Batman 1939-2012: dal fumetto al grande schermo 73 anni di successi

Un tripudio annunciato per il terzo capitolo della saga di Christopher Nolan che ci dà modo di rivedere come sono cambiati ed evoluti i personaggi dell’uomo pipistrello dalla carta al mondo di celluloide

 

Era tra i film in scaletta più attesi per la finedell’estate. dopo numerosi rimandi, dovuti ai continui cambi cast e di sceneggiatura che hanno alimentato la fama di trilogia maledetta, ecco finalmente arrivare l’ultimo capitolo di Batman ‘Il cavaliere oscuro – Il ritorno’ diretto da Christopher Nolan. La pellicola, prodotta da Legendary Pictures e Warner Bros, è il capitolo conclusivo della trilogia iniziata nel 2005 con ‘Batman Begins’ e proseguita nel 2008 con ‘Il cavaliere oscuro’, entrambi diretti da Nolan e con protagonista Christian Bale. Attualmente con un incasso globale di oltre 1 miliardo 246mila dollari, ‘The dark knight rises’ sta per entrare nella top ten dei film più visti e con i maggiori incassi di sempre. Senza svelare troppo sulla trama, densa di colpi di scena, ci preferiamo soffermarci su come i personaggi apparsi in questa trilogia si siano evoluti dalla carta stampata, passando dal piccolo al grande schermo senza tralasciare i videogames.  E l’inizio non si può non iniziare sul fronte dei buoni con il padrone di casa.  

1939, L’ESORDIO DELL’UOMO PIPISTRELLO NEI FUMETTI. Il personaggio ha esordito nei fumetti nel maggio 1939 sul numero 27 della rivista ‘Detective Comics’, diventando una delle icone più importanti del fumetto supereroico. Un po’ antipodico a Superman, è perché non possiede superpoteri, e per il carattere più duro alle volte molto risoluto, è uno dei personaggi più amati anche se spesso accusato di essere troppo violento e addirittura ‘cripto fascista!’ Il Batman che un po’ tutti abbiamo conosciuto all’inizio è quello televisivo, sia dei cartoni animati che dei telefilm, che vide Adam West vestire i panni dell’Uomo Pipistrello, un eroe che trovava spazio anche per il sorriso, vestendo una ridicola calzamaglia bluette e attillata che faceva intravedere un po’ di pancetta, mentre i suoi avversari ideavano piani sempre più astrusi e macchinari decisamente assurdi e giganteschi. Nonostante tutti questi elementi creassero spesso una miscela al limite del ridicolo o del farsesco, la serie ebbe un enorme successo e ancora oggi viene citata con affetto dagli appassionati del personaggio.

L’ADATTAMENTO PER IL GRANDE SCHERMO.Nonostante sia diffusa la convinzione che il primo adattamento del personaggio sia stato Batman di Tim Burton, la serie di film su Batman comprende ben dieci pellicole di cui la prima con protagonista Lewis Wilson (1943), poi Robert Lowery (1949), Adam West (1966), Michael Keaton (1989 e 1992), Val Kilmer (1995), George Clooney (1997) e da Christian Bale. I primi tre film riprendevano la visione “buonista” del Cavaliere oscuro, ma sarà con Keaton che torneremo ad un Batman di nuovo col costume nero, un po’ più cupo e violento, fedele alla linea. Con il duo Bale- Nolan si sceglie la psicologia del Batman voluto da Frank Miller ottenendo un successo enorme di critica e pubblico. Per quanto riguarda la spalla del dinamico duo, ossia Robin il Ragazzo Meraviglia, egli ebbe un grande successo sul piccolo schermo interpretato da Burt Ward. Anche se il suo personaggio risultato molto femmineo, e quasi inutile forse per questo al cinema ebbe vita molto, Robin venne utilizzato solo nei film di Joel Schumacher (‘Batman Forever’ e ‘Batman & Robin’). In entrambe le occasioni venne interpretato da Chris O’Donnell, attore decisamente più anziano rispetto al personaggio originale.

ALFRED, DALLA CARTA ALLA CELLULOIDE  IMPECCABILE COME SEMPRE. E poi lui, il fido Alfred, maggiordomo tuttofare nonché tutore di Bruce Wayne che ha avuto invece una vita assai particolare. È il primo caso,infatti, in cui un personaggio dei fumetti viene influenzato dalla sua controparte in celluloide poiché nelle prime apparizioni del fumetto Alfred appariva come un uomo in sovrappeso e senza capelli. Nella primissima serie televisiva, invece, venne interpretato da William Austin il quale aveva un fisico magro e sportivo e dei baffi sottili. Il successo della serie spinse gli autori del fumetto a modificare l’aspetto di Alfred così da assomigliare all’Alfred interpretato da Austin. Nelle pellicole dal 1989 al 1997 sarà il noto volto di Hammer Michael Gough ad impersonare il maggiordomo, anche se non molto somigliante poiché con troppi capelli, gli occhiali e privo di baffi. Mentre ne ‘Il Cavaliere oscuro’, è un magistrale Michael Caine, anche se fisicamente non somigliante, ad interpretare Alfred che nei film di Christopher Nolan assume uno spessore umano e psicologico notevole.

DA HAMILTON A HINGLE, PASSANDO PER GARY OLDMAN, L’EVOLUZIONE DEL COMMISSARIO GORDON. E chiudiamo con il commissario James ‘Jim’ Gordon che è forse tra i comprimari più importanti di Batman. Neil Hamilton interpretò il personaggio nel celebre telefilm degli anni sessanta però era fisicamente inadatto e anche il suo ruolo era marginale quasi comico. Nei film diretti da Tim Burton e Joel Schumacher, Gordon è interpretato da Pat Hingle ma anche qui la fisicità non quadra e lo spessore del personaggio non è ben sviluppato. Ma sarà Gary Oldman nell’ultima trilogia ad impersonare la sua ascesa da semplice poliziotto a commissario che rientra in toto nell’aspetto e nella psicologia del personaggio di Miller. 

JOKER, IL PRIMO DI TUTTI I CATTIVI. Il primo attore ad impersonarlo in un live-action è stato Cesar Romero, che ne diede un’impronta clownesca, ma sempre inquietante, mentre nel Batman del 1989 diretto da Tim Burton, il Joker è stato interpretato da Jack Nicholson. La nascita del personaggio è simile a quella narrata dal fumetto ma, invece di essere un comico fallito, gli sceneggiatori decisero di fare subito del Joker un criminale incallito responsabile della morte dei genitori di Bruce Wayne. Alle interpretazioni sopra citate, va ricordata anche quella magistrale dello scomparso attore australiano Heath Ledger ne ‘Il cavaliere oscuro’ che gli è valsa la vittoria ai BAFTA, ai Golden Globe e al Premio Oscar come miglior attore non protagonista. I critici hanno paragonato questa interpretazione all’Hannibal Lecter di Anthony Hopkins.

LE QUATTRO VITE DI CATWOMAN. Anche se non si può realmente definire una villain, quanto piuttosto un’antagonista, la sinuosa Selina Kyle, ladra femme fatale, ebbe per prima il volto Lee Ann Meriwether film del 1966, tratto dalla serie televisiva omonima e il suo alterego si chiama Miss Kitka Karensha. Fu poi la volta di  Michelle Pfeiffer nel film del 1992, un personaggio rappresentato come una donna sola, infelice e frustrata, spinta al crimine dal proprio capo, Max Shreck, che aveva tentato di ucciderla per coprire il suo piano di costruire una centrale elettrica per rubare l’energia di Gotham City. Nel 2004, i panni della donna gatto li veste Halle Berry, una versione che si discosta molto dal fumetto soprattutto per  una questione ‘etnica’ Selina non era afroamericana. Il film, com’era prevedibile, fu un fiasco al botteghino e presso i fan del fumetto e l’attrice si portò a casa il Razzie Award come peggior attrice. Nell’ultimo film di Nolan tocca ad Anne Hathaway che, al di là della fisicità, dal punto di vista caratteriale è forse tra le più fedeli al fumetto.

DUE FACCE, DAI CATROON ALLA CORTE DEL CAVALIERE OSCURO. 
Per quanto riguarda il personaggio di Due Facce, alias Harvey Dent, totalmente estraneo alla serie tv, venne riesumato dai cartoon. In ‘Batman Forever’ ha il volto di Tommy Lee Jones, co-antagonista insieme al Ridler interpretato da Jim Carrey. Ottima l’interpretazione e le origini del personaggio. Nel secondo capitolo della trilogia di Nolan, Due Facce sarà interpretato da Aaron Eckhart, indubbiamente una grande recitazione, ma con uno sviluppo narrativo ben diverso dal fumetto. 

SPAVENTAPASSERI, UN PERSONAGGIO IN CERCA DI FORTUNA. 
Lo Spaventapasseri, alias Jonathan Crane, doveva essere uno degli antagonisti di Batman Triumphant, film poi cancellato a causa del flop di Batman & Robin. Però lo psicologo pazzo apparve, interpretato da Cillian Murphy, nel primo film della nuova trilogia. Murphy ha voluto evitare il look classico del personaggio preferendo un abbigliamento più semplice per donargli più realismo. Benché diverso dalla controparte di carta e non sviluppato col dovuto spessore, Crane compare in tutti e tre i film guadagnandosi una certa visibilità.

