Come mantenersi sani sul lavoro: problemi del lavoro,incidenti sul lavoro.


II modo con cui si reagisce ai problemi del lavoro può essere determinante per la possibilità di sopravvivere e godersi il successo conseguito. 
Il lavoro, e il modo di reagire ad esso, nonché le condizioni nelle quali si lavora influiscono notevolmente sulla salute. Non c’è alcun fattore che sia di per sé decisivo: per gli attori la durata prevista della vita è sensibilmente inferiore a quella media generale per gli agricoltori, ma” vi sono tanti attori che possono vivere molto più a lungo di molti agricoltori. La capacità di adattarsi al lavoro, il rischio di incidenti sul lavoro e le condizioni stesse del lavoro variano in modo notevole, ma sono pur sempre fattori determinanti di grande rilievo. L’individuo che lavora può correre dei rischi per mancanza di allenamento, fatica fìsica, tensione, noia, incidenti o per lungo contatto con sostanze pericolose. 

Per svolgere un’azione efficace contro alcuni di questi pericoli si richiedono gli sforzi comuni dei datori di lavoro e dei sindacati: ma in parecchi casi i singoli lavoratori possono ragionevolmente cautelarsi per proteggere la propria salute. Chiunque abbia lavorato in una grande azienda commerciale o in un’industria ben sa con quanta rapidità i raffreddori o l’influenza possono dilagare fra il personale. Prendere un permesso per malattia quando occorre sarà un aiuto per tutti. Anche la bronchite può essere ricollegata a particolari attività o alle condizioni sociali che ad esse si accompagnano: direttori di banca e medici soffrono meno di bronchite degli uomini che sono addetti a lavori stradali. Anche lo star seduti a una scrivania o a un banco di lavoro per un’intera giornata causa dei disturbi: è vero che di solito a lavorare con il cervello ci si annoia meno che a lavorare con i muscoli, ma le lunghe ore di tensione mentale e la mancanza di attività fisica costituiscono pericoli potenziali. Tutti i lavoratori sedentari, impiegati o dirigenti, vanno soggetti alle affezioni coronariche assai più dei loro colleghi attivi fisicamente. Per quanto il fumare, l’alimentazione e la costituzione individuale abbiano una certa importanza, vi sono prove sufficientemente concrete che indicano nell’inattività fisica un fattore di importanza primaria.

Gli impiegati postali sono leggermente più inclini agli attacchi di cuore dei postini ( devono camminare ogni giorno per lunghi tratti per recapitare la posta: in questo caso l’elemento principale che favorisce la stato di salute è costituito dall’esercizio fisico. Se si è costretti a stare seduti tutto il giorno bisogna sforzarsi di supplire con attività fisiche all’aria aperta — magari con uno sport o occupandosi di giardinaggio — o cercando o occasione per muoversi durante il lavoro, esempio salendo a piedi ai piani superi anziché starsene in attesa dell’ascensore facendo visita a un collega nel suo ufficio piuttosto che chiamarlo al telefono. È anche importante il modo in cui vengono programmati i pasti: intanto non è davvero una bue idea quella di saltare il pasto per esigenze lavoro per poi cercare di ricuperare con pesante pasto serale. Piccoli pasti leggeri a intervalli regolari riducono la fatica e mantengono una costante efficienza del ritmo metabolico, riducendo la probabilità di avere delle calorie inutilizzate che vadano accumulandosi sotto forma di grasso. Chi lavora ha bisogno di mezzo litro di liquido al giorno inverno e all’incirca due litri in estate. Un altro criterio utile è quello delle interruzioni di lavoro: anche se non fanno parte ufficialmente della routine quotidiana, molti lavoratori le attuano dedicandosi a intervalli a compiti meno impegnativi. Condizioni disagiate di lavoro favoriscono inefficienza oltre a costituire una notevole possibilità di danno. L’illuminazione dovrebbe essere abbastanza forte per evitare di sforzare la vista, ma non abbagliante. Le macchine e il lavoro abituale dovranno essere disposti in modo da non indurre posizioni sbagliate del corpo: un sedile opportunamente studiato, per esempio, può proteggere i camionisti dagli effetti dannosi delle vibrazioni continuate. I chirurghi fanno uso di sostegni per l’avambraccio negli interventi prolungati e gli addetti alle macchine possono spesso trarre beneficio da analoghi accorgimenti. Ciascun lavoratore dovrebbe poter adattare i mobili normali d’ufficio. Per esempio, inclinando la superficie del tavolo di lavoro, facendo uso di un cuscino o di uno sgabellino per i piedi, qualsiasi cosa pur di evitare il mal di schiena e una difettosa circolazione del sangue nelle gambe. Le hostess delle linee aeree e le commesse dei negozi dovrebbero indossare calzamaglie aderenti di sostegno e sollevare i piedi appena possibile per ridurre il pericolo di vene varicose. Un lavoratore manuale può imparare il modo migliore per sollevare grossi pesi in modo che lo sforzo gravi sulle gambe, non sulla schiena. 

