5 Dicembre 1746 – A Genova il Balilla dà l’avvio alla rivolta popolare che cinque giorni più tardi porterà alla cacciata degli austriaci di Botta-Adorno

Giovan Battista Perasso

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“Che l’inse?”
Balilla a Portoria-cartolina d'epoca.jpg

“Che l’inse?” – il celebre motto con cui si ritiene Giovan Battista Perasso abbia avviato la rivolta del popolo genovese insofferente ormai alle angherie delle truppe dell’impero asburgico che occupavano la città – è una tipica forma interrogativa dellalingua genovese pre-ottocentesca che prevedeva l’uso della preposizione che seguita dal congiuntivo. Può essere tradotto con“La comincio?” o semplicemente“Comincio?” oppure “Volete che cominci?”“Devo cominciare?”.

Giuseppe Comotto-rivolta in Portoria col Balilla.jpg

(Nell’immagine in alto: il monumento a Balilla in piazza Portoria; qui sopra: tela di Giuseppe Comotto raffigurante la rivolta di Portoria contro gli Austriaci nel 1746. Al centro è raffigurato Giovanni Battista Perasso)

Giovan Battista PerassoGiambattista, detto Balilla (…) è una popolare figura storica di patriota della Genova delSettecento.

La sua reale identità è rimasta dubbia ma in lui viene identificato il giovane da cui il 5 dicembre 1746 prese le mosse la rivolta popolare contro gli occupanti dell’impero asburgico nel quartiere genovese di Portoria.

La popolazione venne incitata dal ragazzo a sollevarsi attraverso il lancio di un sasso contro le truppe austro-piemontesi che sotto il comando del ministro plenipotenziario Antoniotto Botta Adorno occupavano la città, a quel tempo alleata con i francesi e gli spagnoli.

Il 10 dicembre 1746 la città fu così liberata dalle truppe austriache.

L’arroganza dei soldati austriaci, che pretendevano di essere aiutati ad estrarre fuori dal fango un pezzo di artiglieria, fu la miccia che fece esplodere la risolutiva – per le sorti di Genova – rivolta popolare.

Mito discusso, identità incerta

Come ricorda il giornalista e scrittore Paolo Lingua nel suo libro Breve storia dei Genovesi, il mito del Balilla fu alimentato (e ingrandito) principalmente in pieno Risorgimento, ovvero cento anni dopo gli accadimenti che portarono alla rivolta popolare contro le truppe austro-piemontesi guidate dal plenipotenziario asburgico Antoniotto Botta Adorno.

La sua figura fu poi ulteriormente enfatizzata, sempre in chiave fortemente patriottica, nel ventennio dell’era fascista, anche attraverso la creazione dell’Opera Nazionale Balilla.

Le cronache dell’epoca non registrano l’esatta identità del monello che, unica cosa che si sa, è che era soprannominato Mangiamerda. E il particolare – appurato da una commissione storico-scientifica – indispettì non poco il duce Benito Mussolini, che preferì non ne fosse fatta pubblica menzione.

Nessuna testimonianza storica accertata e accertabile, né alcun documento ufficiale forniscono dunque il nome esatto del protagonista di questo storico episodio, tanto che a lungo attorno a questa figura – che pure è stata, questa sì, storicamente accertata – è aleggiato un alone di leggenda.

Approfondite ricerche sulla esatta identità dell’eroe di Portoria furono peraltro portate avanti nell’Ottocento con esiti controversi. Si giunse però ad accertare che due Giovan Battista Perasso (o Giambattista Perasso) erano nati rispettivamente uno nel 1729 a Pratolongo di Montoggio, sulle colline di Genova; l’altro nel 1735 nello stesso quartiere di Portoria. Entrambi quindi sono i possibili Balilla della storia.

Significato di “Balilla”

Etimologicamente, la parola balilla equivale a monelloragazzo[senza fonte], ma molte fonti[senza fonte] la fanno derivare daBaciccia, adoperato a Genova come diminutivo del nome Giovan Battista (o Giambattista).

Genova, Piazza Portoria Monumento a Balilla (2009)

È appurato comunque[senza fonte] che un tale ragazzo sia esistito realmente: ne fa fede un resoconto dell’avvenimento[senza fonte]inviato al governo austriaco che riferisce come:

« la prima mano onde il grande incendio si accese, fu quella di un picciol ragazzo, quel dié di piglio ad un sasso e lanciollo contro un ufficiale tedesco. »

La Società Ligure di Storia Patria nel 1927 ha messo, per così dire, una parola definitiva sulla questione stabilendo che non è possibile – sulla base dei documenti di cui si dispone – identificare con sicurezza il “ragazzo delle sassate”.

Anche per lo storico Federico Donaver, del resto, il monumento eretto a ricordo dell’episodio di Portoria rappresenta, oltre che l’eroe in sé stesso, “l’ardire generoso d’un popolo che, giunto al colmo dell’oppressione, spezza le sue catene e si rivendica la libertà”.

Il giovane Balilla viene citato nell’inno nazionale italiano di Goffredo Mameli, nella quarta strofa:

« I bimbi d’Italia / Si chiaman Balilla »