RA’S AL GHUL, CON LIAM NEESON IL SUCCESSO MEDIATICO. è uno dei principali e più pericolosi antagonisti di Batman soprattutto perché è uno dei pochi nemici dell’Uomo-Pipistrello che conosce la sua vera identità. Il personaggio di Ra’s al Ghul non ha mai avuto molto risalto mediatico finquando non è apparso in una versione a cartoni animati all’interno della serie animata Batman, doppiato in italiano da Mario Scarabelli. E fu scelto lui come villain del primo episodio della serie di Nolan con il volto di Liam Neeson. Benché per carattere e atteggiamenti, nonché nella fisicità, sia fedele al fumetto vengono eliminate alcune sue caratteristiche come l’immortalità ottenuta grazie al pozzo di Lazzaro. 

BANE, L’UTLIMO CATTIVO CHE CHIUDE LA TRILOGIA. Ora è il turno di Bane, megacattivo dell’ultima pellicola che chiude la trilogia de ‘Il Cavaliere oscuro’. Come molti altri suoi colleghi egli appare prima nella serie animata e poi nel film del 1997, diretto da Joel Schumacher, interpretato dal wrestler Robert Swenson. Rispetto al fumetto, viene rappresentato come un tirapiedi dalla scarsa intelligenza, brutale e capace di pronunciare solamente qualche parola, semplificando molto le sue origini e il suo carattere, cosa che ha contribuito all’insuccesso del film. In questa sua ultima incarnazione, invece, ha un ruolo fondamentale e ad interpretarlo è l’attore britannico Tom Hardy, solo che qui il look risente molto di alcuni Signori dei Sith di lucasiana memoria come Darth Malgus e il più famoso Darth Vader visto che deve indossare sempre un congegno per respirare che gli fa inalare del gas antidolorifico a causa di una vecchia ferita. Però questa è forse l’interpretazione più veritiera e adatta al personaggio di carta. 

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30 settembre 1948 – Esce nelle edicole italiane il primo albo di Tex, fumetto western creato da Gian Luigi Bonelli e Aurelio Galleppini

Tex (fumetto)

Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.

« Per tutti i diavoli, che mi siano ancora alle costole? »
(Prima frase di Tex ne Il totem misterioso)

Tex è un personaggio dei fumetti creato da Gian Luigi Bonelli e Aurelio Galleppini nel 1948, tuttora pubblicato da Sergio Bonelli Editore.

Le pubblicazioni

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Albi di Tex, Albi speciali di Tex e Albi a striscia di Tex.

Le sue avventure inedite vengono pubblicate mensilmente nell’albo a fumetti Tex, edito dalla Sergio Bonelli Editore nel formato tascabile tipico delle pubblicazioni bonelliane.

In principio il personaggio fu pubblicato nel classico formato a striscia (16,5 X 8 cm) caratteristico dell’epoca e complessivamente uscirono nelle edicole, con periodicità settimanale, ben 36 serie dal 1948 al 1967. Le rese venivano poi utilizzate per confezionare le cosiddette raccoltine: in pratica le strisce venivano private della loro copertina in carta e venivano assemblate insieme (il numero degli albi accorpati variava) e dotate di una nuova copertina in cartoncino disegnata appositamente da Galep. Di queste raccolte ne uscirono tre serie: la prima vide luce tra il 1949 e il 1950 per un totale di soli sette albi; la seconda (detta serie bianca) uscì tra il 1950 e il 1966 e conta 132 albi; la terza (detta serie rossa) è composta da 194 albi usciti a partire dal 1956. Nel 1952 ci fu il primo tentativo di una ristampa cronologica della serie in un formato ad albo. Nacque così la collana quindicinale Albi d’Oro che chiuse i battenti nel 1960 dopo 8 serie e 214 numeri. Come avveniva per le strisce le poche rese degli albi d’Oro (che aveva già una tiratura piuttosto bassa) vennero scopertinate e raccolte in albi con una nuova copertina inedita. Videro così luce i 29 numeri della 1ª serie “Gigante”, la più rara tra le serie texiane e la più ricercata dai collezionisti.

La seconda serie gigante è quella tuttora pubblicata nel formato, poi utilizzato anche per le altre testate della Bonelli, che ha fatto la fortuna del fumetto diventato negli anni uno dei più venduti in Italia [1]. Fu pubblicata a partire dal 1959 e i primi 95 numeri sono la ristampa completa e cronologica della serie a strisce che era ancora in edicola all’epoca dell’inizio della serie. Inizialmente dunque anche questa collana nacque come una ristampa della serie inedita a striscia. Poi viste le mutate condizioni sociali ed economiche e visto il crescente successo della collana la casa editrice decise di puntare su questa e di pubblicarvi direttamente le storie inedite.

Negli ultimi anni si sono aggiunte anche pubblicazioni speciali, a cadenza perlopiù annuale, quali l’ Almanacco del West, Speciale Tex (più conosciuto come Texone) e il Maxi Tex. Il primo caratterizzato, oltre che dalla presenza di una storia a fumetti, da servizi e materiale informativo riguardante il mondo della frontiera, il secondo, in alcuni casi affidato a disegnatori esterni alla casa editrice, di grandezza e foliazione extra, il terzo di formato identico al Tex mensile ma con un numero di pagine maggiore (circa 300).

Esistono infine tre ristampe “ufficiali” della serie (Tex tre stelle, TuttoTex e Tex nuova ristampa); dal febbraio 2005 è stata introdotta anche la ristampa dei Texoni, con cadenza semestrale (Tex Stella d’Oro).

Gli albi, come tutti i fumetti della Bonelli, sono rigorosamente in bianco e nero, ad eccezione del numero 100 e dei suoi multipli. Questa regola pluridecennale viene infranta nel settembre del 2008 con l’uscita del numero 575 (Sul sentiero dei ricordi) per celebrare il sessantesimo “compleanno” del personaggio.

La lunghezza dei racconti è molto varia, anche se normalmente comprende più albi. La più lunga avventura finora scritta è Ritorno a Pilares di Nolitta/Letteri, che vede il ranger fronteggiare i misteriosi Uomini Giaguaro: inizia a pag. 79 del numero 387 e si dipana per tutti i cinque albi successivi, per un totale di 586 pagine.

Dal febbraio 2007 vengono riproposti con il nome di Collezione storica a colori ed allegati sia al settimanale L’espresso che al quotidiano la Repubblica (il progetto è infatti nato in collaborazione con l’omonimo gruppo editoriale), i primi episodi storici di Tex in 50 volumi, i quali sono presentati, per la prima volta, interamente a colori e con una nuova copertina realizzata per l’occasione da Claudio Villa. Il successo dell’iniziativa fa si che la stessa prosegua oltre il limite inizialmente previsto con la pubblicazione di ulteriori 34 numeri, per portare in seguito l’intera collezione a 150 numeri.

Una curiosità è legata agli albi dal n. 23 al n. 26, nei quali sono presenti due brevi racconti entrambi sceneggiati da G.L. Bonelli ma non “texiani”: il primo, intitolato Sulla pista di forte Apache, realizzato graficamente da Franco Donatelli e il secondo, Il fetticcio tragico, opera di Vittorio Coliva.

Storia

Tex nacque nel 1948, più come esperimento artigianale che come fumetto destinato a divenire un fenomeno editoriale, oggetto negli anni seguenti anche di indagini sociologiche e tesi di laurea e che dopo sessant’anni galoppa ancora in tutte le edicole. Venne ideato da Gian Luigi Bonelli e Aurelio Galleppini come fumetto di “sostegno” all’altro personaggio a cui stavano lavorando all’epoca, Occhio Cupo, una classica storia di cappa e spada. Nei primi numeri del fumetto l’aspetto fisico di Tex riprende molte caratteristiche dal personaggio di Occhio Cupo: i jeans così stretti da sembrare una calzamaglia, gli stivali flosci e la camicia a frange. Quando, contrariamente a tutte le previsioni, Occhio Cupo venne dimenticato e fu Tex a riscuotere successo, queste caratteristiche vennero abbandonate in favore dell’aspetto attuale del personaggio.

Tex è in realtà il secondo personaggio western ideato da Gian Luigi Bonelli; il primo, risalente al 1947 fu Il Giustiziere del West, esce nelle edicole in un periodo caratterizzato dal grande successo di altre pubblicazioni dello stesso genere quali Il grande Blek e Capitan Miki, del trio EsseGesse. Anticipando il revisionismo storico statunitense, Tex è il primo personaggio dei fumetti ad offrire un diverso punto di vista verso i nativi americani dell’epopea West, che non appaiono più come macchiette stereotipate di selvaggi, ma come popolo dotato d’una radicata cultura, degna di rispetto.