La tensione mentale sul lavoro può essere più difficile sia da individuare che da fronteggiare; oltre alla sua responsabilità nelle malattie di cuore, lo stress può essere all’origine di infermità quali le indigestioni, la diarrea, le cefalee e, forse, anche le ulcere gastriche. Smentendo il mito dell’ulcera ritenuta infermità riservata ai dirigenti, questo male è diffuso in tutta la popolazione. Lo stress può anche favorire quelle condizioni di infermità semifisiche come l’alcolismo e alcune malattie mentali, quali l’ansietà e le forme depressive. 

Considerati ai limiti estremi, i livelli di stress svolgono un ruolo notevole nelle previsioni di durata della vita. Attori, giornalisti e musicisti sono meno esposti dei minatori che corrono allo stesso tempo rischi di incidenti e di malattie polmonari; gli insegnanti vivono un po’ meno a lungo degli agricoltori, e i medici, che dovrebbero ben sapere come curarsi, riescono a superare i loro livelli di stress, per quanto indubbiamente elevati, e vivono più a lungo degli agricoltori. Non sono poche le persone che amano pensare che un lavoro può accrescere appieno la loro capacità; ma l’oltrepassare un certo limite fisico e mentale può dare origine a disturbi. Il concetto della indispensabilità è fra tutti il più pericoloso. 

L’esercizio fisico, vacanze ben programmate e moderazione nel mangiare e nel bere aiutano a conservare una buona forma fisica e mentale: la possibilità di interessi spiccati al di fuori del lavoro sono il miglior antidoto al fascino ossessisivo di un lavoro. Indizi di ansietà o di depressione, respiro breve e stanchezza continua sono avvertimenti che inducono a evitare e modificare lo stato di stress: in questi casi si può trovare una soluzione spartendo con qualcun altro il carico di lavoro; un’altra si può avere rinunciando ad alcuni incarichi — magari chiedendo una ‘antipromozione’; un’alternativa più positiva si potrebbe tuttavia trovare riuscendo a farsi destinare a un corso di perfezionamento allo scopo di migliorare l’abilità personale. La noia, poi — sia che si tratti del dirigente insufficientemente utilizzato o della moglie lasciata sola a casa — può significare una ricerca dei modi per accrescere i compiti o per trovare attività sostitutive. Però anche la peggiore fra tutte le situazioni — quella cioè di dover riferire a diverse persone con settori di responsabilità mal definiti può essere migliorata con una richiesta di disposizioni precise o con una domanda di trasferimento. 

