Il sistema laringeo: la laringe e le corde vocali


di Laura Pigozzi
laura.pigozzi@fastwebnet.it

La laringe è la fonte di produzione del suono. Si tratta di un organo mobile formato da cartilagini, la più voluminosa delle quali è la cartilagine tiroidea, o pomo d’Adamo, visibile sulla parte anteriore del collo. Questa cartilagine è la più voluminosa di tutte e costituisce una sorta di scudo protettivo per le altre cartilagini della laringe.

All’interno della cavità laringea troviamo le due corde vocali.  

La figura 1 mostra le corde vocali chiuse (stato di fonazione) e la figura 2 le corde aperte (stato di riposo). Quando le corde sono aperte abbiamo la fase di silenzio: l’aria passa e permette la respirazione. Quando le corde si avvicinano e vibrano c’è produzione di suono, prodotto dal passaggio dell’aria.


fig.1. Corde in fonazione


fig. 2. Corde a riposo

Le figure vanno viste come in sezione orizzontale laringea.

Immaginando di scendere, dall’alto, all’interno della laringe, prima delle corde vocali vere e proprie, incontriamo le false corde vocali. Dunque si può dire che le corde vocali sono 4: due superiori, false, con funzione protettiva, e due inferiori, vere, con funzione fonatoria. Le false si chiamano così perché non servono a cantare (se stimolate, producono un suono sordo e rauco).

Tra le vere e le false c’è uno spazio di circa 2 mm.

Le false corde sono più sottili e quasi prive di fasci muscolari, le corde vere sono invece spesse e corredate di importanti fasci muscolari.

D‘ora in avanti parleremo sempre e solo di quelle vere.

Il suono si produce utilizzando il passaggio dell’aria tra le corde, unitamente all’azione dei vocali che sono, a loro volta, comandati dai centri nervosi cerebrali.

L’importante funzione cerebrale nella fonazione spiega il motivo per cui il canto sia un’attività sia fisica che psichica, dunque perché i disturbi dell’umore o i traumi possono giocare un ruolo inibitore sulla voce.

Lo spazio allungato in cui le corde vocali sono collocate si chiama glottide o rima glottica. La misura della lunghezza della glottide, e dunque delle corde vocali,  è di circa 14-20 mm nella donna e 18-25 mm nell’uomo. La misura della larghezza della fessura tra le corde, varia a seconda dei movimenti delle corde. Aumentando l’altezza del suono le corde si avvicinano sempre di più fino a chiusura quasi totale nei suoni alti. La misura di massima apertura si ottiene durante il riposo (il silenzio) ed è di circa 7 mm.

Le differenze timbriche della voce dipendono anche dallo spessore delle corde: le corde più sottili appartengono a persone con voce più leggera ed acuta; corde grosse producono invece suoni più tondi e gravi.

Per chi avesse desiderio di “vedere” le proprie corde, ricordo che con un semplice esame di controllo foniatrico (da effettuare periodicamente), ognuno può guardarle comodamente sul monitor dell’apparecchio medico. E’ una bella “presa di coscienza” che ci aiuta a visualizzare uno strumento “invisibile” quale è quello che i usano (a differenza di altri musicisti). Possiamo così dare un maggior senso di realtà a questo nostro strumento musicale interno e, con la convinzione che davvero laggiù c’è qualcosa, possiamo essere invogliati a trattarle meglio. Cosa che i cantanti troppo spesso non sanno fare e sottopongono le loro povere corde ad eccessivi e dannosi carichi di lavoro

La laringe è un organo mobile che può salire e scendere. Con l’esercizio (da fare con l’insegnante) si cerca di ottenere un movimento laringeo morbido, senza “salti”.

Evitare un abbassamento o un innalzamento eccessivo della laringe.

La laringe si appoggia alla colonna cervicale che, attraverso il sistema osseo, mette il corpo in risonanza. Il vero suono scaturisce da tutto il corpo. Recenti studi hanno dimostrato che è possibile rimodellare la struttura del corpo di un individuo, modificandone la voce.

Laura Pigozzi intervistata da Irene Pivetti a Radio Montecarlo

Il sistema respiratorio (IIa parte)

Questa lezione è dedicata alla postura del canto. Una adeguata postura permette al suono di sfruttare al meglio le risonanze naturalidel nostro corpo.