Il nome del ranger fu ispirato dall’insegna di un negozio milanese, “Tex Moda”. Il cognome avrebbe dovuto essere “Killer”, ma fu stemperato in Willer poco prima di andare in stampa per non sfidare le ire dei censori [2].

La prima striscia, Il totem misterioso, uscì nelle edicole il 30 settembre 1948 con i disegni di Aurelio Galleppini, disegnatore cui si aggiungeranno neglia anni seguenti: Guglielmo Letteri, Erio Nicolò, Giovanni Ticci, Fernando Fusco, Claudio Villa, Vincenzo Monti, Fabio Civitelli ed altri; oltre ai citati si possono ricordare anche numerosi autori stranieri fra cui gli spagnoli Alfonso Font, José Ortiz, Jesús Blasco, Manfred Sommer, l’argentino Miguel Angel Repetto.

Ai testi, oltre a quelli del creatore, i principali apporti sono stati opera del figlio Sergio Bonelli (in realtà attribuite al suo alterego: Guido Nolitta), Claudio Nizzi e Mauro Boselli.

Tutte le copertine della serie, dagli esordi fino al numero 400 (febbraio 1994), sono state realizzate da Aurelio Galleppini; in seguito l’incarico fu assegnato a Claudio Villa.

Alla realizzazione delle tavole degli Speciali sono stati chiamati anche diversi maestri del fumetto internazionale, come lo statunitense Joe Kubert e Magnus, il celebre papà di Alan Ford. I vari disegnatori che si sono avvicendati nel tempo, poiché gli è stata concessa libertà espressiva, hanno fornito interpretazioni molto diverse tra loro di Tex, creandone di fatto molteplici versioni, che però hanno in comune fra loro l’averne conservato le caratteristiche di immediata riconoscibilità.

Aspetto grafico

A proposito del volto di Tex, Galep si ispirò inizialmente alle fattezze dell’attore Gary Cooper, per poi prendere a modello se stesso [3]. I vari disegnatori che si sono avvicendati nel corso degli anni ad illustrarne le gesta hanno fornito un’interpretazione molto personale del personaggio: è possibile ravvisare, di volta in volta, i lineamenti larghi e bonari di un John Wayne o duri e impenetrabili di un Clint Eastwood. A detta di Sergio Bonelli, con i suoi tratti marcati e le mascelle squadrate Tex ricorderebbe molto Charlton Heston.

Fisicamente Tex viene descritto in diverse occasioni come uomo ben piantato, apparentemente di età compresa tra i 40-45 anni ed alto circa 180 cm.

In tema di vestiario, il personaggio Tex si presenta quasi sempre con gli stessi capi d’abbigliamento e precisamente: un cappello tipo Stetson, una camicia di colore giallo (nelle copertine e negli albi a colori), fazzoletto nero annodato al collo, pantaloni stile jeans, un paio di stivali con annessi speroni ed, alla vita, il cinturone. Solo quando si trova presso la riserva o nelle avventure che hanno per protagonisti i nativi indossa abiti differenti, ovvero: giacca (che riporta su lato anteriore l’immagine di un’aquila), pantaloni a frange e come calzature dei mocassini e una fascia alla testa decorata con simboli indiani che lo identifica ai nativi come “Aquila della Notte”, capo di tutti i Navajo.

Il personaggio

Tex è spesso accompagnato nelle sue avventure dai suoi tre pards [4]: Kit Carson (probabilmente ispirato all’omonimo personaggio del Far West, anche se non vengono affatto citati avvenimenti reali a lui accaduti), Ranger del Texas al pari dell’amico; Kit Willer, figlio di Tex; Tiger Jack, guerriero Navajo e grande amico dell’eroe. Tex è anche agente indiano della riserva, e capo tribù dei Navajo.

Insieme viaggiano per le praterie a protezione degli onesti cittadini, qualsiasi sia il colore della loro pelle, contro gli assalti dei fuorilegge: secondo la loro opinione Tex e la sua banda sono puro veleno, dei veri satanassi e dei tizzoni d’inferno con la morte che li accompagna.

Anche se non è possibile stabilire con certezza, a causa di diverse incongruenze presenti nella saga, il periodo storico dove (ipoteticamente) avvengono i fatti narrati nel fumetto, lo stesso può essere ricomprenso tra gli inizi anni quaranta (dove sono ambientati i primi albi) e la fine degli anni settanta del XIX secolo[5].

Classico esempio di eroe positivo senza macchia e senza paura, pur di far trionfare la giustizia è disposto anche a violare la legge, cosa molto frequente specie nei racconti del cosiddetto periodo d’oro (all’incirca fino al n. 200 della serie regolare). Anche i suoi rapporti con i tutori dell’ordine (es: sceriffi) e le autorità costituite sono tutt’altro che idilliaci. Tex ha dalla sua una caratteristica precipua: nervi d’acciaio che gli consentono in ogni circostanza e in ogni pericolo di valutare la situazione e trovare una via di uscita. Questa particolare capacità gli permette in diverse situazioni di mettere in inferiorità psicologica l’avversario di turno tanto da indurlo a sbagliare mira o, a volte, ad abbandonare la partita [6].

Ambientazione geografica

Classico scenario delle avventure di Tex e dei suoi pards: la celebre Monument Valley.

La maggior parte delle storie narrate si svolgono nei territori del sud-ovest degli Stati Uniti (e in particolare in Arizona dove è localizzata la riserva presso cui abitano), ma i confini dell’ambientazione geografica delle avventure sono molto più estesi essendo delimitati a nord dalla gelida Alaska e dal Canada ed a sud dal Messico.

Nella saga non mancano comunque racconti che si dipanano in località esotiche e precisamente:

A queste si possono aggiungere anche alcune scene introduttive che hanno per scenario rispettivamente Francia e in Inghilterra, che però non vedono la partecipazione diretta del protagonista negli eventi.

Il passato di Tex

Il passato di Tex viene narrato in momenti di flashback, quando il gruppo dei pards si siede di fronte a un fuoco nella riserva Navajo per parlare. In una di queste occasioni, si viene a sapere che Tex era un semplice cowboy e che gestiva un ranch insieme al padre Ken e al fratello Sam nel sud del Texas, presso Rock Springs e le sorgenti del Nueces. La madre non compare mai di persona, anche se ci è dato sapere che il suo nome era Mae.

Inizialmente ha anche un mentore: il pistolero Gunny Bill, anziano ma ancora molto svelto a maneggiare la colt, il quale insegna a Tex molti trucchi per estrarre velocemente la colt ed a migliorare la propria mira.

Durante una razzia, il padre di Tex viene ucciso dai banditi, e Tex giura di vendicarlo, pur sapendo di andare contro la legge, sconfinando in Messico. Il fratello Sam non condivide il proposito. Dopo una lunga caccia ai banditi, uno scontro fatale con i rurales (una specie di polizia di frontiera messicana) causa la morte di Gunny. Tex uccide la maggior parte dei rurales e seppellisce il povero Gunny in Texas, vicino al suo ranch. Al ritorno, decide di lasciare il ranch in mano al fratello per cercare miglior fortuna altrove. Trova lavoro al ranch dei Corlis come cavaliere per i rodei, guadagnandosi anche il fedele cavallo Dinamite.

In seguito viene a sapere che Sam è stato ucciso da un certo Tom Rebo per il possesso del ranch. La caccia al bandito per vendicare il fratello ha termine solo con la sua morte. Da lì a breve Tex sarebbe diventato un fuorilegge; in seguito, dopo aver distrutto la banda chiamata Mano Rossa, avrebbe incontrato Jeff Weber, un agente del Servizio Segreto che lo avrebbe convinto a mettersi al servizio della legge come ranger, presentandolo al capo del West Department, il maggiore Herbert Marshall, e al futuro pard Kit Carson. Rimarrà per sempre in questo corpo armato, nonostante alcuni dissapori iniziali con il maggiore.

Tex è stato sposato con Lilyth, prematuramente scomparsa a causa di una epidemia di vaiolo provocata ad arte dai perfidi profittatori Fred Brennan e Jim Teller che, volendo eliminare senza troppi rischi il ranger, fecero distribuire nella riserva una partita di coperte infette (Tex scampò al flagello perché aveva portato il figlio Kit in una missione cattolica onde sottoporlo a cure mediche); Lilyth era la figlia di Freccia Rossa, dal quale Tex ha ereditato il comando del popolo Navajo con l’appellativo di Aquila della Notte.

Comprimari e avversari

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Personaggi minori di Tex.