Pericoli a lunga scadenza per la salute possono trarre origine dai materiali adoperati nel lavoro o dalle condizioni del lavoro stesso. I minatori e gli altri lavoratori che vivono in ambienti polverosi possono contrarre varie affezioni polmonari (pneumoconiosi) che limitano le facoltà respiratorie, mentre gli spazzacamini soffrivano di cancro allo scroto; molte sostanze chimiche infine sono velenose in special modo i composti del mercurio e del piombo — e provocano malattie specifiche. Un certo rischio può perfino essere presente nel maneggiare i solventi usati per i liquidi correttivi in dattilografia. Altri materiali, come il cloruro di vinile (composto in partenza per la produzione del cloruro di polivinile) e alcune forme di amianto, possono essere correlati al cancro; elevati livelli di rumorosità possono causare un grave stato di sordità. 

Una volta ancora il problema di questi pericoli coinvolge sia gli imprenditori che i sindacati, gli scienziati e i legislatori. A volte si potranno adoperare sostanze chimiche meno pericolose, a volte si potranno trovare metodi di produzione più sicuri o adottare indumenti o attrezzature speciali. Ma il singolo lavoratore deve adottare alcune norme di sicurezza e attenersi ad esse: procurarsi un camice da lavoro pulito perché certi oli assorbiti possono provocare malattie della pelle e perfino forme cancerose; indossare sempre gli indumenti protettivi che vengono forniti; fare uso di maschere che filtrano l’aria e di cuffie auricolari quando siano rese necessario dalle condizioni ambientali. Ricade sul singolo individuo la responsabilità di rendersi conto sul lavoro dei rischi che corre la sua salute. Nessuna mansione può essere adempiuta perfettamente e nessun insieme di condizioni di lavoro è perfetto; tuttavia il buon senso dice che si dovrebbe ricavar piacere dal lavoro nel suo complesso e, soprattutto, sentirsi meglio per il fatto di eseguirlo. 

Molti non si rendono conto che i loro muscoli sono tesi e l’aver male, il dolore, diventano parte del loro modo di vivere. Ma non è necessario che le cose stiano così: vi sono m semplici per rilassarsi, sia che si svolga un complicato lavoro di cucito sia che si debba guidare un automezzo per lunghe ore o si resti ingobbiti su una macchina da scrivere. Ecco alcuni esercizi che si possono fare senza neppure lasciare il posto di lavoro: l’espediente sta addirittura nell’alimentare la tensione nei muscoli coinvolti perché in tal modo risulta facilitato il successivo rilassamento. 

Lo star sempre seduti in una stessa posizione anche se questa e corretta, può causare mal di schiena: afflosciatevi in avanti incurvando le spalle, poi raddrizzatevi e ripetete. Stando seduti diritti, ruotate le spalle con movimento rotatorio in avanti, una alla volta o assieme; proseguite così per almeno dieci secondi. 

Stringete forte le cosce, indi rilassatevi. Sollevate fortemente le dita dei piedi. Ripetete questi due esercizi un certo numero di volte. I conducenti di automezzi possono compierli quando sono fermi ai semafori. 

Piegate il capo all’indietro volgendo gli occhi al soffitto, rimanete così per due secondi, indi lasciate cadere la testa in avanti finché il mento tocchi tipetto. Tenere in mano a lungo un volante può causare una tensione. Stringete il pugno, sollevate il braccio e tendete il bicipite; rilassatevi e ripetete.

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Vittime del progresso

UN LIBRO INTERESSANTE.

PATOLOGIE AMBIENTALI E LAVORATIVE

MCS– AMIANTO & GIUSTIZIA

Ezio Bonanni – Giancarlo Ugazio

EDIZIONI MINERVA MEDICA

Le vittime del progresso. MCS e Amianto, emergenza sanitaria, sociale, e giuridica

La rivoluzione industriale ha aumentato la vita media degli esseri umani. Se al tempo dei romani la vita media era di circa 30 anni oggi, nei paesi industrializzati, ha superato i 70 anni. Naturalmente questi sono i dati medi, ma si sa che la statistica non distingue fra individui appartenenti a classi sociali diverse.

Le lobbies economiche da sempre cercano di condizionare la ricerca, la politica e le istituzioni a loro favore sostenendo leggi e normative funzionali ai loro interessi.