La esatta postura è, inoltre, preliminare ad una corretta impostazione di tutto il sistema laringeo. Infatti, se il corpo non è ben posturato, la gola non si aprirà e il lavoro delle corde potrebbe risultare affaticato e compromesso.

La postura nel canto.

Dopo aver parlato dei movimenti del diaframma , vero ‘cuore’ dell’arte del canto, è necessario dedicarci alla postura dell’intero corpo, perché questa influisce in maniera decisiva sulla qualità della nostra emissione.

Se, come abbiamo detto, è l’intero corpo a cantare, è intuitivo che esso debba assumere una posizione corretta.

Le gambe.
Innanzitutto il sostegno del corpo deve essere sicuro. Dunque teniamo i piedileggermente distanziati, in modo che il baricentro del corpo abbia un’area sufficientemente ampia entro cui cadere. 
Le ginocchiadevono restare morbide ed elastiche e, nel contempo, sostenere il peso (similmente a ciò che si insegna ai principianti dello sci). Le ginocchiasi flettono lievemente per evitare che il bacino sia trattenuto all’indietro.

Il bacino e il tronco
Il bacinosi sposta leggermente in avanti, sostenuto in questo dalla lieve flessione delle ginocchia. L’insenatura lombare diminuisce.
Il troncova tenuto eretto. 

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uesta postura favorisce in maniera naturale la cosa più difficile da fare, cioè l’allargamento del torace. Infatti le costole basse si aprono già per effetto della postura fin qui descritta.

Quindi se avete eseguito correttamente le posizioni, vi troverete appunto con la dilatazione toracicain atto e il diaframma in posizione adeguatamente estesa così da far da supporto al suono.
L‘immagine mentale da seguire è quella della verticalità, unita ad una certa morbidità. Infatti la posizione eretta troppo rigida impedisce di fatto il canto, perché anche la gola risulterà irrigidita.

Il collo e le spalle
Si controlli che le spalle siano basse con le clavicoledisposte orizzontalmente. In questo modo anche il collo è allungato e, conseguentemente, diminuisce l’incurvatura cervicale.
Se avrete eseguito tutto correttamente fin qui, avrete come risultato automatico l’appiattimento delle scapole sulla gabbia costale e la dilatazione delle costole alte.

E ora alcuni esercizi utili per la respirazione.

N.1. Per esercitare la respirazione addominale.
Q
uesto esercizio ci insegna ad utilizzare la pancianella respirazione. E’ alla base della tecnica costo-diaframmatica (che verrà spiegata nell’es. N.2), quella così necessaria per cantare bene. 

Sdraiamoci in posizione supina su una superficie rigida. Appoggiamo bene le spalle a terra. Posiamo una mano sull’ombelico. Inspiriamo col naso e gonfiamo la pancia. Dobbiamo vedere la nostra mano che si alza per effetto dell’aria che ci riempie.
Tratteniamo l’aria per 2-3 secondi. Espiriamo con la bocca sgonfiando la pancia. La nostra mano segue anche la fine di questo movimento. Prima di riprendere restiamo un paio di secondi con il corpo svuotato.

N.2. Per esercitare la respirazione costo-diaframmatica.
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on questo importantissimo esercizio si impara ad utilizzare il sistema costale e diaframmaticoinsieme. Cioè proprio quel che è indispensabile per cantare sostenendo il suono. Questo esercizio è davvero difficile, soprattutto se decidete di farlo da soli. Cercate quindi di farvi guidare dalla vostra insegnante per evitare errori.

Come nell’esercizio precedente sdraiamoci in posizione supina su una superficie rigida. Posiamo una mano sull’ombelico ed una lateralmente sul costato (pollice in avanti). Inspiriamo col naso gonfiando la pancia e… spostiamo l’aria dilatando il costato lateralmente. Espiriamo mantenendo la dilatazione costale. Attendiamo un paio di secondi prima di riprendere l’esercizio.

N.3. Per sviluppare la muscolatura costale ed addominale.
U
na volta impratichiti con l’esercizio N.2, possiamo passare al consolidamento della muscolatura di sostegnonel seguente modo:

Inspirariamo col naso, spostiamo l’aria dilatando lateralmente il costato (vedi es. precedente) e tratteniamo il respiro per 2 o 3 secondi. Cominciamo quindi ad espirare lentamente mantenendo la dilatazione costale. Verso la fine della emissione del fiato, cerchiamo di prolungare l’espirazione emettendo la consonante SSSSSSin modo regolare fino allo svuotamento. 