I pards [modifica]

  • Kit Carson, conosciuto dagli indiani con il nome di Capelli d’Argento, appare fin dal primo numero, “La mano rossa”, nel quale è già un ranger. È molto bravo con le pistole (solo Tex riesce a superarlo). È rappresentato (a parte che nei primi dieci numeri) con i capelli, i baffi e il pizzetto bianchi, ma è comunque agile e scattante. Ha la caratteristica di essere brontolone e pessimista e tende ad arrabbiarsi quando qualcuno lo chiama “nonnetto” a causa dei suoi capelli bianchi. Ha la reputazione di essere un donnaiolo ed un inguaribile pessimista.
  • Kit Willer, dai Navajo chiamato Piccolo Falco, appare fin dai primi numeri, ma è solo a partire dal dodicesimo (Il figlio di Tex) che è abbastanza cresciuto da seguire Tex nelle sue missioni. Tex gli diede quel nome in onore del suo amico Kit Carson e lo fece studiare nella missione di Santa Anita, con la prospettiva di avviarlo attraverso gli studi superiori alla carriera militare, ma Kit non volle e preferì diventare un ranger come il padre. Kit è molto abile con le pistole, i lazos e tutti i trucchi indiani, che gli sono stati insegnati da Tex e Tiger Jack nella riserva Navajo (in cui è cresciuto). Ha un ottimo rapporto con il pard indiano e con Kit Carson che chiama amichevolmente “zio”.
  • Tiger Jack, che compare per la prima volta nell’ottavo albo (Due contro cento), è un navajo fratello di sangue di Tex. Ha iniziato a seguire il ranger nelle avventure dopo la scomparsa della donna che amava ed è diventanto nel tempo un compagno insostituibile, specialmente nelle storie che hanno come protagonisti i nativi. È in grado di usare le armi da fuoco alla pari dei pards, ma nel trovare e seguire le tracce è praticamente insuperabile.

I Navajos

Nativi Navajo

Il primo incontro tra Tex ed i Navajos è stato piuttosto turbolento, infatti per poco non veniva ucciso al palo della tortura dal quale si è salvato sposando Lilyth. Naturalmente dopo il matrimonio entra a far parte della tribù della quale diventerà in seguito capo indiscusso [7]. Solo in rare occasioni la sua autorità è stata sfidata apertamente da guerrieri appartenenti a quella nazione indiana, la più nota delle quali ha come protagonista il presunto figlio illegittimo di Freccia Rossa di nome Sagua.

La difesa dei diritti del suo popolo lo porta, in uno degli episodi più celebri della saga (Sangue Navajo), a far dissotterrare l’ascia di guerra ingaggiando addirittura un conflitto armato contro le giacche azzurre. Eviterà comunque che lo scontro causi perdite di vite tra i soldati.

Sfoggiare la cintura di wampum, in seguito divenuta una fascia, che gli appartiene essendo diventato capo dei Navajos, gli permette inoltre di essere trattato con rispetto ed amicizia dalla maggior parte delle tribù pellerossa.

Naturalmente vivendo con loro riesce a comprenderne come pochi altri visi pallidi gli usi ed i costumi e ne apprezza le doti di lealtà e coraggio. Parla la loro lingua e sa comunicare attraverso i segnali di fumo.

Gli altri amici

Tra gli amici di Tex che compaiono saltuariamente nelle sue avventure sono da ricordare:

  • El Morisco, mago, scienziato e curandero egiziano trapiantato nello stato messicano del Chihuahua presso la città di Pilares (il cui vero nome è Ahmed Jamal).
  • Jim Brandon, colonnello della Mounted Police.
  • Gros-Jean, meticcio franco-canadese, un tempo associato con la Mano Rossa, che col tempo cambia mentalità.
  • Montales, un tempo guerrigliero messicano, attualmente in carica come vice-presidente sotto il governo di Juarez.
  • Pat Mac Ryan, ex-pugile di origini irlandesi.
  • Tom Devlin, capo della polizia di San Francisco.
  • Lefty Potrero, ex-lottatore, proprietario della palestra “Hercules Gymnasium” di San Francisco, che con la sua banda di culturisti e donne muscolose (Dame della Santa Lega) aiuta Tex a sgominare intere organizzazioni di cinesi.
  • Cochise, capo della tribù chiricahua e capo generale di tutte le tribù Apache, ispirato al personaggio realmente esistito.
  • Nat Mac Kennet, sceriffo di New Orleans.
  • Freccia Rossa, guida indiscussa dei Navajos prima di Tex e padre di Lilyth. Acconsente al fulmineo matrimonio ed accoglie come un figlio Aquila della Notte, vigilando sul giovane Kit in assenza del ranger. Nonostante la sua presenza sia limitata ai primissimi albi è da ricordare come esempio di integrazione inter-etnica.
  • Eusebio, l’assistente di origini azteche del Morisco.
  • Generale Phil Davis dell’esercito americano, uno dei pochi ufficiali di alto grado stimati dal ranger.
  • Mac Parland dell’agenzia Pinkerton.
  • Ely Parker, commissario agli affari indiani presso il governo di Washington, ispirato all’omonimo personaggio storico.
  • Il Capitano Drake (detto Barbanera), individuo dalla personalità controversa, che in occasione del primo incontro è un avversario del ranger e nel secondo ne diventa un prezioso alleato, restando poi suo amico.
  • Manuel Doberado, amico del Morisco e scienziato studioso della cultura Maya e Azteca.
  • Il Sasquatch, misterioso uomo selvaggio dei boschi dai poteri taumaturgici, che nella storia omonima salva Tex, Tiger e un loro amico archeologo dalla furia dello stregone dei Klamath, Kaasda, lasciandogli però fare vendetta dei veri colpevoli, due studenti dello stesso archeologo.
  • Gentry, anziano trapper con la fobia dell’acqua che affianca Tex nella lotta contro Mefisto e gli Hualpai ne “Il ponte tragico”, ma nella stessa storia muore, colpito dalla lancia del capo Thopai.

Tra le figure comprimarie una menzione particolare va anche a Dinamite, il cavallo di Tex. Mentre inizialmente era una presenza fissa nel fumetto, ad un certo punto Aquila della Notte ha smesso di chiamare la sua cavalcatura per nome, lasciando così i lettori nel dubbio circa i motivi della sua “scomparsa”. Minor fortuna ha avuto un altro compagno a quattro zampe, un cane di nome Satan, che ha fatto una breve apparizione nei primissimi numeri.

I nemici

  • Mefisto (vero nome Steve Dickart), personaggio “infernale” e nemesi del ranger. Presente fin dal terzo albo (Fuorilegge), inizialmente era solo un comune criminale che faceva spettacoli da mago illusionista come copertura della sua reale attività di spia al soldo di una potenza straniera. Successivamente acquisirà poteri paranormali, anche grazie allo studio dell’occulto, e cercherà di mettere ripetutamente in difficoltà il ranger. Nonostante in un episodio (il n. 125, intitolato Il figlio di Mefisto) ne venga narrata la tragica morte, il diabolico individuo, grazie alle sue facoltà non comuni e con l’aiuto di un medium, riuscirà a ritornare dall’oltretomba.
  • Yama (vero nome Blacky Dickart) figlio di Mefisto ed altrettanto pericoloso. Fa la sua apparizione nello stesso albo a lui dedicato, il quale eredita dal padre i poteri magici in cambio della promessa di vendicarne la morte, conseguendo però gli stessi risultati fallimentari. Si scoprirà in seguito che Yama ha dimenticato le arti magiche ed ha abbandonato il proposito di sconfiggere Tex ed i suoi pards ed è tornato mestamente a girovagare con la madre.

Altri avversari meno importanti (ma non meno temibili) sono:

  • Proteus, vero nome Perry Drayton, l’uomo dai cento volti.
  • El Muerto, all’anagrafe Paco Ordoñez.
  • la Tigre Nera, alias il principe di Sumankan della Malesia.
  • Andrew Liddell, noto come Il Maestro, un folle e avido scienziato.
  • Il Principe Tulac, impeccabile indiano custode delle Pietre della Morte, che hanno la facoltà di pietrificare chi ne entra a contatto.
  • El Carnicero, ovvero Paul Balder.
  • Rakos, (che si scoprirà essere l’anagramma di Sokar), un sacerdote dell’antico Egitto.
  • Pedro Galindez, detto “il Cobra” prima leader di un gruppo di ribelli ostili al governatore dello stato di Chihuahua in Messico, quindi capo di una banda di desperados.
  • Ruby Scott, l’unico uomo che sia mai riuscito a battere Tex in duello.
  • la setta Voodoo che infesta le paludi della Florida ed alcune bande cinesi nella zona di San Francisco.

Tra i nativi si segnalano gli Hualpai, tribù allo stato primordiale, che appare prima alle dipendenze di Mefisto, poi in altre occasioni. Tra queste si può ricordare la storia narrata nel numero 200, dove Tex e i pards (in questa vicenda mostrati oltremodo violenti) allo scopo di recuperare un importante feticcio Navajo fanno strage di guerrieri di ben due tribù, armati solo con archi e lance. Gli Hualpai si alleeranno poi con gli indiani Utes di Cane Giallo nel numero 233, ma nonostante l’impiego di fucili verranno comunque decimati nel corso dell’invasione della riserva Navajo perdendo il loro capo Kaiba. Questa tribù è stata anche oggetto di alcune incongruenze nell’arco della serie. Nella storia che è presente sul numero 47 della serie gigante (Le Terre dell’Abisso) compare una tribù indiana, in rapporti amichevoli con Tex, chiamata Walapai che altro non è che il nome Hualpai pronunciato alla maniera dei nativi. E nella storia L’idolo di smeraldo che va dal numero 168 al 169, i guerrieri di una tribù Hualpai vengono presentati con vestiti indiani tradizionali e fucili, in contrasto con gli eventi del numero 200.

