La Nuclear Safety Commission ha cancellato i dati sulla contaminazione dei bambini Scandalo in Giappone a 5 mesi dallo tsunami: nascosti i dati delle radiazioni per 3 mesi

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Quello che doveva essere il Japan’s nuclear watchdog, il cane da guardia del nucleare giapponese, è stato accusato oggi di aver cancellato dal suo sito i dati sui risultati delle visite di controllo della tiroide ai bambini nella prefettura di Fukushima.

La Nuclear Safety Commission  aveva caricato i risultati dei test effettuati dal governo a marzo. Più di 1000 bambini sotto i 15 anni sono stati controllati per vedere se le sostanze radioattive si stanno accumulando nelle loro tiroide. I risultati, incluse le informazioni che dimostravano che un bambino di 4 anni di Iwaki era stato esposto a 35 millisievert di radiazioni, un livello che non è considerato una minaccia per la salute, sono stati eliminati della Nuclear Safety Commission all’inizio di agosto, ufficialmente perché ci sarebbe la possibilità che i singoli bambini possano essere identificati, in quanto le informazioni sono dettagliate: in alcuni casi, come per il bambino di 4 anni, c’era anche l’indirizzo.

La cancellazione dei dati però sta insospettendo molti, visto che nessun altro dato simile per la salute dei bambini è disponibile. Come dice al network radiotelevisivo Nhk Hirotada Hirose, della Tokyo Woman’s Christian University, «i bambini hanno maggiori rischi di sviluppare il cancro alla tiroide. Alla commissione non può sfuggire che la  rimozione dei dati potrebbe provocare una reazione negativa riguardo all’esposizione dei bambini. La mossa va contro alla necessità di fornire informazioni accurate all’opinione pubblica». E la cosa è ancora più preoccupante per l’ennesimo scandalo che sta emergendo in queste ore sui dati dell’incidente e del fallout radioattivo di Fikushima Daiichi.

Bellona, la nota Ong scientifico/ambientalista norvegese-russa accusa il governo giapponese di aver «nascosto informazioni e negato i fatti del disastro nucleare di Fukushima Daiichi nucleare, incluso l’aver ignorato le previsioni dal sistema di previsione delle radiazioni del loro stesso Paese, al fine di limitare le costose e distruttive evacuazioni e per evitare la discussione pubblica sul settore nucleare politicamente potente». L’accusa di Bellona si fonda sulle rivelazioni dall’Associated Press confermate da una fonte dell’ex-governo giapponese a Bellona, ​​così come da un rapporto del New York Times.

Nils Bohmer, un fisico nucleare Bellona, aveva già detto più volte che il Giappone stava nascondendo informazioni sui pericoli delle radiazioni e ora è convinto che «politici potenti hanno costretto il Giappone a creare un clima della bocca chiusa, di deferenza acritica al nucleare. Questo è un altro esempio del caos della comunità nucleare giapponese, compresi industria e governo. Tutto questo dimostra la necessità urgente di cambiamenti drastici nell’industria nucleare giapponese, se l’energia nucleare deve avere un futuro in tutto il Giappone».

All’opinione pubblica sarebbero state tenute molte informazioni che cominciano a trapelare solo negli ultimi tre giorni. Secondo i rapporti quando è iniziato l’incidente nucleare di Fukushimas Daiichi i tecnici nucleari sapevano benissimo che la scuola elementare di Karino sarebbe stata colpita dal fallout radioattivo ma, invece di sgombrarla, è stata trasformata in un rifugio per gli sfollati del terremoto/tsunami. Rapporti su questa clamorosa sottovalutazione stati inviati alle agenzie di sicurezza nucleare del Giappone, ma il flusso dei dati si è fermato lì. 