Gli operatori del settore si trovano spesso di fronte a un dilemma, costretti a fare una scelta di campo: o al servizio del potere economico e politico con la strada libera verso la carriera e il successo, o al servizio degli esseri umani, degli operai e dei lavoratori che producono le ricchezze da cui sono esclusi, e dei cittadini meno abbienti. Per questo vengono ostacolati, sbeffeggiati e, in alcuni casi, messi ai margini da chi trae vantaggio dalle disgrazie della maggioranza della società. Noi operai, lavoratori che abbiamo subìto la medicina del padrone nelle fabbriche, nei cantieri e nei luoghi di lavoro, abbiamo imparato che la salute è la cosa più bella.

Anche negli anni ‘70, quando il padrone e il sindacato barattavano il posto di lavoro con la salute nelle fabbriche, c’erano operai che lottavano sostenendo che “la salute non si paga” e “ la nocività si elimina”. Allora il medico di fabbrica, dopo averti fatto una visita che non durava più di 6/7 minuti spesso senza neanche farci togliere la giacca della tuta, interrogato sulle malattie avute in passato, ascoltato i polmoni e il cuore e provato la pressione del sangue, ci congedava ripetendo ad ognuno che dovevamo smettere di fumare; “abili e arruolati” per le mansioni che dovevamo svolgere, affrettando la visita per farci tornare subito a produrre in fabbrica. Questo ritornello veniva ripetuto a tutti, senza curarsi se il lavoratore fumava o meno, o se i problemi, respiratori, cardiaci o altro fossero da mettere in relazione alle lavorazioni nocive in ambienti insalubri, a contatto con sostanze cancerogene ed inquinati.

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Come mantenersi sani sul lavoro: problemi del lavoro,incidenti sul lavoro.

II modo con cui si reagisce ai problemi del lavoro può essere determinante per la possibilità di sopravvivere e godersi il successo conseguito. 
Il lavoro, e il modo di reagire ad esso, nonché le condizioni nelle quali si lavora influiscono notevolmente sulla salute. Non c’è alcun fattore che sia di per sé decisivo: per gli attori la durata prevista della vita è sensibilmente inferiore a quella media generale per gli agricoltori, ma” vi sono tanti attori che possono vivere molto più a lungo di molti agricoltori. La capacità di adattarsi al lavoro, il rischio di incidenti sul lavoro e le condizioni stesse del lavoro variano in modo notevole, ma sono pur sempre fattori determinanti di grande rilievo. L’individuo che lavora può correre dei rischi per mancanza di allenamento, fatica fìsica, tensione, noia, incidenti o per lungo contatto con sostanze pericolose. 

Per svolgere un’azione efficace contro alcuni di questi pericoli si richiedono gli sforzi comuni dei datori di lavoro e dei sindacati: ma in parecchi casi i singoli lavoratori possono ragionevolmente cautelarsi per proteggere la propria salute. Chiunque abbia lavorato in una grande azienda commerciale o in un’industria ben sa con quanta rapidità i raffreddori o l’influenza possono dilagare fra il personale. Prendere un permesso per malattia quando occorre sarà un aiuto per tutti. Anche la bronchite può essere ricollegata a particolari attività o alle condizioni sociali che ad esse si accompagnano: direttori di banca e medici soffrono meno di bronchite degli uomini che sono addetti a lavori stradali. Anche lo star seduti a una scrivania o a un banco di lavoro per un’intera giornata causa dei disturbi: è vero che di solito a lavorare con il cervello ci si annoia meno che a lavorare con i muscoli, ma le lunghe ore di tensione mentale e la mancanza di attività fisica costituiscono pericoli potenziali. Tutti i lavoratori sedentari, impiegati o dirigenti, vanno soggetti alle affezioni coronariche assai più dei loro colleghi attivi fisicamente. Per quanto il fumare, l’alimentazione e la costituzione individuale abbiano una certa importanza, vi sono prove sufficientemente concrete che indicano nell’inattività fisica un fattore di importanza primaria.