Tra i nemici più insoliti si possono annoverare anche alcuni personaggi soprannaturali o extraterrestri, tra i primi si possono citare gli zombi che appaiono in varie storie, mentre tra i secondi “Il Figlio di Manito”, ovvero un alieno dalle sembianze umane e dalla pelle squamosa munito di una terribile arma a raggi, apparso in una breve storia sui numeri 55-56.

Possono in un certo senso rientrare in questo gruppo gli indiani Ghundar, abitanti delle nevi del Monte Rainier, mutati dal contatto con delle astronavi precipitate lì in epoca remotissima, e trasformati in uomini-rettile come i piloti delle astronavi stesse.

In ogni caso i più “singolari” sono sicuramente i Ricci della Morte (la cui storia è narrata nell’albo Il fiore della morte); si tratta di strane forme di vita che iniziano a comparire sul sito dove precedentemente era caduta una meteorite (la stessa che nella fantasia dell’autore darà vita al celebre Meteor Crater) e che seminano morte tra le tribù locali dell’Arizona. Morisco scoprirà che quegli organismi, in un primo tempo erronemente ritenuti di origine vegetale a causa del fiore rosso scarlatto che da essi germoglia, sono in realtà una specie animale di origine ignota in grado di uccidere con dei microscopici dardi. Alle loro vittime queste creature asportano il sangue, di cui si nutrono, riducendole pelle ed ossa. I ricci verranno debellati irrorando con l’alcool, una sostanza che risulterà loro letale, il cratere da cui sorgevano.

Una menzione meritano anche i dinosauri, che si manifestano in ben due episodi distinti.

Le protagoniste femminili

Nel fumetto la presenza femminile è alquanto discreta, tanto che in passato vi è stata qualche velata accusa di misoginia. In effetti solo nei primissimi albi ne ritroviamo qualcuna, in particolare Tesah e Lupe. La stessa Lilyth compare solo in pochi episodi iniziali ed in alcuni rarissimi flashback.

Soltanto di recente anche agli altri pards sono state attribuite relazioni sentimentali. È il caso di Kit Carson e di Lena. Questa è la compagna dello sceriffo di Bannock, amico di Carson che l’allora giovane ranger scopre essere a capo di una banda di razziatori che verrà quasi completamente eliminata da lui stesso. Nell’occasione Lena si innamora di Kit e dalla relazione viene lasciato intendere nascerà Donna. La paternità di Carson resta comunque non confermata “ufficialmente”, ma una frase pronunciata da Lena nella quale parla del padre della ragazza fa pensare che questo sia proprio il vecchio pard di Tex.

Un’altra relazione importante è invece vissuta da Kit Willer con Fiore di Luna, la figlia del capo Ute Naso Piatto. Luna salva Kit Willer raccogliendolo dal Little Colorado dove era precipitato, scontrandosi con dei banditi. L’amore nato tra i due giovani ha vita breve perché Luna dà la sua vita per salvare quella del suo Kit. Non va poi dimenticata Manuela Montoya, figlia del ricco allevatore Carlos, e promessa a un tal Pedro Cortez, pari classe sociale, fisico atletico e baffetto da Hidalgo, che addirittura la fa rapire per gelosia di Kit Willer nel numero 214 “I due rivali” (agosto 1978). Nonostante il “lieto fine” della vicenda, le strade dei due giovani si separano inesorabilmente. Nel numero 463 “I sette assassini” (maggio 1999) si vedrà (sia pure in modo fugace) Kit Willer intrecciare una romantica storia d’amore con Donna, la figlia di Carson.

Un cenno meritano le Dame della Santa Lega, corpulente e forzute donne con a capo un vero e proprio armadio vivente: la gigantesca e muscolosa moglie del lottatore Bingo (socio di Lefty Potrero), anch’essa lottatrice. Le robuste dame distruggono saloon e stendono a pugni e bastonate i frequentatori e i delinquenti per far rispettare l’ordine e la morale in “Una campana per Lucero” (albo n. 154).

Anche nel ruolo di nemiche il gentil sesso fa capolino nel fumetto solo saltuariamente. Tra le figure meglio riuscite di avversarie si possono ricordare almeno: Satania, le streghe Mitla, Mah-Shai, Zhenda e Loa, la bella e potente signora del crimine di San Francisco Ah-Toy – personaggio realmente esistito – e, non ultima, Lily Dickart sorella di Mefisto.

Le armi di Tex

Pur non avendo superpoteri al pari di altri celebri eroi dei fumetti, le armi convenzionali che impiega sono altrettanto letali ed in particolare:

  • due Colt calibro ’45, maneggiate con ugual destrezza essendo ambidestro, che utilizza nei duelli e negli scontri a fuoco ravvicinati[8]. Pur essendo praticamente invincibile, anche Tex è stato battuto una volta in un duello, da Ruby Scott [9]. Va ricordato però che in quella storia l’avversario ricorreva ad un trucco. Infatti aveva la fondina in grado di ruotare (lo “swivel”) e perciò poteva sparare senza dovere estrarre la pistola. Il primato di Tex e la sua aura mitica pertanto non ne vengono sminuiti;

Colt peacemaker in uso nel periodo in cui è ambientato il fumetto

  • il fucile Winchester, che adopera per colpire nemici e bersagli a grande distanza e che all’occorrenza può trasformarsi in una specie di clava;
  • il coltello, sempre presente nei combattimenti corpo a corpo e che scaglia con notevole precisione. Per le evenienze, quali recidere le corde che legano i polsi, custodisce una lama nel tacco degli stivali;
  • la dinamite, usata a piene mani quando l’eroe si trova ad affrontare una moltitudine di avversari e, ad esempio, per costruire sbarramenti improvvisati e distruggere ponti. Viene innescata anche in maniera non ortodossa ovvero la miccia viene accesa con una sigaretta o sparando direttamente sui candelotti da lontano;
  • l’arco, nel cui uso, seppur sporadico [10], dimostra abilità ben prima del suo trasferimento presso i Navajos.
  • Il fuoco, pur non essendo propriamente un’arma, in talune circostanze diventa tale, venendo appiccato, con indubbia maestria e sicuro effetto, per risolvere situazioni critiche come nel caso in cui Tex sia inseguito da forze preponderanti. La tecnica è sempre la stessa: dar fuoco all’erba della prateria (ovviamente sempre secca) trovandosi sopravvento rispetto agli inseguitori, attendendo poi che il vento, sempre forte e sempre favorevole, alimenti le fiamme dirigendole come una muraglia verso gli avversari. Il ranger e i suoi pards in diverse occasioni si sono serviti del fuoco anche per distruggere i beni (es: ranch, saloon, ecc.) del cattivo di turno.

Altre abilità

Tex ha una tempra eccezionale che gli permette fra l’altro di sopportare stoicamente la tortura senza il benché minimo lamento. Nonostante sia stato colpito innumerevoli volte, principalmente ferite di striscio alla testa ed agli arti superiori, non ha riportato conseguenze da tali lesioni. È inconsueto anche il fatto che riesca a ristabilirsi dalle stesse in brevissimo tempo.

Il ranger è naturalmente un cavaliere eccellente; può cavalcare e sparare contemporaneamente (anche in posizioni degne di un circo equestre) con estrema facilità ed è in grado di domare qualsiasi cavallo. Uno di questi, Dinamite, diverrà la sua fedele cavalcatura per parecchi anni.

Tex ha anche delle mani d’acciaio ed è un ottimo boxeur. Affronta spesso avversari molto più dotati fisicamente e spesso pugili professionisti, che inesorabilmente mette al tappeto. Si serve di questa abilità nelle furibonde risse che scoppiano, spesso volutamente, nei saloon e per estorcere testimonianze ai complici del cattivo di turno. Anche nel corpo a corpo non ha praticamente rivali; tra questi scontri si devono ricordare i cosiddetti “duelli apache”, combattimenti all’ultimo sangue caratterizzati dal fatto che Tex e lo sfidante (un nativo), si affrontano con una mano legata per il polso a quella dell’avversario e nell’altra solitamente un coltello.

Oltre alla bravura nell’uso delle armi, Tex è anche un asso nel gioco del poker. Infatti in tutte le occasioni in cui il ranger si cimenta con le carte dimostra di essere praticamente imbattibile, riuscendo immancabilmente a ripulire gli sfortunati giocatori d’azzardo che osano sfidarlo. Lo stesso Carson spesso si domanda se l’amico qualche volta non aiuti la dea bendata manipolando il mazzo di carte, ma il dubbio non è mai stato fugato.

Tex è inoltre un abile stratega militare. Pur non avendo frequentato accademie stile West Point, da cui provengono molti ufficiali con cui viene in contatto, in diverse situazioni mostra una notevole competenza nel predisporre piani strategici che si dimostrano molto efficaci. In realtà, più che alle scuole di guerra dell’esercito, sembra più spesso affidarsi alle tecniche di guerriglia che ha assimilato dai suoi amici pellerossa, di cui loda più volte le capacità e l’astuzia combattiva.

