Buco dell’ozono, rischio mutazioni del Dna e ustioni, ecco le cause

La lotta ai killer dell’ozono procede, ma la situazione è ancora grave: nonostante i divieti si producono ancora 88.000 tonnellate di sostanze pericolose.

Lo strato di ozono protegge il Pianeta dai raggi ultravioletti, alcuni passano, i più nocivi vengono bloccati. Quando il buco dell’ozono si allarga, questi raggi riescono a raggiungere la superficie terrestre e, con essa, l’uomo. Uno studio pubblicato nel 2009 sulla rivista americana Atmospheric Chemistry and Physicsponeva l’attenzione sugli scenari che avrebbero potuto verificarsi senza un arresto efficace delle sostanze killer per l’ozono: il rischio più grosso è quello di veder scomparire i due terzi dell’ozono entro il 2065, «in questo caso le radiazioni ultraviolette colpirebbero alle medie latitudini città come Washington, causando ustioni in cinque minuti e mutazioni del Dna con un aumento del 650%»

L’aggravarsi del buco dell’ozono è una questione più che mai seria, soprattutto se si pensa ai 20 anni di lotta globale alle sostanze che ne hanno provocato l’assottigliamento. Gli sforzi ufficiali sono iniziati nel 1987, con la firma dell’accordo di Montreal, finalizzato a scandire le tappe per fermare i killer dell’ozono, prevalentemente iclorofluorocarburi, noti con la sigla cfc.

Il Trattato è entrato in vigore nel gennaio 1989 e nel 2009 è diventato Protocollo Universale, data l’adesione di tutti i 196 paesi dell’Onu. Come già anticipato, primo obiettivo sono stati iclorofluorocarburi, utilizzati principalmente per frigoriferi e bombolette spray, ora eliminati dal commercio.

Attualmente l’attenzione è puntata sugli idrofluorocarburi (Hcfc) utilizzati in refrigerazione e climatizzazione: l’accordo raggiunto nel 2007 ne prevede l’eliminazione entro il 2020 nei paesi industrializzati ed entro il 2030 in quelli in via di sviluppo.

Ma secondo gli scienziati queste sostanze non sono le sole responsabili dell’assottigliamento dello strato di ozono, fondamentale per la difesa dai raggi ultravioletti: sembrerebbe che il buco tenda a riformarsi anche per cause naturali, ancora da chiarire.

Quello che è certo, è che la popolazione umana deve fare in modo di ridurre ogni possibile causa di disturbo: nonostante l’accordo di Montreal, oltre 88.000 tonnellate di sostanze dannose per l’ozono continuano a essere prodotte ogni anno, per l’85% nei paesi sviluppati, e, cosa ancora più grave, circa 15.000 di queste tonnellate sarebbero prodotte illegalmente.

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