Gli impiegati postali sono leggermente più inclini agli attacchi di cuore dei postini ( devono camminare ogni giorno per lunghi tratti per recapitare la posta: in questo caso l’elemento principale che favorisce la stato di salute è costituito dall’esercizio fisico. Se si è costretti a stare seduti tutto il giorno bisogna sforzarsi di supplire con attività fisiche all’aria aperta — magari con uno sport o occupandosi di giardinaggio — o cercando o occasione per muoversi durante il lavoro, esempio salendo a piedi ai piani superi anziché starsene in attesa dell’ascensore facendo visita a un collega nel suo ufficio piuttosto che chiamarlo al telefono. È anche importante il modo in cui vengono programmati i pasti: intanto non è davvero una bue idea quella di saltare il pasto per esigenze lavoro per poi cercare di ricuperare con pesante pasto serale. Piccoli pasti leggeri a intervalli regolari riducono la fatica e mantengono una costante efficienza del ritmo metabolico, riducendo la probabilità di avere delle calorie inutilizzate che vadano accumulandosi sotto forma di grasso. Chi lavora ha bisogno di mezzo litro di liquido al giorno inverno e all’incirca due litri in estate. Un altro criterio utile è quello delle interruzioni di lavoro: anche se non fanno parte ufficialmente della routine quotidiana, molti lavoratori le attuano dedicandosi a intervalli a compiti meno impegnativi. Condizioni disagiate di lavoro favoriscono inefficienza oltre a costituire una notevole possibilità di danno. L’illuminazione dovrebbe essere abbastanza forte per evitare di sforzare la vista, ma non abbagliante. Le macchine e il lavoro abituale dovranno essere disposti in modo da non indurre posizioni sbagliate del corpo: un sedile opportunamente studiato, per esempio, può proteggere i camionisti dagli effetti dannosi delle vibrazioni continuate. I chirurghi fanno uso di sostegni per l’avambraccio negli interventi prolungati e gli addetti alle macchine possono spesso trarre beneficio da analoghi accorgimenti. Ciascun lavoratore dovrebbe poter adattare i mobili normali d’ufficio. Per esempio, inclinando la superficie del tavolo di lavoro, facendo uso di un cuscino o di uno sgabellino per i piedi, qualsiasi cosa pur di evitare il mal di schiena e una difettosa circolazione del sangue nelle gambe. Le hostess delle linee aeree e le commesse dei negozi dovrebbero indossare calzamaglie aderenti di sostegno e sollevare i piedi appena possibile per ridurre il pericolo di vene varicose. Un lavoratore manuale può imparare il modo migliore per sollevare grossi pesi in modo che lo sforzo gravi sulle gambe, non sulla schiena. 

La tensione mentale sul lavoro può essere più difficile sia da individuare che da fronteggiare; oltre alla sua responsabilità nelle malattie di cuore, lo stress può essere all’origine di infermità quali le indigestioni, la diarrea, le cefalee e, forse, anche le ulcere gastriche. Smentendo il mito dell’ulcera ritenuta infermità riservata ai dirigenti, questo male è diffuso in tutta la popolazione. Lo stress può anche favorire quelle condizioni di infermità semifisiche come l’alcolismo e alcune malattie mentali, quali l’ansietà e le forme depressive. 

Considerati ai limiti estremi, i livelli di stress svolgono un ruolo notevole nelle previsioni di durata della vita. Attori, giornalisti e musicisti sono meno esposti dei minatori che corrono allo stesso tempo rischi di incidenti e di malattie polmonari; gli insegnanti vivono un po’ meno a lungo degli agricoltori, e i medici, che dovrebbero ben sapere come curarsi, riescono a superare i loro livelli di stress, per quanto indubbiamente elevati, e vivono più a lungo degli agricoltori. Non sono poche le persone che amano pensare che un lavoro può accrescere appieno la loro capacità; ma l’oltrepassare un certo limite fisico e mentale può dare origine a disturbi. Il concetto della indispensabilità è fra tutti il più pericoloso. 