Tex, il western cinematografico e la storia

Per ammissione degli autori stessi, le fonti di ispirazione del fumetto sono costituite soprattutto dai film western dell’epoca d’oro di questo genere cinematografico, più che dalla effettiva storia del West.

A volte questo sfocia in una citazione diretta. Ad esempio, in un episodio di Tex del 1989, “Piccolo Lupo”, è particolarmente evidente un omaggio a Ombre rosse, capolavoro del regista John Ford, di cui il fumetto ricalca notevolmente la trama. I personaggi all’interno della carrozza sono chiaramente ispirati a quelli del film, con alcune differenze (il dottore ubriaco diventa un anziano capitano accusato di codardia, il giocatore d’azzardo un cacciatore di taglie, la prostituta diventa una innocente maestrina, il Dottor Peacock diventa il sarto Adam Peabody, il ladro della compagnia mineraria un affarista uxoricida) e anche alcune scene sono riciclate nel racconto (la freccia che si conficca a pochi centimetri dalla ragazza). Tra l’altro, nel corso della storia, uno dei sottotitoli che dividono il racconto è proprio “Ombre Rosse”.

Malgrado questo, in alcuni casi nelle storie di Tex vengono inseriti collegamenti a personaggi storici dell’epoca ed ad eventi realmente accaduti. Si tratta in genere di piccole forzature che sembrano avere più che altro lo scopo di rendere più credibile la trama narrata, rendendo nel contempo un omaggio alle figure dell’epopea western.

Tra i personaggi storici realmente vissuti che fanno la loro comparsa nel fumetto, oltre al già menzionato Cochise, si possono ricordare: un altro valoroso capo Apache, il celeberrimo Geronimo, il generale Custer, il famoso cacciatore di bisonti Buffalo Bill. Inoltre anche alcuni celebri bande criminali come il mucchio selvaggio di Butch Cassidy e la banda Dalton.

Tra i fatti storici si deve ricordare almeno la guerra di secessione americana [11], a cui Tex partecipa pur senza portare una divisa. Nella fantasia dell’autore il conflitto sorprende Tex ancora in veste di cowboy mentre è in viaggio con due compagni di ventura, “Damned” Dick Dayton e Rod Virgil, per vendere una piccola mandria. Rod entra nelle file dei confederati; Tex e “Damned” Dick, invece, favorevoli all’abolizione dello schiavismo, pur essendo texani si arruolano come esploratori civili nel 3° Cacciatori dell’esercito unionista. Il loro contributo al conflitto consiste in una serie di azioni di guerriglia e sabotaggio a danno dei sudisti. Mentre infuria la battaglia di Shiloh ritrovano sul fronte opposto l’amico Rod, colpito a morte. Di fronte a questo tragico evento, Tex giura di non impugnare più un’arma in quella che ormai considera un’assurda guerra fratricida, se non per ragioni di autodifesa.

C’è da segnalare però un’incongruenza tra questa storia e le vicende narrate nei primi albi (ad esempio in Un piano ardito), nei quali si parla della guerra di secessione come di un conflitto in atto, senza però menzionare alcun tipo di coinvolgimento diretto da parte di Tex.

Esiste almeno un altro celebre errore storico, peraltro ammesso dallo stesso Sergio Bonelli [12], che è rinvenibile nell’episodio n. 34 (Sinistri Incontri) nel quale appare stranamente un’automobile, uno dei primi modelli della Ford (precisamente una Ford T), naturalmente si tratta di un mezzo di trasporto che ai tempi in cui è ambientato il fumetto non era stato ancora ideato.

Elenco degli autori

Claudio Villa, l’attuale copertinista, mentre autografa

Ideatori

Sceneggiatori

Sceneggiatori ospiti

(col termine “ospite” si vuole intendere un autore che non ha realizzato albi sulla serie regolare)

Copertinisti [

Disegnatori

Disegnatori ospiti

(col termine “ospite” si vuole intendere un autore che non ha realizzato albi sulla serie regolare)

Tex portoghesi

Tex all’estero

Il successo del fumetto è testimoniato anche dalle numerose pubblicazioni di altri paesi[13]. Tra queste alcune edite in Europa e precisamente in: Francia, Grecia, Spagna, Germania, Finlandia, Norvegia, Croazia e Serbia.

Esistono inoltre le versioni turca, brasiliana, in lingua tamil e in ebraico.

Citazioni di Tex all’interno di altri fumetti

Nel numero 256 di Dylan Dog [14] c’è un esplicito omaggio al fumetto della medesima casa editrice, e precisamente in una vignetta si vede la figura del ranger ed il classico logo che contraddistingue la testata. L’ambientazione della tavola è all’interno di un negozio per collezionisti.

Esiste anche un altro riferimento, in Ken Parker [15], in cui il protagonista nota in un saloon Tex e i sui pards intenti a parlare «per ore» e ovviamente a scatenare una rissa.

In un numero di Topolino della Mondadori, in una storia ambientata nel west, si intravedono nella strada principale del paese le figure di Tex e Kit Carson a cavallo che, benché di spalle, sono riconoscibili per la camicia gialla di Tex e la casacca a frange del suo pard.

Derivazioni e influenza nei media

Nel 1956 Tex sarà il protagonista di un romanzo dal titolo Il massacro di Goldena scritto da Gian Luigi Bonelli, che anni dopo sarà utilizzato come sceneggiatura di due episodi della serie regolare (Inferno a Robber City e Massacro). Nel settembre del 2008 in occasione del sessantesimo “compleanno” del fumetto, il romanzo verrà allegato in omaggio insieme all’albo 575.

Negli anni settanta alcune avventure di Tex furono trasmesse da Supergulp! I fumetti in TV, storica trasmissione per ragazzi della RAI che presentava cartoni a immagine fissa tratti da fumetti italiani e stranieri. Nel 1985 uscì nelle sale cinematografiche italiane il film Tex e il signore degli abissi, trasposizione della storia narrata negli albi dal 101 al 103, per la regia di Duccio Tessari, con Giuliano Gemma nelle vesti del ranger, tentativo certamente non riuscito di bissare il successo ottenuto dal fumetto anche sul grande schermo. Nelle intenzioni dei produttori al film, se avesse riscosso il consenso del pubblico, sarebbe seguito un serial televisivo.

Per la regia e sceneggiatura di Armando Traverso, Radio2 ha mandato in onda delle storie di Tex riadattate in forma di sceneggiato radiofonico: Le avventure di Tex Willer, in 20 episodi, la cui prima trasmissione risale al 2001, e Ombre nella notte, in 10 episodi, trasmesso per la prima volta dal 21 giugno al 2 luglio del 2004 (in contemporanea, dunque, con l’uscita in edicola dell’omonimo Texone). La voce del ranger è di Marco Mete nel primo sceneggiato e di Francesco Pannofino nel secondo.

Tex è stato anche protagonista di alcuni videogiochi sviluppati dalla software house italiana Simulmondo all’inizio degli anni novanta.

Nel 1996 a Tex (ma anche a Corto Maltese) è stato dedicato un francobollo del valore di 750 lire emesso da Poste Italiane, in occasione del centenario dalla nascita del fumetto.

La canzone Tex contenuta nell’album Litfiba 3 del gruppo rock italiano dei Litfiba, pur scritta in riferimento ad altri temi, è comunque un indiretto omaggio al fumetto, così come l’album Bertex, ingresso libero di Loredana Bertè, sulla cui copertina la cantante è ritratta nei panni del ranger.

Note

  1. ^ Pagina web contenente diverse informazioni sul fumetto e sulle varie pubblicazioni. URL consultato il 12-11-2008.
  2. ^ Graziano Origa, A tu per tu con Aurelio Galleppini, L’Avventuroso, gennaio 1974.
  3. ^ La dichiarazione rilasciata in forma di intervista dallo stesso Galeppini è reperibile in Tutto Tex n. 3, febbraio 1986, Sergio Bonelli Editore.
  4. ^ Tex parla di pards (con il plurale all’inglese) in diverse occasioni e tra queste si può ricordare l’ultima vignetta di pag. 8 dell’albo n. 152 Odio senza fine, giugno 1973, Sergio Bonelli Editore.
  5. ^ Per una puntuale ricostruzione dell’ambientazione storica e delle incongruenze in cui sono incorsi gli autori si veda: Claudio Paglieri, Non son degno di Tex. Vita morti e miracoli del mitico ranger, 2a ed. Venezia, Marsilio, 2008. 76-78 ISBN 8-831-79204-0
  6. ^ Memorabile nel n. 36 Il villaggio fantasma la roulette russa da lui ingaggiata in un saloon con il cattivo di turno Oswald Brenton.
  7. ^ . L’investitura a sakem dei Navajos è descritta nell’albo n. 16 Il fuoco.
  8. ^ Secondo una curiosa statistica considerando gli albi della serie regolare fino al n. 566, 1 primi 21 “Texoni,, 14 Almanacchi del West e 11 Maxi Tex, il ranger avrebbe ucciso ben 2.783 nemici! si veda Claudio Paglieri. op. citata, pag. 137
  9. ^ L’episodio è narrato nelle pagine de La sconfitta.
  10. ^ per una esibizione delle qualità dI arciere di Aquila della Notte si veda Arizona.
  11. ^ La vicenda è riportata nell’albo Tra due bandiere e nei seguenti.
  12. ^ L’affermazione dell’editore è reperibile nella Posta di TuttoTex presente nell’albo n. 39 La gola della morte pubblicato nel mese di ottobre del 1988.
  13. ^ Sergio Bonelli Editore – Licensing
  14. ^ Il feroce Takurr, dicembre 2007.
  15. ^ Uomini, bestie ed eroi, n. 15, settembre 1978.

