UNA MOSTRA A ROMA L’ APPUNTAMENTO AL PALAEXPO REPERTI DA 56 MUSEI DEL MONDO MAI RIUNITI E POSTAZIONI INTERATTIVE LE SEZIONI SEI AFFASCINANTI TAPPE PER RACCONTARE COME SI È ARRIVATI AL «CAPOLINEA» DELL’ HOMO SAPIENS

Segni di civiltà

Tempi d’ oro In quattro decenni le scoperte più importanti. Come l’ «Eva» trovata nell’ 87, «matrice» di tutti gli uomini della Terra Quanti eravamo Il pianeta era affollato da diverse specie. L’ ultima si è estinta 12 mila anni fa. E l’ Homo sapiens rimase solo Dalle origini all’ evoluzione, alle straordinarie migrazioni Così il cammino dell’ uomo incontra la multimedialità

 

 

«Gli uomini del Tempo Antico percorsero tutto il mondo cantando», ha scritto Bruce Chatwin in uno dei suoi passi più suggestivi. La mostra «Homo Sapiens» racconta questo lungo cammino, durato due milioni di anni. Perché se è vero che i nostri diretti progenitori popolano la Terra da duecentomila anni, prima ancora ci sono stati tanti altri generi di homo. Il vecchio mondo, che Sapiens cominciò a esplorare intorno ai centomila anni fa – emigrando dall’ Africa orientale alle coste della penisola arabica – era già affollato da altre forme di genere homo fuoriuscite dalla stessa culla africana in almeno due migrazioni precedenti. La specie più nota anche ai profani è l’ uomo di Neanderthal. Ma esistevano anche l’ Heidelbergensis e il Floresiensis. E nel buio dei millenni precedenti avevano camminato l’ Homo habilis e il Rudolfensis, l’ Ergaster e il Georgicus, l’ Antecessor e l’ Erectus, che un tempo era considerato l’ anello mancante dell’ evoluzione umana e oggi viene reinterpretato come un ramo orientale di successo della prima diaspora. Un mondo affollato dunque da diverse specie umane, che pian piano si estinguono. L’ ultima, l’ Homo floresiensis, scompare dodicimila anni fa. E noi restiamo soli sulla faccia della Terra. Per ripercorrere questa specie di viaggio fantascientifico all’ interno della mostra del Palaexpo ci vogliono almeno due ore. Ma si consiglia il visitatore di concedersene anche il doppio, perché i reperti arrivati da 56 musei di tutto il mondo e mai riuniti prima, le grandi carte storico-geografiche delle migrazioni, le postazioni multimediali interattive sono un invito irresistibile ad approfondire l’ osservazione. «Questa mostra vi fa vedere tutto quello che storia e geografia possono insegnarvi intorno a quello che avete sempre voluto sapere sul mondo a cui appartenete, e persino su voi stessi», annuncia Luigi Cavalli-Sforza, il celebre genetista che ha curato l’ esposizione insieme al filosofo della scienza Telmo Pievani riunendo qui le scoperte di un mezzo secolo di studi e ricerche planetarie. E se le origini dell’ umanità oggi sono un po’ meno misteriose è proprio grazie all’ intuizione geniale di Cavalli-Sforza, che ha pensato di studiare l’ evoluzione facendo convergere i dati paleontologici, archeologici, genetici e linguistici. Ciò che colpisce, indagando tra le sei sezioni del percorso, è il fatto che la storia di queste origini si deve in gran parte ai ritrovamenti avvenuti negli ultimi quarant’ anni. Lo scheletro del ragazzo del Turkana (al quale lo scultore Lorenzo Possenti ha dato un corpo e una fisionomia espressiva come a tutte le altre figure ricostruite per la mostra) risale a un milione e seicentomila anni fa ed è stato trovato in Kenia nel 1984. Appartiene a Homo ergaster e il suo corpo longilineo (si calcola che da adulto avrebbe raggiunto circa il metro e ottanta) è incredibilmente simile a quello dell’ uomo moderno, fata eccezione per alcune vestigia del passato come il torace carenato. L’ Homo floresiensis, l’ ultimo cugino che ci ha fatto compagnia, con le dimensioni di un nano, i piedi enormi e la conoscenza di una tecnologia avanzatissima, è stato rinvenuto sull’ isola indonesiana di Flores nel 2003. I resti dell’ Homo antecessor, vero europeo autoctono conosciuto, sono scoperti nel 1994. Il bambino di Lagar Velho, ipotetico ibrido di Homo sapiens e neandertaliano, è stato ritrovato in Portogallo nel 2006. La scoperta di un’ Eva mitocondriale, cioè di una matrice originaria di Dna mitocondriale comune a tutti gli esseri umani sulla Terra, è del 1987. «Ed è la dimostrazione che gli uomini sono tutti uguali, indipendentemente dal colore della pelle, dalle dislocazioni territoriali, dalle ideologie, dalle credenze religiose. Il Dna che li accomuna è unico», fa notare Emmanuele Emanuele, presidente del Palaexpo, che ha voluto alla fine del percorso un gioco interattivo in cui si dimostra che le razze non esistono. In mezzo, ancora un’ infinità di rivelazioni: dai primi sassi dipinti con figure di animali al disco di argilla babilonese con il teorema di Pitagora inciso milleduecento anni prima che Pitagora lo descrivesse; dal papiro originale con i versi di Saffo alla piccola raccolta di ossa ioidi (situate tra la lingua e la laringe e indispensabili per la modulazione del suono) appartenenti a specie diverse di homo, che hanno permesso di capire come i neandertaliani fossero incapaci di pronunciare le vocali i, a, u e le consonanti g, k e di postulare l’ ipotesi che questa fosse una delle cause della loro estinzione. Lauretta Colonnelli RIPRODUZIONE RISERVATA lcolonnelli@corriere.it **** La guida La mostra Homo Sapiens. La grande storia della diversità umana , a cura di Luigi Luca Cavalli-Sforza e Telmo Pievani, è organizzata da Codice. Idee per la cultura e Azienda Speciale PalaExpo. Sarà ospitata dal Palazzo delle Esposizioni di Roma da domani al 12 febbraio 2012 . Per la prima volta vengono riuniti reperti provenienti da 56 musei e istituzioni di tutto il mondo per raccontare, anche attraverso video, ricostruzioni in scala reale e immagini, da dove veniamo e come siamo riusciti a popolare l’ intero pianeta. Il catalogo (200 pp, 25 euro) è pubblicato da Codice Edizioni. Info : tel. 06.48.94.11, www.homosapiens.net , www.palazzoesposizioni.it

Colonnelli Lauretta

http://archiviostorico.corriere.it/2011/novembre/10/Segni_civilta_co_9_111110038.shtml