L’esercizio fisico, vacanze ben programmate e moderazione nel mangiare e nel bere aiutano a conservare una buona forma fisica e mentale: la possibilità di interessi spiccati al di fuori del lavoro sono il miglior antidoto al fascino ossessisivo di un lavoro. Indizi di ansietà o di depressione, respiro breve e stanchezza continua sono avvertimenti che inducono a evitare e modificare lo stato di stress: in questi casi si può trovare una soluzione spartendo con qualcun altro il carico di lavoro; un’altra si può avere rinunciando ad alcuni incarichi — magari chiedendo una ‘antipromozione’; un’alternativa più positiva si potrebbe tuttavia trovare riuscendo a farsi destinare a un corso di perfezionamento allo scopo di migliorare l’abilità personale. La noia, poi — sia che si tratti del dirigente insufficientemente utilizzato o della moglie lasciata sola a casa — può significare una ricerca dei modi per accrescere i compiti o per trovare attività sostitutive. Però anche la peggiore fra tutte le situazioni — quella cioè di dover riferire a diverse persone con settori di responsabilità mal definiti può essere migliorata con una richiesta di disposizioni precise o con una domanda di trasferimento. 

Pericoli a lunga scadenza per la salute possono trarre origine dai materiali adoperati nel lavoro o dalle condizioni del lavoro stesso. I minatori e gli altri lavoratori che vivono in ambienti polverosi possono contrarre varie affezioni polmonari (pneumoconiosi) che limitano le facoltà respiratorie, mentre gli spazzacamini soffrivano di cancro allo scroto; molte sostanze chimiche infine sono velenose in special modo i composti del mercurio e del piombo — e provocano malattie specifiche. Un certo rischio può perfino essere presente nel maneggiare i solventi usati per i liquidi correttivi in dattilografia. Altri materiali, come il cloruro di vinile (composto in partenza per la produzione del cloruro di polivinile) e alcune forme di amianto, possono essere correlati al cancro; elevati livelli di rumorosità possono causare un grave stato di sordità. 

Una volta ancora il problema di questi pericoli coinvolge sia gli imprenditori che i sindacati, gli scienziati e i legislatori. A volte si potranno adoperare sostanze chimiche meno pericolose, a volte si potranno trovare metodi di produzione più sicuri o adottare indumenti o attrezzature speciali. Ma il singolo lavoratore deve adottare alcune norme di sicurezza e attenersi ad esse: procurarsi un camice da lavoro pulito perché certi oli assorbiti possono provocare malattie della pelle e perfino forme cancerose; indossare sempre gli indumenti protettivi che vengono forniti; fare uso di maschere che filtrano l’aria e di cuffie auricolari quando siano rese necessario dalle condizioni ambientali. Ricade sul singolo individuo la responsabilità di rendersi conto sul lavoro dei rischi che corre la sua salute. Nessuna mansione può essere adempiuta perfettamente e nessun insieme di condizioni di lavoro è perfetto; tuttavia il buon senso dice che si dovrebbe ricavar piacere dal lavoro nel suo complesso e, soprattutto, sentirsi meglio per il fatto di eseguirlo. 

Molti non si rendono conto che i loro muscoli sono tesi e l’aver male, il dolore, diventano parte del loro modo di vivere. Ma non è necessario che le cose stiano così: vi sono m semplici per rilassarsi, sia che si svolga un complicato lavoro di cucito sia che si debba guidare un automezzo per lunghe ore o si resti ingobbiti su una macchina da scrivere. Ecco alcuni esercizi che si possono fare senza neppure lasciare il posto di lavoro: l’espediente sta addirittura nell’alimentare la tensione nei muscoli coinvolti perché in tal modo risulta facilitato il successivo rilassamento. 

Lo star sempre seduti in una stessa posizione anche se questa e corretta, può causare mal di schiena: afflosciatevi in avanti incurvando le spalle, poi raddrizzatevi e ripetete. Stando seduti diritti, ruotate le spalle con movimento rotatorio in avanti, una alla volta o assieme; proseguite così per almeno dieci secondi. 