Bibliografia

  • Denny Cecchini, Tex: dalla a alla zeta, Salerno, Alessandro Tesauro Editore, 1993.
  • Gianni Brunoro; Alberto Gedda; Giovan Battista Verger, Tex e il sogno continua, Torino, Edizioni d’Arte Lo Scarabeo, 1994. ISBN 8-886-13111-9
  • Ermanno Detti; Daniela Parolai, Storia e storie di Tex, Edizioni Anicia, 1994. ISBN 8-873-46098-4
  • Andrea Plazzi; Edoardo Rosati, Al servizio dell’Eroe. Il Tex di Magus, Bologna, Editrice Punto Zero, 1996. ISBN 8-886-94500-0
  • Raffaele Mantegazza; Brunetto Salvarani, Io sparo positivo. Istruzioni per l’uso di Tex Willer, Milano, Unicopli, 1998. ISBN 8-840-00473-4
  • Carlo Scaringi, Tex Superstar, Napoli, Gremese Editore, 1998. ISBN 8-877-42258-0
  • Aurelio Sangiorgio, In viaggio con Tex. La geografia del Far West in cinquant’anni di avventure del più famoso personaggio del fumetto italiano, Il Minotauro, 1998. ISBN 8-880-73041-X
  • Gianni Bono; Leonardo Gori, Tex – Un eroe per amico, Milano, Federico Motta Editore, 1998. ISBN 8-871-79166-5
  • Giuseppe Pollicelli, Cinquantex, Torino, Edizioni Lo Scarabeo, 1998. ISBN 8-886-13153-4
  • Domenico Mercuri, Tex, i miei primi 50 anni, San Giovanni in Persiceto, Editoriale Mercury, 1998-2006. (9 volumi).
  • Aurelio Sangiorgio, Atlante di Tex, Roma, Il Minotauro, 2001. ISBN 8-880-73063-0
  • Antonio Tentori, Silenzio! Parla Tex. Massime, pensieri e filosofia del più amato ranger del West, Roma, Castelvecchi, 2003. ISBN 8-882-10103-7
  • Claudio Paglieri, Non son degno di Tex. Vita morti e miracoli del mitico ranger, 2a ed. Venezia, Marsilio, 2008. ISBN 8-831-79204-0
  • Sergio Bonelli; Fausto Busatta, Come Tex non c’è nessuno, Milano, Arnoldo Mondadori, 2008. ISBN 8-804-58378-9
  • Adolfo Fattori, Carmine Treanni (a cura di) Per il West, oltre il tramonto. Tex Willer e il suo immaginario, Cassino, Cagliostro ePress, 2008. ISBN 8-895-11410-8

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni [modifica]

Tex Willer

Alter ego Aquila della Notte (nome indiano)
Creato da Gian Luigi Bonelli
Disegni Aurelio Galleppini
Editore Sergio Bonelli Editore
Apparizione 30 settembre 1948
1ª app. in Collana tutto Tex (Il totem misterioso)
Stato attuale attivo
Abilità
  • Tiratore infallibile
  • Intuito infallibile
  • Ottimismo incrollabile
  • Esperto cavallerizzo
  • Imbattibile nel combattimento corpo a corpo
  • Abile parlatore
Alleati
Nemici
Parenti
Base accampamento Navajo
Tex
fumetto
Logo della serie
Logo della serie
Autori
Testi
Disegni
Editore Sergio Bonelli Editore
1ª edizione 1948
Periodicità mensile
Albi 586 (in corso)
Formato 16 cm × 21 cm
Rilegatura brossurato
Pagine 116
Collana 1ª ed. it. Tex
Genere western
Sergio Bonelli Editore
Fumetto e animazione (uso del template)

29 settembre 1964 – Mafalda, la famosa striscia a fumetti del cartoonist Argentino Quino, appare per la prima volta sui giornali

Mafalda (fumetto)

Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.

Mafalda è la protagonista dell’omonima striscia a fumetti scritta e disegnata dal fumettista argentino Joaquín Lavado, in arte Quino, pubblicata dal 1964 al 1973, molto popolare in America Latina ed in Europa.

Striscia di Mafalda

È una bambina dallo spirito ribelle, profondamente preoccupata per l’umanità e per la pace mondiale, che continua a porsi ed a porre ai suoi genitori domande candide e disarmanti nel loro enunciato, ma a cui è arduo, quando non impossibile, trovare risposta nel mondo in cui viviamo. Domande che sempre mettono i genitori in imbarazzo, mettendo a nudo le contraddizioni e le difficoltà del mondo degli adulti, nel quale Mafalda rifiuta di integrarsi.

Umberto Eco, in un lavoro del 1968, l’ha paragonata al Charlie Brown di Charles M. Schulz, evidenziandone la simile età e le diversità di approccio verso il mondo in cui ognuno dei due vive.

Mafalda è stata pubblicata anche in Italia ed escono ancora oggi sul mercato volumi di raccolte di strisce. Tra le lingue in cui è stata tradotta si annovera anche il cinese, mentre non è mai stata pubblicata negli Stati Uniti.

Benché Quino si sia sempre opposto all’adattamento della striscia per il cinema o il teatro, Carlos Márquez ne ha prodotto un film d’animazione nel 1982, poco conosciuto. (IMDb)

A Mafalda è stata dedicata una piazza di Buenos Aires.

La storia

Il personaggio, il cui nome è ispirato da un romanzo di David Viñas “Dar la cara”, pubblicato nel 1962 in Argentina, è nato nel 1963 per la promozione di una linea di elettrodomestici che sarebbe dovuto apparire sul quotidiano Clarín. Tuttavia, all’ultimo momento, non si raggiunse un accordo e la campagna fu annullata. Alcuni anni dopo, alcuni amici di Quino, tra cui Miguel Brascó, collegarono il nome della protagonista a quello della principessa Mafalda di Savoia, figlia del re d’Italia Vittorio Emanuele III, che morì in un campo di concentramento.

Mafalda divenne un vero fumetto su suggerimento di Julián Delgado, a quel tempo editore del settimanale Primera Plana ed amico personale di Quino. La prima striscia comparve su quel settimanale a partire dal 29 settembre 1964 con episodi che avevano per protagonisti Mafalda ed i suoi genitori; il personaggio di Felipe fu aggiunto nel gennaio del 1965. Due mesi dopo, il 9 marzo, la pubblicazione fu sospesa a seguito di una controversia legale.

Una settimana dopo, il 15 marzo 1965, Mafalda comincia ad apparire quotidianamente sulle pagine di El Mundo, di Buenos Aires, permettendo all’autore di seguire da vicino l’attualità. Nelle settimane successive nacquero i personaggi di Manolito e Susanita, mentre troviamo la mamma di Mafalda incinta quando il giornale chiude, il 22 dicembre 1967.

Poco prima, alla fine del 1966, sono pubblicate, in una raccolta, le vignette già uscite sui quotidiani. Pur senza una vera e propria campagna pubblicitaria le vendite sono inaspettate e in quindici giorni la prima edizione risulta esaurita. È l’inizio del successo; nei dodici anni seguenti saranno ben cinque milioni le copie vendute nella sola Spagna. È anche l’inizio dell’esportazione del personaggio che comincia a essere distribuito in tutto il Sud America.

Le pubblicazioni sono riprese sei mesi più tardi, il 2 giugno 1968, nel settimanale Siete Días Illustrados. Dato che il fumetto andava preparato almeno due settimane prima della pubblicazione, Quino non riuscì più a seguire col fumetto l’attualità come aveva fatto in precedenza. Smise definitivamente di pubblicare la striscia il 25 giugno 1973.

Nel 1968 Mafalda è tradotta in italiano e edita ne Il libro dei bambini terribili, un’antologia di strisce e racconti in cui Mafalda appare su circa trenta strisce.

L’anno successivo esce, per opera di Bompiani, il primo libro interamente dedicatole Mafalda la contestataria. L’introduzione, benché anonima, è scritta da Umberto Eco.

Nel 1970 Mafalda è pubblicata in Spagna, in Portogallo e in Brasile dove compare su una rivista di pediatria/pedagogia. Sempre nello stesso anno, in Italia, Mafalda è pubblicata quotidianamente da Paese Sera, primo di molti giornali che, nel tempo, si susseguiranno nella pubblicazione della striscia.