R
icordiamo che lo svuotamento d’aria non deve mai essere completo. Tratteniamo sempre un po’ d’aria dentro di noi. Questo vale per tutti gli esercizi e soprattutto in fase di canto vero e proprio.

I
nizialmente l’emissione della consonante SSSSSSnon durerà più di qualche secondo. Cerchiamo di estendere gradualmente questo tempo fino ad un massimo di 30 secondiper le donne e 40per gli uomini.

S
e facciamo questo esercizio regolarmente avremo un ottimo sostegno del suono.

Il sistema respiratorio (Ia parte)


di Laura Pigozzi
laura.pigozzi@fastwebnet.it

La voce umana – parlata e cantata – impegna in maniera coordinata tre sistemi:
– il sistema respiratorio
– il sistema laringeo
– i risuonatori

Questa lezione è dedicata ad una parte importante del sistema respiratorio: il diaframma e i suoi movimenti.

I movimenti del diaframma.
I
l nostro corpo è un eccellente strumento musicale. E per farlo ‘suonare’ occorre innanzitutto conoscerlo. Cominciamo dunque dalla respirazione che è ciò che ci tiene in vita e che ci permette di cantare e di parlare.

Certamente senza una buona respirazione….non si canta. Anche se una buona respirazione non esaurisce comunque l’arte del canto! Ad ogni modo questo è il centro del sistema di emissione sonora e dunque partiremo da qui.

Il cuore del sistema respiratorio è il diaframma, il cui significato etimologico è ‘ciò che sta in mezzo’ (diafragma). Questo respiratorio, di forma larga e convessa, in effetti separa la cavità toracica da quella addominale. Quando inspiriamo la curva del diaframma si alza e il muscolo si rende più efficace a sostenere la nota.

A che cosa serve il diaframma?

O
ltre che a separare due cavità con funzionalità differenti, il diaframma è il nostro fondamentale sostegno del suono: è qui che avviene il cosiddetto ‘appoggio’. Con un’immagine fantasiosa possiamo dire che il diaframma è il ‘ che sostiene il suono.

Sentire la funzionalità del diaframma o anche solo la sua ‘presenza’, è tra le cose più difficili del canto, pur essendo assolutamente indispensabile. 
Proviamo ad aiutarci con alcuni esercizi molto semplici:

  1. cominciamo a ridere, prima piano e poi forte, cercando di sentire i movimenti sussultori del muscolo;
  2. ora proviamo invece a sbadigliare: con questo esercizio il diaframma si dispone ‘a vassoio’ (effetto dell’apertura toracica), la posizione cioè di massimo sostegno della voce. Lo sbadiglio serve anche a ‘prendere coscienza’ delle cavità boccali e faringee che nel canto vanno sempre tenute ampie per aiutare il passaggio del suono (argomento di lezioni successive)
  3. quando ci capita di singhiozzare – nel pianto o nel semplice singhiozzo – possiamo osservare il coinvolgimento del diaframma (naturalmente questo non può dirsi un esercizio vero e proprio e spero che a tutti noi capiti il meno possibile di sentire la presenza del diaframma in questo modo…)
  4. per chi segue regolari lezioni di canto, sarà facile sentire questo muscolo negli esercizi di suono picchettato.

Ecco un’immagine del diaframma visto dal retro:

Respirare significa inspirare ed espirare.

L’inspirazione.
Innanzitutto quando si inspira bisognerebbe cercare di riempire d’aria tutto il polmone e non solo la parte alta (respirazione clavicolare). Questa è una regola che ci dovrebbe accompagnare, oltre che nel canto, in ogni momento della nostra vita. Infatti la respirazione alta o clavicolare è dannosa per l’organismo perché consente solo una limitata ventilazione ed un ricambio sanguigno insufficiente. E’ lo e la fretta che ci fa respirare solo con la parte alta del polmone. Infatti gli animali e i bambini, nell’atto respiratorio, riempiono ‘naturalmente’ tutto il polmone.

La respirazione parte dal naso (vedi lezione 1 ). L’aria giunge ai polmoni che vanno riempiti fino in fondo; arriva poi all’addome che si gonfia leggermente in avanti. La volta diaframmatica si alza di diversi centimetri. Le costole inferiori si aprono lateralmente e quindi il diaframma si abbassa un po’. La gabbia toracica è più ampia sia lateralmente – apertura costale – che verticalmente per effetto dell’abbassamento diaframmatico (e non perché si sono alzate le spalle che devono invece rimanere immobili!)

