Distributori carburante ‘truccati’

Distributori carburante 'truccati'







(ANSA) – FIRENZE, 8 MAR – Un distributore di carburante dove due pompe erogavano meno benzina di quanto segnalato sulla colonnina, e un altro dove le quattro pompe dedicate al carburante più costoso, ‘Energy Diesel’, distribuivano diesel normale. Sono stati scoperti nei giorni scorsi dalla guardia di finanza rispettivamente nella zona Nord e in quella Sud di Firenze. I titolari dei due esercizi sono stati denunciati per il reato di frode in commercio e gli erogatori posti sotto sequestro.

30 Dicembre 1230 – Miracolo dell’apparizione del sangue di Cristo nella chiesa di Sant’Ambrogio a Firenze

L’interno

Appartenente alle monache benedettine, che vivevano nell’attiguo convento, il 30 dicembre 1230 fu teatro di un miracolo: un vecchio parroco, di nome Uguccione, trovò alcune gocce di sangue raggrumato nel calice con il quale il giorno prima aveva celebrato la messa. Con grande meraviglia delle monache e del popolo il sangue fu subito raccolto in un’ampolla di cristallo e ne fu informato il vescovo e tutto il clero cittadino. Il vescovo Ardingo Foraboschi, per meglio accertarsi del prodigioso evento chiese di visionare l’ampolla e dopo averla tenuta per un giorno nella sua stanza, la rimandò al convento dentro una ricca custodia d’avorio con intarsi d’oro e fodera di stoffe preziose.

Il miracolo ebbe una risonanza anche fuori da Firenze ed alimentò la devozione intorno al mistero eucaristico. Trent’anni dopo avvenne un analogo evento miracoloso a Bolsena, immortalato daRaffaello nelle Stanze vaticane, anch’esso durante la celebrazione della messa, a seguito del quale veniva istituita la festa del Corpus Domini (1264). Risale a questo periodo anche la fondazione dellaCompagnia del Corpus Christi.

12 Dicembre 1913 – La Gioconda viene recuperata a Firenze, due anni dopo essere stata rubata dal Louvre da Vincenzo Peruggia

Vincenzo Peruggia

Da fonti o riferimenti sufficienti.Wikipedia, l’enciclopedia libera.


Vincenzo Peruggia
(Dumenza11 ottobre 1881 – Annemasse8 ottobre 1925) è stato undecoratore e imbianchino italiano, divenuto famoso per il “furto della Gioconda”.Vincenzo peruggia.jpg

Foto segnaletica di Vincenzo Peruggia,1913.

Già impiegato al Museo del LouvreParigi, la notte del 20 agosto 1911 rubò La Gioconda di Leonardo, allora conservata nel Salon Carré del Museo. Processato dal Tribunale di Firenze, fu riconosciuto colpevole con le attenuanti, e condannato ad un anno e quindici giorni di prigione.

Partecipò alla Prima guerra mondiale, e dopo Caporetto finì in un campo di concentramento austriaco. Terminata la guerra emigrerà ancora in Francia, dove morirà in Alta Savoia l’8 ottobre 1925.

Il furto avvenne fra domenica 20 e lunedì 21 agosto 1911, prima di un giorno di chiusura del museo.Il furto della Gioconda

Le indagini della gendarmeria francese andarono fuori strada e non portarono ad alcun risultato concreto: la responsabilità del fatto fu via via attribuita all’Impero tedesco, a Guillaume Apollinaire (che aveva dichiarato di voler distruggere i capolavori di tutti i musei per far posto all’arte nuova), e al suo amico Pablo Picasso (subito rilasciato).

Nel frattempo, il posto lasciato vuoto dalla Gioconda sulla parete del Louvre, fu preso momentaneamente da un dipinto di Raffaello, il Ritratto di Baldassare Castiglione.

Il dipinto fu rintracciato due anni più tardi, nel dicembre 1913, a Firenze. L’autore del furto era appunto Vincenzo Peruggia, originario dellaprovincia di Como. Emigrato in Francia giovanissimo, aveva lavorato anche per il Louvre. La collaborazione era cessata da qualche tempo, ma Peruggia aveva partecipato ai lavori per la sistemazione della teca di vetro dove era custodito il dipinto, e conosceva bene le abitudini del personale del museo.

Il ritrovamento

Peruggia raccontò di aver custodito il dipinto in una valigia, posta sotto il letto di una pensione di Parigi. Successivamente portò il quadro inItalia con l’intenzione di venderlo. Ottenere da qualcuno delle garanzie che il quadro sarebbe rimasto in Italia, e si trasferì quindi a Firenze.

Fu quindi arrestato, e ai carabinieri che lo prelevarono disse di aver compiuto il furto per patriottismo, per “restituire il frutto dei saccheggi napoleonici”. In realtà La Gioconda è legittimamente di proprietà dello Stato francese: il dipinto fu infatti portato in Francia da Leonardo da Vincinel 1516, quando il re Francesco I invitò il pittore a lavorare ad Amboise, vicino alla residenza del Re (il Castello di Clos-Lucé). Qui Francesco I acquistò da Leonardo varie opere, fra cui anche la Gioconda (si dice che il Re avesse pagato il dipinto 4000 ducati d’oro, una somma importante per l’epoca).

La mite condanna

Vincenzo Peruggia durante il processo per il furto della Gioconda.