Nei due anni successivi la diffusione di Mafalda è mondiale e in Italia, ormai già affermata, inizia a comparire su quaderni scolastici. Nello stesso periodo Quino stipula un contratto per la realizzazione 260 animazioni a colori di 90 secondi l’una. I primi cartoni sono trasmessi in Argentina nel 1973.

Da allora, Quino ha disegnato Mafalda pochissime altre volte e solo per attività connesse alla promozione dei diritti umani. Un esempio è il suo poster del 1976 per l’UNICEF che illustra la Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia.

Nel 1986 Quino acconsente all’utilizzo di Mafalda nella campagna spagnola sulle prime elezioni dei consigli scolastici. Non sono, per l’occasione, effettuati nuovi disegni, ma sono utilizzati disegni preesistenti opportunamente riadattati.

Nel 1987 Joan Manuel Serrat, cantautore catalano, chiede a Quino una striscia per il suo disco di imminente uscita. La striscia fu disegnata ma “per un equivoco” (sono parole dello stesso Quino) la striscia arrivò quando il disco era ormai in uscita.

Nel 1988 è la volta di un grande manifesto, richiesto dal ministero per gli affari esteri argentino, per celebrare la giornata universale dei diritti umani (10 dicembre) e il coincidente quinto anniversario della fine della dittatura.

Nel 1988 Quino realizza per l’Italia un manifesto sull’ecologia.

I personaggi

  • Mafalda: il personaggio principale, una bambina di sei anni che odia la minestra. Si comporta come ogni bambina della sua età, ma ha anche un occhio acuto ed indagatore sul mondo e sulla vita. Si interessa dei problemi del mondo, come ad esempio della Guerra del Vietnam, della fame o del razzismo, e quando chiede spiegazioni agli adulti su queste cose le sue domande sono sempre dirette e disarmanti, fino al punto da provocare crisi di nervi, curate col calmante “Nervocalm”.
  • Mamma (Raquel, 6 ottobre 1964) e Papá (Angel, 29 settembre 1964): i genitori di Mafalda sono una coppia normalissima, spesso messa in difficoltà dalla personalità della figlia. Il papà lavora in un alienante ufficio di assicurazioni ed è appassionato di botanica, la mamma è casalinga. In gioventù ha studiato pianoforte e frequentato l’università, ma la ha abbandonata dopo il matrimonio. In una delle prime strisce, Mafalda incolpa il padre di ciò.
  • Felipe (19 gennaio 1965): il migliore amico di Mafalda, con cui condivide lo sguardo candido sul mondo; è un sognatore che odia la scuola – preferisce i fumetti del Cavaliere Solitario – e spesso ingaggia lotte con la sua coscienza per via del suo senso di responsabilità. Abita nello stesso palazzo di Mafalda. È stato ispirato dal giornalista Jorge Timossi, amico di Quino.
  • Manolito (Manuel Goreiro, 29 marzo 1965): figlio di un negoziante spagnolo (che molte volte vende roba avariata o di scarsa qualità), mette denaro ed affari sopra ogni altra cosa; è uso vendere caramelle agli amici fingendo di offrirle. A scuola è un po’ zuccone, tuttavia riesce a dimostrare ingegno nella matematica e in tutto ciò che può essere utile alla bottega del padre, in cui lui lavora come garzone. Sogna di essere un ricco manager e di possedere una catena di negozi.
  • Susanita (Susana Beatriz Chirusi, 6 giugno 1965): bambina dalla visione del mondo praticamente opposta a quella di Mafalda. Frivola e superficiale, tutto ciò che vuole dalla vita è un marito ricco che le dia un numero enorme di figli, di cui uno che sia un medico professionista affermato. Si disinteressa apertamente dei problemi del mondo, e in genere mostra disprezzo per i poveri e i bisognosi.
  • Guille (Guillermo, 1968): il fratellino di Mafalda (in italiano Nando). Al contrario della sorella adora la minestra. Mostra un grande interesse verso Brigitte Bardot.
  • Miguelito (Miguel Pitti): personaggio più giovane ed innocente degli altri, dalla personalità buona, quando riesce a superare l’egoismo dietro il quale spesso si difende. Con grande scandalo di Mafalda, nutre molto rispetto per la figura di Mussolini, di cui “il nonno parla sempre così bene”.
  • Libertad (15 febbraio 1970): una bambina piccola piccola. Non a caso (in italiano Libertà). La madre è una traduttrice di francese, del padre (che non appare mai nelle strisce) si sa solo che è socialista, che lavora in un “postaccio di fame”, e che parla spesso alla figlia di una “rivoluzione sociale” da realizzarsi in un futuro imprecisato. La sua famiglia vive in un appartamento molto piccolo, e non versa in buone condizioni economiche.

Bibliografia

  • QuinoTutta Mafalda – Bompiani
  • QuinoMafalda 25 – Bompiani
  • QuinoIl mondo di Mafalda – Bompiani
  • Strisce di Quino – Adriano Salani

Collegamenti esterni

L’ ultima opera e una mostra celebrano il mitico fondatore di Linus

Rivediamo Giovanni Gandini nelle ultime passeggiatine che faceva tra la casa di via Montebello e San Marco, accompagnato da Pancho, grande cane pastore dal pelo di un bel grigio screziato, molto arruffato, che era venuto a somigliare al suo padrone oltre che nell’ aspetto anche nell’ affettuosa irruenza. Gandini non è certo stato soltanto «il mitico» inventore di «Linus», la rivista di fumetti che fondò nel 1965 con i soldi ricavati dalla vendita di una collezione di francobolli. Fu infatti un uomo scintillante, ricco di idee e fantasie, instancabile inventore di giornali, di libri suoi e altrui, di mostre, di mode perfino, come il «modernariato» di cui fu forse il primo collezionista. Dal 1994 era un laringectomizzato, e andava in bestia perché mentre i non udenti, i non vedenti e i non camminanti sono molto considerati dalla pubblica sanità, dei non parlanti secondo lui nessuno si cura: ingiustizia diventata argomento dell’ ultimo capitolo del suo libro appena uscito «Un milione di copie». Dopo l’ operazione aveva preso l’ abitudine di partecipare alle conversazioni degli amici distribuendo i foglietti su cui scriveva le sue famose battute che non poteva più buttar lì con la bella vociona di un tempo, e aforismi, aneddoti, filastrocche, mini-storie: insomma saporiti pezzetti di letteratura tascabile. Quasi sempre illustrati con i suoi celebri topi, diventati con gli anni la sua firma: si ricorda in città che un gallerista di Monte Napoleone chiamato dagli eredi di un famoso collezionista, sfogliando cartelle assai ricche, tra un foglio di Matisse e uno di De Chirico, a un tratto non potè trattenere un grido: «Ma questo è un Gandini!». Di quei messaggini, ironici e malinconici, amorosi e a volte severi, ma sempre necessari, lui ha voluto fare un libro. Li ha catalogati, messi in ordine, arricchiti, ed è riuscito, poco prima di morire, il 18 febbraio scorso a 77 anni, a rivedere le bozze portategli da Rosellina Archinto, l’ amica editrice. Del resto anche i suoi libri precedenti – citiamo per tutti «Caffè Milano» (Scheiwiller 1987) – erano caratterizzati dalla brevità fulminante dei testi. «Un milione di copie» viene festeggiato domani – con l’ intervento di Paolo Mereghetti e Piero Gelli – alla «Milano Libri» in via Verdi, la libreria della moglie Anna Maria, un posto speciale in cui i clienti sono o diventano tutti amici. Aperta nel 1962, tra i soci fondatori aveva anche Franco Cavallone, il notaio (morto anche lui l’ anno scorso a luglio) compagno d’ università del Gandini e suo grande amico. Tanto che fu lui il traduttore, per oltre dieci anni, delle strisce dei «Peanuts» di Schultz: «tutte diligentemente tradotte in ufficio e, finché l’ ufficio non fu mio, con gli originali appoggiati su un cassetto aperto, in basso, e il testo italiano sul piano della scrivania…», come leggiamo in un suo scritto pubblicato dalla «Milano Libri». Giovanni era figlio di un altro «mitico» personaggio: il sarto Gandini, nativo di Fontanellato, autore dei più mirabili tailleur che si siano mai visti in città. Anna Maria viene da Palermo, figlia di Guido Gregorietti, pittore e restauratore, primo conservatore, dal 1952, del museo Poldi Pezzoli. Si sposarono nel ‘ 57, e la loro casa fu ben presto uno dei luoghi d’ incontro della Milano degli anni ‘ 60: quella della Triennale e dei cantautori, della Galleria Milano, del Tencitt, del Santa Tecla, del club Turati… Una casa aperta agli amici milanesi e ai «provinciali» che da Venezia o da Torino, da Parma o da Parigi venivano a vedere cosa succedeva di bello a Milano. Perché allora Milano – oggi pare incredibile – era davvero il posto dove, in un clima di grande rinnovamento culturale, tutto poteva accadere.

 

Borgese Giulia