L’espirazione.
L
a cinghia addominale si mantiene tonica per fornire pressione e regolarla; il diaframma torna nella posizione originaria; le costole si chiudono. Quando si canta questo movimento va regolato cercando di ‘ritardare’ la chiusura costale con il sostegno addominale, senza eccedere per non bloccare il diaframma. Data l’importanza del sostegno addominale per la tenuta del suono, si consiglia di fare esercizi per aiutare la tonicità dei dell’addome.
L‘emissione del suono va ‘tenuta’ e non va spinta per evitare la chiusura laringea: in questo modo, oltre a provocare danni alle corde vocali (il sistema laringeo sarà oggetto di un’altra lezione), la cassa toracica non entra più in vibrazione come dovrebbe.

Ecco qui sotto i movimenti diaframmatici di un buon cantante:

Movimenti del diaframma visti lateralmente e frontalmente.
1 = diaframma
2 = apertura della volta diaframmatica (con l’apertura costale si riabbassa leggermente)

Laura Pigozzi intervistata da Irene Pivetti a Radio Montecarlo

La voce è identità: trattiamola bene


di Laura Pigozzi
laura.pigozzi@fastwebnet.it


Tutti siamo cantanti, nel senso che chiunque può cantare bene.

Gli stonati non esistono. Ci sono solo persone non educate al canto. 

Se per qualcuno una bella voce può essere un dono fin dalla nascita, cantare bene con la propria voce è possibile a tutti.

Non bisogna imitare nessuno. La voce è l’identità di ciascuno, è unica come un’impronta digitale, tanto che alcuni sofisticati sistemi di sicurezza ricorrono al riconoscimento vocale.

Solo se usiamo la nostra voce possiamo trasmettere passione.

Perché cantare non è solo un fatto tecnico ma è la trasmissione di un’emozione da una persona ad un’altra.
Non si può certo dire che Armstrong o Battisti avessero “belle” voci. Ma quanto davano agli altri!

Cantare bene è prima di tutto respirare bene.

Un piccolo esercizio che chiunque può fare: 

cominciamo col respirare a pieni polmoni, senza gonfiare troppo la cassa toracica e senza alzare le spalle ma spingendo l’aria verso la pancia.
Tratteniamo l’aria per qualche secondo e poi cominciamo a svuotarci piano emettendo il suono della vocale “o”. Lentamente.
Prendiamoci tutto il tempo che ci occorre per fare l’esercizio. Senza fretta. E’ la fretta che ci fa respirare male.


Q
ualche regola d’oro per chi canta:

  1. mai spingere la voce, perché così si danneggiano le corde vocali
  2. sulle note più acute cerchiamo sempre di aprire la gola, aprirla il più possibile (generalmente si tende a chiuderla e a strozzare il suono; invece più si apre più lo si controlla)
  3. registriamoci e riascoltiamoci. Non stupiamoci se non riconosciamo la nostra voce. Normalmente noi ci ascoltiamo anche con le vibrazioni captate dal nostro orecchio interno. Ciò che sentiamo noi quando parliamo o cantiamo non è ciò che sentono gli altri.
  4. non cantare più in basso del nostro registro con l’illusione di riposarci perché invece lo sforzo è più grave.

La voce parlata: la punta dell’iceberg della voce

La differenza tra la voce parlata e cantata sta nell’intensità e nella durata dei suoni. 

La voce parlata è come la punta dell’iceberg della nostra voce complessiva.
Voce parlata e cantata si influenzano a vicenda: studiando canto la voce parlata migliora; mentre un modo scorretto di parlare incide sensibilmente sul canto.

La voce appena nata di un bimbo sano è capace di un perfetto funzionamento dell’organo vocale e respiratorio. Poi la vita con i suoi ritmi fa assumere abitudini sbagliate.

