Harold Pinter

Harold Pinter, è nato nel sobborgo povero di Hackney [London] il 10 ottobre 1930, suo padre era un sarto ebreo. Iniziò come attore caratterista. Drammaturgo e sceneggiatore cinematografico, è stato anche attore in alcune delle sue stesse opere teatrali. I suoi inizi furono stentati – a paragone di Osborne, Wesker e Arden – ma alla fine si affermò come il maggior rappresentante inglese della sua generazione. Nel 2005 ha avuto il premio nobel. E’ morto il 24 dicembre 2008, a London, malato già da tempo di tumore alla gola.

Esordì con l’atto unico La stanza (The room, 1957). Si è occupato di commedia, tra cui Il compleanno (The birthday party, 1958) il suo primo lavoro in tre atti su due gangster che prelevano l’inquilino di una pensione, e che permise a Pinter di farsi notare quando fu dato in tv nel 1960, Il guardiano (The caretaker, 1960) con due fratelli che si contendono un vecchio barbone capitato nella casa vuota dove abitano offrendogli a turno un posto di guardiano, Il calapranzi (The dumb waiter, 1960) atto unico su due sicari in un seminterrato in attesa di ordini che arriva tramite un cala-pranzi. Si è occupato di programmi radiofonici e televisivi: La collezione (The collection, 1961),L’amante (The lover, 1963). Tra il 1957 e il 1963 Pinter esplora soprattutto il problema della comunicazione, la sottomissione al potere, l’isolamento, l’insicurezza. Sono le opere associate al teatro dell’ “assurdo”, e che alcuni designano come “commedie di minaccia”. Nelle commedie di Pinter la vicenda è spesso poco chiara, né di va verso uno sbocco che concluda davvero. I personaggi violano con disinvoltura alcune delle leggi non-scritte del teatro, ad esempio contraddicendo quello che avevano detto su se stessi, e che il pubblico, abituato per convenzione, aveva preso per buono. Il dialogo, sempre teso e scattante, costruito su ritmi molto precisi in cui i silenzi hanno lo stesso valore delle battute, crea tensioni di grande teatralità. Anche grazie alla programmatica brevità e concisione dei testi, non ci sono mai momenti morti e l’attenzione è sorretta fino alla fine. L’umorismo ha sempre grande importanza nei suoi atti unici, in cui veicola situazioni angosciose, spesso claustrofobicamente collocate in una stanza dalla quale non si esce mai.

Il sesso, già presente come elemento di secondo piano ne “L’amante”, diventa grottesco in Ritorno a casa (The homecoming, 1965), che illustra come l’impulso brutale nei confronti delle donne sia vicino al bisogno di un amore redentore: la storia è quella una vorace famiglia di proletari che si impossessa della moglie di un figlio tornato dall’America dove è diventato professore d’università.

Pinter ha collaborato con Joseph Losey in alcuni importanti movies: Il servo (The servant, 1962), L’incidente (Accident, 1967),Intromettersi (The go between, 1970; in ital. “Prigioniero d’amore”). Mentre, con altri registi: The Pumpkin Eater regia di Jack Clayton (1964), Diario della tartaruga (Turtle Diary) regia di John Irvin (1985), La donna del luogotenente francese (The French Lieutenant’s Woman, 1981) regia di Karel Reitz, Gli ultimi fuochi regia di Kazan, Il conforto di stranieri (The comfort of Strangers, 1990) regia di Paul Scrader. E’ stato sceneggiatore di opere di altri scrittori: The servant di Robin Maugham (1963), The comfort of Strangers di Ian McEwan (1990).

Il suo teatro segue le linee fondative di Kafka e Beckett, con il quale è stato amico; usa il linguaggio corrente caricandolo di ambiguità, pause, silenzi di grande effetto teatrale. Tema di fondo è la nevrosi dell’uomo contemporaneo, l’inadeguatezza di qualsiasi comunicazione. Pinter ha sempre negato l’esistenza di una ‘conoscenza onniscente’ dell’opera d’arte al di là di ciò che appare effettivamente nel testo. Sul palcoscenico i suoi personaggi assumono una loro (pirandelliana) esistenza, ciò che esprimono appartiene a loro. Costante il suo impegno sociale, con Amnesty Internationale e con altre associazioni umanitarie, a fianco della seconda moglie, lady Antonia Fraser (scrittrice di biografie di successo); la prima moglie era un’attrice, Vivien Merchant. Oltre che scrittore ha continuato a essere attore, e regista teatrale.

Una evoluzione del suo teatro è avvenuta con le commedie della memoria, “memory plays”: Rifugio (Landscape, 1968), Silenzio (1969),Vecchi tempi (Old times, 1971) è un gioco di reminiscenze tra due donne e un uomo, Terra di nessuno (No man’s land, 1975), Tradimenti(Betrayal, 1978) contiene una storia banale di adulterio ma raccontata a partire dalla fine. A essi va aggiunta anche la sceneggiatura per il film di Losey “Intromettersi”. La memoria è diventata un’arma in più nei rapporti di potere, rendendo l’isolamento più acuto.