Stringete forte le cosce, indi rilassatevi. Sollevate fortemente le dita dei piedi. Ripetete questi due esercizi un certo numero di volte. I conducenti di automezzi possono compierli quando sono fermi ai semafori. 

Piegate il capo all’indietro volgendo gli occhi al soffitto, rimanete così per due secondi, indi lasciate cadere la testa in avanti finché il mento tocchi tipetto. Tenere in mano a lungo un volante può causare una tensione. Stringete il pugno, sollevate il braccio e tendete il bicipite; rilassatevi e ripetete.

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ENI CON AIOM E FAVO PER UN PROGETTO PILOTA AL LAVORO DOPO IL TUMORE, 3 SU 4 VOGLIONO TORNARE

AL LAVORO DOPO IL TUMORE, 3 SU 4 VOGLIONO TORNARE

(AGI) – Milano, 9 ott. – Due milioni di italiani hanno superato un tumore, di questi ben 690.000 sono in eta’ produttiva (tra i 20 e i 64 anni) e il 72% vuole continuare o riassumere il proprio impiego. Ma non sempre ci riesce. Un’indagine dell’Associazione italiana di Oncologia Medica (AIOM) sul cancro del seno dimostra che il 40% delle donne ricomincia a lavorare a due mesi dalla diagnosi, soprattutto se svolge un lavoro d’ufficio. A due anni dalla malattia la percentuale si alza al 74%. Il 35% pero’ si sente discriminato e il 25% deve adattarsi a mansioni diverse. “Abbiamo raggiunto importanti traguardi grazie agli screening e alle terapie biologiche mirate”, afferma il professor Carmelo Iacono, presidente dell’AIOM, “Stiamo ora assistendo a una vera e propria cronicizzazione della malattia: con il cancro si vive meglio e piu’ a lungo. Il progressivo aumento della sopravvivenza, in tutto il vecchio continente, apre nuove sfide per l’oncologo e per l’intero sistema, che deve essere ripensato, a partire dalle aziende”. Il nostro Paese, grazie alla collaborazione fra AIOM e associazioni dei pazienti, possiede una speciale sensibilita’ ed esperienza e, al Congresso europeo di Oncologia, in corso a Milano fino al 12 ottobre, presenta un’esperienza pilota. “Abbiamo costruito con una delle piu’ importanti realta’ italiane, l’ENI, un progetto che ha coinvolto 3.000 persone”, ha spiegato il professor Francesco De Lorenzo, presidente della Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia (FAVO), “Il primo obiettivo e’ distruggere il pregiudizio secondo cui il cancro e’ un male incurabile. Poi partira’ la fase formativa sui fattori di rischio, i diritti di pazienti e familiari e i comportamenti piu’ idonei da mantenere per favorire la piena integrazione. Fino alla costituzione di un ‘Disability Management Team’ permanente per la migliore gestione del reinserimento in azienda. Il sostegno socio-assistenziale e la tutela del lavoro sono aspetti riabilitativi di fondamentale importanza per il ritorno alla vita dopo una diagnosi di tumore”. Un altro tema centrale e’ la salvaguardia della fertilita’, su cui l’Italia e’ capofila a livello internazionale. “Nel nostro Paese, per la prima volta al mondo, e’ stata sperimentata una tecnica per “mettere” a riposo l’ovaio, con un analogo dell’Lhrh, riducendo cosi’ l’effetto tossico dei farmaci chemioterapici”, ha spiegato il professor Marco Venturini, presidente eletto dell’AIOM, “Si tratta di un problema sempre piu’ attuale, perche’ l’eta’ di insorgenza del tumore del seno si sta riducendo: circa il 4% dei casi compare prima dei 40 anni, 1.500 donne ogni anno in Italia. Di queste, il 33% non ha figli. Prestare attenzione a questo aspetto e’ fondamentale nella messa punto della terapia”. Al tema della vita con e dopo il cancro e’ dedicato ampio spazio al Congresso dove il modello italiano e’ protagonista. I casi di pazienti oncologici che giungono a una ripresa completa crescono in tutta Europa e il numero di persone guarite aumenta di circa l’uno per cento ogni anno. Dai dati emerge che l’Italia e’ tra i Paesi europei con il migliore tasso di guarigioni e sopravvivenza. Per il tumore del colon-retto, a esempio, la sopravivenza e’ minima in Polonia, Repubblica Ceca e Slovenia (30%), massima (49%) in Francia e in Italia e’ del 43,1 %. Bene anche per il cancro del seno, 69,9%, dietro solo a Finlandia, Francia, Spagna e Svezia, con circa il 73%. “Sia il paziente guarito sia quello cronico, in cui le terapie riescono a controllare a lungo la malattia senza pero’ eliminarla completamente, esprimono il desiderio di tornare a una vita “normale”, ha aggiunto Iacono, “La cura del malato oncologico deve essere a tutto tondo, rivolta con uguale impegno sia agli aspetti di efficacia che a quelli di umanita’ e attenzione. Ad esempio, la sfera della sessualita’ rientra nei bisogni a volte inespressi, nel ‘non detto’, che il medico deve cercare di cogliere”. Tra i compiti delle associazioni rientra invece l’informazione sui propri diritti e, in Italia, AIMAC (Associazione Italiana malati di Cancro, parenti e amici) e FAVO rappresentano il punto di riferimento privilegiato. “Da tempo collaboriamo con AIOM nella convinzione che la sinergia medico paziente sia fondamentale”, ha commentato l’avvocato Elisabetta Iannelli, vice-presidente AIMaC, “In passato ci siamo concentrati soprattutto sull’accesso alle prestazioni e ai servizi, ottenendo risultati importanti. Il prossimo obiettivo e’ la riabilitazione, nel suo significato piu’ ampio, per favorire il piu’ completo e rapido ritorno alla vita di prima”. Fra i punti centrali anche la gestione degli effetti collaterali delle terapie. “Quelle biologiche sono meno invasive rispetto alla chemioterapia, ma anche in questo caso si aprono nuovi scenari”, ha concluso Venturini, “Siamo sempre piu’ impegnati a garantire ai nostri pazienti molecole sicure, efficaci e meglio tollerate”. Al Congresso ESMO e’ dedicato ampio spazio ai pazienti, con un vero proprio seminario, l’VIII in sede europea, presieduto dal professor De Lorenzo. .

