma non consente di valutare la “bioequivalenza individuale”.

In base a questa considerazione il medico e il paziente che utilizzino un farmaco “bioequivalente” possono aspettarsi un risultato terapeutico “mediamente equivalente” nella popolazione complessiva degli utilizzatori, ma non è possibile fornire informazioni circa la probabilità che la risposta del singolo paziente alle due formulazioni diverse (farmaco di riferimento e generico bioequivalente) sia la stessa. Il problema è particolarmente rilevante per i farmaci destinati ad uso continuativo e caratterizzati da un modesto indice terapeutico.
Pur rimanendo quindi valido genericamente il concetto di sostituibilità tra il farmaco di riferimento e un farmaco generico bioequivalente è evidente come possa essere importante per il medico conoscere, per i singoli prodotti alternativi, il range di scostamento dei parametri di confronto onde poter eventualmente scegliere il prodotto che più si avvicina a quello di riferimento.

Da quanto discusso, è chiaro che il concetto di bioequivalenza non gode della proprietà transitiva: non è possibile concludere, senza una verifica diretta, che due prodotti, ciascuno bioequivalente con lo stesso standard di riferimento, siano bioequivalenti tra di loro. Purtroppo, il confronto diretto non è possibile in quanto i medicinali equivalenti sono confrontati unicamente con il medicinaleoriginator, e così l’interscambiabilità fra equivalenti è solo supposta.

1Connor Steve, “Glaxo chief: Our drugs do not work on most patients”, in The Independent, 8 dicembre 2003.

 

il problema degli eccipienti

La normativa vigente, basata sul DL 323 del 1996 stabilisce che i generici debbano avere “la stessa composizione quali-quantitativa in principi attivi, la stessa forma farmaceutica e le stesse indicazioni terapeutiche.”. La normativa non prevede la composizione degli eccipienti.

Il problema non è irrilevante, soprattutto per quanto riguarda forme farmaceutiche quali i granulati, le soluzioni orali, le compresse, le capsule, le preparazioni dermatologiche. E non si tratta solo di problematiche legate al rilascio del principio attivo, ma anche di problemi di allergia o di generica intolleranza ai diversi tipi di sostanza. 
L’aumentata diffusione di patologie che impongono restrizioni alimentari o di evitare determinate sostanze, ha fatto sì che si presti sempre più attenzione a questo problema.

La Ratiopharm è la più grande azienda farmaceutica tedesca, e la più importante realtà europea per lo sviluppo e la produzione dei medicinali equivalenti. Dai depliants informativi l’azienda afferma che più del 10% delle risorse umane è impegnato nel controllo qualità, con l’intento che i generici Ratiopharm possano vantare l’assoluta bioequivalenza rispetto ai corrispondenti farmaci di “marca”. La ditta in uno studio sulla bioequivalenza dei suoi farmaci ha dimostrato che i valori medi delle concentrazioni plasmatiche sono perfettamente sovrapponibili ai farmaci di “marca”. Gli studi presentati riguardano i medicinali riportati nella tabella seguente.

In base alla vigente normativa attuale è certamente possibile che due farmaci, pur essendo tra loro bioequivalenti dal punto di vista del principio attivo, possano presentare invece differenze e problemi notevoli per quanto riguarda la composizione dei loro eccipienti.
E’ possibile, ad esempio, che un medico prescriva un farmaco granulato ad un diabetico in quanto si è eccertato che il brand non contiene zucchero o altre sostanze nocive a quel particolare paziente; una sostituzione del medicinale fatta dal farmacista non al corrente della patologia del paziente, potrebbe invece sostituire quel prodotto con uno bioequivalente ma dolcificato con zucchero, con conseguente alterazione dell’equilibrio glicemico.

equivalente Ratiopharm

medicinale innovatore

Verapamil 80 mg Ratiopharm

Isoptin 80

Propafenone 150 mg Ratiophatm

Rytmonorm 150

Diltiazem 60 mg Ratiopharma

Tildiem 60

Atenololo 100 mg Ratiopharm

Tenormin

Atenololo-Clortalidone Rathioparm

Tenoretic

Fluoxetina Rathiopharm

Prozac

Alprazolan Ratiopharm

Xanax

Ranitidine 150 mg Ratiopharm

Ranidil 150

Riclopidina Ratiopharm

Tiklid

Sono parecchie altre le sostanze che impongono particolare attenzione: i pazienti affetti da morbo celiaco, ad esempio, devono evitare l’amido di grano (spesso utilizzato come eccipiente di compresse e capsule).
Anche altri dolcificanti (oltre allo zucchero) presentano controindicazioni per alcune categorie di pazienti: è noto ad esempio che la saccarina può indurre allergia crociata con i sulfamidici, e che l’aspartame è controindicato nei soggetti affetti da fenilchetunuria.