Ecco qualche consiglio per l’uso quotidiano della nostra voce:

  • non parlare troppo forte
  • non imitare cadenze e ‘vezzi’ vocali altrui
  • non urlare per chiamare qualcuno
  • non parlare fuori dal proprio registro
  • non litigare
  • non parlare al telefono con la testa reclinata: si intralcia la laringe
  • respirare con il naso che riscalda e purifica l’aria
  • stare molto in silenzio
  • non raschiarsi la gola perché si irrita la laringe
  • umidificare gli ambienti

Laura Pigozzi intervistata da Irene Pivetti a Radio Montecarlo

I problemi della voce


di Laura Pigozzi
laura.pigozzi@fastwebnet.it

Questo è uno degli argomenti su cui si concentrano maggiormente le domande dei cantanti e uno dei temi che li fanno più soffrire! Purtroppo, infatti, non è raro vedere cantanti usare piuttosto male le corde vocali. Le corde sono spesso utilizzate sotto sforzo e senza appoggio adeguato del suono al sistema di sostegno diaframmatico. Se si persevera in questo comportamento patogeno, si può incorrere in un sovraffaticamento a carico delle corde, che porta ad anomalie di funzionamento e, nei casi più gravi, a vere e proprie patologie a carico delle corde.


Corde normali in fase di respirazione

 

Come si vede dalla figura, il nome popolare di “corde” vocali, può risultare improprio. Non sono propriamente delle corde, non assomigliano affatto a delle corde, ma piuttosto a delle labbra che, come le labbra vere e proprie, accollandosi possono vibrare. Nei testi di anatomia si preferisce, infatti, chiamarle “pliche” vocali. In questa lezione, per consuetudine e semplicità, continueremo a chiamarle corde. Ma il lettore tenga presente questa precisazione.

Ecco le patologie più comunemente riscontrate a carico delle corde vocali:

1. Ipercinesia: è il primo sintomo dello stress laringeo. La prima reazione della laringe allo sforzo eccessivo è un aumento della sua capacità contrattile.

In questa fase sono evidenti i seguenti sintomi:
· attacco duro
· intonazione imprecisa
· postura del cantante innaturale che richiama lo sforzo compiuto.

A questa prima fase di contrazione, se non si interviene, la laringe reagisce, in un secondo tempo, rilasciandosi e sviluppando una classica ipotonia.

La terapia fondamentale per l’ipercinesia è costituita da esercizi di rilassamento e di respirazione. Occorre anche far cantare il soggetto sul registro medio, utilizzando la vocale ‘o’. Si possono rivelare utili i massaggi distensivi sulla muscolatura del collo.

2. Ipotonia: le corde e la voce appaiono senza tono. In questa fase notiamo che:

· l’attacco del suono è spesso soffiato
· il canto a mezza-voce è compromesso
· l’emissione è velata (questa è la caratterista più evidente)
· la postura del cantante è fin troppo rilassata
· spesso il cantante non ha sufficiente fiato per finire la frase melodica

La terapia fondamentale per l’ipotonia è costituita da opportuni esercizi di respirazione ed esercizi di fonazione a bocca chiusa. Solo in seguito si introdurranno esercizi con la vocale ‘i’. Occorre anche lavorare per potenziare l’appoggio in maschera. Nei casi piuttosto acuti il medico potrebbe prescrivere anche sedute di elettroterapia.


Nodulo cordale

3. I noduli. I noduli si formano per stress e traumatismo. Possono costituire l’esito di una ipotonia non curata. Sono il risultato di una prolungata tecnica sbagliata che sforza l’apparato vocale. Alcuni studiosi ritengono che i soggetti più a rischio siano i tenori e le soprano perché, proprio l’altezza maggiore della loro fonazione, può stressare maggiormente le corde. Una buona tecnica, naturalmente, serve ad evitare l’insorgenza di questa fastidiosa complicazione. Con i noduli si deve dire addio al canto per i molti mesi di rieducazione. E, nei casi più gravi, occorre anche pervenire all’asportazione chirurgica.

La terapia. Nel caso di uno stadio prenodulare, rilevabile particolarmente con la visita stroboscopica, si ha un inspessimento del bordo cordale. In questi casi riposo vocale e rieducazione possono evitare l’intervento chirurgico. Invece l’ablazione chirurgica rimane la sola strada se il nodulo è già formato. Questo spiega perché chi usa molto la voce, fa bene a sottoporsi periodicamente a controllo foniatrico e questo specialmente in presenza sintomi, anche lievi.


Kissing noduli

Kissing noduli in fonazione: questo tipo di noduli “che si baciano”, impediscono alle corde di unirsi nella vibrazione. La conseguenza è un suono sporco di aria, soffiato e senza brillantezza.