Il processo si svolse il 4 e 5 giugno 1913 di fronte al Tribunale di Firenze, di fronte alla stampa internazionale ed ad un pubblico generalmente favorevole al Peruggia, per un malinterpretato amor di patria. La pressione popolare sortì, comunque, l’effetto di indurre la corte a concedergli le attenuanti, ed a comminargli una pena assai mite: un anno e quindici giorni di prigione. Quando uscì di prigione, trovò un gruppo di studenti toscani che gli offrirono il frutto di una colletta, a nome di tutti gli italiani: 4.500 lire.

Il ritorno del dipinto in Francia

L’atteggiamento delle autorità italiane venne apprezzato in Francia. I due paesi, d’altra parte, coltivavano da circa dieci anni rapporti sempre più amichevoli. E, due anni più tardi, avrebbero combattuto insieme la prima guerra mondiale. Si poté così evitare che Parigi chiedesse una pena esemplare, e concordare un lungo periodo di esposizione del dipinto (prima agli Uffizi aFirenze, poi all’ambasciata di Francia di Palazzo FarneseRoma, poi alla Galleria Borghese, in occasione del Natale), prima del suo definitivo rientro.

Monna Lisa arrivò in FranciaModane, su un vagone speciale delle Ferrovie italiane, accolta in pompa magna dalle autorità francesi, per poi giungere a Parigi dove, nel Salon Carré, l’attendevano il Presidente della Repubblica francese e tutto il Governo.

Filmografia

22 Ottobre 1441 – A Firenze si svolge il Certame coronario

Certame coronario

Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.

Il Certame coronario fu una gara di poesia in lingua volgare ideata nel 1441 a Firenze da Leon Battista Alberti, con il patrocinio di Piero de’ Medici.

L’intenzione era quella di dimostrare come il volgare avesse piena dignità letteraria e potesse trattare anche gli argomenti più elevati, in un periodo che assisteva, col fiorire dell’Umanesimo, ad una forte ripresa dell’uso del latino. Alla gara, che aveva come premio una corona d’alloro in argento (da ciò il nome), parteciparono sia noti letterati dell’epoca sia rimatori popolari, che dovettero comporre testi sul tema “la vera amicizia“. Si svolse il 22 ottobre 1441 nella cattedrale di Santa Maria del Fiore e vi assistette un pubblico numeroso, nonché un gruppo di autorità civili e religiose della città.

Il premio non venne assegnato a nessuno dei poeti dicitori perché le opere non vennero ritenute degne, ma fu consegnato dai dieci segretari apostoloci di Eugenio IV, come si può desumere dal codice Palatino 215 della Biblioteca Nazionale di Firenze, alla chiesa dove si era svolta la gara.

Il fatto che la corona non venisse assegnata ad alcuno dei poeti in gara testimonia come la riabilitazione del volgare non fosse ancora del tutto matura; tuttavia il Certame coronario è indizio di una tendenza ormai in atto e irreversibile. Secondo Parronchi, che riprese una conferenza di Lanyi (1940), nell’occasione potrebbe essere stata donata al mecenate Medici la statua del David di Donatello come ringraziamento.

Nella seconda metà del secolo la ripresa letteraria del volgare avvenne in primo luogo a Firenze: e non c’è da meravigliarsi, poiché a Firenze la letteratura volgare aveva una tradizione illustre e prestigiosa, che poteva vantare veri e propri classici, come Dante, Petrarca e Boccaccio. Proprio a questa tradizione i poeti della cerchia medicea, Lorenzo il Magnifico in testa, si rifanno in cerca di modelli.

Un documento prezioso di questa attenzione alla tradizione volgare è la cosiddetta Raccolta Aragonese, un’antologia dei primi secoli della poesia toscana inviata nel 1476 da Lorenzo de’ Medici in dono a Federico d’Aragona. La lettera che funge da prefazione è firmata da Lorenzo, ma è quasi sicuramente di Angelo Poliziano. Oltre che a Firenze, però, il volgare riacquista dignità letteraria a Ferrara con Matteo Maria Boiardo e Pietro Bembo, a Napoli con Jacopo Sannazaro, Masuccio Salernitano e i poeti petrarchisti.

La ripresa del volgare è accompagnata anche dal ritorno a generi letterari consolidati come la lirica amorosa di ascendenza petrarchista, la narrativa cavalleresca di origine romanza, la novella boccacciana.

Fonti

  • A. Altamura, Il Certame Coronario, Società Editrice Napoletana, Napoli, 1974 (ed. dei testi del primo e del secondo Certame)
  • L. Bertolini, Michele di Nofri del Giogante e il “Certame Coronario”, in “Rivista di letteratura italiana”, V, 1978, 3, pp. 467-477
  • M. Messina, Le rime di Francesco Accolti d’Arezzo, umanista e giureconsulto del sec. XV, in “Giornale storico della Letteratura italiana”, LXXII 1995, pp. 173-233
  • L. Bertolini, Un idiografo del IV libro della “Familia”, in “Rivista di letteratura italiana”, VI 1988, 2, pp. 275-97
    • F. Flamini, La lirica toscana del Rinascimento anteriore ai tempi del Magnifico, Le lettere, Firenze, 1977
  • G. Gori, Storia del Certame Coronario, in “Rinascimento”, II, XII 1972, pp. 135-81
  • G. Ponte, in Miscellanea di studi albertinani, Tigher, Genova, 1975, pp. 133-36
  • G. Gorni, in “Lingia nostra”, XXXVII, 1976, 1-2, pp. 11-14
  • De vera amicitia. I testi del primo Certame Coronario, a cura di Lucia Bertolini, Modena-Ferrara, Panini, 1993.