In mancanza di una regolamentazione che eviti le problematiche descritte, è quindi comprensibile e giustificabile la diffidenza che molti medici hanno verso i farmaci generici e verso la possibilità di sostituzione indifferenziata dei farmaci stessi tra di loro.

 

equivalenti terapeutici

Abbiamo accennato al fatto che gli equivalenti farmaceutici debbeno dimostrare la loro equivalenta terapeutica. In In realtà, sarebbe senz’altro possibile produrre perfetti equivalenti farmaceutici di un medicinale originator la cui protezione brevettuale è scaduta. In pratica si tratterebbe di mantenere la stessa composizione quali-quantitativa anche per gli eccipienti. Sebbene questo possa sembrare illecito perché sembrerebbe un’operazione equipollente alla commercializzazione di un prodotto identico ad un “originale”, e la legge vieta la copia servile (v. riquadro), queste riproduzioni “perfette” potrebbero essere allestite.

Art. 2598 c.c. (Atti di concorrenza sleale). Ferme le disposizioni che concernono la tutela dei segni distintivi e dei diritti di brevetto, compie atti di concorrenza sleale chiunque: 1) usa nomi o segni distintivi idonei a produrre confusione con i nomi o con i segni distintivi legittimamente usati da altri, o omita servilmente i prodotti di un concorrente, o compie con qualsiasi altro mezzo atti idonei a creare confusione con i prodotti e con l’attività di un concorrente; 2) diffonde notizie e apprezzamenti sui prodotti e sull’attività di un concorrente, idonei a determinare il discredito, o si appropria di pregi dei prodotti o dell’impresa di un concorrente; 3) si vale direttamente o indirettamente di ogni altro mezzo con conforme ai principi della correttezza professionale e idoneo a danneggiare l’altrui azienda.

Tuttavia, secondo una pronuncia di Cassazione civile (sezione I, 27.2.2004, n. 3967) “[…] l’imitazione rilevante ai fini della concorrenza sleale per confondibilità non si identifica con la riproduzione di qualsiasi forma del prodotto altrui, ma solo con quella che cade sulle caratteristiche esteriori dotate di efficacia individualizzante e cioè idonee, proprio in virtù della loro capacità distintiva, a ricollegare il prodotto ad una determinata impresa

Questo importa che essendo la confezione del medicinale equivalente del tutto differente da qualla dell’originator, non si pone il problema della copia servile o, più comunemente del falso.

D’altra parte, sebbene sia possibile produrre un equivalente farmaceutico, questo per essere tale deve avere la stessa qualità (o quantomeno la qualità deve essere sovrapponibile) dell’originale. Stessa granulometria, stessa percentuale di impurezze, stessa forma cristallina, ecc. Poiché il prodotto risultante, aspirante “perfetto equivalente farmaceutico” deve comunque superare le prove di bioequivalenza, tanto vale considerare anche formulazioni alternative che, nell’economia aziendale (necessità di un approvvigionamento sicuro, costi di trasporto, qualità, stoccaggio, ecc.), possono riuscire più convenienti.

 

differenze tecnologiche fra equivalente e originator

Un’associazione di consumatori statunitense, consumerlab.com, ha sottoposto alle sue analisi 2000 prodotti in commercio, e fra questi, nella primavera 2007, figura il bupropione a lento rilascio. L’originator è un farmaco della GSK, il Wellbutrin XL 300, al quale Teva aveva contrapposto il Budeprion XL 300.

logo consumerlab

Il fatto contestato dalla ConsumerLab è che nei loro test di dissoluzione, il tasso di rilascio del principio attivo era risultato più rapido: Budeprion rilasciava il 35% del bupropione nelle prime due ore, mentre il Wellbutrin ne rilasciava al massimo l’8%. Sulla questione è intervenuta anche la US Pharmacopeia (l’ente ufficiale cui spettano le standardizzazioni in questo settore), che ha riscontrato, sempre entro le prime due ore, un rilascio dal 25 al 50% del principio attivo nel generico e del 20% al massimo nella specialità medicinale.
Queste differenze furono prese a spiegazione di una possibile (non dimostrata) maggiore frequenza di effetti indesiderati nel prodotto generico, principalmente nausea e cefalea ma anche attacchi di panico e grave depressione.

Secondo la US Pharmacoeia, differenze di questo tipo tra farmaci a rilascio modificato sono comuni, in quanto dipendono dal sistema di rilascio stesso e, nel caso in specie, mentre il bupropione aveva perso la copertura brevettuale, il sistema di rilascio a membrana del Welbutrin era ancora sotto brevetto, ragion per cui Teva si era dovuta avvalere di un altro sistema, ovviamente con caratteristiche differenti [il problema non si può porre per l’Italia in quanto il nostro SSN prevede la copertura assistenziale solo per i farmaci protetti da brevetto di prodotto – v. DL 138/2002].