Il primo ministro Naoto Kan e altri funzionari e amministratori locali coinvolti nelle aree di evacuazione dichiarando non ha mai visto i rapporti. Così migliaia di persone sono rimaste per giorni in aree che erano state identificate alto rischio. Al culmine della crisi nucleare la scuola di Karino, nella città di Naime, ospitava 400 persone, nessuno è mai stato avvisato del rischio che correvano. Il sindaco di Namie, Hidenori Arakawa, ha detto all’Ap che ha capito solo 24 ore dopo, guardando la televisione, che gli sfollati erano in pericolo per le radiazioni e di aver mandato dei bus per spostarli in un’altra zona, che poi si è rivelata ugualmente contaminata dal fallout radioattivo.

I documenti e le testimonianze ottenuti da Ap, New York Times e Bellona dimostrano una completa impreparazione dei parlamentari giapponesi, una paralisi nella catena delle comunicazioni tra le istituzioni e anche una pessima conoscenza di base del sistema di previsione delle radiazioni.

«Non è chiaro quante persone potrebbe essere state esposte alle radiazioni rimanendo in zone lungo il percorso della nube radioattiva – dice Bellona – figuriamoci se si sa se qualcuno possa  soffrire di problemi di salute per l’esposizione. Potrebbe essere difficile provare una connessione: i  funzionari della sanità dicono di non avere intenzione di dare priorità ai test sulle radiazioni per di coloro che erano a scuola».

Seiki Soramoto, un deputato ed ex ingegnere nucleare al quale il Kan si era rivolto per un consiglio durante la crisi, ha accusato il governo di aver nascosto i dati ricevuti dal computer radiation forecasting system, noto come “System for Prediction of Environmental Emergency Dose Information” o Speedi. «Alla fine, era stato l’ufficio del primo ministro a nascondere i dati di Speedi, perché non avevano le conoscenze per sapere quale era il significato dei dati, e quindi non sapevano cosa dire all’opinione pubblica, hanno pensato solo alla propria sicurezza e hanno deciso che era più facile semplicemente annunciarlo».

In un’intervista al New York Times, Goshi Hosono, il ministro responsabile della crisi nucleare, ha respinto le accuse sulla mancata pubblicazione dei dati di Speedi  e ha detto che saranno resi noti presto, aggiungendo una spiegazione preoccupante: «Non sono stati resi noti perché erano incompleti e inesatti e ci sono stati presentati la prima volta solo il 23 marzo», cioè 12 giorni dopo le esplosioni di idrogeno a Fukushima Daiichi. «Poi li abbiamo resi pubblici» dice Hosono, che cerca di smarcarsi da questo pasticcio: anche se è stato uno dei più stretti consiglieri del premier durante la crisi, prima di essere nominato ministro al disastro nucleare, spiega che «per quanto riguarda prima di allora, io stesso non sono sicuro. Nei giorni prima, che erano una questione di vita o di morte per il Giappone come una nazione, non stavo prendendo parte a quello che stava accadendo con Speedi».

Ma non c’è solo speedialtri dati sono e “pezzi” di informazioni sono stati nascosti all’opinione pubblica: la fusione del combustibile nucleare in tre reattori di Fukushima era nota ma è stata negata per mesi, e ammesso solo ai primi di giugno, ma ora si scopre che del tellurio 132, che gli esperti definiscono la prova dei reactor meltdowns, era stato trovato un giorno dopo lo tsunami.

Le rivelazioni dei dati, o meglio le confessioni, avvengono tra fine maggio e inizio giugno, quando in Giappone ci sono gli ispettori dell’International atomic energy agency (Iaea), il governo e la Tepco a quel punto non potevano più tenere del tutto nascosta la portata del disastro nucleare.

Ma qualcuno si era accorto di qualcosa: il 4 luglio l’Atomic Energy Society of Japan, un gruppo di studiosi e dirigenti del settore nucleare, aveva dichiarato: «È estremamente deplorevole che questo tipo di informazioni importanti non sia stato rilasciato pubblicamente fino a tre mesi dopo il fatto». Bohmer è d’accordo: «Il rifiuto di fornire informazioni potrebbe mettere le persone a rischio di esposizione alle radiazioni, e potrebbe portare a conseguenze negative sulla salute».