“Terra di nessuno” è la storia di Hirst, uno scrittore famoso dedito all’alcool, che si isola in una metaforica terra di nessuno, assistito da due domestici. La vicenda ha luogo nel corso di una notte e di un giorno. Hirst riceve un malconcio poeta che cerca invano di ingraziarselo, senza rendersi conto che l’isolamento di Hirst non è solo spaziale ma anche temporale: si è ritirato nel mondo irreale del passato ricreato dalla memoria. Il dramma fu rappresentato per la prima volta con la partecipazione di due grandissimi vecchi attori: John Gielgud e Ralph Richardson.

Dopo “Tradimenti” sono seguiti una serie di atti unici La serra (The hothouse, 1980), Re d’Alaska (A king of Alaska, 1982), Linguaggio della montagna (Mountain language, 1988), nei cui drammi alterna toni cupi a toni fiabeschi, con una propensione per la denuncia delle violenze e delle torture della società poltica contemporanea. In particolare da “Linguaggio della montagna” a Party time (c.1990) si può notare un abbandono dell’indeterminatezza di ambientazione e di linguaggio, per far posto alla crudezza di situazioni brutali di repressione (“Linguaggio della montagna”) o di un paese in stato d’assedio politico e interiore (“Party time”).

Le prese di posizioni sociale di Pinter hanno continuato a colpire i poteri dominanti. Così nel 1992 i versi di American football, con l’esclamazione sguaiata e atroce del soldato USA vincitore nella guerra contro l’Irak, sono stati rifiutati dall’ «Observer» (un quotidiano ultraconservatore).

Nel 1993 è rappresentato a London Chiaro di luna (Moonlight), pièce lunga, dopo un periodo di atti unici molto brevi, in cui recupera i dialoghi ironici e i conflitti tra reminiscenze e illusioni nella borghesia piccola e volgarotta dei suoi primi lavori. Ennesima fatica del vecchio ma sempre vitalissimo Pinter, è la storia di un uomo, Andy, sul letto di morte, assistito dalla moglie Bel. Dialoghi di vita quotidiana, con il sarcasmo verso riti e abitudini; in alcune scene si vedono i figli di Andy che parlano in sua assenza del padre, lo rievocano, ne sono ossessionati, ma quando la madre li chiama al telefono rispondono picche: ha sbagliato numero di telefono, qui è la lavanderia cinese… Un dolore e una rabbia indefinibili spingono Andy e Bel a chiacchiere tanto pompose quanto inutili. A un certo punto, un vecchio amore di Andy, Maria, insieme al marito, entrano e escono di scena presentando aneddoti e ricordi per dimostrare quanto in effetti sia strana la cosiddetta normalità. Onirica e surreale la presenza della figlia sedicenne Bridget, presumibilmente morta, in una stanza a parte, anche lei a ricordare la sua vita, i genitori («la luna è quello che rimane» di loro…). Bridget vaga in preda a una lirica inquietudine infantile, mentre suo padre sta morendo nel terrore e nel bisogno di un passato in cui la figlia viveva felice. Ora Bridget risorge insieme ai suoi figli mai nati per i sensi di colpa e di dolore del padre. Linguisticamente efficace la presenza di diversi registri linguistici dell’inglese: si passa dai volgarismi acculturati tipici delle classi bassi per Andy, all’altezzosità delle classi più alte che si avverte nel linguaggio di Bel. Nel caratteristico insieme di commedia e conflitto, la morte è buffa e terrificante. Se, come ritiene Andy, la morte è nera come la pece, il chiaro di luna infinito (correlato al titolo e al fantasma di Bridget) la precede come un limbo.


Bibliografia: Harold Pinter

teatro:
The room (1957)
The birthday party (1958)
The caretaker (1960)
The dumb waiter (1960)
The homecoming (1965)
Landscape (1968)
Silence (1969)
Old times (1971)
No man’s land (1975)
Betrayal (1978)
The hothouse (1980)
A king of Alaska (1982)
Mountain language (1988)
Moonlight (1993)

radio e tv:
The collection (1961)
The lover (1963)

cinema:
The servant (1962), regia di J. Losey
The Pumpkin Eater (1964), regia di Jack Clayton
Accident (1967), regia di J. Losey
The go between (1970), regia di J. Losey
The French Lieutenant’s Woman (1981), regia di Karel Reitz
Turtle Diary (1985), regia di John Irvin 
Gli ultimi fuochi, regia di Kazan
The comfort of Strangers (1990), regia di Paul Scrader