La Theva, ovviamente non ha contestato le differenze riscontrate ai test di dissoluzione; però, ha sottolineato come nei 12 mesi di commercializzazione del suo farmaco (con oltre 4,5 mln di confezioni eistate), il tasso delle segnalazioni era assolutamente sovrapponibile a quello di qualsiasi altro farmaco: 0,002%. Inoltre, si deve considerare che l’FDA non si basa su questo tipo di metodiche (tempi di rilascio in vitro) al momento di stabilire la bioequivalenza, bensì sui test di farmacocinetica e quindi sui livelli ematici del principio attivo, e la differenza in questa sede tra i due farmaci era stata ritenuta all’interno dei margini.

Fai uno sbaglio? Le donne lo capiscono prima



Il gruppo di ricerca di Alice Mado Proverbio dell’Università di Milano-Bicocca insieme a Federica Riva e Alberto Zani dell’Istituto di bioimmagini e fisiologia molecolare (Ibfm) del Consiglio nazionale delle ricerche di Milano ha registrato i potenziali bioelettrici cerebrali negli esseri umani alla ricerca dei ‘neuroni specchio’, già identificati nella scimmia con registrazione da singola cellula. Lo studio, recentemente apparso sulla rivista Neuropsychologia, consente di comprendere i processi neuronali che si attivano nel momento in cui osserviamo un’azione ‘sbagliata’ inducendoci, per esempio, a non imitarla.

“E’ noto”, spiega Alice Mado Proverbio, “che azioni dotate di scopo, come raccogliere un frutto per mangiarlo, attivano il sistema fronto-parietale di ‘neuroni specchio’ (riguardante il giro frontale inferiore, il lobulo parietale inferiore sinistro e il solco temporale superiore, STS), in misura maggiore di azioni non finalizzate o meno salienti, per esempio, raggiungere un frutto senza raccoglierlo, oppure raccoglierlo per poi gettarlo via”. Sembra, quindi, che esistano popolazioni neurali premotorie e somatosensoriali coinvolte sia nell’osservazione delle azioni finalizzate compiute da altri, sia nell’imitazione, nell’immedesimazione e nell’apprendimento”. Mado Proverbio e i suoi colleghi hanno testato l’esistenza di questo circuito in 23 studenti universitari maschi e femmine, stimolandoli con immagini visive e registrando da 128 sensori l’attività cerebrale evocata dalla stimolazione mediante la tecnica dei potenziali bioelettrici evocati dalla stimolazione sensoriale (potenziali correlati ad eventi, ERP). Al gruppo campione sono state sottoposte centinaia di immagini che ritraggono persone mentre compiono un’azione appartenente al normale repertorio comportamentale dell’essere umano (fare un bagno, scrivere una ricetta, brindare…) mettendole a confronto con altre che mostrano azioni prive di scopo o dalla finalità incomprensibile (stare in piedi su una gamba sola nel deserto, succhiare da una cannuccia posta nella coppa dell’olio di un’automobile, aprire un uovo alla coque con l’accetta etc.).

“Agli osservatori”, prosegue Mado Proverbio, “non veniva chiesto di valutare l’appropriatezza delle scene ritraenti esseri umani, bensì di rispondere alla comparsa di paesaggi urbani o naturali, allo scopo di evitare processi decisionali guidati da variabili soggettive (come l’etica, la morale, ecc..). I dati hanno evidenziato il riconoscimento automatico delle immagini dotate di scopo e la distinzione da quelle inappropriate, a partire dai 170-200 millisecondi post-stimolo, soprattutto nel cervello femminile che evidenzia un’elaborazione più rapida. La ricostruzione LORETA del generatore intracorticale indica che le regioni più attive durante il riconoscimento di azioni sensate e appropriate sono le aree infero parietali (BA40), il giro frontale inferiore sinistro, le aree motorie e premotorie (BA6 e BA4), il STS e la corteccia extra-striata (che codifica le facce e i corpi). Dopo circa 450-600 ms si osserva il picco della risposta negativa ai gesti improbabili e inappropriati, con una connotazione di tale reazione più affettiva nella donna (corteccia cingolata e sistema limbico, STS) e più razionale nell’uomo (corteccia orbitofrontale e STS)”. I dati sembrano dunque “suggerire una maggiore suscettibilità femminile alle azioni incongruenti”, conclude Mado Proverbio “e forniscono nuove prove dell’esistenza dei ‘neuroni specchio’ anche negli esseri umani (oltre che nei primati), e del loro ruolo nei comportamentali sociali complessi di imitazione, apprendimento e valutazione dell’appropriatezza”.