Il reinserimento del laringectomizzato

Il reinserimento del laringectomizzato richiede che, prima dell’intervento, venga data informazione precisa sulle conseguenze della laringectomia e dell’eventuale radioterapia associata. L’istruzione postoperatoria immediata è rivolta alle cure e alle precauzioni legate alla tracheotomia. La qualità della vita dipende dalla qualità della rieducazione della voce, dalle possibilità di adattamento psichico del paziente a questo handicap, dalla possibilità di reinserimento professionale e soprattutto familiare soddisfacente. La riabilitazione vocale è migliorata dal progresso avuto sugli impianti fonatori che danno una voce di migliore qualità rispetto alla voce esofagea, ma questi richiedono un’attenzione quotidiana e possono determinare delle complicanze. L’utilizzo di scambiatori di calore e di umidità consente di ridurre al minimo i problemi tracheobronchiali. Il reinserimento psicosociale è caratterizzato da problemi psicologici e relazionali molto frequenti ed è basato innanzitutto su una buona comunicazione con il paziente e la sua famiglia. Il contatto con gli altri laringectomizzati può essere di aiuto. Il reinserimento professionale è difficile. Il monitoraggio medico deve essere regolare e prolungato al fine di scoprire un’evoluzione oncologica, trattare eventuali complicanze: broncopneumopatia, disfagia, ipotiroidismo, paresi spinale, iposcialia, candidosi.